Guantanamo, rischio di esecuzioni dopo torture e processi iniqui. Per Amnesty non è giustizia



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COMUNICATO STAMPA
CS18-2008

GUANTANAMO, RISCHIO DI ESECUZIONI DOPO TORTURE E PROCESSI INIQUI. PER
AMNESTY INTERNATIONAL NON E' GIUSTIZIA

Amnesty International ha dichiarato che l'annuncio fatto ieri dal
Pentagono, dell'incriminazione di sei detenuti 'di alto valore'
attualmente a Guantánamo Bay, solleva ancora ulteriori dubbi sulla
condotta degli Usa nella 'guerra al terrore'.

'Subito dopo i crimini contro l'umanita' dell'11 settembre 2001, Amnesty
International ha chiesto agli Usa di ricercare giustizia e sicurezza in un
quadro di rispetto dei diritti umani e della legalita'' - ha detto Rob
Freer, ricercatore di Amnesty International sugli Usa. 'Che
l'Amministrazione statunitense abbia sistematicamente agito in un'altra
direzione e' dimostrato non solo dal trattamento inflitto ai sei detenuti
per cinque e piu' anni, ma anche dalle commissioni militari di fronte alle
quali dovranno comparire'.

Cinque dei sei uomini incriminati hanno trascorso piu' di tre anni in
centri di detenzione segreti della Cia, situati in luoghi sconosciuti,
prima di essere trasferiti a Guantánamo nel settembre 2006. Sono stati
vittime di sparizione forzata - un crimine di diritto internazionale - e
la stessa Cia ha confermato che almeno uno di essi, Khalid Sheikh
Mohammed, e' stato sottoposto alla tecnica waterboarding, o
semiannegamento.

'Il waterboarding e' una forma di tortura e la tortura e' un crimine
internazionale. Nessuno e' stato chiamato a risponderne. L'impunita'
nell'ambito dei programmi Cia rimane un punto fermo della condotta degli
Usa nella 'guerra al terrore'' - ha proseguito Freer.

Il sesto uomo incriminato, Mohamed al-Qahtani, ha subito torture e altri
maltrattamenti a Guantánamo, alla fine del 2002. Nonostante sia stato
tenuto incappucciato e nudo e sia stato sottoposto a umiliazioni sessuali
e di altro genere, alla deprivazione sensoriale, a temperature estreme, a
musica assordante e a rumore bianco, il Pentagono ha concluso che queste
condizioni non costituiscono un trattamento inumano.

'Il Pentagono, insieme al presidente Bush, ha un'influenza predominante
sull'operato delle commissioni militari' - ha sottolineato Freer. 'In
altre parole, questi tribunali al di sotto della norma sono privati
dell'indipendenza da parte dello stesso organo esecutivo che li ha
autorizzati e che ha condonato le sistematiche violazioni dei diritti
umani commesse contro i sei detenuti'.

Amnesty International e' fortemente preoccupata per il fatto che
informazioni ottenute mediante la tortura o altri maltrattamenti saranno
usate nei confronti dei sei detenuti. Questa e' solo una delle
manchevolezze di un meccanismo istituito al preciso scopo di ottenere
condanne, sulla base di standard piu' bassi rispetto a quelli applicati
dalle corti ordinarie. Nessun cittadino statunitense verrebbe mai
processato dalle commissioni militari e cio' rende questi organi
discriminatori, in violazione del diritto internazionale.

Guantánamo, gia' diventato un emblema di illegalita', puo' ora diventare
la sede di esecuzioni al termine di procedimenti giudiziari che non
rispettano gli standard internazionali sull'equita' dei processi. Il
governo statunitense sta cercando di ottenere la condanna a morte dei sei
detenuti. Amnesty International, che si oppone alla pena di morte in ogni
circostanza, ricorda che piu' della meta' del mondo ha abolito la pena di
morte nella legislazione o nella prassi.

'Solo poche settimane dopo il voto con cui l'Assemblea generale delle
Nazioni Unite ha chiesto di porre fine alle esecuzioni, gli Usa agitano lo
spettro della condanna a morte dopo processi fondamentalmente irregolari.
La comunita' internazionale deve incalzare gli Usa a rinunciare alle
commissioni militari e a svolgere processi di fronte a giudici
indipendenti e imparziali, senza ricorrere alla pena di morte' - ha
concluso Freer.

Ulteriori informazioni

La campagna di Amnesty International per chiudere Guantánamo e porre fine
a tutte le detenzioni illegali nel contesto della 'guerra al terrore' e'
on line all'indirizzo www.chiudereguantanamo.it

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 12 febbraio 2008

Per ulteriori approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it





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