Re: [pace] Previdenti - Re: BANDIERA - Aria pura
- Subject: Re: [pace] Previdenti - Re: BANDIERA - Aria pura
- From: Giuliano Martignetti <g.martignetti at libero.it>
- Date: Tue, 29 Jan 2008 18:35:25 +0100
Cari amici, dopo aver pensato di dire anch’io la mia nel dibattito aperto da Enrico Peyretti e aver buttato giù un intervento, avevo rinunciato ritenendo di non aver argomenti sufficientemente meditati da sottoporre alla vostra attenzione. E’ quello che penso ancora ma l’intervento così schietto, intrepido e ottimista di Tiziana mi invoglia a sottoporre comunque alle vostre critiche il testo che avevo scritto, scusandomi con chi vorrà leggerlo per la sua lunghezza (inversamente proporzionale, temo, al suo grado di chiarezza e rigore argomentativo).
Se guardassimo alla vicenda del governo in Italia da semplici cittadini e volessimo dare un giudizio su quello da poco caduto e quello che prevedibilmente gli succederà, non avrei dubbi a dare ragione ad Enrico: il male è meglio del peggio e quindi è giusto prendere posizione e far qualcosa in favore del primo (sì, del male). Ma se guardiamo alla vicenda con l'occhio del movimento, penso che dovremmo farci carico di dare un giudizio più complesso.
Nel tentarlo partirei dall'affermare senza esitazioni che:
1) il movimento ecopacifista nel suo insieme, cioè nella
totalità delle sue innumerevoli realtà associative, nazionali
e internazionali, rappresenti “l’ultima migliore speranza” di
fermare o rallentare la marcia che il mondo sembra aver intrapreso verso
esiti negativi di incalcolabile autodistruttività;
2) se il movimento è questo, ed è convinto di esserlo,
in ogni situazione in cui gli si presentino delle scelte (inclusa, a monte,
quella di scegliere o non scegliere), esso dovrà calarla nel suo
orizzonte strategico e porsi la domanda di quale sia la scelta tattica
capace di accrescere la sua capacità di incidere sulla realtà
(che oggi, ammettiamolo, è men che modesta) e di incidervi
realmente .
3) Posta così la questione, la scelta intanto non è più
tra male e peggio, bensì tra bene e meglio: nel caso
in esame è meglio pronunciarsi e operare per il ritorno di
un governo di centro sinistra (con o senza Prodi) oppure no? In prima
istanza parrebbe sensato rispondere sì, perché con tutti
i suoi limiti, in qualche misura, su certi temi almeno, esso
ripete sbiaditamente, nei suoi programmi teorici, valori e fini del movimento;
sembra insomma più incline a a) lasciar spazio al
movimento perché faccia quello che Gandhi a suo tempo sosteneva
che il Congresso dovesse fare una volta ottenuta l’indipendenza: e cioé
"non prendere il potere ma dire la verità al potere”; b)
prestare un ascolto meno distratto alla “verità” del movimento.
Bisogna però tener presente il prezzo che questi vantaggi comporterebbero.
Ne vedo almeno due : a) pronunciarsi decisamente per il centrosinistra
contro il centrodestra, fa correre il rischio di lasciar credere
alla gente (e un po' anche a noi stessi) che i “pannicelli caldi”
che il primo propone a soluzione dei grandi problemi del nostro tempo
risolvano alcunché, quando nostro compito è prima di tutto
quello di convincere più gente possibile della necessità
di mutamenti veramente “radicali” a livello italiano, europeo, mondiale;
b) impegnarsi in qualche misura a sostenere il centrosinistra significherebbe
sacrificare forze e persone validissime (penso
a persone, rare, come Paolo Ferrero, che ho conosciuto, più giovane
ma già temprato dalla sua adamantina “valdesità” [e, detto
per inciso, restando senza parole a vedere anche lui fatto bersaglio
degli insulti scagliati da qualcuno di “noi” al governo di cui con vistosa
sofferenza ha fatto parte]) allo sforzo defatigante e forse vano
di far coincidere ideali di movimento e prassi di governo distraendole
dal dare il loro contributo all’immenso lavoro che il movimento deve
ancora compiere e che provo a riassumere (con lo sgomento che mi
assale ogni volta che lo faccio).
Lavoro di:
I) elaborazione teorica (siamo, credo, in gran maggioranza convinti
della scelta della decrescita, come condizione di un presente
migliore per noi e di un futuro semplicemente possibile per le
generazioni a venire, e fanno molto bene quei gruppi che hanno cominciato
a porre questo obbiettivo come prioritario. Ma ci rendiamo conto di quale
immenso lavoro teorico si richieda per concepire un’economia locale, nazionale,
mondiale totalmente altra da quella presente, e quali vie occorra percorrere
per giungere ad essa destrutturando quella esistente? E ancora: ci rendiamo
conto della necessità di pensare a istituzioni che, su questioni
irresolubili a livello nazionale – disarmo nucleare, mutamento climatico,
povertà e fame che costa la vita di 26 000 bambini al giorno, guerra
asimmetrica” contro il terrorismo internazione, incontrollabilità
del potere economico delle grandi corporations, crollo verticale del potere
d’acquisto e del tenore di vita delle classi operaia e media del nord del
mondo, in presenza d’un mercato mondiale in cui un quarto della manodopera
mondiale è cinese è pagata con salari di fame ? E’ pensabile,
auspicabile, possibile riformare in senso democratico e federale l'UE e
le Nazioni Unite?);
II) messa in opera di forme di organizzazione a tutti i livelli, in forza del principio di sussidiarietà, in grado di fornire canali democratici di consultazione, deliberazione, esecuzione coordinata delle iniziative decise democraticamemte dal movimento (quando ci applicheremo a fare della “rete” non un “cyber-café” ma un agorà infra-nazionale, nazionale, sovranazionale dove ordinatamente si discute, democraticamente si delibera, efficacemente si coordinano le azioni deliberate?);
III) optare per scelte di con cui rendere testimonianza a partire da noi stessi che “un altro mondo è possibile” (proponendo ad esempio e adottando per primi, l’impronta ecologica, come parametro atto a misurare di quanto debbano decrescere i consumi del nord del mondo - i nostri - e crescere quelli del sud per assicurare con spirito di uguaglianza, questo sì di sinsitra, la salvaguardia dell’ecosistema terrestyre e la sua fruizione alle generazioni future?);
IV) decidere quali strategie di sensibilizzazione adottare per realizzare nientedi meno che un’egemonia culturale, ovvero un potere nonviolento, del movimento nei confronti delle opinioni pubbliche delle metropoli del mondo e forti di esso con quali campagne di tipo gandhiano ottenere che davvero il potere non possa fare a meno di ascoltare la verità del movimento;
Sono queste, a mio avviso, le domande su cui dovremmo impegnare tutto il tempo disponibile per trovare risposte, non su quella se e quanto il governo Prodi sia di sinistra. Solo se le stupidaggini profferite da Berlusconi e Bossi - su nuove marce su Roma e ricorsi alle armi- si traducessero in un reale e serio pericolo per la democrazia giudicherei necessario tornare a prestare attenzione al teatrino della micropolitica italiana. Ma già il supporlo – supporre che per una volta ci sia qualcosa di serio in quel che essi dicono – mi sembra una perdita di tempo.
Concludo. Molti sicuramente obbietteranno che pensare e credere
alle idee che sommariamente vi ho esposto sia una perdita di tempo ancora
maggiore, che non quella di occuparsi di “veltrusconi”. Può
darsi, ma resto convinto che quelle sono le cose su cui, à la
Pascal, conviene scommettere. E, per farci coraggio, fidandosi
di ciò che sentenziò un filosofo: “Se debbo, posso”.
Ossia: se la “legge morale che è in me” mi prescrive come categorico
un obbiettivo, bisogna pure che, oltre che doveroso, quell'obbiettivo
sia anche possibile.
Sennò che c... di legge morale sarebbe?
Ciao a tutti e in particolare a Titti ,
Giuliano, Centro Studi D.Sereno Regis, Torino
titti wrote:
Ciao a tutti,
Scusate l'errore: "dita puntate" è la dicitura corretta! E' che avevo messo un'altra parola prima ed è rimasta una svista!
La delusione è legittima quando credi, hai fiducia, speri e soprattutto quando ti rendi conto di aver sovrastimato qualcosa o qualcuno! ma "sovrastimare" è un errore che commettiamo noi stessi e pertanto dobbiamo perdonarci ... senza farci fermare!
Oltre, andiamo oltre e costruiamo! Costruiamo nel nostro quotidiano, a casa, con gli amici, sul posto di lavoro e di divertimento: diamo un esempio di vita diverso, proponiamo un altra visione delle brutture e facciamo qualcosa senza lamentarci, il cammino della vera non violenza è veramente difficile ed impervio, il cammino per la pace lo è ancora di più! Se siamo in tanti ad agire ogni nostro attimo con la certezza che ce la faremo e che la nostra forza è il coraggio del cuore, saremo sempre, esponenzialmente di più e diventeremo lo Tsunami per un mondo migliore.
Sosteniamoci quando siamo delusi e quando qualcuno è lì lì per mollare, incoraggiamoci ad andare avanti, cerchiamo insieme nuove strade da percorrere, creiamo nuovi modi ... a proposito di Gandhi, lui guidò una marcia in riva al mare per dimostrare che il sale è a disposizione di tutti ... risultato: gli Inglesi tolsero la tassa sul sale!Una stretta di mano a tutti
Tiziana
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