Re:[pace] Era l'11 settembre del 1973:Il testamento di Salvador Allende



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L’11 settembre è una data importante, una di quelle date che non si possono dimenticare che colpiscono la sensibilità di due correnti ideologiche diametralmente opposte fra loro. La prima in versione ufficiale viene solennemente ricordata come il giorno della memoria, celebrata nell’America del “neoliberatore” George Walker Bush in diretta mondiale dalla CNN e da tutte le altre emittenti televisive piccole o grandi che siano e pubblicizzata ampiamente dalle principali testate giornalistiche italiane, americane e di tutto il mondo. Una cerimonia ricordata anche dal fantasma di Usama bin Muhammad bin Awad bin Ladin più noto come Osama bin Laden che a modo suo ha celebrato con la stessa solennità ma con molta più veemenza l’eroismo patriottico dei martiri che in quella fatidica data hanno messo in ginocchio la più grande potenza mondiale. Una strana coincidenza con lo scoccare della traumatica data dell’11 settembre: il lancio di un video che ritrae il fotogramma di una persona somigliante allo “sceicco del terrore” accompagnato da un sottofondo di parole di elogio per il coraggio dimostrato dagli esecutori materiali dell’attacco e poi come da copione la celebrazione solenne in memoria dei caduti innocenti delle Twin Towers da parte dell’amministrazione Bush con parole forti e veementi almeno quanto quelle di Bin Laden seguita dall’indignazione di tutta l’opinione pubblica mondiale. Parole molto forti quelle lanciate dalle due persone più popolari e più ricche della Terra che ancora una volta lanciano una sfida e inneggiano al muro contro muro: guerra al terrore da un lato ovunque si trovi e caccia senza fine all’infedele occidentale che occupa abusivamente il suolo calpestato da Maometto; due modi di autodistruggersi che somigliano straordinariamente tra loro e che puzzano insopportabilmente di un’unica grande Jihad.
Una Jihad mondiale quella lanciata dai due ex-amici, dai due ex-soci del business petrolifero che ad un certo punto hanno deciso di mettersi ognuno per conto proprio senza dover dar conto l’uno degli affari sporchi dell’altro in previsione di un profitto sempre maggiore e a qualsiasi costo. Un’idea estrema di profitto quella promossa dai due “amici” per la pelle, antagonisti tra loro ma legati indissolubilmente da una fin troppo evidente comunione di intenti. Il meccanismo per il perpetrarsi infinito dell’aumento vertiginoso dei loro profitti è la semina del panico, facendo leva sulla concezione massificata del “terrorista dietro l’angolo” da distruggere con ogni mezzo ed ovunque si trovi. 
Ciò che invece non viene mai solennemente ricordato è che per milioni di persone l’11 settembre è il giorno della svolta dittatoriale del popolo cileno che si è visto capovolgere il sereno sistema socialista portato avanti con successo da  Salvador Allende per scongiurare definitivamente la svolta comunista di uno Stato che doveva essere a tutti i costi satellite degli Usa e pertanto sotto la giurisdizione dell'amministrazione dell’allora presidente Nixon. 
Il resto della storia dopo l’insediamento illegale del dittatore cileno Augusto Pinochet la conosciamo molto bene anche se viene ricordata troppo poco dai media e a nessuno verrebbe in mente di mettere sullo stesso piano le atrocità subite ingiustamente da una popolazione per mano di un comandante salito al potere a seguito di un omicidio di Stato e tutti i lavoratori innocenti che in pochi attimi hanno visto l’altro mondo per mano di un identico omicidio di Stato, mascherato da kamikaze. 
A nessuno tranne a chi guarda con un’ottica diversa la svolta liberista di un mondo che gira sempre più lento con la certezza sempre più vicina che si stia fermando, in nome di un profitto cieco e autodistruttivo per il nostro pianeta e per i suoi ospiti, con il solo effetto prorompente di impoverire l’uomo da quei valori sani che nell’insieme danno una certezza per il nostro futuro rendendo più serene le nostre anime in vista di quel senso del bene comune che viene sistematicamente tradito.

Gridiamo basta all’ipocrisia….

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Date      : Tue, 11 Sep 2007 08:37:44 +0000
Subject : [pace]  Era l'11 settembre del 1973:Il testamento di Salvador Allende







> Il testamento di Salvador Allende
> L'ultimo discorso del presidente cileno da Radio Magallanes
> 
> 11 settembre 1973
> 
> Il golpe cileno, il palazzo della Moneda in fiamme, il tradimento del
> generale Augusto Pinochet. 34 anni dopo aver imposto con la violenza il
> laboratorio del neoliberismo, un nuovo partito pinochetista si affaccia
> sullo scenario politico cileno
> 
> “La storia è nostra e la fanno i popoli”; perché è troppo vero, è troppo
> bello, è troppo giusto ed opportuno.”Pagherò con la mia vita la difesa
> dei principi che sono cari a questa patria. Cadrà la vergogna su coloro
> che hanno disatteso i propri impegni, venendo meno alla propria parola,
> rotto la disciplina delle Forze Armate. Il popolo deve stare all’erta,
> vigilare, non deve lasciarsi provocare, né massacrare, ma deve anche
> difendere le sue conquiste. Deve difendere il diritto a costruire con il
> proprio lavoro una vita degna e migliore. Una parola per quelli che,
> autoproclamandosi democratici, hanno istigato questa rivolta, per quelli
> che, definendosi rappresentanti del popolo, hanno tramato in modo stolto
> e losco per rendere possibile questo passo che spinge il Cile nel
> baratro. In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della
> patria vi chiamo per dirvi di avere fede. La storia non si ferma né con
> la repressione né con il crimine; questa è una tappa che sarà superata,
> è un momento duro e difficile. E’ possibile che ci schiaccino, ma il
> domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza per la
> conquista di una vita migliore. Compatrioti: è possibile che facciano
> tacere la radio, e mi accomiato da voi. In questo momento stanno
> passando gli aerei. E’ possibile che sparino su di noi. Ma sappiate che
> siamo qui, per lo meno con questo esempio, per mostrare che in questo
> paese ci sono uomini che compiono la loro funzione fino in fondo. Io lo
> farò per mandato del popolo e con la volontà cosciente di un presidente
> consapevole della dignità dell’incarico. Forse questa sarà l’ultima
> opportunità che avrò per rivolgermi a voi. Le Forze Aeree hanno
> bombardato le antenne di radio Portales e di radio Corporacion. Le mie
> parole non sono amare ma deluse; esse saranno il castigo morale per
> quelli che hanno tradito il giuramento che fecero. Soldati del Cile,
> comandanti in capo e associati - all’ammiraglio Merino - il generale
> Mendoza, generale meschino che solo ieri aveva dichiarato la sua
> solidarietà e lealtà al governo, si è nominato comandante generale dei
> Carabineros. Di fronte a questi eventi posso solo dire ai lavoratori: io
> non rinuncerò. Collocato in un passaggio storico pagherò con la mia vita
> la lealtà del popolo. E vi dico che ho la certezza che il seme che
> consegnammo alla coscienza degna di migliaia e migliaia di cileni non
> potrà essere distrutto definitivamente. Hanno la forza, potranno
> asservirci, ma non si arrestano i processi sociali, né con il crimine,
> né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli. Lavoratori
> della mia patria, voglio ringraziarvi per la lealtà che sempre avete
> avuto, la fiducia che avete riposto in un uomo che é stato soltanto
> interprete di grande desiderio di giustizia, che giurò che avrebbe
> rispettato la costituzione e la legge, così come in realtà ha fatto. In
> questo momento finale, l’ultimo nel quale io possa rivolgermi a voi,
> spero che sia chiara la lezione. Il capitale straniero, l’imperialismo,
> insieme alla reazione ha creato il clima perché le Forze Armate
> rompessero la loro tradizione: quella che mostrò Schneider e che avrebbe
> riaffermato il comandante Araya, vittima di quel settore che oggi starà
> nelle proprie case sperando di poter conquistare il potere con mano
> straniera a difendere le proprietà e i privilegi. Mi rivolgo,
> soprattutto, alla semplice donna della nostra terra: alla contadina che
> ha creduto in noi; all’operaia che ha lavorato di più, alla madre che ha
> sempre curato i propri figli. Mi rivolgo ai professionisti della patria,
> ai professionisti patrioti, a coloro che da giorni stanno lavorando
> contro la rivolta auspicata dagli ordini professionali, ordini di classe
> che solo vogliono difendere i vantaggi di una società capitalista. Mi
> rivolgo alla gioventù, a quelli che hanno cantato la loro allegria e il
> loro spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al
> contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché
> nel nostro paese il fascismo è già presente da tempo negli attentati
> terroristici, facendo saltare ponti, interrompendo le vie ferroviarie,
> distruggendo oleodotti e gasdotti. Di fronte al silenzio di quelli che
> avevano l’obbligo di intervenire, la storia li giudicherà. Sicuramente
> radio Magallanes sarà fatta tacere e il suono tranquillo della mia voce
> non vi giungerà. Non importa, continuerete ad ascoltarmi. Sarò sempre
> vicino a voi, per lo meno il ricordo che avrete di me sarà quello di un
> uomo degno che fu leale con la patria. Il popolo deve difendersi ma non
> sacrificarsi. Il popolo non deve lasciarsi sterminare e non deve farsi
> umiliare. Lavoratori della mia patria: ho fiducia nel Cile e nel suo
> destino. Altri uomini supereranno il momento grigio ed amaro in cui il
> tradimento vuole imporsi. Andate avanti sapendo che, molto presto, si
> apriranno grandi viali attraverso cui passerà l’uomo libero, per
> costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i
> lavoratori! Queste sono le mie ultime parole, ho la certezza che il
> sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una
> punizione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il
> tradimento.
> 
> 
> http://www.linearossage.it/cile_11_09_1973/cile_11_09_73_allende.htm
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