Una moratoria per salvare il pianeta



A
SUD

ASUD INFORMA

Torna l\'appuntamento annuale con la giornata mondiale dell\'ambiente. E
anche quest\'anno c\'è davvero poco da celebrare sulla salute del nostro
pianeta.



La temperatura della terra aumenta a ritmi inarrestabili.  Gli undici anni
più caldi degli ultimi 125 sono da registrare dopo il 1990 e il record
appartiene all\'anno 2005.



Gli effetti sono noti, dal disgelo dei ghiacciai, all\'aumento della
desertificazione, all\'intensificazione delle tormente tropicali.
Altrettanto note sono le cause, prime tra quali le emissioni di gas,
l\'estrazione petrolifera e un modello economico e di consumo del tutto
insostenibili. Modello dettato e voluto dai governi e dalle corporations
del nord del mondo che ricade come una condanna sui paesi del Sud del mondo.



E proprio dal Sud continuano ad arrivare proposte e suggerimenti per far
fronte all\'emergenza ambientale ed alla crisi della politica
internazionale.  Risale a poche settimane fa la proposta, lanciata dal
governo ecuadoriano, di non sfruttare campi petroliferi presenti in aree ad
alta biodiversità come il caso del parco dello Yasunì, sulla base di un
triplice obiettivo: rispettare i diritti dei popoli nativi, conservare la
biodiversità e controllare i cambiamenti climatici.



Su questa base, il governo ecuadoriano domanda ai paesi arricchiti del nord
del mondo una compensazione del 50% di quello che lo stato guadagnerebbe,
basandola proprio sulle responsabilità "diverse" in relazione ai cambi
climatici. È legittimo che un paese del sud che assume come centrale nella
sua politica la responsabilità verso l\'ambiente e verso tutti gli altri
popoli della terra, sia quanto meno compensato per i suoi sforzi e per il
mancato guadagno monetario che questo comporta. A livello internazionale
questa proposta trasformerebbe la logica attuale su come affrontare i
cambiamenti climatici.



Ridare il 50% del valore del crudo rimasto sottoterra è una misura concreta
che impone a quei paesi del nord del mondo, che sulla carta si dicono
preoccupati dei cambiamenti climatici e parlano di sostenibilità, di
riconoscere gli sforzi di un paese amazzonico che vuole conservare
biodiversità e combattere concretamente i cambi climatici non solo per sé
ma p


Nei prossimi giorni, in Germania, si riuniranno i capi di Stato dei Paesi
maggiormente debitori con il clima: i G8. Ancora una volta, e nonostante
l\'emergenza ambientale, non si parlerà di come cambiare questo modello di
sviluppo che rincorre se stesso, ma della crescita delle imprese, dei
metodi per aggirare la questione ambientale e della compravendita delle
emissioni, con il governo di Washington che, alla vigilia del summit, ha
già annunciato che non intende ratificare neppure il nuovo documento sui
cambiamenti climatici preparato dalla Germania.



L\'ennesimo paradosso di un sistema organizzato per la difesa della grandi
multinazionali, piuttosto che della Madre Terra. È solo dalle comunità, dai
movimenti e dalla società civile che possono venire le alternative e le
forme di democrazia capaci di dare risposte alle grandi sfide che il nostro
tempo ci pone.





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