Caro Cortesi,
ti ringrazio di questa comunicazione. Io sono
perplesso, ma sempre più vicino al tuo giudizio. Eppure, la divisione del
movimento per la pace è sempre esiziale. Il 9 il tema è Bush, non il governo.
Con questo, dobbiamo vedercela progressivamente, con un giudizio sempre più
netto, ma con quali alternative? dalla padella nella brace?
Non si tratta, come accusa ogni giorno Peppe Sini,
di volere la guerra, ma di non poter avere al momento prospettive politiche per
uscirne. Ciò non impedisce, anzi impegna, al giudizio sempre più chiaro che crei
quella possibilità.
Infatti, c'è differenza, e non è schizofrenia, tra
il vedere e il potere. Io vedo che questo modello di consumi è ingiusto, ma -
oltre il livello personale - non posso cambiarlo politicamente, perchè non ci
sono i numeri. Per ora.
Ora, poi, Montezemolo si candida a dare un volto
alla destra, più decente di quello di Berlusconi. Raccoglierà lo scontento (che
però è più sull'economia che sulla guerra)? Oppure le destre hanno bisogno della
volgarità del precedente? E tutto si giocherà ancora a spese di una assente
politica di pace.
Ti allego la risposta che ho dato ad un invito per
il PD.
Coraggio! Il tempo non si chiude mai.
Enrico
----- Original Message -----
Sent: Thursday, May 24, 2007 12:22
AM
Subject: Re: [pace] per il 9 giugno
A Enrico Peyretti
Caro Enrico, dopo gli scambi di pareri che abbiamo avuto
recentemente, e rinnovandoti il mio spirito di collaborazione, devo però
informarti della mia adesione alla manifestazione alternativa. Si tratta di
decisioni non facile, ma la mia è ormai convinta della impossibilità di questo
governo e di questa coalizione politica a realizzare una svolta pacifista in
politica estera; e della assoluta urgenza di agire in modo decisamente
antagonistico rispetto al trend che uccide il mondo. Ti dovevo questa
informazione. Saluti sempre cari e solidali, Luigi
Cortesi
----- Original Message -----
Sent: Wednesday, May 23, 2007 3:07
PM
Subject: [pace] per il 9 giugno
se
manifestando....
di Lidia
Menapace
23 maggio 2007
Quando ho saputo che in occasione della visita
in Italia di Bush, reduce dal G8 di Germania, era stata lanciata una
manifestazione e un'altra si preparava, ho aderito ben volentieri
all'iniziativa di un appello per far sì che le
manifestazioni si unifichino in una sola piattaforma e metodo e
percorso, ripristinando la consuetudine di comporre, attraverso il
consenso, la mediazione e il rapporto il più largo possibile, l'agibilità
politica di massa.
Mantengo questa posizione e desidero
agire nel senso detto sopra, dato che l'occasione mi pare la più
adatta a rilanciare la consuetudine di piattaforme concordate, invece
della concorrenza delle iniziative. Infatti due
manifestazioni inevitabilmente contrapposte, in occasione della
visita di Bush, mi sembrano una colossale sciocchezza che "rafforza"
Bush; in più, in questo momento, sembrano lasciar intendere che agire
secondo il modello Hamas-Fatah sarebbe accettabile: invece è una
sciocchezza addirittura tragica.
A me questo pare un momento nel
quale bisogna avere massimo il senso della importanza delle cose che
succedono e del simbolico attraverso cui le si rappresenta. Tutto ciò che si
può fare di articolato, molteplice, plurale nei contenuti e nonviolento nel
metodo è al livello -a mio parere- giusto: non si può mancare a questa
necessità storica.
Tra l'altro una piattaforma
ampiamente concordata dovrebbe ricevere dal prefetto di Roma una
accoglienza rispettosa del suo contenuto politico e non una
aprioristica proposta di polizia che provoca paura nella
popolazione: che politica della sicurezza è quella che semina insicurezza
anticipatamente? già si è visto a Novara in occasione della
manifestazione per Cameri, che la paura predicata anticipatamente non aveva
fondamento alcuno, come già del resto accadde nelle manifestazioni
contro l'ampliamento del dal Molin. I nostalgici della
caserma di Bolzaneto come cabina di comando durante le
manifestazioni farebbero bene a fare cure
disintossicanti.
Se il prefetto di Roma vuole
rilevare e far sapere che è una consuetudine mai interrotta quella di
non manifestare davanti a palazzo Chigi, lo dica e si vedrà. Sui
percorsi si è sempre trattato. Ma non è compito del prefetto
valutare il grado di agibilità politica di una manifestazione:
suo compito è di garantirlo al massimo compatibile con
il diritto della popolazione di non avere troppi percorsi
interrotti.
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