no a bush - si alla pace



cari amici della nonviolenza,
in relazione alla scadenza del 9 giugno,
visita di Bush a Roma, abbiamo, da una parte, la convocazione di due
manifestazioni in cui la logica partitica prevale sulla logica
pacifista: si tratta in sostanza di pronunziarsi a favore o contro il
governo Prodi.
Dall'altra abbiamo appelli all'unita' pacifista che,
per non dispiacere nessuno, vorrebbero mettere insieme, nell'occasione
specifica, chi contesta Bush e la guerra globale con chi, dai suoi
scranni parlamentari, vota la partecipazione dell'Italia a tale guerra,
mandando al posto loro gli altri,i soldati italiani, ad uccidere (e
morire) oltremare.
(Non voglio essere frainteso: da seguace della
politica nonviolenta, se D'Alema, che ha detto di recente cose giuste
in proposito, mi toglie le bombe atomiche dall'Italia io lo applaudo e
divento unitario, ultra-unitario con lui per questa conquista
specifica; ma continuo a criticarlo se - che so - mi parla di "missione
di pace" riferendosi al teatro bellico afghano. Il nonviolento prende e
porta a casa tutto cio' che c'e' di buono per la causa pacifista; in
nessun caso avalla a livello comunicativo, per "spirito unitario", nel
suo dire e nel suo fare, le guerre, distanziandosi percio' da chi
chiama "interventi di pace" le guerre, e anche da chi tace sulle
guerre...).
I nonviolenti si lamentano spesso della loro irrilevanza
nel dibattito pubblico e nel movimento pacifista. Sara' perche' non
prendono mai posizioni autonome al di fuori dei loro ambiti minoritari
e circoscritti? Proviamo, per una volta, a dire la nostra nello spazio
pubblico. Di qui la proposta che vi sottopongo di un testo, sotto
riportato, di manchette da pubblicare sul Manifesto. Possiamo farla
rientrare in tre moduli per la modica cifra di 300 euro. Ho sentito che
qualquno ha questionato sulla "debolezza" della mia proposta. Aspetto
volentieri da costui, come da chiunque altro, proposte e iniziative
"forti" da lanciare ed incardinare. Per l'intanto - non essendocene
alcuna sul tappeto - vi invito caldamente a dare seguito al mio modesto
invito a parlare ed agire con spirito di verita'.
Io tiro fuori, a nome
della LDU, 50 euro dalla mia tasca. Aspetto, fino a martedi, altri 5
coraggiosi "soggetti collettivi" a 50 euro ciascuno per partire.
Alfonso Navarra cell. 349-5211837
NO A BUSH - SI ALLA PACE COSTRUITA
DAL BASSO
George BUSH viene il 9 giugno in Italia. I cittadini che
aspirano ad un mondo di pace e di nonviolenza e' giusto che lo
contestino per la sua politica di guerra e che contestino il governo
che si prepara ad accoglierlo in pompa magna per confermare gli accordi
italo-americani sugli scudi antimissilistici, sulla condivisione
nucleare, sugli F35, sul raddoppio di Vicenza e di tante altre basi
militari.
Il presidente USA e' sempre più isolato negli stessi Stati
Uniti: il Congresso gli vota contro vincolando i nuovi soldi per le
"missioni" in Medio Oriente al rimpatrio delle truppe americane (da
completare entro l'aprile 2008); una parte consistente dell'opinione
pubblica chiede l'" IMPEACHMENT" per le sue bugie sulle armi di
distruzione di massa in Iraq, l'uso della tortura e i controlli
spionistici con la scusa dell'antiterrorismo: essa considera queste
pratiche gravi crimini dei quali il Presidente deve rispondere.
Facciamo come gli americani: voltiamo le spalle a Bush! Lasciamolo solo
a Roma!
Non sprechiamo il nostro prezioso tempo di vita salutandolo o
fischiandolo per le strade della Capitale.
Digiuniamo pubblicamente per
protesta e per lutto in tutte le piazze italiane!
Facciamolo per
ricordare il milione di vittime civili della "guerra globale al
terrore" in Medio Oriente, i milioni di sterminati per fame, per
guerra, per dittatura provocati dal "progresso" guidato dall'Occidente
democratico, i pericoli di guerra nucleare e di catastrofe ecologica
cui siamo sospinti da un tenore di vita insostenibile che mette a
rischio la sopravvivenza stessa dell'umanita'.
Continuamo a lavorare
per l'alternativa nonviolenta: la costruzione della pace con la pace,
attraverso la pace
Per questo impegnamoci a promuovere e praticare
l'obiezione di coscienza alle spese militari per la Difesa popolare
nonviolenta; la resistenza allo scambio di "guerra e lavoro" (ricerca,
produzione e commercio di armi); il boicottaggio ed il consumo critico
per arginare lo scandaloso divario tra Nord e Sud del mondo.
Il 1
giugno a Roma presenteremo il progetto per "attuare dal basso la
"Dichiarazione di Barcellona": vogliamo aprire in tutti i Paesi del
Mediterraneo e del Medio Oriente "Ambasciate di pace" della societa'
civile che premano sui governi per liberare l'area dalle armi di
sterminio di massa, secondo quanto essi stessi si erano impegnati a
fare (compresi Israele e l'Autorità Nazionale Palestinese).
Sabato 19
maggio e' partita la "Carovana contro la guerra, per la pace e il
disarmo", che per due settimane, giungendo a Roma il 2 giugno,
attraversera' tutto il paese e i siti dove e' simbolica la memoria
storica del "pacifismo" (Comiso, Assisi....) e dove sono installate le
basi militari USA e NATO, le armi atomiche, le servitu' militari.
Dobbiamo portare avanti, tutti i cittadini di buona volonta', con un
lavoro di lunga durata, i punti della sua piattaforma, che
concretizzano un impegno pacifista coerente, volto a resistere, ma con
programmi costruttivi, alle scelte politico-istituzionali di riarmo e
di interventismo militare.
Convochiamo, per il 10 giugno, una assemblea
a Milano per rilanciare l'impegno e le iniziative per il disarmo
atomico (due leggi di iniziativa popolare ed il molto altro che c'e' in
cantiere), per la riduzione delle spese militari collegata ad un
modello alternativo di difesa e per superare la belligena civilta'
dell'auto e del petrolio.
Per adesioni: COORDINAMENTO FERMIAMO CHI
SCHERZA COL FUOCO ATOMICO, c/o Campagna OSM-DPN, via Mario Pichi, 1 -
20123 Milano, tel. 02-5810.5815 email locosm at tin.it






La scadenza del 9 giugno, visita di Bush a Roma: una proposta di iniziativa
e di metodo nonviolenti per affrontarla
di Alfonso Navarra
I due appelli contro Bush
Per "accogliere" Bush a Roma il 9 giugno sono gia' stati lanciati due appelli.
Il primo e' quello del Partito comunista di Ferrando, Sinistra Critica,
Officina Comunista, senatori e intellettuali "disobbedienti", Forum
Palestina, Cobas, Centri sociali, "Disarmiamoli" .
Mi permetto di ipotizzare che trae la sua spinta propulsiva non da una
violonta' pacifista ma da coloro che sentono l'esigenza di "rifondare
Rifondazione Comunista".
L'obiettivo principale e' quello di attaccare il govrerno italiano e
Rifondazione che lo sostiene.
Il secondo e' quello della stessa Rifondazione, con Arci, Fiom, Sinistra
Democratica di Mussi, il Pdci di Diliberto...
Anche qui ho l'impressione che il tentativo sia quello di rassicurare la
base militante ed elettorale sul DNA antiamericano delle forze promotrici,
negando che vi sia "subordinazione" del governo Prodi alla politica di
Bush. In questo caso si vuole una manifestazione solo "contro Bush, non
contro Prodi".
Leggo sul Manifesto di oggi una dichiarazione di Alessandra Mecozzi,
responsabile dell'ufficio internazionale della FIOM:
"Quello che conta e' che ad accogliere Bush ci saranno manifestazioni
capaci di manifestare un energico dissenso a tutta la sua politica, a
partire dalla guerra per finire con il liberismo e le politiche ambientali".
Per quanto riguarda questo appello di Rifondazione, Arci, Fiom e compagnia
cantante e concertante, osserverei che e' sin troppo facile scaricare tutte
le responsabilita' della guerra globale in Medio Oriente sul cattivissimo
Bush dimenticando quelle - sicuramente inferiori, ma pur sempre consistenti
- del nostro "governo amico", che e' andato su - e va benissimo contro il
"pericolo Berlusconi" - con il voto determinante, esplicitamente richiesto,
dei "pacifisti".
La politica di Prodi, a mio avviso, per le ragioni che spiega benissimo
Riccardo Petrella nel suo ultimo libro "Una nuova narrazione del mondo"
(EMI edizioni), e' attivamente promotrice della oppressione del Sud del
mondo basato sullo scambio ineguale e sulla rapina delle materie prime,
sull'usura del debito estero e sui vincoli strutturali imposti dal FMI,
dalla Banca Mondiale, dalla OMC, sullo sfruttamento  della forza lavoro
"delocalizzata" e/o immigrata, sulla finanziarizzazione parassitaria
dell'economia.
Questa politica merita oggi la nostra opposizione a tutto campo, e non solo
sugli aspetti specifici in materia di difesa e sicurezza, che sono di
natura bellica, inutile girarci ipocritamente intorno: e' infatti
pienamente ispirata alla "narrazione dominante del mondo", oggi sospinta da
tre forze: la fede nella tecnologia e nella "forza" intesa come capacita'
distruttiva, la fiducia nel capitalismo finanziario, la convinzione della
impossibilita' di alternative al sistema attuale.
Crediamo forse, per fare un esempio, che l'Italia si sia ritirata dall'Iraq
solo perchè ha richiamato indietro i soldati in divisa? O non stia ancora
brigando, tramite l'ENI, di prendersi la sua fetta di torta petrolifera con
i giacimenti di Nassyria?
Nel secondo appello, chiamiamolo "antigovernativo", che si discutera' il 18
maggio (alle 16.30 presso la Facolta' di Lettere la Sapienza) non noto - a
dire il vero - una particolare profondita' e complessita' di analisi, che
possa tradursi in un dissenso credibile e condivisibile da parte della piu'
ampia opinione pubblica.
Il testo potrebbe benissimo essere stato scritto 40 anni fa (circa) quando
nelle piazze gli extraparlamentari di sinistra (incluso il sottoscritto)
gridavano: NIXON BOIA, ANDREOTTI E' LA TUA TROIA".
Oggi un titolo azzecatissimo, per il testo in questione, dalle parole e
toni identici a quelli degli anni '70 (cambia solo qualche particolare: ad
es. si contestano i caccia F35 al posto degli F16) e': BUSH BOIA, PRODI E'
LA TUA TROIA".
La LDU, nonostante il coinvolgimento di soggetti con cui stiamo
proficuamente collaborando nell'iniziativa della "Carovana contro la
guerra, per il disarmo e la pace",  propone che il Coordinamento "FERMIAMO
CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO" non vi aderisca per i seguenti motivi:
1- non ci interessa il festival protestatario del NO che non e' capace di
proporre soluzioni alternative ai problemi che denuncia;
2- suscita inestinguibili dubbi lo strabismo analitico che non individua il
ruolo attivo (e non semplicemente derivato e reattivo) del terrorismo
islamico nella "tendenza alla guerra globale";
3- il moderatismo che critica il militarismo governativo dal punto di vista
di chi rifiuta il "dominio americano" non e' all'altezza della
drammaticita' dei problemi che la crisi della civilta' della violenza,
della potenza e della guerra ci prospetta;
4- il ritualismo comportamentale di chi saltabecca da un corteo all'altro,
inseguendo le scadenze fissate dall'agenda dei potenti, non e' un
fondamento solido per costruire percorsi di pace (essi si radicano meglio
su gesti di lunga durata, che possibilmente cambino stabilmente la vita
quotidiana e/o definiscano condizioni giuridiche permanenti, tipo
l'obiezione di coscienza).
Una frase e' purtroppo rivelatrice su come gli estensori dell'appello siano
sensibili ai problemi di potere (e quindi inconsapevolmente assetati di
potere) ma non al grido di dolore delle vittime della macchina
economico-politico-militare che opprime e schiaccia la maggioranza dei
"dannati", dei diseredati della Terra.
E' quando viene detto:
"Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci
prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio
guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja,
per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo
mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un´altra Italia".
A costoro, ad es., non e' venuto in mente di scrivere:
"Lo facciamo in nome del milione di vittime civili della "guerra globale al
terrore" in Medio Oriente, dei milioni di sterminati per fame, per guerra,
per dittatura provocati dal "progresso" guidato dall'Occidente democratico,
dei pericoli di guerra nucleare e di catastrofe ecologica cui siamo
sospinti da un tenore di vita insostenibile che mette a rischio la
sopravvivenza stessa dell'umanita'"...
E mi pare di aver detto tutto.

La necessita' di un'autonoma iniziativa nonviolenta
Mi dispiace per i tanti compagni e amici di base che rispetto e stimo, e so
che si mobilitano in buona fede, con motivazioni sincere di opposizione
alla guerra e con il cuore in mano.
Personalmente pero' non ci sto a farmi strumentalizzare da politicanti e
politicantini della partitocrazia italiana fungendo da "carne da corteo",
arruolato per i loro giochi di concorrenza politico-istituzionale (e
sindacale) che con la cultura di pace hanno molto poco a che vedere.
E ritengo sia questa la posizione che deve assumere l'intera area
nonviolenta: noi rifiutamo si' e denunciamo la guerra, senza imbellettarla
con giustificazioni umanitarie o addirittura "nonviolente", ma non solo
quando e' condotta da eserciti regolari, bensi' anche quando e' aggressione
delle bande fanatiche armate che in nome della "resistenza di popolo" il
piu' delle volte fomentano guerre civili massacrando proprio il popolo che
pretenderebbero di difendere e riscattare.
Assumiamo quindi la scadenza del 9 giugno, ma protestiamo alla nostra
maniera, come  e' giusto che sia, sia nei contenuti che nella forma.
Senza la preoccupazione di "dividere" alcunche', perche' l'unita' popolare
che abbiamo in testa non e' il dato di partenza centralizzato ed omologante
di chi nega astrattamente ed autoritariamente le differenze, ma la
convergenza plurale delle diversita' che si costruisce processualmente con
il dialogo e nel dialogo.
Il conflitto per noi e' fisiologia, non anomalia, anche e soprattutto
nell'"altro mondo possibile" (e nel movimento di base che deve prefigurarne
la realizzazione): e' la soluzione-trasformazione di esso che deve
imboccare, se possibile, percorsi non antagonistici e distruttivi...
Un modo alternativo di assumere la scadenza del 9 giugno, ma guardando
oltre essa, e' - ritengo - quello dell'appello che sotto riporto, che mi ha
firmato Alex Zanotelli, che potrebbe essere integrato da una proposta di
digiuno che mi e' stata accennata telefonicamente da Francesco Locascio.
1 giugno (conferenza stampa per le Ambasciate di pace) e 9 giugno (appello
per "lasciare solo Bush") potrebbero e dovrebbero agganciarsi, dal punto di
vista nonviolento, all'impegno sulla "Carovana contro la guerra, per il
disarmo e la pace".
Potremmo acquistare - i movimenti nonviolenti - una manchette sul "Manifesto"
per comunicare la nostra posizione ed il nostro impegno testimoniando che
esiste ed opera una cultura politica battente non le strade fallimentari
del passato ma che innova seguendo i segni e la necessita' dei tempi
presenti.
Procuro di redigerne il testo al massimo entro domani.
BUSH A ROMA: LASCIAMOLO SOLO
Bush arriva a Roma il 9 giugno ed il Palazzo si prepara ad accoglierlo in
pompa magna. Non una critica gli verrà ufficialmente recapitata dai vari
Prodi, D'Alema (e Bertinotti) sulle guerre d'aggressione scatenate e
imperterritamente condotte all'insegna della menzogna: l'"esportazione
della democrazia" a suon di bombe.
Bush e' sempre più isolato negli stessi Stati Uniti: il Congresso gli vota
contro vincolando i nuovi soldi per le "missioni" in Medio Oriente al
rimpatrio delle truppe americane (da completare entro l'aprile 2008); una
parte consistente dell'opinione pubblica chiede l'" IMPEACHMENT" per le sue
bugie sulle armi di distruzione di massa in Iraq, l'uso della tortura e i
controlli spionistici con la scusa dell'antiterrorismo: essa considera
queste pratiche gravi crimini dei quali il Presidente deve rispondere.
Ai sottoscrittori del presente appello, pacifisti e nonviolenti di lunga
data, non sembra una buona idea soggiacere al riflesso condizionato di
chiamare a raccolta, come al solito e scontatamente, le forze
"antimperialiste" perche' intasino Roma con l'ennesima "grande
mobilitazione popolare centralizzata".
Noi proponiamo, al contrario, non di riempire Roma ma, se possibile, di
svuotarla: Bush va lasciato solo, accompagnato esclusivamente dai suoi
servizievoli sodali politici, e dai fantasmi del potere che continuano ad
ossessionarlo.
La gente comune non vada a salutarlo (con bandierine o fischi non importa),
lo ignori, prosegua le sue normali occupazioni; oppure se ne vada al mare,
ai laghi o in montagna, a godersi un meritato week-end di riposo.
Il nostro e' un appello a preparare la pace assaporando la pace della
natura: per questo installeremo dei banchetti sulla spiaggia di Ostia dove,
tra una nuotata e l'altra, raccoglieremo le firme su una petizione che
chiede al governo italiano di revocare l'accordo segreto con cui ha deciso
di collaborare allo "scudo antimissile" voluto da Bush.
E' scandaloso che D'Alema minimizzi la portata di un progetto, funzionale
alla logica del "Primo colpo nucleare", che sta provocando una Seconda
guerra fredda, con la Russia che straccia i pochi trattati per il disarmo
applicati. Ecco: piu' che toccare il tasto emotivo di un facile capro
espiatorio antiamericano, contrapponendo le parate pacifiste alle parate
militariste, dovremo sensibilizzare la gente sulla gravita' del momento
presente, e ragionare sui nostri coinvolgimenti concreti nella "guerra
globale".
Abbiamo bisogno di impegni di lunga durata collegati a comportamenti
quotidiani.
CONFERENZA STAMPA
AMBASCIATE DI PACE PER IL DISARMO EUROMEDITERRANEO
OVVERO: COME ATTUARE DAL BASSO BARCELLONA 1995
(Il Coordinamento "FERMIAMO CHI SCHERZA COL FUOCO ATOMICO"), lancia il
progetto delle Ambasciate di pace, onde offrire respiro al processo
politico e diplomatico per la soluzione pacifica della crisi mediorientale,
oggi gestita all'insegna della "guerra al terrore", che rischia di
degenerare in un conflitto atomico.

Il progetto consiste nell'individuare ed aprire uffici a Teheran,
Gerusalemme, Mogadiscio, etc., contrassegnati da bandiere iridate che,
raccordando ONG autenticamente indipendenti e neutrali, devono perseguire
l'attuazione dal basso della Dichiarazione di Barcellona (1995): i governi
di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente (allargato) devono decidere di
liberarsi subito dalle armi di sterminio di massa stipulando un Trattato
come quelli di Africa, America Latina, Sud Est Asiatico, Pacifico del Sud.

Una prima tappa significativa è stata individuata per l'attuazione del
progetto: una Conferenza delle città emule della Firenze di La Pira,
aderenti all'idea della denuclearizzazione, che sottoscrivano un Trattato
di disarmo "dal basso" impegnativo per i cittadini animati da volontà di
pace: vale a dire, la stragrande maggioranza.

In tale prospettiva il Coordinamento, ed i soggetti con i quali esso
collabora, sostengono l'iniziativa, proveniente dalla società civile
iraniana e annunciata in Italia da Shirin Ebadi, Nobel per la pace 2003, di
un referendum popolare sul progetto uranio. A tale scopo propone di far
nascere in Italia (e nel mondo) un Comitato di Solidarietà col movimento
antinucleare iraniano.
Se vogliamo "togliere appeal manipolatorio" a coloro che, in Occidente,
progettano il "disarmo atomico" di Tehran a colpi di micro-bombe atomiche,
dobbiamo appoggiare in ogni modo la richiesta di partecipazione democratica
delle organizzazioni popolari iraniane che lottano con spirito di libertà e
per il rispetto dei diritti umani, ambientali e sociali. Anche questo
impegno potrebbe rilanciare la mobilitazione per l'attuazione, nello
spirito originario, della "Dichiarazione di Barcellona".


venerdì 1 GIUGNO - ore 11.30  Roma o Milano