----- Original Message -----
Sent: Friday, May 18, 2007 10:54 AM
Subject: è pronta la Carta d'Intenti
comitato beni
comuni
"Non possiamo
smantellare la casa del
padrone con
gli attrezzi del padrone"
Audre
Lord
E' pronta la Carta d'Intenti del
Comitato Beni Comuni.
Le cittadine e i cittadini che la
condividano possono restituirla, controfirmata "per adesione", spedendola
all'indirizzo benicomuni at tiscali.it . Sarà organizzata, a breve,
un'assemblea degli aderenti che decideranno insieme le priorità, le
campagne, gli indirizzi. Sarà una struttura orizzontale e diffusa sul
territorio, senza verticismi né distribuzioni di cariche, basata sulla
condivisione dei principi costitutivi, sul consenso raggiunto col confronto
e la discussione. Quanto di più lontano dalle classiche strutture di
manipolazione del consenso e perseguimento del potere, il Comitato si
prefigge di operare informando e formando alla cultura dei beni comuni,
rendendo evidenti i nessi locali e planetari tra sviluppo, crescita,
consumismo, produzione di rifiuti, inquinamento, variazioni climatiche,
distruzione del paesaggio e dell'ambiente , perdita di identità e culture
locali, violenza e guerre. Sugli effetti delle piccole
scelte di ciascuno, sul vivere quotidiano come sulla sopravvivenza del
pianeta. Operando pressioni su enti e istituzioni, portando i cittadini a
chiedere con forza il rispetto e la cura dei beni comuni, visti come "un
patrimonio irrinunciabile e inalienabile di tutta l'umanità, posto a
garanzia dei diritti universali di ogni essere vivente".
Che fine ha fatto la bellezza?
Venduta un tanto al chilo. E l'acqua? Privatizzata. E l'aria?
Forse, domani. Ma le spiagge non erano di tutti? Erano. E la
conoscenza? Divenuta proprietà intellettuale: se la son presa le
multinazionali.
La mercificazione di ogni forma di
vita, luogo, idea, sentimento, suggestione, procede rapida. Tutto viene
stravolto, adattato al mercato, plastificato, venduto, consumato, buttato
via, trasformato in rifiuto. Anche donne e uomini, diventati "risorse
umane": sfruttati, ceduti, precarizzati, flessibili. Alla base di
tutto, la concezione mercantilistica del mondo: nulla (e nessuno) ha
valore se non in quanto vendibile o acquistabile. Il potere economico
si appropria di ciò che ieri era proprietà comune, pubblica, di tutti. Dai
semi di riso indiani od asiatici, all'acqua, dalle piante ai
microrganismi. L'energia eolica, l'energia solare, l'educazione e la
conoscenza, l'informazione, la sanità, la previdenza, qualsiasi
espressione di vita, o servizio, o fenomeno, o risorsa, o bellezza
naturale, diviene oggetto di appropriazione privata, in nome di religioni
che si chiamano sviluppo, crescita, libero mercato.
Le conseguenze?
Il pianeta inabitabile, sempre
più inquinato, invaso da rifiuti tossici, scorie nucleari; il clima
impazzito; la povertà e il divario tra ricchi e poveri, che crescono,
nel sud come nel nord del mondo; migranti in fuga da interi continenti;
e, sullo sfondo, macerie fumanti, massacri, le guerre. Guerre per il
controllo dell'energia, dei mercati, dell'acqua.
Si può fare
qualcosa?
La sfida consiste nel liberare la
vita dall'appropriazione e dal controllo privato affermando il primato
dei diritti della vita ed alla vita. Può essere vinta partendo dalla
riaffermazione dell'essenzialità e dell'indispensabilità dei beni
comuni, dal livello locale a quello mondiale. La loro salvaguardia e
promozione rappresentano la condizione fondamentale, necessaria e
indispensabile, per una vita che acquisti senso e migliore qualità per
tutti, uomini, donne, animali, piante, generazioni future.
Alcuni beni comuni da
preservare. Subito.
L'acqua; escludendo i
servizi idrici dai processi di liberalizzazione, privatizzazione e
mercificazione. L'energia e l'ambiente; campi del vivere
insieme sui quali si gioca il futuro delle nostre economie e della
civiltà umana. La conoscenza; «spirito» dell'essere umano e
cultura delle comunità, non essendo più accettabile la sua riduzione a
merce. La scuola, diventata impresa di produzione, vendita e
distribuzione di saperi mercificati. Se la conoscenza è ormai patrimonio
privato, "da pagare", scompare anche il «diritto alla salute»: solo chi
se lo può permettere accede alle cure. La bellezza; o quel
che ne resta, che non sia stato ancora divorato dalla logica
del mercato immobiliare e dalla "valorizzazione" tesa a
un turismo puramente commerciale, sia di lusso che di massa.
Nasce in
Sardegna il Comitato Beni Comuni.
In un'epoca in
cui il mito della crescita per la crescita invade ogni settore
della vita pubblica e privata, cittadine e cittadini, allarmati, si
ritrovano nel Comitato Beni Comuni; consapevoli di come
lo sviluppo sia spesso il paravento dietro cui si cela la brama
di potere e denaro di pochi, si chiedono: sviluppo di cosa e per chi?
Il Comitato non
si limita ad una romantica difesa dell'ambiente, delle risorse, delle
culture, ma afferma la necessità di preservare lo spirito dei
luoghi, fonte di vita per ogni individuo,
ma soffocato, troppo spesso, dal cemento,
dall'ingordigia, dall'incuria o, semplicemente, dall'incapacità
degli amministratori. Tra gli intenti del Comitato
vi è la promozione di campagne per la protezione di tutto il territorio
della Sardegna, che abbraccino le sue componenti naturalistiche e
paesaggistiche, ma anche l'identità, la cultura, la biodiversità di ogni
suo abitante. Uomini e donne, fauna e flora, il clima,
l'acqua, ma anche le rocce, il suolo e il paesaggio, saranno al
centro della nostra attenzione senza differenze di genere o specie.
Proponiamo ad ogni cittadino che condivida le nostre idee, o ad
eventuali comitati già costituiti e con intenti similari al nostro, di
mettersi in contatto con noi ( benicomuni at tiscali.it ), per costituire una rete regionale di
persone che vogliano agire per la protezione globale del
territorio. Tutti coloro che abbiano a cuore il nostro
territorio, e che rifiutino la continua privatizzazione e mercificazione
di cui si trova a essere oggetto, possono aderire,
condividendone i principi costitutivi, al Comitato: basterà
restituirci (anche per e-mail) copia della Carta
d'Intenti (la trovate sotto) con la scritta "aderisco" seguita
da nome, cognome, città di residenza e indirizzo di posta
elettronica (qualora fosse diverso da quello da cui si scrive). A breve,
organizzeremo un'assemblea dove sceglieremo insieme le strategie, le
modalità, le priorità.
Carta d'intenti
Principi costitutivi
Il
Comitato Beni Comuni
ripudia la
guerra e ogni altra forma di prevaricazione esercitata nei
confronti di popolazioni, gruppi etnici o religiosi e singoli individui;
promuove e persegue la cultura della pace, della cooperazione e della
solidarietà, tra i popoli e nell'ambito delle comunità locali.
Rifiuta il
concetto di "sviluppo", inteso come mero "aumento del
prodotto reale netto per abitante", respingendo la logica della crescita
per la crescita. Sostiene modelli culturali e economici che soddisfino i
bisogni reali delle persone e non i bisogni indotti dalla logica di
mercato, al fine di raggiungere una migliore qualità della
vita.
Rifiuta la
cultura individualistica del massimo profitto, del
consumismo "usa e getta" e dell'esclusione. Sostiene la cultura dei beni
comuni, della cooperazione, della solidarietà e dell'inclusione.
Distingue i beni comuni - materiali e immateriali - in naturali,
sociali e culturali; considera tali
i beni:
-
essenziali e insostituibili
per la vita individuale e
collettiva, indipendentemente dalla variabilità dei sistemi culturali
nel tempo e nello spazio;
-
indissolubili dal campo dei diritti
umani e sociali;
-
non mercificabili in quanto beni con
prevalente valore d'uso e non merce con
valore di scambio.
Considera l'insieme dei beni comuni un patrimonio
irrinunciabile e inalienabile di tutta l'umanità, posto a garanzia
dei diritti universali di ogni essere vivente, e a tutela
del diritto all'esistenza di ciascuna comunità umana al livello
locale.
Ritiene che i beni
comuni di proprietà pubblica non possano essere venduti o privatizzati,
e che quelli di proprietà privata debbano subire una
limitazione di tale diritto, ove
imposto dall'interesse comune.
Riconosce esplicitamente come
bene comune il territorio e tutti i suoi elementi, naturali, sociali e
culturali; ritiene che l'insieme
di tali componenti - che connotano ogni luogo e la sua specifica identità - costituisca il nucleo
fondante, collettivamente riconoscibile e
non arbitrariamente modificabile, dello "statuto" del
territorio.
Considera un dovere individuale e collettivo, il cui
adempimento deve essere garantito da leggi della Repubblica, proteggere
le caratteristiche peculiari di ciascun luogo;
ritiene che lo svolgimento delle attività pubbliche e private incidenti
sul territorio e l'utilizzazione delle risorse territoriali e ambientali
debba avvenire in assoluta armonia col contesto, garantendo
la salvaguardia e la conservazione dei beni
comuni, in modo da assicurare l'uguaglianza dei
diritti all'uso e al godimento degli stessi , nel rispetto delle
esigenze legate alla migliore qualità della vita delle generazioni
presenti e future.
A tal fine
promuove la diffusione della cultura dei beni comuni e si impegna ad
attivare processi di reidentificazione collettiva con il
patrimonio culturale e l'identità dei
luoghi.
I
promotori:
Serafino Canepa - Luisella Caria - Franca Maria Falzari -
Rossana Floris - Maria Gaviano - Angela Guarino -
Sandro Martis - Maria Paola
Morittu - Andrea Olla - Fabio
Parascandolo - Piero Pilloni -
Anita Uccheddu - Raffaello Ugo
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