D'Alema vorrebbe inviare i militari italiani anche a Gaza. Per chi e contro chi?




D'Alema vorrebbe inviare i militari italiani anche a Gaza. Per chi e contro
chi?

comunicato del Forum Palestina

Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ha detto oggi che se l'Autorità
nazionale palestinese chiedesse l'invio di una forza militare
internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza sarebbe una
richiesta da prendere in considerazione. Il Ministro D’Alema passa come uno
degli uomini politici più sensibili alla causa palestinese, e questo, ha
lasciato sperare in una qualche sorte di discontinuità con il precedente
governo Berlusconi. Ma chi l’ha vista questa discontinuità? Sulla
Palestina, quali sono a tutt’oggi gli atti concreti, le iniziative proposte
da questo esecutivo di centrosinistra nelle varie sedi internazionali per
rendere un po’ di giustizia ai diritti storici del popolo palestinese e per
la condanna dell’occupazione israeliana? Il ministro degli esteri ha
ricordato che il governo italiano è con Israele e mantiene l’embargo che
sta affamando e disgregando la società palestinese, rea di aver eletto
democraticamente il governo di Hamas diversamente da quanto auspicato da
USA e Europa. D’Alema e il governo hanno riproposto nella Striscia di Gaza
una forza multinazionale di interposizione come nel Sud Libano.

Ma proprio in Libano siamo di fronte ad un paradosso: più cresce lo scontro
politico, più diminuisce la credibilità e la rappresentatività del governo
Siniora, più cresce e si rafforza la coalizione politica di
opposizione(Hezbollah, Partito Comunista, le forze patriottiche e
nazionaliste, i cristiani di Aoun etc.) e più nel nostro paese si tenta di
nascondere e minimizzare la gravità della realtà libanese. Le esternazioni
continue di Prodi e D’Alema in appoggio al governo Siniora (che sta
lasciando costruire agli USA una base militare della NATO nel nord del
paese) si palesano sempre più come una inaccettabile ingerenza nella
dialettica politica interna libanese. La “sinistra radicale” parlamentare è
acriticamente allineata al governo ed esprime in ogni sede il suo sostegno
alla missione militare in Libano, alimentando colpevolmente la tesi di una
missione “pacificatrice” ed “equidistante” tra i contendenti.

Quella di inviare una forza di interposizione militare a Gaza è la
riproposizione dello stesso modello di intervento adottato in Libano: di
nuovo una proposta militare, una ingerenza inaccettabile per una parte
del governo palestinese (Hamas) impegnato in un duro scontro con un altra
parte del governo (Al Fatah) e il presidente Abu Mazen. E' una proposta che
rischia così di peggiorare il già pesante scontro interpalestinese che sta
provocando decine di morti.

Le scelte concrete di questo anno di governo Prodi, hanno visto l'Italia
confermare l’accordo di cooperazione militare bilaterale con Israele
siglato dal precedente governo Berlusconi (in gran parte segreto),
trovandosi così nella posizione di un paese alleato con la politica
bellicista israeliana e che minaccia un attacco nucleare contro l’Iran. Non
solo. Mentre sono stati negati i visti d’ingresso a noti esponenti politici
e ministri palestinesi, Prodi ha ricevuto calorosamente il primo ministro
Olmert. Nessuna sanzione o condanna è stata adottata contro Israele. Al
contrario, prima le parole di Prodi sulla “intoccabilità” del carattere
ebraico di Israele, poi quelle del presidente Napoletano sull’equiparazione
tra antisionismo e antisemitismo, hanno schierato l’Italia al fianco delle
forze più reazionarie sia in Israele che nel nostro paese..

Lo Stato di Israele e la società israeliana sono in una crisi profonda sia
dal punto di vista morale che sociale. I più alti vertici politici e
militari sono sotto inchiesta giudiziaria, indagati dalla magistratura.
Sarebbe il momento opportuno per “approfittarne” e ridimensionare le mire
espansioniste e di colonizzazione delle terre palestinesi. Niente di tutto
ciò!

Le reazioni scomposte e l’irritazione con cui nella sinistra e nella
“politica” vengono sopportate iniziative di sostegno alla resistenza del
popolo palestinese, nascondono il malcelato desiderio di espungere
dall’agenda politica il problema "politico" della Palestina per trattarlo
semmai solo come un problema di carattere umanitario e, in quanto tale,
necessario di un intervento militare straniero di "stabilizzazione".
D'Alema non è bravo, è solo furbo ma la realtà alla fine i furbi se li
mangia a colazione.

 16 maggio

Il Forum Palestina