G8: Prima condanna per le violenze delle forze dell´ordi ne



Ebbene sì.
I processi a Genova continuano e qualcuno si conclude, purtroppo ne parlano
solo i quotidiani genovesi. Il resto dell'Italia, ignora. Tutti i media,
compresi quelli "alternativi" tacciono.
Il processo per il delitto di Cogne fa molta più audience dei processi di
Genova che vedono coinvolte centinaia di persone ferite e torturate,
durante la più grave sospensione dei diritti civili in un paese
"democratico" dal dopoguerra, come denunciato da Amnesty International.
Forse qualcuno pensa ancora  che ci sarà una commissione d'inchiesta per i
fatti di Genova, ma chi la vuole davvero? A chi interessa far luce sui
gravissimi fatti di quei giorni? Certamente non al governo Prodi, non alla
maggioranza e tanto meno all'opposizione in Parlamento.
Enrica Bartesaghi
Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova

lavoro repubblica

Prima condanna per le violenze delle forze dell´ordine contro i
manifestanti: "Non furono iniziative isolate"
G8, condannato il Ministero
Missionaria picchiata, risarciti invalidità e danni morali

"Ho solo ottenuto quello che attendevo da 6 anni: giustizia"
MASSIMO CALANDRI

LA PRIMA condanna nei confronti del Ministero dell´Interno per le illecite
e gratuite violenze dei suoi poliziotti è arrivata nei giorni scorsi, e
cioè circa sei anni dopo la vergogna del G8 genovese. Ma le parole con cui
il giudice istruttore Angela Latella ha motivato la sua decisione
rinfrescano la memoria. Ricordando a tutti che quelle cariche sanguinarie,
quelle teste rotte a manganellate, quei lacrimogeni sparati contro le
persone inermi, non erano frutto dell´iniziativa isolata o dell´autonomo
eccesso di qualche agente. Facevano invece parte di un più ampio disegno -
così come le menzogne raccontate più tardi per coprire le nefandezze - ,
che rappresenta una delle pagine più buie nella storia della Polizia di
Stato.
Il tribunale del capoluogo ligure ha dato ragione a Marina Spaccini,
pediatra cinquantenne di origine triestina, pacifista che per quattro anni
ha lavorato in due ospedali missionari del Kenia. Alle due del pomeriggio
del 20 luglio, era il 2001, venne pestata a sangue in via Assarotti.
Partecipava alla manifestazione della Rete Lilliput, era tra quelli che
alzava in alto le mani dipinte di bianco urlando: "Non violenza!". Gli
agenti e i loro capi avrebbero poi raccontato che stavano dando la caccia
ad un gruppo di Black Bloc, che c´era una gran confusione e qualcuno tirava
contro di loro le molotov, che non era possibile distinguere tra "buoni" e
"cattivi": bugie smascherate nel corso del processo, come sottolineato dal
giudice. I cattivi c´erano per davvero, ed erano i poliziotti che a
bastonate aprirono una vasta ferita sulla fronte della pediatra triestina.
Dal momento che quegli agenti, come in buona parte degli episodi legati al
vertice, non sono stati identificati, Angela Latella ha deciso di
condannare il Ministero dell´Interno. La cifra che verrà pagata a Marina
Spaccini non è certo clamorosa - cinquemila euro tra invalidità, danni
morali ed esistenziali - , ma il punto è evidentemente un altro.
«Se risulta chiaramente che la Spaccini sia stata oggetto di un atto di
violenza da parte di un appartenente alle forze di polizia - scrive il
giudice - , non si può neppure porre in dubbio che non si sia trattato né
di un´iniziativa isolata, di un qualche autonomo eccesso da parte di
qualche agente, né di un fatale inconveniente durante una legittima
operazione di polizia volta e riportare l´ordine pubblico gravemente messo
in pericolo». Perché l´intervento della polizia non fu «legittimo», è ormai
abbastanza chiaro. Lo hanno confermato i testimoni e in un certo senso gli
stessi poliziotti e funzionari, con le loro contraddizioni: «Gli aggressori
erano diverse decine; l´ordine era di caricarli, disperderli ed
arrestarli», hanno detto, interrogati. Ma poi risulta che furono arrestati
solo due ragazzi (non feriti), la cui posizione fu in seguito peraltro
archiviata.
La pacifista era assistita dagli avvocati Alessandra Ballerini e Marco
Vano. Il giudice ha sottolineato come fotografie e filmati portati in aula
«siano stati illuminanti»: «Si vedono ammanettare persone vestite
normalmente; più poliziotti colpire con i manganelli una persona a terra,
inerme. La stessa Spaccini è una persona di cinquant´anni, di cui
giustamente si sottolinea l´aspetto mite». E poi, le testimonianze come
quella di una signora settantenne che parla di una «manifestazione
assolutamente pacifica e allegra» e di aver quindi visto agenti «bastonare
ferocemente persone con le mani alzate ed inermi come lei». Marina Spaccini
ha accolto il giudizio con un sorriso: «Era semplicemente quello che
attendevo da sei anni. Giustizia».