Disarmiamoli: Prodi bis, ovvero “I programmi di guerra richiedono esecutivi più fedeli”



La caduta del governo Prodi, probabilmente pilotata per rafforzare un esecutivo in procinto di affrontare scelte ancora più pesanti di quelle assunte sino ad oggi ( il rifinanziamento della missione in Afghanistan, l’inizio dei lavori per la base al Dal Molin, il rilancio della TAV, i futuri scenari di guerra in Afghanistan, Libano, Kosovo, Siria, Iran), è legata ad una gestione dei rapporti nella maggioranza evidentemente insostenibili. Come detto in un nostro recentissimo comunicato, tutti i dati ci dicevano della grande precarietà della linea “di lotta e di governo”, per cui una parte dell’esecutivo marcia per la pace e vota per la guerra, parla di giustizia sociale e aumenta del 13 per cento le spese militari a detrimento dello stato sociale, professa un altro mondo possibile e avalla politiche ferocemente neoliberiste. Ancora di più se “la piazza” risponde e si mobilita a centinaia di migliaia, come avvenuto recentemente a Vicenza. L’ex ministro degli esteri D’Alema ha quindi rotto gli indugi e scoperto le carte, tentando di imporre alla passata maggioranza in Senato una linea di politica estera che comprende interventismo all’estero e basi militari USA all’interno dei confini. Che dovevano fare dei senatori pacifisti se non quello di rispettare il mandato dei propri elettori? Bene hanno fatto quindi i senatori Turigliatto e Rossi a non avallare questa linea politica. Particolarmente grave è il linciaggio fisico e mediatico da loro subito in queste ore. Di fronte ad una doppiezza trasformata in prassi politica, la scelta di Rossi e Turigliatto è da salutare come legittima e chiarificatrice. Qualcuno doveva avere il coraggio politico di smascherare l’inverecondo balletto al quale abbiamo assistito in questi mesi.
Esprimiamo ai due senatori pacifisti la nostra incondizionata solidarietà.
Le future maggioranze che scaturiranno dai rimpasti in corso nei palazzi del potere si dovranno rassegnare al confronto con la volontà popolare, espressasi in questi mesi a Vicenza e nel paese. I segnali ci dicono che nei prossimi mesi queste manifestazioni si moltiplicheranno, mettendo legittimamente in discussione alla radice scelte belliciste ed antipopolari
Il sale della democrazia risiede lì.
Chi crede di poter bypassare questa realtà si pone fuori dalla dialettica democratica, riportandoci indietro nel tempo, a quel “sovversivismo delle classi dirigenti” divenuto evidentemente bipartizan.
Il Comitato promotore per la Rete nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org - info at disarmiamoli.org