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La Bbc: bombardamenti sulle centrali
- Subject: La Bbc: bombardamenti sulle centrali
- From: "alfonsonavarra at virgilio.it" <alfonsonavarra at virgilio.it>
- Date: Thu, 22 Feb 2007 10:34:14 +0100
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200702articoli/18304girata.asp 21/2/2007 (7:49) - OGGI SCADE L'ULTIMATUM Iran, pronto il piano di attacco Usa La Bbc: bombardamenti sulle centrali PAOLO MASTROLILLI NEW YORK I raid americani contro l'Iran comincerebbero prendendo di mira gli impianti nucleari di Natanz, Isfahan, Arak e Bushehr. Poi però si allargherebbero a tutte le infrastrutture militari, come le basi aeree, navali e missilistiche, e i centri di comando e controllo. I bombardieri invisibili B2 scaricherebbero i loro ordigni "bunker-busting", per distruggere anche gli edifici più protetti tipo il sito di Natanz, che si trova a 25 metri di profondità sotto la terra. I "grilletti" per scatenare i raid potrebbero essere due: la conferma che Teheran sta costruendo armi atomiche, e gravi attentati contro le truppe americane in Iraq, riconducibili alla responsabilità della Repubblica Islamica. Questa, secondo la tv britannica Bbc, è l'ultima versione dei piani di attacco degli Stati Uniti contro l'Iran, pubblicati proprio alla vigilia del ritorno della crisi nucleare sul tavolo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Il portavoce del Pentagono Bryan Whitman ha subito liquidato la notizia come «ridicola», ma in realtà sarebbe sorprendente se i militari americani non avessero opzioni sempre pronte per quella zona del mondo. Infatti da diversi anni esistono almeno tre piani operativi, l'Oplan 1019, 1002 e 1004, che riguardano la regione. Nell'attuale clima di tensione è ovvio che il Pentagono aggiorni le proprie strategie, altrimenti non avrebbe avuto senso mandare la portaerei Stennis ad affiancare la Eisenhower nel Golfo Persico. Ciò che conta davvero, però, è il segnale politico lanciato da tutte queste indiscrezioni. Ieri il negoziatore nucleare iraniano, Larijani, ha incontrato a Vienna il direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ElBaradei, per discutere la situazione. Il 23 dicembre scorso il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva approvato sanzioni contro Teheran, dandole sessanta giorni di tempo per sospendere l'arricchimento dell'uranio e cominciare a trattare. L'ultimatum scade oggi e nelle prossime ore, non più tardi di venerdì, ElBaradei dovrà presentare un rapporto al Palazzo di Vetro sulle risposte della Repubblica Islamica. Se sarà negativo, come al momento pare inevitabile, al Consiglio comincerà il processo per imporre all'Iran sanzioni ancora più onerose. ElBaradei ha preparato il vertice dando un'intervista al Financial Times, in cui ha detto che Teheran potrebbe cominciare la produzione industriale di uranio arricchito nel giro di sei mesi o un anno. Quindi ha precisato che da ciò non segue la capacità immediata di costruire la bomba, distante ancora cinque o dieci anni. In sostanza il capo dell'Aiea ha voluto fare pressione sulla Repubblica Islamica, affinché negozi sul serio, ma ha pure avvertito la comunità internazionale che c'è tempo per discutere, perché il pericolo non è imminente. Il presidente Ahmadinejad ha risposto che il suo governo è disposto a trattare, ma su basi paritetiche. Quindi ha aggiunto di essere pronto a fermare le attività nucleari, a patto che anche i suoi interlocutori facciano lo stesso. Il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha replicato con una domanda: «Credete davvero che sia una proposta seria?». Dunque la pressione sale, in due direzioni: la prima, per spingere l'Iran a seguire il modello nordcoreano e negoziare una via d'uscita diplomatica alla crisi; la seconda, per convincere gli altri membri del Consiglio di Sicurezza a preparare sanzioni più dure in caso di risposte negative. Fonti diplomatiche di Roma all'Onu dicono che un sondaggio formale da parte degli americani sulle nuove sanzioni non è ancora iniziato, ma è chiaro che si andrà presto in questa direzione. Mentre lavora sul piano diplomatico, però, Washington vuole tenere sul tavolo anche la pistola carica della minaccia militare, che potrebbe usare in ogni momento se scattasse uno dei due "grilletti".
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