La Bbc: bombardamenti sulle centrali



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21/2/2007 (7:49) - OGGI SCADE L'ULTIMATUM
Iran, pronto il piano di attacco Usa

La Bbc: bombardamenti sulle centrali
PAOLO MASTROLILLI
NEW YORK
I raid americani contro l'Iran comincerebbero prendendo di mira gli
impianti nucleari di Natanz, Isfahan, Arak e Bushehr. Poi però si
allargherebbero a tutte le infrastrutture militari, come le basi aeree,
navali e missilistiche, e i centri di comando e controllo. I bombardieri
invisibili B2 scaricherebbero i loro ordigni "bunker-busting", per
distruggere anche gli edifici più protetti tipo il sito di Natanz, che si
trova a 25 metri di profondità sotto la terra. I "grilletti" per scatenare
i raid potrebbero essere due: la conferma che Teheran sta costruendo armi
atomiche, e gravi attentati contro le truppe americane in Iraq,
riconducibili alla responsabilità della Repubblica Islamica.

Questa, secondo la tv britannica Bbc, è l'ultima versione dei piani di
attacco degli Stati Uniti contro l'Iran, pubblicati proprio alla vigilia
del ritorno della crisi nucleare sul tavolo del Consiglio di Sicurezza
dell'Onu. Il portavoce del Pentagono Bryan Whitman ha subito liquidato la
notizia come «ridicola», ma in realtà sarebbe sorprendente se i militari
americani non avessero opzioni sempre pronte per quella zona del mondo.
Infatti da diversi anni esistono almeno tre piani operativi, l'Oplan 1019,
1002 e 1004, che riguardano la regione. Nell'attuale clima di tensione è
ovvio che il Pentagono aggiorni le proprie strategie, altrimenti non
avrebbe avuto senso mandare la portaerei Stennis ad affiancare la
Eisenhower nel Golfo Persico. Ciò che conta davvero, però, è il segnale
politico lanciato da tutte queste indiscrezioni.

Ieri il negoziatore nucleare iraniano, Larijani, ha incontrato a Vienna il
direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, ElBaradei, per
discutere la situazione. Il 23 dicembre scorso il Consiglio di Sicurezza
dell'Onu aveva approvato sanzioni contro Teheran, dandole sessanta giorni
di tempo per sospendere l'arricchimento dell'uranio e cominciare a
trattare. L'ultimatum scade oggi e nelle prossime ore, non più tardi di
venerdì, ElBaradei dovrà presentare un rapporto al Palazzo di Vetro sulle
risposte della Repubblica Islamica. Se sarà negativo, come al momento pare
inevitabile, al Consiglio comincerà il processo per imporre all'Iran
sanzioni ancora più onerose.

ElBaradei ha preparato il vertice dando un'intervista al Financial Times,
in cui ha detto che Teheran potrebbe cominciare la produzione industriale
di uranio arricchito nel giro di sei mesi o un anno. Quindi ha precisato
che da ciò non segue la capacità immediata di costruire la bomba, distante
ancora cinque o dieci anni. In sostanza il capo dell'Aiea ha voluto fare
pressione sulla Repubblica Islamica, affinché negozi sul serio, ma ha pure
avvertito la comunità internazionale che c'è tempo per discutere, perché il
pericolo non è imminente.

Il presidente Ahmadinejad ha risposto che il suo governo è disposto a
trattare, ma su basi paritetiche. Quindi ha aggiunto di essere pronto a
fermare le attività nucleari, a patto che anche i suoi interlocutori
facciano lo stesso. Il portavoce della Casa Bianca, Tony Snow, ha replicato
con una domanda: «Credete davvero che sia una proposta seria?».

Dunque la pressione sale, in due direzioni: la prima, per spingere l'Iran a
seguire il modello nordcoreano e negoziare una via d'uscita diplomatica
alla crisi; la seconda, per convincere gli altri membri del Consiglio di
Sicurezza a preparare sanzioni più dure in caso di risposte negative. Fonti
diplomatiche di Roma all'Onu dicono che un sondaggio formale da parte degli
americani sulle nuove sanzioni non è ancora iniziato, ma è chiaro che si
andrà presto in questa direzione. Mentre lavora sul piano diplomatico,
però, Washington vuole tenere sul tavolo anche la pistola carica della
minaccia militare, che potrebbe usare in ogni momento se scattasse uno dei
due "grilletti".