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prime riflessioni da nairobi
- Subject: prime riflessioni da nairobi
- From: Associazione Culturale Punto Rosso <pr at puntorosso.it>
- Date: Sun, 28 Jan 2007 19:57:13 +0100
Ci giunge da nairobi tale comunicazione e volentieri la inoltriamo a tutti.... Alcune note sparse e provvisorie dal Fsm 2007 di Nairobi di Alessandro Reda Concluso il quarto giorno del World Social Forum di Nairobi si può provare a tirare alcune parziali somme. Questa parzialità è in primo luogo figlia della struttura stessa dell'evento Forum. È illusorio pensare per chiunque di poter raccontare questi giorni se non in una prospettiva personale, e quindi vi è la possibilità di essere una voce all'interno di quello che per poter affrontare la complessità stessa di quanto avvenuto non può che essere un discorso collettivo ed una narrazione che prosegue nel tempo. In grado di arricchire i punti di vista, sommare le esperienze e probabilmente arrivare, non a comprendere, ma a rendere meno limitata la stessa esperienza vissuta. Con questa consapevolezza e sulla scorta delle precedenti occasioni abbiamo mediato tra il partecipare il più possibile al clima complessivo del foro e l'operare delle scelte nella straordinaria offerta di seminari e possibilità di incontro, optando per partecipare in modo particolare alle attività del Forum Mondiale delle Alternative. La proposta si struttura di 4 conferenze che si sono tenute in tutti i quattro giorni di attività del forum sociale mondiale e di 6 seminari per i primi tre giorni in cui erano previste attività autorganizzate. La parola più ricorrente nei titoli di queste attività è lotta. La parola che emerge più chiaramente dalla discussione è unità. Le figure che hanno maggiormente ispirato questa operazione di costruzione di senso e di proposta politica, fra gli altri Samir Amin, Francois Houtart, Wim Dirckxxens e Walden Bello, parte da una consapevolezza che sia necessaria superare la frammentazione che gli stessi movimenti sociali continuano ad esprimere sia a livello globale, o meglio dei popoli, sia al livello nazionale. Occorre intraprendere questo cammino, un processo che ovviamente su scala planetaria sarà difficile e lungo, ma che è necessario al fine di passare dalla fase, ormai di lunga durata, delle lotte di resistenza al capitalismo e all'imperialismo, che sono ancora oggi la cifra della globalizzazione neoliberista, alla fase in cui questa viene sconfitta attraverso quelle che Samir Amin chiama ?avanzate rivoluzionarie?, progressi in avanti che trasformano realmente le cose. Le lotte e i movimenti più diversi hanno la necessità di confrontarsi con una proposta alternativa nazionale, e in conseguenza internazionale, portando alla nascita di ulteriori governi di natura progressista e realmente democratica come accade ad esempio nel continente americano. Questo non vuol dire ovviamente che i movimenti debbano unificarsi, ma che debbono affrontare la questione nazionale nella sua complessità. Confrontarsi con la necessità di divenire movimenti di popolo, ovvero capaci di coinvolgere e attivare la stragrande maggioranza del proprio paese su obiettivi condivisi e che pratichino metodicamente la partecipazione e l'acquisizione ed estensione della democrazia e dei diritti per tutte e tutti. Quello che si sta concludendo è un forum difficoltoso e che rappresenta una sfida per tutto il movimento contro la globalizzazione. In primo luogo, diversamente dai precedenti, con scarsa o nulla ricaduta con la circostante società keniota. Un corpo estraneo. Relativamente, poiché con il passare dei giorni la presenza africana ha acquistato corpo e si è estesa anche agli esclusi fra gli esclusi. La presenza delle associazioni religiose e delle chiese nella sua pervasività entra in contatto e crea comunità anche dove sembra apparire improbabile. Così dopo un primo giorno in cui la presenza di giovani e bambini è incredibilmente all'opposto di quello che si vede per le strade, ad ogni ora percorse a piedi da centinaia di persone ovunque si posi lo sguardo, questi prendono possesso del forum, con una presenza discreta ma che riporta nel recinto del forum quelle contraddizioni che cosi evidentemente permeano la società keniota e probabilmente subsahariana in generale. In questo modo si può assistere a un vero e proprio ?esproprio proletario? (condotto nella più assoluta eleganza e accompagnato dal grido inequivocabile di ?we want food?) fatto mercoledì 24 gennaio ai danni di un bar interno al social forum che ha la triplice colpa di praticare prezzi incomparabili rispetto alla reale capacità di spesa della stragrande maggioranza dei kenioti, di essere probabilmente il più visibile fra quelli presenti al forum e non da ultimo di essere gestito dalla società dell'attuale ministro degli interni keniano. Questo piccolo fatto serve a comprendere l'intreccio economico, i contratti con ditte private, le relazioni con il governo che in qualche modo hanno caratterizzato questi giorni. Ciò ha portato l'assemblea conclusiva dei movimenti sociali ha prendere una chiara posizione contro la riproduzione all'interno del recinto del social forum dell'economia di mercato nella sua versione più deteriore ovvero con la mercificazione di tutto (a partire dall'acqua anch'essa venduta a prezzi impossibili per i locali sia nella versione più o meno calmierata controllata dal Forum, sia dalla preponderante commercializzazione più o meno improvvisata fornita dai molti kenioti attirati dall'evento di massa WSF) e la militarizzazione del territorio esemplificata dal recinto e dalla presenza consistente (e comunque discreta e distesa almeno per esperienza personale) delle forze di polizia, e militari in generale. La nota maggiormente dolente di un forum per molti versi entusiasmante e che come scorta di esperienze ha pochi rivali. Una delle finalità del forum è quello di ?tradurre? analisi, esperienze ecc. vale a dire creare seminari e workshops per mettere a confronto attivisti e studiosi dei quattro angoli del pianeta per discutere, approfondire, proporre. ?Tradurre? quindi non solo le parole nei vari idiomi, altro aspetto della ricchezza racchiusa nelle esistenze umane del pianeta stesso, nelle culture, nelle antropologie, nei sentire diversi, ma anche cercare per quanto possibile di rendersi intellegibili l'un l'altro, comprendersi. Arte politica, filosofica, etica. Culturale nel senso pieno e vasto e ricco della parola. Ma è mancato il primo gradino, il primo step: la traduzione linguistica e questa è stata una carenza enorme. Infine rimane l'esperienza straordinaria di Korogocho. Che dire. Se questi sono esseri umani. Guardare il mondo da uno slum è l'esperienza limite. Non per pochi nel pianeta. Già oggi sono un miliardo e mezzo circa gli esseri umani spinti ad abbandonare le campagne e cercare fortuna nei mostri contemporanei detti città o megalopoli. Se così si lasceranno le cose andremmo incontro a un mondo ?bidonvillizzato? nel quale metà della popolazione mondiale vivrà questa vita che non è vita. Abbiamo visto gli occhi di questi bambini, di queste donne e dei pochi uomini. Intelligenza, fame di istruzione, di una vita dignitosa, fame letterale. Una energia pronta ad esplodere, ma gentile e rassegnata. Quanto fantasma di Frantz Fanon in ogni dove. Quanto monito a noi. La Chiesa cattolica e le varie chiese protestanti danno una risposta e un aiuto importanti. Senza la loro presenza l'inferno sarebbe inferno e basta. Tuttavia: senza riforma agraria, senza la soluzione dell'agricoltura di sussistenza famigliare di contro all'agro business non c'è futuro. Frantz Fanon appunto. Eppoi Lumumba. Eppoi... Black Mama Africa grazie. -- L'Associazione Culturale Punto Rosso utilizza software Open Source in ambiente Linux. Ringraziamo Maurizio Sibaud. Invitiamo tutti a sostenere i gruppi di programmatori e sviluppatori e le Fondazioni del Software Libero anche con donazioni. Associazione Culturale Punto Rosso pr at puntorosso.it Via Guglielmo Pepe 14 (angolo Via Carmagnola - MM2 Garibaldi) 20159 Milano - Italy tel. e fax +39-02-874324 e 875045 www.puntorosso.it Content-Type: text/html Content-Description: Versione HTML del Messaggio Content-Disposition: inline Ci giunge da nairobi tale comunicazione e volentieri la inoltriamo a tutti.... Alcune note sparse e provvisorie dal Fsm 2007 di Nairobi di Alessandro Reda Concluso il quarto giorno del World Social Forum di Nairobi si può provare a tirare alcune parziali somme. Questa parzialità è in primo luogo figlia della struttura stessa dell'evento Forum. È illusorio pensare per chiunque di poter raccontare questi giorni se non in una prospettiva personale, e quindi vi è la possibilità di essere una voce all'interno di quello che per poter affrontare la complessità stessa di quanto avvenuto non può che essere un discorso collettivo ed una narrazione che prosegue nel tempo. In grado di arricchire i punti di vista, sommare le esperienze e probabilmente arrivare, non a comprendere, ma a rendere meno limitata la stessa esperienza vissuta. Con questa consapevolezza e sulla scorta delle precedenti occasioni abbiamo mediato tra il partecipare il più possibile al clima complessivo del foro e l'operare delle scelte nella straordinaria offerta di seminari e possibilità di incontro, optando per partecipare in modo particolare alle attività del Forum Mondiale delle Alternative. La proposta si struttura di 4 conferenze che si sono tenute in tutti i quattro giorni di attività del forum sociale mondiale e di 6 seminari per i primi tre giorni in cui erano previste attività autorganizzate. La parola più ricorrente nei titoli di queste attività è lotta. La parola che emerge più chiaramente dalla discussione è unità. Le figure che hanno maggiormente ispirato questa operazione di costruzione di senso e di proposta politica, fra gli altri Samir Amin, Francois Houtart, Wim Dirckxxens e Walden Bello, parte da una consapevolezza che sia necessaria superare la frammentazione che gli stessi movimenti sociali continuano ad esprimere sia a livello globale, o meglio dei popoli, sia al livello nazionale. Occorre intraprendere questo cammino, un processo che ovviamente su scala planetaria sarà difficile e lungo, ma che è necessario al fine di passare dalla fase, ormai di lunga durata, delle lotte di resistenza al capitalismo e all'imperialismo, che sono ancora oggi la cifra della globalizzazione neoliberista, alla fase in cui questa viene sconfitta attraverso quelle che Samir Amin chiama ?avanzate rivoluzionarie?, progressi in avanti che trasformano realmente le cose. Le lotte e i movimenti più diversi hanno la necessità di confrontarsi con una proposta alternativa nazionale, e in conseguenza internazionale, portando alla nascita di ulteriori governi di natura progressista e realmente democratica come accade ad esempio nel continente americano. Questo non vuol dire ovviamente che i movimenti debbano unificarsi, ma che debbono affrontare la questione nazionale nella sua complessità. Confrontarsi con la necessità di divenire movimenti di popolo, ovvero capaci di coinvolgere e attivare la stragrande maggioranza del proprio paese su obiettivi condivisi e che pratichino metodicamente la partecipazione e l'acquisizione ed estensione della democrazia e dei diritti per tutte e tutti. Quello che si sta concludendo è un forum difficoltoso e che rappresenta una sfida per tutto il movimento contro la globalizzazione. In primo luogo, diversamente dai precedenti, con scarsa o nulla ricaduta con la circostante società keniota. Un corpo estraneo. Relativamente, poiché con il passare dei giorni la presenza africana ha acquistato corpo e si è estesa anche agli esclusi fra gli esclusi. La presenza delle associazioni religiose e delle chiese nella sua pervasività entra in contatto e crea comunità anche dove sembra apparire improbabile. Così dopo un primo giorno in cui la presenza di giovani e bambini è incredibilmente all'opposto di quello che si vede per le strade, ad ogni ora percorse a piedi da centinaia di persone ovunque si posi lo sguardo, questi prendono possesso del forum, con una presenza discreta ma che riporta nel recinto del forum quelle contraddizioni che cosi evidentemente permeano la società keniota e probabilmente subsahariana in generale. In questo modo si può assistere a un vero e proprio ?esproprio proletario? (condotto nella più assoluta eleganza e accompagnato dal grido inequivocabile di ?we want food?) fatto mercoledì 24 gennaio ai danni di un bar interno al social forum che ha la triplice colpa di praticare prezzi incomparabili rispetto alla reale capacità di spesa della stragrande maggioranza dei kenioti, di essere probabilmente il più visibile fra quelli presenti al forum e non da ultimo di essere gestito dalla società dell'attuale ministro degli interni keniano. Questo piccolo fatto serve a comprendere l'intreccio economico, i contratti con ditte private, le relazioni con il governo che in qualche modo hanno caratterizzato questi giorni. Ciò ha portato l'assemblea conclusiva dei movimenti sociali ha prendere una chiara posizione contro la riproduzione all'interno del recinto del social forum dell'economia di mercato nella sua versione più deteriore ovvero con la mercificazione di tutto (a partire dall'acqua anch'essa venduta a prezzi impossibili per i locali sia nella versione più o meno calmierata controllata dal Forum, sia dalla preponderante commercializzazione più o meno improvvisata fornita dai molti kenioti attirati dall'evento di massa WSF) e la militarizzazione del territorio esemplificata dal recinto e dalla presenza consistente (e comunque discreta e distesa almeno per esperienza personale) delle forze di polizia, e militari in generale. La nota maggiormente dolente di un forum per molti versi entusiasmante e che come scorta di esperienze ha pochi rivali. Una delle finalità del forum è quello di ?tradurre? analisi, esperienze ecc. vale a dire creare seminari e workshops per mettere a confronto attivisti e studiosi dei quattro angoli del pianeta per discutere, approfondire, proporre. ?Tradurre? quindi non solo le parole nei vari idiomi, altro aspetto della ricchezza racchiusa nelle esistenze umane del pianeta stesso, nelle culture, nelle antropologie, nei sentire diversi, ma anche cercare per quanto possibile di rendersi intellegibili l'un l'altro, comprendersi. Arte politica, filosofica, etica. Culturale nel senso pieno e vasto e ricco della parola. Ma è mancato il primo gradino, il primo step: la traduzione linguistica e questa è stata una carenza enorme. Infine rimane l'esperienza straordinaria di Korogocho. Che dire. Se questi sono esseri umani. Guardare il mondo da uno slum è l'esperienza limite. Non per pochi nel pianeta. Già oggi sono un miliardo e mezzo circa gli esseri umani spinti ad abbandonare le campagne e cercare fortuna nei mostri contemporanei detti città o megalopoli. Se così si lasceranno le cose andremmo incontro a un mondo ?bidonvillizzato? nel quale metà della popolazione mondiale vivrà questa vita che non è vita. Abbiamo visto gli occhi di questi bambini, di queste donne e dei pochi uomini. Intelligenza, fame di istruzione, di una vita dignitosa, fame letterale. Una energia pronta ad esplodere, ma gentile e rassegnata. Quanto fantasma di Frantz Fanon in ogni dove. Quanto monito a noi. La Chiesa cattolica e le varie chiese protestanti danno una risposta e un aiuto importanti. Senza la loro presenza l'inferno sarebbe inferno e basta. Tuttavia: senza riforma agraria, senza la soluzione dell'agricoltura di sussistenza famigliare di contro all'agro business non c'è futuro. Frantz Fanon appunto. Eppoi Lumumba. Eppoi... Black Mama Africa grazie. -- L'Associazione Culturale Punto Rosso utilizza software Open Source in ambiente Linux. Ringraziamo Maurizio Sibaud. Invitiamo tutti a sostenere i gruppi di programmatori e sviluppatori e le Fondazioni del Software Libero anche con donazioni. Associazione Culturale Punto Rosso pr at puntorosso.it Via Guglielmo Pepe 14 (angolo Via Carmagnola - MM2 Garibaldi) 20159 Milano - Italy tel. e fax +39-02-874324 e 875045 www.puntorosso.it
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