Re: [pace] Quando si cerca la pace perdendola



Concordo in pieno con Tiziano: della democrazia è
rimasto solo un guscio vuoto, scortecciato, inutile e
pericoloso. La dittatura è oramai una realtà presente.
Naturalmente una dittatura elastica che lascia ancora
margini di libero pensiero e di libera azione (solo in
una manciata di stati su 192 iscritti all'ONU) ma che
quando si va al nocciolo delle scelte economiche
diventa una mannaia di acciaio impenetrabile.
Parlamentari sorridenti ed accattivanti avvolti in
rosse bandiere si trasformano all'improvviso in zombie
mortiferi privi di occhi e di orecchie, una sorta di
moderni kapò! Cosa possiamo e dobbiamo fare: dare
fondo al nostro sentimento di amore e di giustizia e
lavorare per ricostituire una nuova sinistra che
raccolga le membra sparse dappertutto, i brandelli di
avanguardie, i cani sciolti erranti! Bisogna superare
i gruppetti, i comitati, i sindacatini di base, i
partitini, le associazioni: ce ne sono a centinaia,
testimoni di una ricchezza emotiva ancora vitale e
forte. Si deve rinunciare ai personalismi e
riunificarsi in una costituente che sia da faro ad una
moltitudine che è pronta a seguirci ma pretende
giustamente uomini affidabili e con le palle. Bisogna
lasciar perdere i falsi obiettivi radical-borghesi ed
impegnarsi sulla sostanza: salario, casa, pensioni,
servizi, pace, vera democrazia, riappropriarsi dei
territori, dei comuni, dello stato!
--- tiziano cardosi <tcardosi at indire.it> ha scritto:

> Caro Enrico,
> non mi pare ci siamo capiti.
> Non si tratta dei limiti della democrazia
> rappresentativa. Mi pare che 
> questa, come sostiene Ginsborg, sia in profonda
> cirsi. Io dico che non 
> esiste più: se i poteri forti hanno il pieno
> controllo dei due poli 
> presenti in parlamento, che spazio ha qualunque
> rappresentanza?
> Un'altra cosa ci chiede sempre Paul negli incontri a
> Firenze: come mai 
> la sinistra attuale non ha più la base elettorale
> nei ceti poveri (nel 
> proletariato direbbe Sanguineti), ma nella classe
> media meno cialtrona? 
> "Ceto medio riflessivo" ci chiama, ormai non si dice
> più classe.
> Quella che oggi si fregia del nome di "sinistra"
> tale non è più: ha 
> introiettato i valori dei vincitori. Prima che
> politica quella che 
> viviamo è una sconfitta culturale; tutto il resto
> scende a cascata.
> Quello che chiedo alla sinistra che ancora sta in
> parlamento è: vi 
> rendete conto che state avallando politiche di
> guerra e antisociali (le 
> cose vanno sempre insieme)? Vi rendete conto che lo
> scollamento tra voi 
> e i ceti (non voglio dire la classe) di riferimento
> si fa abisso e state 
> spianando la strada ad una nuova dittatura? Non sarà
> il Fascismo, 
> speriamo nemmeno il Nazismo, ma un autoritarismo
> oligarchico in cui i 
> cittadini arretreranno a ruolo di sudditi. Non vi
> sembra che il sonno 
> della sinistra abbia già generato abbastanza mostri?
> La mia non è tanto una critica al democrazia
> rappresentativa (cui 
> preferisco una diretta), ma l'affermazione che
> "questa non è più 
> democrazia".
> Non butto via la Costituzione, mi sembra che altri
> ne facciano strame.
> Come uscirne?
> Non ho risposte. Forse la cronaca ci può aiutare? Se
> facessimo di tutta 
> l'Italia quel che sono Vicenza o la val di Susa ci
> sarebbero speranze. 
> Ma non abbiamo più gli arnesi culturali. Dobbiamo
> ricominciare dalle 
> nostre teste, specialmente la mia...
> Meno male che in sordina qualcuno comincia a parlare
> di azioni dirette 
> nonviolente; potrebbero essere lo strumento del
> nuovo rinascimento sociale?
> Un saluto di pace
> Tiziano
> 
> Enrico Peyretti ha scritto:
> > Critico Prodi, ma un po' meno di Hindenburg... 
> Pigliarsela con la
> > democrazia rappresentativa è un po' come
> prendersela con l'umanità e con la
> > storia: "Fermate il mondo, voglio scendere!".
> > Certo che non basta! Certo che fa grandi errori!
> Ci vuole anche la
> > democrazia partecipativa. Neppure questa è
> infallibile.
> > Da questa (referendum a suffragio universale)
> abbiamo avuto la Repubblica.
> > Dalla democrazia rappresentativa abbiamo avuto la
> Costituzione.
> > Come avremmo potuto farla senza rappresentanti
> eletti?
> > Come combinare le due forme di democrazia?
> > Distruggere le istituzioni rappresentative? Sei
> certo che andrebbe meglio?
> > Come si deciderebbero le cose?
> > A parte tutto, consiglio di nuovo il libretto di
> Paul Ginsborg, "La
> > democrazia che non c'è", Einaudi, perché pone
> precisamente questo problema
> > con indicazioni di esperienze concrete.
> > Ciao! Enrico
> >
> >   
> >   
> 
> 
> --
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