Verità, sincerità, convenienza, relativismo, nichilismo
- Subject: Verità, sincerità, convenienza, relativismo, nichilismo
- From: "Enrico Peyretti" <e.pey at libero.it>
- Date: Tue, 19 Dec 2006 08:06:54 +0100
Dire la veritàLa sincerità non è ancora la verità, ma ne è
il primo grado, cioè la veridicità, il “dire” le verità di fatto, le cose come
stanno, e almeno la verità che conosco: «Chi potrà salire sul tuo santo monte? Chi
dice la verità che ha nel cuore» (salmo 15). Forse ciò che so, che mi risulta,
non è la verità esatta, intera, ma è ciò che vedo e so. Questo devo dire, e
allora la mia parola è onesta, veridica, veritiera. E se anche tu mi parli in
verità, entrambi cresciamo nella verità. La persona sincera non possiede la
verità, ma è sul cammino della verità. Ma
se dico non ciò che so e vedo, ma solo ciò che mi conviene; se il mio dire è
tutto arma contro il mio avversario; se la mia parola è partigiana, partito
preso, posizione collettiva impersonale, allora sono mentitore. La menzogna, o
anche la parola sospetta perché utilitaria, avvelenano la relazione umana. Non
so se ho davanti un uomo libero e pensante, responsabile, oppure uno strumento
parlante. E tu hai lo stesso timore a mio riguardo. Quando le parole pubbliche,
i messaggi politici, culturali, sono tutti e solo utili a una parte contro
l’altra, allora non c’è più verità nel discorso pubblico, non ci sono più
neppure fatti certi, tutto è sospetto e minaccioso-minacciato, nulla è
credibile, non c’è umanità, ma rapporti tra uomini finti. Allora l’umanità è
perduta, nessuno può riconoscersi nell’altro. È come se ogni volto attorno a noi
scomparisse, e gli altri fossero sagome vuote, ma pericolose.
Tra
noi tutti, più ancora del denaro, circola la parola. Quando la parola è una
moneta falsa, svalutata, sospetta, i nostri rapporti sono rovinati più ancora di
quando il commercio è fraudolento. La frode in parola è frode in umanità.
Relativismo e nichilismo, quando significano questo, sono davvero mali profondi,
gravi, mortali. La parola soltanto relativa a chi parla, ma non elemento della
relazione interpersonale; la parola che non dice la realtà, ma rimbomba di
niente, è qualcosa che disintegra l’unità umana. Senza una qualche modesta
verità comune, senza ricerca di un modesto basilare bene comune, non c’è
umanità, non c’è società, ciascuno è solo, minacciato, impaurito, allarmato,
senza amici né ambiente amico, aggressivo perché aggredito nella sua essenza
umana di essere dialogico. Quando, in politica come nel quotidiano, tutti dicono di
tutti: «Fanno soltanto il loro interesse», allora l’unica cosa comune è la
perdita dell’umanità altrui, perciò anche della propria. Riconoscere una certa
verità e una qualche ragione, seppur dicutibile, nell’avversario, è la via
d’uscita da questa perdita; senza affatto smettere la critica onesta, è il ponte
verso la comune umanità. Enrico Peyretti, 7 dicembre
2006 |
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