news dal Medioriente..
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- Date: Mon, 18 Dec 2006 20:01:56 +0100
UN GOLPE IN
PALESTINA? Nel suo discorso di Sabato mattina
alla Muqata, a Ramallah, il presidente palestinese Abu Mazen ha convocato nuove
elezioni parlamentari e presidenziali a data da destinarsi. L'annuncio giunge
dopo giorni di scontri armati tra i militanti di Hamas e Fatah, che hanno
lasciato sul campo molte vittime, tra cui donne e bambini. Nella legge
elettorale dell'ANP, varata nel 2005, non è previsto il ricorso a elezioni
anticipate: il presidente ha il dovere di indire nuove elezioni a tre mesi dalla
scadenza naturale del mandato legislativo. Di conseguenza, il governo Hamas non
ha riconosciuto la chiamata alle urne e dichiarato che non si presenterà alle
elezioni. Questo inaspettato accavallarsi di eventi nei Territori Occupati
ammette d'altra parte una possibile spiegazione, se collocato all'interno della
situazione mediorientale e in particolare dello scacchiere iracheno. Ma torniamo
prima ai fatti. Dopo mesi di tensioni e scontri
quotidiani nella Striscia di Gaza, la situazione precipita negli ultimi giorni,
durante la visita del primo ministro palestinese Haniyeh (Hamas) a Teheran.
L'efferata esecuzione dei tre figli di un funzionario di Fatah, a Gaza City, e
la spirale di violenza che ne segue, spinge Haniyeh ad anticipare il suo rientro
nei Territori. Giunto al confine di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza, Haniyeh
viene respinto alla frontiere dall'esercito israeliano (anche se alcuni
funzionari di Fatah rivendicano questa responsabilità), che gli vieta l'ingresso
a Gaza con i trentacinquemilioni di dollari in contanti, che il premier aveva
ricevuto in Iran. Dopo ore di trattative, Haniyeh lascia i soldi in Egitto e
attraversa il confine, ma dall'altra parte avviene uno scontro a fuoco tra il
convoglio di Hamas e i militanti di Fatah: viene ferito il figlio di Haniyeh, il
quale accusa Fatah, nella persona di Mohammed Dahlan, uomo forte di Abbas a
Gaza, di aver cercato di assassinarlo. La tensione cresce nei giorni seguenti,
quando poliziotti fedeli ad Abu Mazen sparano sulla folla a Ramallah, durante
una manifestazione di Hamas. L'escalation continua con un attentato al ministro
degli esteri Zahar (Hamas) e un colpo di mortaio alla residenza di Abbas a Gaza.
Dopo i continui appelli alla calma di Haniyeh e del leader di Hamas a Damasco,
Khaled Mash'al, un comunicato di tutte le fazioni palestinesi annuncia domenica
sera la cessazione delle ostilità tra bande rivali. Dopo aver cercato di rovesciare Hamas
in tutti i modi, il presidente Abu Mazen ha infine deciso il tutto per tutto
dichiarando nuove elezioni, senza tuttavia specificarne la data (alcuni
funzionari dell'OLP indicano Giugno). Nel frattempo, domenica, uomini della
guardia presidenziale hanno cominciato a occupare militarmente vari ministeri a
Gaza, mentre Hamas urlava al colpo di stato. A prima vista, la scelta così
drammatica e radicale di Abbas sembra senza sbocchi, dal momento che la
popolarità di Fatah è bassa, come durante le elezioni dello scorso Gennaio. In
un sondaggio reso noto domenica, Haniyeh e Abbas si contenderebbero la
presidenza dell'ANP con un testa a testa, mentre nelle elezioni legislative
Fatah sarebbe leggermente avanti. Tuttavia, alle scorse elezioni, mentre Fatah
era dato in vantaggio nei sondaggi, Hamas vinse di larga misura. Quindi la
scelta di Abbas di indire elezioni contrariamente al dettato costituzionale
sembra dettata dalla disperazione. A meno che la mossa del leader di Fatah non
sia stata studiata d'accordo con Israele, che da sempre cerca di rafforzare la
leadership moderata e liberarsi del movimento islamico. E' evidente che, quando
Abbas afferma che il governo Hamas non riesce a far fronte ai problemi
palestinesi e che il parlamento non riesce a funzionare, si riferisce al fatto
che Israele ha sequestrato ministri e parlamentari di Hamas, da cinque mesi
ormai detenuti come merce di scambio per Gilad Shalit, il caporale dell'IDF
ancora nelle mani di Hamas. Una possibile spiegazione della chiamata alle
elezioni potrebbe essere un accordo tra Abbas e Olmert per il rilascio di Marwan
Barghouti, giovane e popolare leader di Fatah imprigionato in Israele. Da alcune
settimane infatti il governo israeliano discute della possibilità di liberare
Barghouti, per rafforzare Abbas, in un ipotetico accordo per il rilascio di
Shalit. Non si spiega altrimenti l'annuncio di Abbas, anche perché nel sondaggio
di domenica Barghouti risulta largamente in vantaggio su tutti gli altri
candidati (sia di Hamas che di Fatah) alla presidenza
dell'ANP. Che la mossa di indire nuove elezioni,
destituendo il governo democraticamente eletto di Hamas, sia stata concordata
con Israele e Stati Uniti è supportato da numerose altre considerazioni.
Innanzitutto dal frenetico susseguirsi di contatti tra Abbas, Condoleezza Rice e
funzionari israeliani dei giorni scorsi. Inoltre, in un viaggio lampo di due
giorni in Medioriente, Blair ha lodato il discorso di Abbas per la sua
moderazione, mentre risulta chiaro che chiedendo le elezioni Abbas metteva in
conto lo scoppio della guerra civile nei Territori. La scelta dei tempi nella
strategia della tensione, da parte di Abbas, si può attribuire all'ultima
possibilità di bloccare Hamas prima che sia troppo tardi. L'argomento principale
che Abbas oppone ad Haniyeh è l'embargo internazionale che, a causa della
vittoria elettorale di Hamas, ha prosciugato i fondi dell'ANP e sta portando i
palestinesi verso una catastrofe umanitaria. Tuttavia, negli ultimi mesi Hamas
stava riuscendo a creare un canale parallelo di finanziamenti da parte dei paesi
arabi, bypassando il blocco occidentale. Pagando gli stipendi dei dipendenti
statali, infatti, il governo aveva in parte messo fine ai continui scioperi. Nel
suo viaggio diplomatico, Haniyeh era finalmente riuscito ad ottenere una grossa
donazione dall'Iran di Ahmadinejad, con una promessa di trecentocinquanta
milioni di dollari di aiuti in contanti. A questo punto, Abbas probabilmente ha
temuto il venir meno del ricatto monetario che pende su Hamas e ha deciso di
giocare il tutto per tutto. La drammatica decisione di Abbas,
oltre che da Israele, è attivamente appoggiata dagli Stati Uniti. Domenica
Israele ha reso noto che cercherà di realizzare lo spostamento di una brigata
speciale di Fatah (la brigata Bader) dalla Giordania a Gaza e contemporaneamente
La situazione nei Territori Occupati dunque si fa più difficile e intricata di giorno in giorno. Gli israeliani continuano le operazioni militari in West Bank, arrestando e uccidendo quotidianamente militanti palestinesi. Olmert ha dato ordine ai ministri di non rilasciare dichiarazioni su quanto sta accadendo, poiché "è una questione interna palestinese." Da più parti ci si chiede se stia per deflagrare una guerra civile fratricida tra Hamas e Fatah. Per il momento, gli scontri armati giornalieri assomigliano più a una guerra tra clan per il controllo del territorio: la gran parte della popolazione subisce la violenza, senza prendere parte per l'uno o per l'altro schieramento. Tuttavia, in questi mesi Hamas è andato accumulando a Gaza tonnellate di armi, in previsione di una guerra civile, mentre dall'altra parte Fatah riceveva armi da Israele e Stati Uniti. Il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza della fine di novembre sembra a questo punto quasi sospetto, dal punto di vista della tempistica. Pare che gli israeliani abbiano voluto farsi da parte per qualche tempo, aspettando di vedere il cadavere del nemico scorrere non lungo il fiume, ma lungo le coste della Striscia.
Gerusalemme, 18.12.06 |
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