Re: [pace] questa guerra è la mia guerra



Caro Alfonso,
in questo tuo lungo messaggio (non ti accuso: anch'io scrivo sempre cose
troppo lunghe!...), in cui ripeti anche parole da te già scritte, a mio
parere dici cose molto vere, come questa: "La base della nostra azione deve
stare nel riconoscimento della nostra responsabilita' diretta, anche
personale,  nella guerra che e' in atto"; poi fai ipotesi preoccupanti e
certo non infondate (guerra globale a cui sono strumentali le guerre
particolari); e però dai anche giudizi ironici e stroncatori di inziative
come quella di Assisi. Io c'ero, non ho condiviso tutto (hai visto quello
che ne ho scritto?), ne vedo i limiti, ma non ho trovato che la
caratteristica assoluta dell'incontro fosse uno spirito facilone,
trionfalista e piattamente governativo, come dicono alcuni che non erano
presenti (per non dire dell'altra falsificazione del Corriere della Sera del
27).
Il dato positivo di Assisi è il rilievo che forse (ripeto: tre volte forse)
sta fallendo l'unilateralismo Usa e sta risalendo il ruolo dell'Onu e
dell'Europa. Favorire questa preziosa evoluzione è molto importante per il
mondo. Trascurarla sarebbe grave errore e responsabilità. Il pacifismo
generico, l'interposizione militare, hanno mille limiti che vediamo e
diciamo da una vita, ma noi siamo stati capaci, oppure cosa stiamo facendo
ora per sviluppare forze nonviolente realmente alternative al militare?
Anche di questa insufficienza io (solo io?) mi sento in colpa, come della
reponsabilità che tu dici nella frase che ho citato.
Ma allora, che fare per restituire in servizio alla giustizia il privilegio
della nostra condizione occidentale e per ridurre e riparare alle nostre
responsabilità? Non bastano analisi, proclami (come ho sempre fatto
anch'io), né sobrietà nella vita privata. Sono da apprezzare anche passi
politici concreti, non perfetti, anche ambigui, come questa missione in
Libano, "se" sono uno spostamento dalla pura logica dell'impero al
rafforzamento del diritto internazionale. Certo, abbiamo dei dissensi, ma la
guerra tra pacifisti non serve a costruire la pace, e non serve neppure ad
una lucida critica dei limiti delle politiche. Non serve trattare i nostri
dissensi a suon di epiteti duri, roboanti e assoluti, come qualche amico
caro e bravo si abbassa ad usare da qualche tempo. Molti che seguono il
dibattito nella ricerca paziente di chiarezza e avanzamento della
nonviolenza mi dicono che ne restano sconcertati. Tutti ci rendiamo conto
della passione di verità che ci muove e del dolore che la violenza ci
infligge, eppure credo che il primo carattere del nostro lavoro sia darci
fiducia e rispetto, anche con differenti valutazioni dei fatti complessi.
Semplificare e assolutizzare è più facile, ma meno utile. Ci occorrerà
ritrovare le riflessioni (che, per esempio, Pontara ha sviluppato in più di
uno dei suoi libri) sul carattere non "fanatico" (è il suo termine) della
nonviolenza, prima di tutto per pensare e lavorare bene, poi perché la
nonviolenza viene accusata, da chi non l'ha compresa, proprio di
astrattezza. Sappiamo che è vero il contrario, ma dobbiamo dimostrarlo
proprio nei casi concreti e complessi. Spero di non essere frainteso.
Scusami se ho preso l'occasione del tuo testo per proporre in circolo queste
osservazioni, ovviamente discutibili, ma sinceramente preoccupate.
Ciao! Enrico


----- Original Message ----- 
From: <alfonsonavarra at virgilio.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Wednesday, August 30, 2006 10:05 AM
Subject: [pace] questa guerra è la mia guerra


> da parte di Alfonso Navarra - 26 agosto 2006
>
> Ottimo documento, quello di Lilliput sotto riportato.
> Ma - a mio avviso - non mette in evidenza il punto decisivo.
> Di cosa stiamo parlando?
> Di fermare una guerra esterna a noi o di opporci ad una guerra che e'
anche
> nostra, a cui stiamo partecipando attivamente, di  cui siamo complici
> diretti?
> Se consideriamo la guerra un fatto esterno, indipendente da quel che,
anche
> singolarmente, facciamo, allora puo' andare bene  la pratica di chiedere
> che venga fermata lanciando accorate petizioni ai potenti.
> Possiamo quindi esultare, come fa oggi il Manifesto (deve essere prevalsa
> una maggioranza fologovernativa in redazione), al ritrovato ruolo
dell'ONU,
> alla responsabilita' manifestata  dall'Europa, al coraggio dimostrato dal
> governo Prodi. A leggerlo sembra che sia scoppiata la pace e che essa si
> involi sulle  punte delle baionette dei soldati che spediremo in Libano!
> Se invece la guerra e' anche e soprattutto "cosa nostra", legata ai nostri
> comportamenti concreti, diventa decisivo  organizzare, dal basso, la
> noncollaborazione attiva e, sulla base di essa, puntare a condizionare
> l'operato dei governi.
>
> Io vedo la nostra complicita', nel sistema di guerra e nella guerra, e mi
> sento, in parte, anche personalmente complice.
> Sono affetto da mania di persecuzione e merito di essere internato in un
> ospedale psichiatrico?
> O e' la conclusione a cui mi conduce uno spietato e conseguente bisogno di
> ricerca della verita', su cui si basa la forza  della nonviolenza?
> Non escludendo affatto la prima ipotesi, per adesso provo ad addentrarmi
> nella seconda.
>
> Questa guerra e' la mia guerra.
> Perche' la vedo parte di un unico conflitto che oppone, su scala globale,
i
> ricchi e i poveri del Pianeta. Oggi questo  conflitto si e'concentrato, in
> una partita specifica, nel Medio Oriente allargato.
>
> Appartengo ad un Paese che fa parte del "club dei ricchi".
> Sono personalmente povero in canna, ma traggo indubbiamente vantaggio da
> questa collocazione.
> Essere povero a Milano e' molto diverso che esserlo a Korogocho.
> Usufruisco di molte agevolazioni oferte dalla civilta' tecnologica, ad
> esempio l'uso corrente di internet.
> Per scrivere questo mio testo batto su un PC al quale serve il coltan che
> e' costato 4 milioni di morti in Congo.
> Il coltan è una specie di sabbia nera leggermente radioattiva formata dai
> minerali di colombite e tantalite dalla cui  contrazione deriva il nome
> "coltan". Dal coltan viene estratto il tantalio, un metallo raro, molto
> duro e resistente alla  corrosione, usato per la costruzione di turbine
> aeronautiche e per la fabbricazione di condensatori elettrici di piccole
> dimensioni. E' usato per aumentare la potenza degli apparecchi riducendo
il
> consumo di energia.
> Da componente indispensabile per la produzione missilistica e nucleare e
> per il settore aereospaziale, oggi è il "genere di  prima necessità" più
> ricercato dai produttori di telefonia mobile. Cellulari, cerca-persone,
> personal computer, videogames,  ma anche materiali ad uso chirurgico per
> funzionare hanno bisogno dei microcondensatori al tantalio. Ha un peso
> simile a  quello dell'oro e pressappoco lo stesso valore. L'80% delle
> riserve mondiali di coltan si trovano in Africa e l'80% di queste  sono in
> Congo.
> Il mio PC per funzionare attinge elettricita' da una rete formata da
> centrali alimentate, specie in Italia, per lo piu' a  petrolio (ed in ogni
> caso a combustibili fossili).
> L'economia del mio Paese e' parte integrante della civilta' del petrolio.
> Rifkin lo sintetizza bene: coltiviamo ciò di cui ci  nutriamo con l'aiuto
> di fertilizzanti e pesticidi petrolchimici. La plastica, i prodotti
> farmaceutici, l'abbigliamento sono  in massima parte derivati del
petrolio.
> I trasporti, l'energia, il calore, l'elettricità, l'illuminazione, tutto
> dipende dal  petrolio. Grazie ad esso, anche se il mio reddito e' infimo,
> consumo energia a basso costo come se almeno 150 schiavi  lavorassero per
> me.
> Per procurarsi questo petrolio e mantenerlo a prezzi contenuti gli
eserciti
> occidentali hanno, nel corso della storia,  occupato il Medio Oriente,
> finto di risolvere la questione ebraica installandovi uno Stato-guardiano,
> sostenuto regimi  fanatici, reazionari e corrotti, oppressori dei loro
> popoli.
> Le Sette Sorelle, a cui si e' aggiunta l'ottava, l'ENI dopo Mattei, hanno
> imperversato imponendo contratti-capestro e  fomentando colpi di Stato
> contro i governi che non li accettavano o, addirittura, pensavano di
> nazionalizzare la risorsa  petrolifera.
> Il procacciamento del petrolio gronda sangue: e' nato fomentando guerre ed
> oggi alimenta la guerra "unica globale preventiva  permanente". Senza
> contare che il suo spreco prepara una specie di diluvio universale:
chissa'
> quanto dovremo pagare per   lottare contro la perdita devastante di vite
> umane e beni a seguito delle aumentate emissioni di CO2 e del
riscaldamento
> globale. Le alluvioni in Europa, le devastanti conseguenze degli uragani
> Katrina e Rita sulla costa statunitense del Golfo  del Messico, le
> inondazioni in Centro America: catastrofi che preconizzano il conto che
> dovremo affrontare per le emissioni  di CO2 nell'atmosfera derivanti dalle
> centrali funzionanti con i combustibili fossili.
> A Nassirya l'ENI ha avuto promesso dai nuovi padroni del Paese lo
> sfruttamento di un giacimento petrolifero dal valore di 300  miliardi di
> dollari (se Rai News 24 non diffonde sciocchezze).
> Io scrivo questo mio messaggio al PC e c'e' chi, in Iraq, in Afghanistan,
> in Libano, ma anche in Africa, eccetera, combatte  per me, perche' mi sia
> agevole, comodo, economico confezionarlo e spedirlo a voi che, spero, lo
> leggerete.
>
> Dopodiche mi alzo dalla sedia e prendo il treno in direzione di Assisi.
> Vado a marciare "per la pace". Mi dicono che devo  sostenere un intervento
> militare che garantira' une tregua e favorira' un processo di negoziati
> seri.
> Sara' una forza di interposizione ONU che - scrive oggi Parlato - "per la
> prima volta parte con il consenso di tutte le parti  in causa, Israele
> compresa".
> Vado quindi ad Assisi a celebrare la pace che e' scoppiata. E,
> ingenuamente, mi chiedo: perche' Flavio Lotti non ha invitato  una
> delegazione di Lagunari? Potevamo festeggiarli insieme prima della
partenza
> per Beirut. Ragazzi, siete tutti noi!  Riponiamo in voi le speranze di un
> "altro mondo possibile"!
> Oltre alle scarpe, che simboleggiano i bambini morti sotto le bombe,
> avremmo potuto portare anche i coriandoli da lanciare  per il buon augurio
> ai difensori della pace!
>
> Mi alzo dalla sedia, ma subito mi assale un dubbio. Rileggo i miei appunti
> dell'altro ieri. Ho scritto un messaggio dal  titolo "popolare e
popolano":
> i fessi in Libano. Affermo in esso che esiste una differenza tra un
> "pacifismo parolaio e  burocratico" ed una strategia di nonviolenza
attiva.
> Tra i "fessi", avevo iscritto a pieno diritto il pacifismo che:
> 1- separa e marca le distinzioni dei vari fronti della guerra "unica e
> globale" che in tal modo disconosce, occulta e nega.  Afghanistan, Iraq,
> Libano, Iran sono presi come conflitti separati, non come aspetti
> particolari di una unica partita  strategica, la cui posta e' il controllo
> delle risorse petrolifere;
> 2- si limita a considerare la dimensione sovrastrutturale del conflitto
> arabo-israeliano: ad es. gli ebrei contro i musulmani  e i cristiani,
> eccetera. Non riesce a vedere che la chiave del problema in Medio Oriente
> sta non nella contrapposizione  etnico-religiosa (la quale gioca un ruolo
> ma non determinante), bensi' nel conflitto strutturale sulla produzione e
> distribuzione della ricchezza petrolifera;
> 3- attribuisce ad organismi internazionali tipo l'ONU e la UE
potenzialita'
> e funzioni che sono fuori dal loro assetto  strutturale e dalla loro
> portata: prima di utilizzarli per finalita' di pace occorrono riforme
> profonde che li predispongano  adeguatamente per scopi pacifici efficaci;
> 4- non comprende che l'Italia in quanto sistema-paese fa parte integrante
> ed organica del "club nordista" dei ricchi del  Pianeta che hanno
interesse
> a cogestire "multilateralmente" con gli USA l'ordine internazionale ed il
> modello di sviluppo  "ecocida"  fondato sullo sfruttamento sistematico
> delle risorse e delle popolazioni del Sud del mondo;
> 5- sogna di affiancare, con una illusione di condizionamento
"alternativo",
> l'interventismo umanitario all'interventismo  bellico finendo in questo
> modo con il coprire e legittimare quest'ultimo.
>
> Ripasso in rassegna questi cinque punti. Devo ascoltare il "Manifesto" per
> il quale si tratta di evidenti assurdita'?
> Decido di no. Per il momento, mi faccio ancora fiducia. Rifletto sul fatto
> che in passato non mi risulta che il "quotidiano  comunista" abbia
> azzeccato le sue analisi.
> La sua vecchia cultura lo porta a "cannare" continuamente e
> sistematicamente. L'autobiografia della Rossanda e' una rassegna  spietata
> di ammissioni di errori di analisi e di giudizio!
> Sono altre le fonti che mi portano a ritenere la tregua in atto come
> "ingannevole" (la definizione e' di Lucio Caracciolo).
> Sulla stessa stampa italiana appaiono le interviste sia ai governanti di
> Israele sia ai dirigenti di Hezbollah. Non  promettono nulla di buono. Non
> hanno affatto intenzione di avviare un negoziato.
>
> Insieme ad Angelo Baracca, mi sono fatto il seguente, pessimistico, quadro
> della situazione, che lui riassume in due punti:
> (a) in MO si combatte -comunque, anche, e piu' ferocemente, dopo le
battute
> d'arresto in Iraq e in Libano - la guerra globale  per le risorse e il
> dominio mondiale, noi diciamo la terza guerra mondiale, anche se molto
> diversa dalle precedenti;
> (b) esiste un chiaro disegno di trascinare l'Europa fino al collo in
questa
> guerra.
>
> Ai "fessi" si contrappongono quindi i "folli" come me ed Angelo.
> Per i primi saremmo agli albori di un nuovo "ordine mondiale pacifico"
> inaugurato da questa missione militare in Libano,  benedetta dall'ONU.
> I secondi strepitano ed urlano come ossessi: staremmo precipitando in una
> "terza guerra mondiale" (che forse esiste solo  nelle loro teste da
> psichiatrizzare. O forse no)!
>
> In mezzo c'e' molta gente ragionevole, come Farid Adly o come quelli della
> Rete Lilliput, che avanzano proposte giustissime e  sensatissime: diamoci
> da fare per una conferenza internazionale, istituiamo i corpi civili di
> pace, rescindiamo la  cooperazione militare con Israele, chiediamo una
> commissione internazionale per verificare l'uso di armi proibite in
Libano,
> sosteniamo le ONG libanesi e palestinesi...
>
> Tutto bene, in queste proposte, ma a una condizione. Ciascuno verifichi,
> nella sua coscienza, se e' dettata o meno dalla  "follia". La base della
> nostra azione deve stare nel riconoscimento della nostra responsabilita'
> diretta, anche personale,  nella guerra che e' in atto. L'Italia, a suo
> modo, e' un arma puntata nel mondo, che spara le sue bordate (non
> metaforicamente!) ed incombe e grava con il suo modello di sviluppo
> "petrolifero" iniquo e dissipativo.
> Dobbiamo darci da fare, anche e soprattutto a casa, per scaricare
> quest'arma ed alleggerire il peso insopportabile che  esercitiamo sulle
> risorse del Pianeta.
> Non possiamo ignorare questo dato di fatto.
> Altrimenti siamo come quel samaritano grasso ma caritatevole che, in
groppa
> ad un poveraccio smunto ed affamato, gli deterge  il sudore della fronte
> senza scendegli dalla schiena.
> Adotteremmo in modo singolare il precetto evangelico: con la mano destra
> pugnaliamo Lazzaro, con la mano sinistra applichiamo  il cerotto sulla
> ferita.
> Ci aspettiamo pure che Lazzaro riconosca il nostro spirito solidaristico.
> Miracolo: spesso lo fa, ci ringrazia. Ma io non mi affiderei all'infinito
> sulle sue risorse di pazienza...
>
>
>
>
>
>
>
> Ciao, Lorenzo,
> ciao Enrico
> e ciao a tutti/e
>
> sarò anch'io domani ad Assisi,
> per la Rete Lilliput
> (il cui luogo competente, il grupp nonviolenza e
> conflitti, ha giorni fa accolto l'invito della Tavola
> dela Pace di Assisi, con una risposta articolata e una
> richiesta di aggiunta di temi e obiettivi -documento
> che probabilmente alcuni/e di voi hanno avuto modo di
> vedere, e che comunque riporto più oltre, vedi *)
>
> condivido anch'io senza riserve la proposta di Enrico,
> che ringrazio per la consueta lucidità e forza
>
> ci vediamo domattina ad Assisi
>
> Gualtiero Via
>
>
> *
> [All'attenzione del Comitato direttivo della Tavola
> della Pace e di Flavio Lotti e Maria Grazia Bellini _
> Coordinatori della Tavola della Pace
>
> Dopo queste ultime settimane di guerra e dopo aver
> partecipato alla delegazione in Libano di
> organizzazioni della societa' civile italiana,
> apprendiamo con piacere dell'invito all'incontro del
> 26 agosto ad Assisi.
>
> La Risoluzione Onu 1701 votata all'unanimità dal
> Consiglio di Sicurezza comprende diversi punti di
> concreta speranza per una tregua tra le forze di
> Hezbollah e Israele. Ma vista la complessità degli
> interessi in gioco sono necessarie delle forti
> pressioni da parte della comunità internazionale per
> attuare i punti della risoluzione.
>
> Per chiedere un maggiore impegno al Governo italiano
> per una risoluzione del conflitto del Libano, il
> Gruppo Conflitti e Nonviolenza della Rete di Lilliput
> propone alle organizzazioni della Tavola della Pace
> l'apertura di alcuni punti di discussione gia
> largamente condivisi nelle reti della società civile
> libanese e internazionale:
>
> - Al Governo Italiano si richiede un segno efficace
> verso la pace interrompendo l'accordo di cooperazione
> militare con Israele approvato nel maggio 2005 e di
> farsi portatore in ambito internazionale di un
> immediato embargo di armi delle parti in conflitto;
> - L'impegno del Governo Italiano affinchè sia attivata
> una commissione internazionale per verificare le
> violazioni dei diritti umani nel conflitto tra Libano
> e Israele e nei territori palestinesi tra cui l'uso di
> armi non convenzionali;
> - Al Governo Italiano massimo impegno e trasparenza
> nella gestione degli aiuti, favorendo il sostegno
> diretto alle reti e coordinamenti di ONG libanesi e
> palestinesi che, senza distinzione di appartenenza,
> stanno facendo fronte comune impegnandosi per
> l'accoglienza e l'assistenza ai profughi e agli
> sfollati.
>
> Queste richieste sono riprese dal documento preparato
> dalla delegazione di organizzazioni della societa'
> civile italiana che è stato in Libano dal 5 al 9
> agosto.
>
> Crediamo che l'invio di un contingente militare non
> sia la soluzione ai diversi problemi che affliggono
> quell'area. Per questo oltre ad assicurare una forza
> Onu con un mandato di peacekeeping preciso (con regole
> d'ingaggio non offensive), riteniamo necessario
> proporre la presenza sul territorio di una forza
> civile non armata capace di occuparsi di tutte le
> necessità che la popolazione libanese ha manifestato e
> che non possono essere espletate da un impegno
> militare.
> .
>
> Concordiamo e sosteniamo l'attivazione dei territori e
> degli enti locali al fine di mobilitare una pressione
> di pace sui Governi occidentali e di riattivare un
> processo di pacificazione immediato anche nel
> conflitto israeliano -palestinese.
>
> Distinti saluti
>
> Il Glt nonviolenza e conflitti
> Rete di Lilliput nazionale]
>
>
> --
> Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink.
> Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI: http://www.peacelink.it/mailing_admin.html
> Archivio messaggi: http://www.peacelink.it/webgate/pace/maillist.html
> Area tematica collegata: http://italy.peacelink.org/pace
> Si sottintende l'accettazione della Policy Generale:
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>
>
>
> -- 
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>