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R: [pace] ANDATA RITORNO
- Subject: R: [pace] ANDATA RITORNO
- From: "Adriana De Mitri" <adrianadem at alice.it>
- Date: Sun, 23 Jul 2006 23:14:41 +0200
- Importance: Normal
Avrei voluto esserci anch'io a Genova cinque anni dopo: Avrei voluto esserci per abbracciare Heidi e per respirare aria pura, lontana dagli ambienti della politica istituzionale, le cui logiche mi sono ormai incomprensibili. Anch'io ho partecipato al concorso al quale non si vinceva niente se non la possibilità di condividere un ricordo con altri, di mantenere vivo il ricordo di quei giorni che molti vorrebbero cancellare.Avrei voluto essere anch'io fra quelle donne non più giovanissime per abbracciarle, soprattutto avrei voluto esserci per abbracciare Heidi. Non so se il mio "racconto" al quale, peraltro, non ho nemmeno dato un titolo sia entrato in finale e sia stato pubblicato, forse si, forse no, ma poco importa, per me è stato importante scriverlo, il concorso organizzato dal Comitato Verità e Giustizia per Genova è stato il pretesto per tirare fuori quello che mi portavo dentro da cinque anni. Vorrei condividerlo con voi GENOVA LUGLIO 2001, IO NON DIMENTICO (Sezione Racconti. Autore Adriana De Mitri) Genova 2001, io non dimentico, non si può dimenticare, nemmeno volendo, se si ha un minimo di coscienza, un minimo di consapevolezza, se si ha quel pizzico di empatia che ci impedisce di pensare ai fatti nostri e ci fa sentire parte del tutto. Non si può dimenticare. Son passati cinque anni e sembra ieri, sembra ieri…”Sai mamma vado a Genova con i miei amici, ci vediamo su a Bologna e poi andiamo insieme…” Così mi dice Paola, 23 anni, disposta a interrompere le vacanze nel suo Salento, per esserci, per poterlo raccontare…e che posso risponderle… “va bene”. Sono fiera di lei, ormai vicina alla laurea, sta attraversando una fase che mi inorgoglisce, la fase dell’impegno, della contestazione, della presa di coscienza. “Sai mamma, io vado a Genova” …me lo dice sommessamente, temendo un rifiuto che sa che non può arrivare. E’ giusto che abbia voglia di andarci. E’ normale per me preoccuparmi, ma non posso opporle un rifiuto, non posso e, soprattutto, non voglio. Piuttosto vorrei andarci anch’io, ma ho una bambina di 79 anni a cui badare, mentre la mia bambina, quella vera, ormai può volare da sola. Ha voglia di esserci, Paola, ed è giusto che ci sia. Per protestare contro un mondo che dimentica gli ultimi, un mondo che ha perso di vista i veri ideali, un mondo che persegue macabramente le logiche perverse del profitto. Ha voglia di esserci, Paola, ed è giusto che ci sia. La lascio andare non senza preoccupazione. La seguo da lontano, come ho fatto ogni volta che, bambina, mi ha chiesto di poter andare in bici. Da sola. A giocare a tennis. Da sola. Di fare finalmente “qualcosa”. Da sola. Per guadagnare una tappa nella sua crescita, un evento che la rendesse orgogliosa di aver fatto un altro passo avanti. E’ il 19 di luglio. È la Festa dei Popoli. Paola mi chiama raggiante e mi dice che è bellissimo che è un trionfo di colori e di allegria, “mamma qui è bellissimo, stai tranquilla, va tutto bene”… Va tutto bene, ma io non sono proprio tranquilla, in verità c’è qualcosa che mi preoccupa. Sono preoccupata per la macabra danza di morte che ho visto in tv: Black bloc che danzano la loro marcia di morte. Ce l’hanno scritto in faccia chi sono e cosa rappresentano, ma, chissà perché, arrivano indisturbati e nessuno se ne preoccupa. È il 20 luglio, Paola, mi dice che è tutto tranquillo.”Lanceremo palloncini colorati oltre la zona rossa…” E io seguo tutto spasmodicamente in televisione, soprattutto sulla Sette, l ’unica tv che dà la diretta. Vedo cose che non mi piacciono, vedo le Forze dell’Ordine , la cui imponente presenza mi aveva addirittura rassicurata, che stranamente cominciano a lanciare fumogeni e lacrimogeni contro i manifestanti, davanti a una Giovanna Botteri meravigliata e spaesata che li segue dicendo “ ma scusate, perché…. che cosa state facendo”. C’è qualcosa che non va, qualcosa che non torna. Forze dell’Ordine che non fanno il servizio d’ordine e che, invece di proteggere, cominciano a caricare i pacifisti. Vedo scene di una violenza inaudita, riportate in tv senza alcun commento, come se fosse normale inseguire una ragazza che scappa impaurita, fosse normale picchiarla violentemente dietro la nuca lasciandola tramortita, o morta, per terra… poteva essere mia figlia, …inaudito, tutto ciò che vedo in tv è sconvolgente, a quel punto ho paura. Per tutti quei ragazzi, per mia figlia che non riesco più a sentire. Poi verso le quindici o le sedici, non ricordo, arriva una notizia: “è morta una ragazza, non abbiamo dati precisi, ma sappiamo che è morta una ragazza”. Sono sconvolta, non so cosa fare, chiamo Paola al cellulare, ma non risponde. Mi sento soffocare dal terrore. Poi, dalla tv una voce “Non si tratta di una ragazza, è morto un ragazzo”… è morto un ragazzo, mi sento sollevata… improvvisamente mi vergogno del mio sollievo. Mi vergogno del mio sollievo ancora oggi. Non potrò mai dimenticare Carlo che aveva 23 anni, esattamente come mia figlia Paola. Non potrò mai dimenticare quella violenza sconsiderata, che non trova ragioni se non nella volontà di criminalizzare un intero movimento e il legittimo e non violento dissenso da questi espresso. Doveva passare un messaggio chiaro e forte, un messaggio volto a scoraggiare ogni forma di protesta e, soprattutto, c’era la volontà precisa di dare una visione distorta della realtà. Ma qualcosa, per fortuna, non ha funzionato. I malvagi, voglio chiamarli banalmente così, non hanno fatto i conti con le migliaia di telecamere presenti a Genova, con i cento, mille e mille occhi elettronici che hanno filmato la verità e hanno impedito che si costruissero infami menzogne, hanno impedito che si creassero i presupposti per giustificare repressioni violente di qualsiasi forma di protesta civile, che si arrivasse a stigmatizzare come terrorismo qualsiasi forma di protesta civile. Genova luglio 2001, sono passati cinque anni, ma il ricordo è vivo dentro di me. E non solo il ricordo. Genova mi ha cambiato la vita, ha cambiato la vita di mia figlia, che da Genova è tornata senza un graffio, ma con ferite profonde. Genova mi ha fatto capire che non smetterò mai di indignarmi, dovessi campare cent’anni non arriverò mai al punto di farmi saggiamente i fatti miei. Mi porto dentro quella vergogna, la vergogna di aver provato un sentimento del quale non si può andar fieri. Il sollievo dettato dalla consapevolezza che non toccava a me soffrire, ma a qualcun altro. E’ proprio su questo che dovremmo lavorare, dovremmo imparare a soffrire anche quando il dolore non ci appartiene. Soffrire, indignarci anche per qualcosa che non ci riguarda da vicino. Si chiama empatia, il più bello dei sentimenti, quello che potrebbe salvare il mondo. Ormai raro in un mondo in cui, come cantava De Andrè, il dolore degli altri vale sempre a metà. A Carlo Giuliani, ad Heidi Giuliani, ai ragazzi di Bolzaneto, a tutti quelli che erano a Genova. A Paola. Adriana De Mitri -----Messaggio originale----- Da: pace-request at peacelink.it [mailto:pace-request at peacelink.it]Per conto di doriana at inventati.org Inviato: domenica 23 luglio 2006 19.19 A: pace at peacelink.it Oggetto: [pace] ANDATA RITORNO Sono andata a Genova nel luglio del 2001, tornai e scrissi un diario di quelle giornate, lo mandai ad Indymedia e l'ho trovato intatto dopo 5 anni, ho ritenuto, come poco più di altri cento, di tirarlo fuori dal cassetto eD inviarlo al comitato Verità e Giustizia (www.veritagiustizia.it) per un concorso aperto a testimonianze scritte in forma di prosa e poesia. Non si vinceva niente a questo concorso, si dava un contributo all'assistenza legale per i crimini commessi dal potere e dalla polizia contro i manifestanti di allora. Il mio racconto "Giorni di ferie" è entrato in finale ed è stato pubblicato sul libro appena uscito "Genova, luglio 2001: io non dimentico". Sono dunque ,come nel 2001, andata e tornata da Genova. Intorno alle 18, sotto un grande tendone vicino al porto si è aperto un dibattito organizzato da Reti Invisibili (www.reti-invisibili.net) per fare il punto su quella notte cilena alla Diaz,a Bolzaneto per non dimenticare, anche se Violante non è del parere di fare una Commissione d'inchiesta, smentendo sè stesso. E qui mi si apre uno scenario insolito, alla tavola sul palco una strana presenza quasi totalmente al femminile, donne certamente non giovanissime, oltre Heidi. Sono madri o parenti di ragazzi ammazzati " per caso" o poco a poco che si tenta di farlo. Carlo Giuliani, Dax, Federico Aldrovandi,Piero Bruno, Rumesh, gli antifascisti di Torino 17 luglio 2005, gli antifascisti di Milano 11 marzo 2005 ad arresti domiciliari , in pochi conoscevamo la durezza inaudita di essi pari alle sentenze spropositate. Mi sono guardata intorno e tranne i visi amici che incontro sempre e Checchino Antonini, pronto a scrivere e registrare, non vedo nessuno "che conti", nessuno di quelli noti che hanno rappresentato la disobbedienza, il movimento, l'opposizione di ieri, la maggioranza di oggi. C'è in compenso una grande voglia di dire, la propria storia e la propria rabbia, gli interventi si susseguono. In una Genova affogata nel caldo umido ed intollerabile si va alla fiaccolata notturna davanti alla Diaz.Saremo stati poco più di cento. Presenze che non fanno titoli, pochi genovesi alle finestre non andati in vacanza ,la città questa volta non è blindata, è semplicemente indifferente. Ho conosciuto in quelle ore Roberto e Daniela di Torino, sono all'incirca come me degli anni'50, mi segnalano la storia di Sole e Baleno, il libro di Tobia Imparato "Le scarpe dei suicidi", ho conosciuto Norma che a Genova si ostina a fare un'ora di silenzio in piazza da anni, ho ritrovato Paola Manduca con la sua forza di Donna del Mediterraneo in Marcia continua,uomini molto giovani venuti da Palermo e da Como, da Verona e Napoli, ho ritrovato di notte i pendolari di ogni età e provenienza, c'è chi offriva una birra al chiosco della stazione Principe e chi un sorriso disfatto e una valigia pronta ad andare in vacanza. Sabato c'è stata una grande assemblea partecipata stavolta con nomi che contano, su come ripartire. Non ho ancora avuto tempo e forse voglia di leggere, di sapere cosa "si sono detti", sono rientrata a Capranica da dove ero partita, con la notizia che la Rai Way, ricorsa al Tar, potrà legittimamente piantare i suoi 180 metri di traliccio, che un F16 in volo sul viterbese-nonsodovediretto, aveva provocato un boato sentito fino ad Orvieto, ho potuto salutare ieri la mia amica Amina che torna dopo 3 anni in Marocco a far conoscere suo figlio e il marito Riad , siriano che ha deciso di chiedere la cittadinanza italiana e in Siria non c'è più tornato, ho visto ieri sera in piazza del Palazzaccio la Locandiera della compagnia teatrale San Leonardo, con noi tutti stregati a seguire le storie veneziane di una nobiltà finita e una borghesia nascente. Tutti per strada a mangiare gelati, a bere vino, a vivere...Siamo tornati a parlare di Viterbo, ieri alla sua prima notte bianca, di come eravamo e dove andremo, magari domani, oggi domenica 23 luglio,senza andare troppo lontano per scaramanzia. Anche qui, in provincia, il sabato notte con questo caldo si tira a far tardi. E poi oggi,domenica di luglio mi chiedo se ce la faccio ad andare a Roma nei prossimi giorni a sostenere chi voterà No al Senato, a manifestare contro Olmert a Roma, mi chiedo se tutto questo ha un senso dove pochi conoscono e tanti sono al buio, ancora tutti immersi in una notte dove non emerge che il volto della violenza e del potere, dell'appartenenza e della mafia, della censura e dell'informazione venduta, della negazione della libertà e democrazia, dove si delega e ti penti amaramente di aver delegato, dove ci si oppone al fascismo e ti ritrovi magari in carcere o agli arresti domiciliari per concorso morale, dove come un'icona anacronistica ti ritrovi a balbettare "basta- sono contro la guerra-pace", dove progetti a settembre di vendemmiare, magari con i piedi, acini riarsi dal sole, che il raccolto di questi anni si è fatto aceto... Non ho trovato nessun buon motivo, nessuna parola o frase per dire che è giusta la guerra, è rimandabile e da rifinanziare una missione, va sostenuta questa sinistra, non si può riconsegnarla alla destra, parole parole... disfatta e/o disfattista, come cinque anni fa sono con chi non ha voce, con chi ha e non ha il coraggio di essere in strada, pronta anche a dire tutta l'amarezza e la rabbia per queste vergognose giornate di luglio , come quelle di cinque anni fa e mi viene solo di salutare con dolcezza quella madre di uno dei ragazzi agli arresti domiciliari dell'11 marzo a Milano che domanda:" cosa ci sta succedendo?". La raffica delle enormi drammatiche notizie ci attacca ogni giorno e ognuno se la vive come può, ma la resistenza in questo paese, dove l'opportunismo politico ha indossato tutte le gamme del rosso, è sfidata ad andare avanti e tornare indietro non solo nella memoria ma cercando di sapere quanto in maniera sempre più dura e predeterminata ci viene nascosto e negato: per renderci invisibili-muti-indifferenti-prudenti.Fermi. Vogliamo vedere-sentire-parlare, uscire dalla notte della dimenticanza, una notte che si preannuncia molto calda e altrimenti senza fine. Doriana Goracci http://www.bellaciao.org/it/article.php3?id_article=14387 -- Mailing list Pace dell'associazione PeaceLink. 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