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Considerazioni per il movimento pacifista dall'intervento dell'on. Umberto Ranieri oggi alla Camera
- Subject: Considerazioni per il movimento pacifista dall'intervento dell'on. Umberto Ranieri oggi alla Camera
- From: "Comitato Via dall'Afghanistan" <outafghanistan at comune.re.it>
- Date: Tue, 18 Jul 2006 14:55:44 +0200 (CEST)
- Importance: High
Vorrei fare alcune osservazioni, tanto per tenere accesa la discussione fra noi e rendere possibile una risposta attenta all'ormai certa approvazione del decreto legge di rifinanziamento delle missioni di guerra a cui partecipa l'Italia. Rendendo conto che il nostro impegno non si ferma certo ad oggi, perché non possiamo dirci certo sconfitti per un semplice Sì, dobbiamo stare attenti a considerare punto per punto quello che la maggioranza di governo espone a giustificazione di tale Sì, in maniera da poter focalizzare il nostro impegno nelle fasi successive. Un punto importante affermato dall'on. Umberto Ranieri stamattina è il seguente: "La partecipazione delle Forze armate italiane ad operazioni multinazionali avviene in conformità ad un complesso di norme, talune dettate direttamente dalla nostra Costituzione, altre di origine internazionale, che sono presenti nel nostro ordinamento in virtù dei principi di adattamento sia alle consuetudini internazionali sia ai trattati di cui l'Italia è parte. Norme costituzionali e norme di origine internazionale dettano una serie di principi che non possono essere infranti. Le missioni militari italiane all'estero operano nel quadro del principio costituzionale sancito dall'articolo 11 della Carta, principio cardine del nostro ordinamento, che prescrive il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, e insieme del principio codificato dalla Carta delle Nazioni unite, che vieta l'uso della forza contro l'integrità di qualsiasi Stato e lo considera ammissibile solo se intrapreso per legittima difesa o su autorizzazione da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. A questi principi si ispira l'azione del Governo italiano per quanto riguarda l'impegno dei nostri militari all'estero." Quindi il Governo Prodi è convinto di operare in conformità e ispirandosi all'art.11 della Costituzione, oltre che alla Carta delle Nazioni Unite. Certo l'Italia non ha dichiarato guerra all'AFghanistan, ci mancherebbe altro, ma sta partecipando ad una missione che, pur definendosi di pace, ha tutte le caratteristiche di una guerra. E' una guerra contro un nemico non giuridicamente definito come Stato, ma contro una entità astrattamente detta "terrorismo internazionale". Una guerra che finora vede vittime sopratutto fra la popolazione civile, e che impedisce a chi veramente opera per la pace di agire tranquillamente. Questo perché, come ci ha detto Gino Strada, è assurdo che si porti la pace chiusi nei carri armati ed è impossibile distinguere i civili dai militari e quindi si colpiscono tutti e due. Noi siamo convinti che questa missione è di guerra, che va contro l'art.11 della Costituzione e contro la Carta delle Nazioni Unite. Siamo quindi convinti che un Governo che parta dai presupposti esposti dall'on. Ranieri, sia veramente intenzionato ad attuare una exit-strategy? Chiediamocelo questo, chiediamolo anche agli esponenti di Rifondazione, dei Verdi, dei Comunisti Italiani, affinché aprano veramente gli occhi sulle reali intenzioni del governo. E' però importante leggere quanto più avanti detto dallo stesso Ranieri: " La democratizzazione resta un obiettivo da perseguire, ma la realtà ci testimonia che essa è il risultato di un processo complesso e che è velleitario pensare che alla medesima si possa giungere ricorrendo essenzialmente alla forza militare, dall'esterno, incuranti della complessità di società segnate da storie politiche e civili complesse, spesso antiche. Il processo di democratizzazione da perseguire non può sottovalutare fattori di fondo strutturali, che vanno affrontati, perché esso possa procedere. Occorre rendersi conto che malcontento e disperazione possono condurre ad una interpretazione estremistica della religione, che le sofferenze per la miseria e le preoccupazioni per il futuro possono spingere a rifugiarsi in una visione radicale dei precetti religiosi. Ecco perché, affinché proceda l'obiettivo della democratizzazione, la comunità internazionale e l'Occidente devono concentrare i propri sforzi nella creazione dei presupposti per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni" Grazie a questo passo ci rendiamo conto che lo stesso Governo si è accorto che la politica internazionale finora perseguita è stata fallimentare, e, noi diremmo, che la democrazia non è assolutamente esportabile, ma deve nascere spontaneamente, sopratutto alla luce della diversità enorme di cultura fra quella americana e quella asiatica. Bisogna anche chiedersi a che titolo abbiamo diritto noi, stati occidentali, di proclamarci poliziotti della democrazia. Se noi guardiamo al nostro interno abbiamo realtà che sono molto lontane dall'affermazione di quei principi di Pace, Libertà e Democrazia che intendiamo esportare. Gli Stati Uniti hanno ancora la pena di morte, hanno un carcere che si chiama Guantanamo, e vogliono imporre la loro democrazia e la pace, attraverso gli eserciti? Ci facciamo il piacere!!! Noi europei e, nel piccolo, noi italiani, abbiamo il dovere di non essere acritici servitori degli Stati Uniti, come Berlusconi ha reso l'Italia per cinque anni. Questo lo facciamo anche rispondendo all'offesa che è giunta purtroppo dallo stesso presidente della Repubblica (ma non era di sinistra?) che ha definito i pacifisti antiBush "piccoli gruppuscoli anacronistici"!!! A questo spunto speriamo che l'affermazione conclusiva dell'on. Ranieri trovi conferma dal percorso successivo che affronteremo dopo questo decreto... "Per quanto riguarda l'impegno militare italiano in Iraq, le decisioni assunte dal Governo vanno nella direzione di un rientro della nostra missione; le ragioni di questa scelta le ho ampiamente svolte nelle considerazioni precedenti. Il rientro di questa missione non significa la rinuncia a garantire, da parte del nostro paese, nelle forme che non comportano una presenza di contingenti militari, un sostegno significativo al processo di ricostruzione e riorganizzazione istituzionale e civile dell'Iraq." Noi chiediamo al Governo di ritirare immediatamente le truppe dall'Afghanistan, impegnandosi a livello internazionale affinché questo ritiro non sia solo nostro ma sia generale. E chiediamo al Governo di sostenere quell'impegno civile che "non comporta una presenza militare" e che già oggi, invece, trova forte ostacolo proprio dalla presenza militare. Alla luce di queste analisi, credo che l'impegno del movimento pacifista non debba ritenersi "colpito" dall'eventuale Sì di oggi, ma debba, differentemente ricompattarsi e sostenere una vera exit strategy, nell'immediato futuro. Grazie, Ettore Lomaglio Silvestri -- IO VIVO IN PACE E VOGLIO LA PACE Per sottoscrivere la petizione: http://www.petitionspot.com/petitions/outAfghanistan visita il mio blog: http://blog.alice.it/peaceistheway Appello pubblicato su: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_17058.html http://www.bellaciao.org http://www.osmdpn.it http://www.attac.it Iscriviti al gruppo outafghanistan at googlegroups.com
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