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Pacifisti anacronistici
- Subject: Pacifisti anacronistici
- From: doriana at inventati.org
- Date: Sun, 16 Jul 2006 12:36:07 +0200
La mail che vi inoltro è di Floriana Lipparini, dalla lista Lisistrata. Condivido pienamente quanto scrive. Ve la giro perchè penso possa essere un" di più" e non un di meno da leggere sulla nostra posta. Doriana Carissime,
proprio mentre s'infuoca di nuovo il Medio Oriente, dove da oltre mezzo secolo un¹intera popolazione è privata di ogni diritto con la forza delle armi, i giornali riportano le parole di Napolitano sui pacifisti ³dissidenti², i suoi giudizi di anacronismo, scarso realismo e totale irrilevanza. Già, abbiamo poco seguito, ma da quando è il seguito a legittimare la validità di una posizione morale? Quante volte nella storia sono state proprio alcune sparute minoranze a testimoniare la verità e a ribellarsi contro le ingiustizie (una lezione che chi è ³di sinistra² dovrebbe ben conoscere)? Napolitano si è anche stupito dell¹ostilità che ancor oggi nutrirebbero alcuni gruppi verso gli Usa e la Nato. Anacronismo? Scarso realismo? Se non stessimo parlando di tragedie, verrebbe da sorridere. Il rifiuto della guerra è il futuro, non il passato, è il traguardo cui tendere se vogliamo continuare a esistere nella realtà che ci è data, qui e ora, su questo pianeta, in questo universo. Come fa una persona di cultura a non capire che la guerra è il peggior retaggio del passato patriarcale? Come fa una persona in buonafede a non capire che non si tratta di generica ostilità verso gli Usa e la Nato, ma di rifiuto dei loro abusi di potere? Tutto il mondo è testimone delle loro tremende responsabilità, i popoli che hanno subito e subiscono le loro invasioni, i civili uccisi come ³danni collaterali², i prigionieri torturati, il diritto internazionale azzerato, le convenzioni di Ginevra calpestate. Tutto dietro lo schermo del ³terrorismo², questa nebulosa di cui nessuno vede chiaramente le coordinate, e che dalla guerra infinita può soltanto trarre infinita linfa. Forse una donna, un bambino, un giovane uccisi dalle armi degli Usa o di Israele sono meno importanti di una donna, un bambino, un giovane uccisi dai ³terroristi²? Forse la potenza di uno Stato giustifica qualsiasi abominio? O al contrario lo rende più grave? Forse che l¹abitudine ormai invalsa delle uccisioni mirate (lo fanno gli Usa, lo fa la Russia, lo fa Israele), vere e proprie esecuzioni senza processo che oltretutto travolgono sempre le vite di innocenti casualmente trovatisi in mezzo, può mai essere degna di un paese civile? Certo che siamo amici degli Usa, amici di Cindy Sheehan e dei milioni di cittadine/cittadini Usa che coraggiosamente protestano contro le politiche guerriere e imperialiste di quel ³governo² (sappiamo che il vero governo è dietro le quinte: multinazionali del petrolio più Neocon). Rinunciare ad avere occhi per vedere sarebbe realismo? Rinunciare ad avere capacità di giudizio sarebbe realismo? Rinunciare alla libertà di coscienza sarebbe realismo? Ma davvero i potenti pensano di vivere in mezzo a una massa di bambini da tener buoni con un rimprovero e una caramella? A questo punto dobbiamo guardare in faccia la realtà. Siamo in un discrimine mai toccato prima, e se non riusciremo a far crescere nella società il rifiuto della violenza, della guerra, dello strapotere delle multinazionali, e dei ceti politici che ne sono complici, alle generazioni dei nostri figli e nipoti toccherà un destino da schiavi. Mai nella storia si era vista una tale concentrazione e ampiezza di potere, perché nel passato anche i più folli dittatori non avevano al proprio servizio né queste spaventose sofisticatissime armi, né le attuali tecnologie che possono ingabbiare il mondo in una rete capace di imprigionare gli esseri viventi come pesci che si dibattono inutilmente. L¹unica possibilità è unire le forze e usare intelligenza e fantasia per convincere chi non ha ancora aperto gli occhi. Non basta qualche avamposto di persone sensibili nei Palazzi, sono comunque troppo poche e da sole sono destinate a perdere. Il lavoro da fare è nella società, ma quei pochi valorosi che già lo fanno non bastano. Occorre collegarsi, pensare, trovare strade nuove, definire percorsi e obiettivi comuni, incrociare le competenze (ve ne sono di altissime), fidarsi reciprocamente senza spaccare il capello in quattro, donne e uomini di buona volontà, insieme per cambiare se stessi e il mondo. Uno dei punti centrali è aumentare il grado di informazione. Su nonviolenza, pacifismo, rifiuto della guerra lo fanno splendidamente ³Il cammino della nonviolenza² (che diffonde anche il prezioso ³Femminile Plurale²),³PeaceReporter², ³PeaceLink², ³Accademia apuana della pace² e tanti altri soggetti che mi scuso di non citare. Riprendiamo, rilanciamo, troviamo il modo di diffondere ancor meglio, ancor di più. Mi limito ora a segnalare due o tre cose che aiutano ad attrezzarsi con gli argomenti necessari da diverse angolazioni: gli interventi di Peppe Sini che chiariscono i termini del problema da un punto di vista nonviolento, un lungo articolo di Enrico Piovesana ³Caccia italiani in Afghanistan: a far cosa? L'Italia invierà dei caccia bombardieri. Per fotografare papaveri... ³, contenuto nel dossier di PeaceReporter sull¹Afghanistan, il commento di Domenico Gallo ³Per la sinistra è il tempo della responsabilitಠpubblicato sul sito di Liberazione.
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