Ricercatori. Movimento. 2 rapide considerazioni



Ricercatori. Movimento. 2 rapide considerazioni

I ricercatori – se posso contribuire al dibattito - sono stati presenti-assenti nelle lotte universitarie di quest’autunno. 
Ad esempio, in quell’attimo in cui è stata ventilata l’ipotesi di andare al rettorato di Bologna - allo scopo di estrarre dal guscio Pier Ugo Calzolari e fargli prendere posizione in merito alla riforma Moratti, osteggiata pubblicamente anche da parecchi professori dell’ateneo -, si è percepita l'assenza del loro apporto. I ricercatori hanno quindi fatto sì la propria parte, rimanendo però fuori da quei momenti cruciali. 
Se corrisponde al vero l’affermazione in  “Massa e Potere” di Elias Canetti - che come qualsiasi cosa, il potere porta in sé la propria fine -, ho idea che chi fa ricerca debba essere in prima fila per adempiere al compito indicato da Canetti. 
Oggi, il lavoro sembra assumere anche caratteri antichi, delle sue origini più lontane. E’ nel contempo sia precario e cognitivo che nomade e deterritorializzato. Con i ricercatori quindi, per la loro stessa natura, a fare da esempio. 

Deleuze e Guattari hanno visto la globalizzazione come spazio di affetti più che di proprietà.
A mio avviso, il Movimento ha la responsabilità di operare - gesto dopo gesto - per un nuovo senso di comunità. Basato in primo luogo su affettività e femminilità.

12/6/6 – Leopoldo Bruno