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Re: per Lidia con qualche se e ma
- Subject: Re: per Lidia con qualche se e ma
- From: "Sandro Martis" <sandro.martis at tin.it>
- Date: Sat, 29 Apr 2006 11:41:16 +0200
Caro Alfonso Navarra. (lettera semiaperta e frettolosa a te e al "movimento" nonviolento) Non sempre ho il tempo, spesso nemmeno lo spirito, ma qualche volta sì, di leggere con attenzione ciò che passa in questa lista. Spinto dalla curiosità, avendo letto e condiviso questa tua su Lidia Menapace, e apprezzando quanto mai il richiamo ad un utopismo realistico e al fare, prima che al gratuito dire, mi son andato a rileggere le tue ultime cose. E, quasi mai mi capita, ma qualche volta sì, vi ho trovato spunti interessantissimi, e "critiche" al "movimento" che sono anche mie. Una cosa sola. Le tue valutazioni su La Maddalena, forse condizionate dal folclorico Sale, risentono di eccessivo ottimismo. Intanto non vi sono pescatori ma solo camerieri, a La Maddalena (Sardegna nord orientale), né alcuna particolare (se non delle avanguardie, chiamiamole così) opposizione alla base nucleare. I pescatori sono a Teulada (Sardegna sud occidentale), e la loro lotta, lungi dal diventare fulgido esempio di DPN (e altrove - La Maddalena, Perdasdefogu, Decimomannu, Quirra, Capo Frasca - è anche peggio) si è limitata alla difesa corporativa (certo confliggente cogli interessi dei militari) dei loro redditi assistiti. Difesa che hanno portato avanti senza l'appoggio delle popolazioni (che nel complesso hanno un atteggiamento affatto simile a quello delle genti di Ghedi), anzi, spesso tra l'indifferenza se non tra l'ostilità della gente. Certo, nell'insieme, l'esperienza dei pescatori di Teulada, può esser vista positivamente e citata ad esempio di come con metodo nonviolento anche piccole minoranze possano ottenere risultati. Ma si trattava di vertenza tipicamente "sindacale". Quindi maggiormente tollerata da istituzioni e opinione pubblica. Se analoga lotta si conducesse "per la pace" anziché "per la panza", è triste dirlo, verremmo spazzati via a manganellate tra il plauso generale dell'opinione pubblica. Però, fai bene a dirlo, e lo dico con te, dovremmo farlo. Dobbiamo farlo. E' necessario, urgente, indifferibile. Altre volte ho scritto che se mille o diecimila persone avessero invaso pacificamente il Palazzo, e paralizzato le istituzioni e il Paese, se l'Italia si fosse fermata per uno o dieci giorni di sciopero generale (e così la Spagna, la Gran Bretagna, gli Stati uniti), nemmeno la guerra all'Iraq si sarebbe fatta. Ma vaglielo a spiegare ai sindacati (che si dicevano "contro la guerra")... vaglielo a spiegare ai bertinotti (che si dicono "contro la guerra")... vaglielo a spiegare alla "seconda superpotenza" (che si dice contro la guerra ed è prontissima a scioperare per dieci euri di aumento ma non per salvre centomila vite umane)... Certo, convengo, sarbbe stato solo l'inizio (ma promettente) e non la fine, di un percorso che porti ad una getione nonviolenta dei conflitti (internazionali o interpersonali). E infinita strada c'è da percorrere. Dobbiamo agire oltre la "partitica", nonostante la "partitica", contro la "partitica" (non uso il termine "politica" perché ne ho una percezione positiva). Ma vaglielo a spiegare ai nonviolenti che indulgono in convenevoli col valvassume prodiano. L'errore che si continua a fare è quello di dar credito alla partitica e al sistema pseudodemocratico. Più ci avviciniamo alle istituzioni "deviate" più ci allontaniamo dalla gente, che, pur indottrinata, pur abbrutita dalla fabbrica del consenso (che livella verso il basso e ci ruba i sogni), percepisce, qualunquisticamente quanto si vuole, ma con popolaresco acume, i partiti come associazioni a delinquere. Dalla gente e con la gente dobbiamo cominciare. Per innescare un circolo virtuoso che migliori la società, quindi la politica, quindi la società, quindi il mondo. Come avanguardie nonviolente (quanti siamo? mille o diecimila? potremmo già fare tantissimo!), con azioni assolutamente pacifiche, disturbare i manovratori. E la gente, ove dimostrassimo la nostra totale estraneità (è fondamentale!) dai giochi di palazzo, la nostra totale buonafede (questo è rivoluzionario!), la nostra ferma mansuetudine (è un ossimoro? insomma: della necessità strategica prima ancora che etica della nonviolenza), la gente, come accadde a Lui - tornato sulle vie di Siviglia milleseicento anni dopo, tra i semplici e tra i puri, mica tra i potenti! che anche allora lo rinchiudono in una cella (il posto dei giusti è la galera!) -, la gente ci riconoscerebbe. E si unirebbe a noi! Niente leadership! però. Usa altri termini! Il nostro deve essere un movimento perfettamente orizzontale di spiriti liberi, che si confrontino e, in vista dei fini "superiori" che si pone, giunga sempre a scelte condivise (tecnicamente: metodo del consenso) che sappiano "vedere oltre". Certo, un movimento dove figure belle come Alex Zanotelli, senza parlare di leadership, saprebbero dare un contributo, un impulso fondamentale in termini di idee e valori. Condivido il tuo appello a padre Alex. Forse è la figura che per lucidità, purezza, disinteresse, meglio di tutte e tutti potrebbe agire da stimolo. E mi unisco a te nel chiedere il suo aiuto. Ma mi unisco a te e a tutt* nel chiedere l'aiuto di tutt*. Ci stiamo avvicinando a passi lunghi alla catastrofe sociale ed ecologica. E in questa lista cosa si fa? A Pasqua si è discusso del sesso degli angeli. Vogliamo cominciare a credere in quanto diciamo? Vogliamo cominciare a darci da fare? E' ora. Saluti Sandro Martis----- Original Message ----- From: <alfonsonavarra at virgilio.it>
Sent: Friday, April 28, 2006 7:45 PM Subject: per Lidia con qualche se e ma PER LIDIA CON QUALCHE SE E MA PER L'UNITA' DEI NONVIOLENTI SENZA SE E SENZA MA a Peppe Sini da parte di Alfonso Navarra (risposta in forma di lettera aperta) Milano, 28 aprile 2006 Caro Peppe, mi proponi di aderire alla tua Campagna per Lidia Menapace al Quirinale. Va bene, aderisco. Male certo non fa. Lidia e' dei nostri, e' una splendida figura, e' "una donna rappresentativa della Resistenza, della nonviolenza, del femminismo, delle grandi esperienze di liberazione e di solidarieta' umana, delle grandi tradizioni giuriscostituenti, per un'umanita' di persone libere, eguali in diritti, solidali". Ma subito mi chiedo: ha senso oggi spendere energie per iniziative puramente simboliche, senza agganci con il contesto politico odierno, che non hanno nessuna, proprio nessuna possibilita' pratica di innescare un cambiamento reale? Mettiamo pure il caso che la candidatura Menapace riesca ad essere presa in considerazione da un ceto politico che ha, come facilmente riscontrabile da chiunque, proprio tutt'altro per la testa. Guarda solo quello che sta succedendo per l'elezione dei presidenti della Camera e del Senato... Il Palazzo oggi ha il problema di decidere se far fuori definitivamente l'"anomalia" berlusconiana (restaurando alcune garanzie della Prima Repubblica) o se pervenire ad un nuovo inciucio con il "Caimano". I protagonisti di questo gioco, le oligarchie partitiche ed i poteri forti dietro le loro spalle, sono appesi ai fili di un delicatissimo equilibrio, nei quali enormi interessi economici attendono l'esito del loro destino. Oggi come oggi non c'e' null'altro in ballo. Ma mettiamo tra parentesi la realta' politica disperante dell'"Italietta", popolata di "berluschini", disorganizzata nelle sue fasce deboli sempre piu' umiliate ed offese, ingabbiata in un bipolarismo di tipo americano che ha preso solo i difetti del suo modello originario. Ipotizziamo che Lidia Menapace venga eletta per i motivi che tu esponi: viene scelta - miracolo! - "una persona in cui ogni donna e ogni uomo di volonta' buona possano riconoscere un sicuro punto di riferimento per difendere e promuovere la legalita', la democrazia, la solidarieta', la civile convivenza, il rispetto delle persone e della natura, la cura per gli altri e le altre, la pace, il riconoscimento e l'inveramento di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani". Ebbene, da pacifista conseguente, la Menapace sarebbe costretta a dimettersi il giorno dopo il suo insediamento. Da garante coerente della nostra Costituzione porrebbe infatti subito il problema della preparazione dello sterminio atomico cui l'Italia collabora attivamente aderendo alle strategie NATO ed ospitando le atomiche nelle basi militari usate dagli Stati Uniti. (Domenico Gallo ci ha spiegato a sufficienza che la condizione di "Stato atomico" ci pone sostanzialmente in una situazione di illegalità rispetto al diritto internazionale ed interno). La classe politica italiana ovviamente risponderebbe di no, che il nucleare militare, per salvaguardare buoni rapporti transatlantici, non si deve toccare: essa e' infatti divisa, in quelli che contano, tra filoamericani di destra (Berlusconi e sodali) e filoamericani di sinistra (le forze che vanno a fare il Partito Democratico). Prodi e' stato presidente della Commissione UE, ma non facciamoci illusioni: non esiste in Italia un "partito europeo" come lo troviamo in Germania, Francia o Spagna. Gli stessi post-comunisti hanno ripudiato il loro passato filosovietico ma mantenuto la sindrome dello Stato-guida: non c'e' bisogno di passare un'estate a Capalbio per rendersene conto, basta vedere come si affrettano tutti a compiere pellegrinaggi in America per raccogliere il "consenso di Washington". I tempi che viviamo si stanno facendo drammatici in maniera inaudita. Il Pianeta sta diventando una vera e propria polveriera. All'orizzonte si staglia la nuova guerra - molto probabilmente atomica - con l'Iran, resasi necessaria, dal punto di vista dell'"Impero del Denaro", per completare l'opera iniziata cone le invasioni dell'Afghanistan e dell'Iraq. E' la minaccia di un militarismo che si sta espandendo senza freni scatenando una stagione incontrollabile della proliferazione nucleare. Ma incombe anche e contemporaneamente l'ecocidio da effetto serra: secondo lo scienziato Lovelock (l'inventore dell'ipotesi "Gaia", la Terra come unico organismo vivente) abbiamo gia' raggiunto il punto di non ritorno. Grazie, oro nero! Qualsiasi cosa facciamo, dobbiamo gia' mettere in cantiere 3 miliardi di morti ... Hai proprio capito bene: 3 miliardi di morti comunque entro la fine di questo secolo, se cominciamo da oggi a rispettare Kyoto (magari!), qualche miliardo in piu' se insistiamo a bruciare combustibili fossili con il nostro folle consumismo, imitati da Cina, India e quanti altri. L'altra gravissima minaccia per tutta l'umanita' e' l'ingiustizia sociale globale, le ineguaglianze crescenti. Ti cito Brzezinski, il consigliere dell'ex presidente Carter, che leggo sulla rivista "Aspenia" (n. 32- 2006). La rivoluzione demografica, con i miliardi di persone che stanno nascendo, concentrata nel Sud del mondo, è una bomba politica potenziale (ed è carne da macello per l'ecocidio prossimo venturo - ndr). Sta creando masse sterminate di giovani impazienti, eccitati dagli stimoli del "villaggio globale" ma irritati e delusi per cio' che non hanno. "Questi milioni e milioni di studenti sono rivoluzionari in pectore... la loro energia fisica e la loro frustrazione emotiva sono li' pronte, in attesa di essere scatenate da una causa, una fede o semplicemente dall'odio". Ecco, caro Peppe, di cosa dovremmo davvero occuparci, consapevoli che oggi l'alternativa, imminente, sovrastante, drammaticamente ed inesorabilmente ultimativa, e' tra nonviolenza o barbarie. Lo "scontro di (in)civilta'" puo' precipitarci nella fine della stessa specie umana. Stiamo parlando di noi e dei nostri figli, non di lontane generazioni che non vedremo mai venire alla luce. Tocca a noi e non ad altri spegnere l'incendio dandoci una mossa da subito. Basta con le divisioni ideologiche, basta con le monotematicita' frammentiste, basta con gli orticelli! Dovremmo - credo - concentrare le energie non dietro i balletti della politica politicante (il toto poltrone nel Palazzo) ma per unire, costi quel che costi, i nonviolenti, le avanguardie di una nuova cultura politica, Lidia Menapace in testa, in modo da promuovere una opposizione popolare unitaria - la forza piu' potente! - allo stato di cose presenti. E' questa l'utopia concreta - costruire un accordo unitario tra le persone di buona volonta' per rilanciare la lotta per la pace giusta e sostenibile - per la quale ti chiedo di mettere a disposizione anima, cuore e mente. E' il tema della mia lettera aperta a Padre Alex Zanotelli, quella in cui (poveretto!) gli chiedo di inaugurare una nuova Resistenza al sistema di guerra prendendo l'iniziativa di aggregare i soggetti, individuali e collettivi, della "nonviolenza in cammino". Aderisci? Post scriptum. da www.repubblica.it 28 aprile 2006 ore 19.29 Secondo il nuovo rapporto dell'Aiea l'Iran ha addirittura accelerato il programma di arricchimento dell'uranio Aiea: "L'Iran continua l'attività e non soddisfa le richieste Onu" Bolton (Usa) chiede risoluzione che non escluda l'uso della forza Londra: il Consiglio sicurezza aumenti la pressione su Teheran Dopo la pubblicazione del rapporto Aiea l'ambasciatore Usa all'Onu John Bolton ha ribadito che l'intenzione degli Stati Uniti è di ottenere una risoluzione delle Nazioni unite contro l'Iran che non escluda l'uso della forza. Il diplomatico, confermando che la parola rimane per il momento alla diplomazia, ha indicato che da un primo esame del rapporto si deduce chiaramente che Teheran "non ha fatto niente per rispondere alle richieste del Consiglio di Sicurezza".
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