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Osservatorio Iraq: Newsletter 02/2006
- Subject: Osservatorio Iraq: Newsletter 02/2006
- From: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa at unponteper.it>
- Date: Thu, 19 Jan 2006 11:33:28 +0100
Newsletter Osservatorio Iraq 02/2006 03 – 18 gennaio 2006 Si dovrà votare entro breve il nuovo rifinanziamento della missione italiana in Iraq, la cui proroga è scaduta il 31 dicembre. Sarà più difficile però per il governo italiano presentare la necessità di finanziare una “missione di pace” che ha tra i suoi compiti la tutela del patrimonio iracheno e la requisizione di armi da guerra. Il 4 gennaio 2006 la procura militare ha aperto una inchiesta su quattro ufficiali della Brigata “Pozzuolo del Friuli” per peculato, introduzione e detenzione clandestina di armi da guerra. Nel corso di perquisizioni in abitazioni private sono stati rinvenuti reperti archeologici. Tutto materiale proveniente dall’Iraq. La Brigata “Pozzuolo del Friuli” ha infatti partecipato alla missione “Antica Babilonia” dal maggio al settembre 2004, e il materiale che è stato rinvenuto nella caserma Berghinz di Udine oltre centro tra kalashnikov, pistole semiautomatiche, mitragliatrici, lanciarazzi Rpg e fucili da cecchino è stato prelevato dal teatro iracheno. Sarà difficile, secondo <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1830>Giovanni Bernardi dichiarare questa come “l’iniziativa di un singolo”: “Il singolo che ha l’iniziativa di portare nel proprio bagaglio o con sé materiale di armamento, non ci riesce, perché prima di rientrare da un teatro operativo, passa, così come facciamo noi all’aeroporto, da un metal detector. Il metal detector controlla sia i bagagli sia l’individuo e quindi non è possibile che il singolo abbia questa iniziativa: senz’altro è una iniziativa di reparto”. Una brutta storia per la missione italiana, alla quale si aggiunge, sul piano strettamente militare, il negativo giudizio di <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1853>Paul Bremer sull’operato dei militari a Nassirya. Nel suo libro ”Il mio anno In Iraq” , appena pubblicato, così viene liquidata la missione italiana: “Il nostro ufficio di Nassiriya è stato quasi sopraffatto perché la Forza di Intervento Rapido dell'Italia ha impiegato sette ore per fare un percorso di poche miglia. Siamo stati costretti ad abbassare la bandiera ieri". Il libro di Bremer non mette sotto accusa solo gli italiani, ma più in genere i membri della coalizione, a dispetto di quanto riportato dai media dei singoli paesi sul comportamento dei loro eserciti. Ma la guerra raccontata dai giornali e dalle televisioni e la guerra realmente vissuta, da una o dall’altra parte, raramente collimano. Sue Smith, madre di un soldato britannico ucciso in Iraq, <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1850>sintetizza così la situazione parlando delle centinaia di soldati feriti: “ Il governo pensa che l’ignoranza sia felicità estrema. Se si tiene la gente all’oscuro, non farà domande. Che possibilità ha il pubblico britannico di prendere una decisione quando tutto viene nascosto? Perché lo stanno nascondendo? Se io so tutto su 12 [persone] che hanno perso le gambe e le braccia, perché il pubblico non lo sa?”. Come nei media occidentali, anche nei media iracheni si paga il prezzo del silenzio governativo, o peggio ancora quello della sua sola voce: <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1841>Charles <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1841>Levinson, del Christian Science Monitor, racconta che il maggior gruppo editoriale iracheno, IMN, proprietario della rete televisiva Al Iraqiya, è ormai sotto il controllo del Primo Ministro sciita, Ibrahim al Ja’afari. “Il suo ufficio … ha lavorato per trasformare i vari media dell’IMN in portavoce delle sue politiche e degli alleati del partito al Da’wa, assumendo e licenziando redattori, e dirigendo la politica editoriale” . Nel frattempo sono diventate di pubblico dominio le notizie dell’influenza statunitense sui media iracheni, che non si è limitata solo ai quotidiani, ma ha coinvolto anche <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1823>stazioni televisive e persino alcuni leader religiosi . Dignitari, sceicchi ed ulema della provincia di <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1857 >Nineveh, nel denunciare la pesante situazione della loro provincia, sottoposta ai continui raid delle forze sia statunitensi sia irachene, sottolineano come:“il governo iracheno è complice in tutti questi crimini, nell'assenza dei media, e in particolare per l'uccisione e il rapimento di giornalisti da parte di mercenari dell'occupazione, dopo aver terrorizzato ed escluso stazioni satellitari e arabe ed i media internazionali, impedendo di riferire su quel che sta accadendo, per consentire il massacro del popolo iracheno senza testimoni”. Non mancano solo le <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1832>infrastrutture in Iraq mancano le libertà fondamentali e quella della libera espressione è una di queste: si viene <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1834>condannati a trenta anni di prigione per aver diffamato il leader curdo Massud Barzani, si viene <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1855>prelevati dalla propria casa distruggendo tutto per uno “sbaglio di persona” . Si viene guardati con sospetto perché si è “testimoni”. Era un testimone anche Alan, l’interprete e fixer iracheno della giornalista Jill Carrol. Il 7 gennaio è stato ucciso nel quartiere di al Adil, e la sua collega americana rapita. Prima di lavorare come interprete, aveva un negozio di dischi, che era anche un luogo di ritrovo per i ragazzi e le ragazze di Baghdad. Basta leggere il tenerissimo ricordo che ne dà Riverbend nel suo <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1854>blog per capire quanto la guerra e l’occupazione abbiano, a lui e agli altri, rubato il futuro. OsservatorioIraq.it è un progetto di'informazione della associazione Un ponte per... totalmente autofinanziato. Se vuoi che continui a vivere SOSTIENILO. PUOI SOTTOSCRIVERE ORA CLICCANDO QUI <http://www.unponteper.it/sostienici/form_e_payment.html?UP0128>http://www.unponteper.it/sostienici/form_e_payment.html?UP0128 Conto corrente postale 59927004 Conto Bancario 100790 ABI 05018 CAB 12100 CIN: P - Banca Popolare Etica intestati ad "Associazione Un ponte per..." causale : osservatorio iraq Contatti: <>www.osservatorioiraq.it - <>info at osservatorioiraq.it - telefono 0644702906
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