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Giovedi su Rai 1
- Subject: Giovedi su Rai 1
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Mon, 19 Sep 2005 09:56:31 +0200
Montalbano contro i poliziotti del G8 Nella fiction pronto a dimettersi: «Violenza e prove false, mi sento tradito» STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO ROMA - Sarà un commissario Montalbano «politico» quello che giovedì in prima serata su Raiuno sfiderà l’altra grande fiction della stagione, cioè la ripresa si «Elisa di Rivombrosa» su Canale 5. Chi conosce «Il giro di boa» di Andrea Camilleri, uscito nel 2003 come sempre da Sellerio, sa di cosa si tratta. C’è di mezzo il G8 di Genova del luglio 2001, l’irruzione alla scuola elementare Diaz che ospitava i no-global, gli «interrogatori» alla caserma di Bolzaneto con abusi, violenze, addirittura minacce di stupro, citati nell’istruttoria. Proprio il 12 ottobre (sono le coincidenze da palinsesto tv) ci sarà la prima udienza del processo contro 45 tra carabinieri, poliziotti, medici penitenziari per reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla violenza privata. La puntata di giovedì comincia con l’arrivo di Montalbano (un Luca Zingaretti al suo meglio) al commissariato di Vigata. C’è l’appuntato Catarella, agitatissimo. Qualcuno di notte ha riempito i muri di scritte e di insulti: «Hanno scritto sbirri farabutti, commissario. Farabutti e assassini». Catarella quasi trema, il suo idioma già difficile si ingarbuglia sempre più: «Mi arrabbio perché nessuno, qui dentro, è farabutto o assassino. A cominciare da lei e per finire con me, che sono l’ultima ruota del carretto. Mi scordai: grandissimi cornuti, c’era "scrivuto" anche...». Anche Montalbano è furioso ma la sua rabbia è fredda. Cerca inutilmente il questore al telefono, vuole dimettersi. In quel momento entra nel suo ufficio il suo collega di sempre, Mimì Augello, una specie di coscienza critica. I due cominciano a parlare. Montalbano si sfoga: «Sì, me ne voglio andare. Hai letto i giornali?» Augello capisce, lo lascia parlare: «Ad assaltare la scuola, in quella caserma, a fabbricare prove false, false!, non c’è stato qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C’erano questori, vicequestori, capi della Mobile e compagnia bella.... Mi sono amminchiato». Ovvero stufato, disgustato. Augello gli chiede: «Ti senti tradito dall’istituzione in cui avevi più fiducia». Montalbano perde le staffe: «Non mi sento tradito. Sono stato tradito! Fabbricare prove false... oohh! Ma sai quale è la cosa peggiore? Che prima di Genova c’era stata Napoli. E lì il governo era di un altro colore». Augello gli chiede a che conclusione voglia arrivare. Montalbano quasi lo assale: «Che la lordìa è qui, nella polizia». Ovvero la sporcizia è tra di noi che facciamo parte di quel mondo. Augello non si limita a incassare, lo avverte che un suo addio sarebbe, quello sì, «un tradimento contro tutti gli altri poliziotti onesti come noi, che con quei quattro farabutti non abbiamo nulla a che fare, andartene significherebbe sbattere la porta contro chi è per bene». Ovviamente alla fine Montalbano, pur tenendosi il rospo, non si dimetterà e resterà al suo posto. E’ la prima volta che il G8 di Genova, avvenute sotto il governo Berlusconi, e le violenze contro i no global a Napoli il 17 marzo dello stesso 2001, quando governava il centro sinistra e a palazzo Chigi sedeva Amato, appaiono in una fiction televisiva. Il copione del film-tv (prodotto da Raifiction con la Palomar di Carlo degli Esposti, sceneggiato da Camilleri con Francesco Bruni e Salvatore De Mola, diretto da Alberto Sironi) è stato visto anche dai vertici della polizia, che collabora con i prodotti tv in cui appaiono le forze dell’ordine: vengono messe a disposizione auto di servizio, può capitare che veri poliziotti siamo usati come comparse. Ma nessuno ha avuto da ridire: sarebbe stato impossibile suggerire una correzione così clamorosa, visto che il romanzo ha proprio all’inizio le dure riflessioni di Montalbano. Ma c’è un particolare che incuriosisce. L’Andrea Camilleri sceneggiatore ha deciso di tagliare una parte dell’Andrea Camilleri scrittore. L’invettiva del commissario contro il governo Berlusconi sulla carta dei libri Sellerio era ben più dura. Augello dice: «Ho capito quello che ti rode. Il fatto che tutto questo sia capitato con un governo che suscita la tua diffidenza, la tua contrarietà. Pensi che i governanti in questa faccenna ci abbiano bagnato il pane?». Così risponde il commissario, a pagina 16: «Nelle sale operative genovesi in quei giorni c’era gente che non ci doveva stare. Ministri, deputati e tutti dello stesso partito. Quel partito che si è sempre appellato all’ordine e alla legalità. Ma beda bene, Mimì. Il loro ordine, la loro legalità». Tutto questo giovedì sera non ci sarà. Motivi di opportunità? Probabile, visto che si tratta di una prima serata di Raiuno non lontana dal clima pre-elettorale. Ma è impossibile parlare di censura. Eventualmente di una scelta consapevole di Camilleri. Paolo Conti 18 settembre 2005 da www.corriere.it __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA
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