Comunicato Stampa: "La Turchia ritorna velocemente indietro"




UIKI-ONLUS
Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

Roma, 15 giugno 2005

Comunicato Stampa
La Turchia ritorna velocemente indietro

Si tiene in questi giorni a Bruxelles il Consiglio Europeo; E' pertanto
opportuno sollecitare l'attenzione dei partecipanti sull'attuale situazione
in Turchia, affinché se ne tenga adeguatamente conto.

In Turchia E' cresciuta la speranza di pace sociale da quando, il 1°
settembre 1998, il PKK ha proclamato il cessate-il-fuoco unilaterale; in
seguito le forze kurde hanno dato attuazione, in maniera sempre più
approfondita, alla linea politica finalizzata a una soluzione democratica,
che E' stata avviata da Abdullah Öcalan dall'isola-prigione di Imrali. Non
solo il movimento kurdo, ma anche le forze democratiche attive in Turchia
hanno iniziato a lavorare per poter dar vita a tale speranza.  Sia il
governo che l'esercito turchi hanno tuttavia continuato ad avvicinarsi alla
Questione Kurda con i loro ormai usuali approcci politici: si E' adottata
una politica che E' una presa in giro dell'opinione pubblica, producendo
alcune riforme legislative, ma soltanto sulla carta. E' tuttavia comunque
da apprezzare che sia stata fissata dall'UE, il 17 dicembre scorso, la data
d'inizio dei negoziati con la Turchia: ciò costituisce infatti una nuova
opportunità per far avanzare la democratizzazione del Paese. Il governo
turco si serve ancora, però, di ciò per dar copertura alle proprie linee
politiche: ne sono prova l'assassinio a Kiziltepe di un bambino 12enne e
del padre e altre esecuzioni extragiudiziali perpetrate recentemente.

Molti sono i casi di condotta antidemocratica verificatisi dopo il 17
dicembre. Nel solo anno 2004 sono state presentate 115 interrogazioni al
Parlamento Europeo riguardo a comportamenti antidemocratici dello stato
turco: ciò basta per sintetizzare quale sia il grado di sincerità della
Turchia riguardo alla democrazia. Inoltre, la Corte di Cassazione turca ha
ribadito che Eg˜itim Sen, il piu' grande sindacato del Paese, che raggruppa
gli insegnanti, deve essere chiuso (il caso processuale era stato aperto su
richiesta del Capo di Stato Maggiore, poiché nello statuto dell'Eg˜itim Sen
E' menzionato il "diritto all'educazione nella lingua madre"). La reazione
statale non E' contro il sindacato in sé, ma E' dovuta al fatto che esso ha
previsto l'istruzione in lingua madre e in tal modo ha introdotto la
Questione Kurda nel proprio statuto; si tratta, dunque, di una reazione
contro i Kurdi.

Sono attuate reazioni simili anche nei confronti delle forze democratiche.
Le Madri per la Pace sono state maltrattate dalle autorità statali in
quanto non volevano la morte dei propri figli, né di altri giovani. Eppure
le Madri volevano contribuire a far calare la tensione che di recente E'
cresciuta nel Paese e ad attuare una soluzione pacifica. La linea politica
violenta nei confronti delle donne E' ripresa l'8 marzo; le donne
intendevano manifestare pacificamente, ma quel giorno sono state attaccate
brutalmente dalla polizia.

I governanti turchi hanno constatato che durante i festeggiamenti del
Newroz gli attivisti kurdi reclamavano i propri diritti civili e politici e
hanno reagito producendo un ordine del giorno falso: propagandavano che si
stava "dividendo la patria" e poi organizzavano un pericoloso gioco volto a
fomentare il nazionalismo. Pertanto alle richieste di pace sociale le
autorità rispondevano con una minaccia di scontri sociali.

Cresce la dose di violenza giornalmente prodotta dai governanti: in
primavera sono state avviate vaste operazioni militari in ogni parte del
Kurdistan, che ancora proseguono, contro i guerriglieri delle Forze di
Difesa del Popolo (HPG). Notizie di scontri si susseguono ogni giorno. Si
tenga presente che nel solo mese di maggio ben 50 sono state le vittime di
tali scontri. Il comportamento statale provoca dunque spargimento di
sangue, come già in passato. Si pratica la violenza a un livello
notevolmente elevato, in base alla motivazione che la Questione Kurda E'
una questione "di terrorismo".

Inoltre si attuano comportamenti antidemocratici nei confronti del leader
del popolo kurdo Abdullah Ocalan, che riveste un ruolo-chiave nel cammino
verso la soluzione della Questione Kurda. Il nuovo "Pacchetto di riforma
per la democratizzazione", che si E' iniziato ad applicare dal 1° giugno,
riguarda le leggi penali e non consente gli incontri tra il Presidente
Ocalan e i suoi legali. Nel giorno in cui le nuove norme sono entrate in
vigore, Abdullah Ocalan ha incontrato i suoi legali, ma la loro
conversazione E' stata registrata dalle autorità. Il Presidente Ocalan ha
poi dichiarato, il giorno stesso, che tale comportamento e l'entrata in
vigore della nuova legge dimostravano ufficialmente che il governo turco
era deciso a mettere fine al processo volto a rinvenire una soluzione
politica e democratica alla Questione Kurda, da lui stesso avviato sei anni
fa. Eppure E' trascorso appena un mese dal 12 maggio scorso, allorché la
Corte Europea per i Diritti Umani ha pronunciato la sentenza sul caso
Ãcalan, chiedendo la ripetizione del processo nei suoi confronti da parte
della Turchia. Abdullah Ocalan ha anche dichiarato che non terrà colloqui
con i suoi legali fino al ripristino di condizioni eque, in segno di
protesta per i comportamenti adottati dalle autorità turche nei suoi
confronti. Tutto ciò dimostra che la Questione Kurda E' entrata in una
nuova, avventurosa, fase; la Turchia procede verso la data di apertura del
negoziato con l'UE (3 ottobre) all'ombra dei suoi persistenti comportamenti
antidemocratici, delle operazioni militari e degli scontri armati, nonché
di richieste di pace e di democrazia da parte dei Kurdi; il Kongra-Gel,
invece, nella propria dichiarazione del 1° giugno ha richiesto che si
concludano le operazioni militari, per riaprire la strada verso il dialogo
e verso una soluzione.
Riteniamo pertanto importante sollecitare l'attenzione sia dei
rappresentanti dei Paesi UE che dell'opinione pubblica europea sulla
necessità del rispetto di valori e principi, in particolare dei diritti
umani e dei popoli. Occorre agire per fermare il cammino a ritroso della
Turchia e affinché si creino condizioni di equità che consentano un nuovo
processo nei confronti del Presidente Ocalan; occorre far sì che la Turchia
si avvicini in maniera democratica e pacifica alla Questione Kurda.


Via Gregorio VII n. 278 00165 Roma Tel. 06636892 Fax. 0639380273 Email:
<mailto:uiki.onlus at fastwebnet.it>uiki.onlus at fastwebnet.it
<http://www.uikionlus.com/>www.uikionlus.com