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Progetto saltimbanchi, diario di bordo 6
- Subject: Progetto saltimbanchi, diario di bordo 6
- From: "Antonio Scalzi" <vincisca at tin.it>
- Date: Fri, 15 Apr 2005 18:00:22 +0200
- Organization: Erboristeria Rugiada
Venerdì, 15.aprile
2005
Ciao a tutti/e, Vi scrivo da Gaza city, sono ormai 5 giorni che siamo qui, siamo potuti entrare col aiuto del CRIC, una ONG italiana, che ha dei progetti qui, lavora sull'infanzia e sull'infrastruttura. Entrando da Eretz, il confine al nord della striscia la povertà ti prende a schiaffi, strade distrutte, bambini ovunque, carri trainati da asini, e cavalli, un traffico allucinante, macchine, camion, spazzatura sparsa, case danneggiate dai bombardamenti, in mezzo qualche cammello, barrachini per strada, sguardi curiosi-insospettiti, un casino inimmaginabile. Per di più Israele, con ogni incursione, prende più terra, distrugge le infrastrutture come serre e pozzi per l'agricoltura al confine del nord o delle case come al confine con l'Egitto (per adesso 4.500 case, 25.000 persone che ci vivevano stanno dai parenti o sparsi non si sa dove). Motivi di sicurezza, e la guerra è la guerra, ma sulle spalle di chi? La densità della popolazione è di 25.000 al km quadrato a Gaza e di 50.000 nei campi profughi, non ho ancora capito come fanno a starci. dopo 5 giorni mi sono abituato mi sono abituato a vedere l'immagine, però non riesco ancora a capire cosa vuol dire, stare cosi stretti. Lavoriamo soprattutto negli asili, in posti,dove non si à mai visto una cosa del genere. Divertimento per i bambini, cosa strana. Abbiamo l'occasione di
tenere un laboratorio con degli operatori di due "ludobus", un'esperienza
emozionante per me, lavorare con questo gruppo, dare degli impulsi rispettando
la sfera personale ed il contesto culturale.
Lavoriamo anche in un ospedale ed in un villaggio beduino, che tra i sfigati hanno una posizione di spicco. Questi qua vivono tra un lago di raccoglimento di fogne all'aperto, il confine con Israele, diverse colonie, tra cui una militare. Stanno sempre a distanza di tiro, e quando ci sono degli scontri rimangono isolati tra le due linee. Beduini, per la cronaca è
un popolo nomade, che viveva spostandosi con i propri animali seguendo le
stagioni delle risorse d'acqua e dei pascoli nelle zone del deserto nel Sinai.
Dalle diverse guerre ed incursioni sono stati costretti a fermarsi e vivono ora
in baracche o delle case al margine della società palestinese. Spesso vengono
spostati nelle zone del confine con Israele, perché
Israele tende ad occupare le zone non popolate. In tal modo servono come scudo
umano contro l'espansione israeliana e finiscono tra le due linee.
Dopo lo spettacolo finiamo a bere il tè, seduti sulla sabbia in cerchio a parlare della loro situazione. Fino alla scorsa
generazione viaggiavano ancora nel deserto. Mi viene di chiedermi perché, perché
non è possibile vivere una vita in dignità e pace secondo le proprie usanze?
Guerra e povertà viaggiano
insieme, mentre dall'altra parte ci si fa un sacco di soldi. Vi saluto, oggi
pomeriggio ci aspettano in un altro villaggio beduino, cosi concludiamo il
nostro soggiorno a Gaza, e domani comincia il rientro.
Quindi vi saluto, ci
sarebbe tanto da dire, tanto da raccontare, magari di persona. Comunque aspetto
sempre le vostre sollecitazioni, perplessità e domande.
A presto, un abbraccio a
tutti.
Andreas e Stefano Berretti bianchi onlus Corpi civili di pace Progetto saltimbanchi |
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