Mozione Iraq



Inviamo alla vostra cortese attenzione la mozione sull'Iraq dei deputati
del Forum per l'Alternativa



La Camera, premesso che:

 -        alla conferenza di Sharm El Sheik la comunità internazionale e il
Governo ad interim iracheno si sono assunti l'impegno di garantire
attraverso iniziative politico-diplomatiche, la piena partecipazione al
processo elettorale di tutte le componenti politiche e religiose irachene;

-        ad oggi tali garanzie, com'era prevedibile, non sono state
assicurate e in tutto il Paese la situazione si va aggravando in maniera
drammatica con l'approssimarsi del 30 gennaio, mentre vengono alla luce
ulteriori episodi di corruzione elettorale facenti capo al presidente ad
interim Allawi;

-        la situazione dei diritti umani è altrettanto drammatica e
inquietante, come dimostrano le notizie sulle gravi torture da parte
dell'esercito britannico - da cui il contingente italiano dipende e a cui
consegna i prigionieri -, su arrestati per reati comuni e quelle
riguardanti la sparizione di circa 10.000 prigionieri;

-        il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha espresso
preoccupazione sull'opportunità di mantenere al 30 gennaio la data delle
elezioni in Iraq, proprio in considerazione dei continui attentati che
mostrano una situazione, mai venuta meno, di endemiche e gravi instabilità
e insicurezza;

-        la Conferenza dei Capigruppo del Parlamento europeo, su richiesta
di alcuni europarlamentari che avevano proposto l'invio di una delegazione
parlamentare per il controllo della regolarità del voto in Iraq, ha
dichiarato formalmente l'impossibilità di dare luogo a questa richiesta a
causa della mancanza dei minimi di sicurezza;

-        il ministro degli esteri italiano, on. Gianfranco Fini,  in una
recente dichiarazione ha messo in risalto il pericolo di un deficit di
rappresentatività della consultazione elettorale in Iraq, in assenza di una
piena partecipazione di tutte le componenti della società irachena;

-        il presidente iracheno ad interim Ghazi al Yawar ha esortato le
N.U. a valutare l'opportunità che le elezioni del 30 gennaio si svolgano,
dato il un contesto di violenza che minaccia gli elettori, precisando che
elezioni poco partecipate equivarrebbero ad un fallimento;

-        i rappresentanti delle autorità elettorali di Canada, Gran
Bretagna, Messico ed altri paesi, unitamente ad esperti internazionali dei
processi elettorali, che ad Ottawa hanno creato un nuovo organismo con il
compito di verificare l'equità delle elezioni irachene, hanno escluso la
possibilità di inviare osservatori in Iraq in ragione delle attuali
condizioni di sicurezza;

-        lo stesso Primo Ministro ad interim, Iyad Allawi, ha dichiarato
che in alcune zone del paese la partecipazione non sarà nei fatti possibile
a causa delle condizioni di sicurezza proibitive (tra queste quattro delle
più importanti province, circa la metà della popolazione, sono in rivolta);

-        il consiglio degli Ulema e le principali formazioni politiche
sunnite hanno dichiarato che la loro partecipazione al voto è legata alla
fissazione di una data certa entro la quale le truppe di occupazione
dovranno lasciare l'Iraq, altrimenti si asterranno e metteranno in atto
comportamenti ostativi;

-        il ministro iracheno Hazem Shaalan ha ventilato l'ipotesi di
accogliere la proposta di un rinvio delle elezioni a nuova data, purché
questo sia necessario a garantire la partecipazione delle formazioni
sunnite al processo elettorale;

-        il governo provvisorio iracheno ha stabilito di prolungare lo
stato di emergenza per altri 30 giorni a partire dal 5 gennaio, impedendo
di fatto lo svolgimento delle normali attività elettorali di contatto tra
partiti, candidati e cittadini;

-        nelle condizioni politiche in cui si svolgeranno le elezioni è
forte il rischio di un appuntamento elettorale che acuisca le divisioni
politiche, etniche e religiose, alimentando la spirale della guerra civile;

-        Ucraina e Portogallo hanno annunziato il ritiro dall'Iraq dei
propri contingenti;



IMPEGNA IL GOVERNO



Ad attivarsi immediatamente in tutte le sedi internazionali affinché sia
rinviata la scadenza elettorale del 30 gennaio e sia favorita la
partecipazione di tutte le componenti politiche e religiose irachene,
attraverso il sostegno e l'accettazione della proposta avanzata dalla
comunità sunnita (fissazione di una data certa entro la quale le truppe di
occupazione dovranno lasciare definitivamente l'Iraq) e l'organizzazione di
una vera conferenza internazionale a cui possano partecipare tutte le
componenti irachene comprese quelle che hanno alimentato la guerriglia,
come proposto tempo addietro anche dalla Francia;

impegna altresì il governo a disporre il ritiro immediato delle truppe
dall'Iraq, già attuato o annunciato da diversi paesi facenti parte della
"coalizione dei volenterosi", al fine di contribuire all'obiettivo sopra
indicato.



FOLENA, GIORDANO, ZANELLA, CRUCIANELLI, GRANDI, COSSUTTA MAURA, DEIANA,
PISA, RUSSO SPENA, BULGARELLI, PISTONE, CENTO, GIANNI ALFONSO, BANDOLI,
VENDOLA, DIANA LORENZO, SINISCALCHI, BUFFO, DUCA, CARBONI, PANETTONI,
SASSO, SCHIACCA, TRUPIA, BELLINI, ZANOTTI, BIELLI, COLUCCINI, DE SIMONE


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