Speciale: Esecuzioni extragiudiziali a Sirnak



A cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia
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IHD: quelle avvenute a Sirnak sono state esecuzioni extragiudiziali (27
gennaio 2004 – Diyarbakir – MHA)
Quelle avvenute a Sirnak sono state esecuzioni extragiudiziali: lo ha
dichiarato l associazione per i diritti umani IHD in un suo rapporto, al
termine della propria inchiesta sulla causa dell’uccisione di 5 persone (4
delle quali erano donne), da parte delle forze di sicurezza il 19 gennaio,
nei pressi del villaggio di Toptepe, collegato a Kumçati, nella provincia
di Sirnak. La sezione IHD di Diyarbakir ha reso noto il rapporto nel corso
di una conferenza stampa. È stato detto che i cinque giovani indossavano
abiti civili ed erano disarmati. “Quello che le forze statali hanno fatto
costituisce esecuzione extragiudiziale; quei giovani potevano essere
arrestati da vivi, invece che uccisi”.
Reyhan Yalcindag, vicepresidente generale dell’IHD, ha parlato nel corso
della conferenza stampa, ricordando che vi sono diritti che non si possono
limitare né ledere né lasciare inosservati,nemmeno in una fase di guerra,
riferendosi in particolare alle norme umanitarie. Yalcindag aggiunge
inoltre: “Anche se 5 persone, due delle quali minorenni, sono partite per
andare a unirsi al Kongra-Gel, potevano essere per questo arrestate da
vive, dal momento che erano ancora in abiti civili e senza armi. Abbiamo
dichiarato che le cinque persone sono state uccise con un’esecuzione
extragiudiziale, poiché non sono state arrestate da vive. Ad ogni
condizione e in ogni luogo il diritto alla vita è sacro e intangibile. Le
autorità, non avvalendosi della facoltà di arrestare le cinque persone,
hanno attentato alla loro vita; questo è un crimine, in base al diritto
umanitario internazionale e rientra tra quei crimini che sono commessi
contro l’umanità. La pena di morte, anche se per legge è stata abolita, in
pratica nel nostro paese ultimamente è ancora praticata: lo dimostrano i
casi di Gumushane, Trabzon, Semdinli, Kiziltepe e, ultimamente”.
Yalcindag ha fatto appello al governo, agli appartenenti alle forze di
sicurezza e alle altre autorità pubbliche affinché si comportino secondo
giustizia e mettano in pratica tutti i cambiamenti legislativi che abbiano
effetto positivo. Yalcindag afferma “Lo IHD si servirà di tutte le istanze
giudiziarie internazionali e nazionali nei confronti di coloro che hanno
praticato le esecuzioni extragiudiziali, sia i membri della Gendarmeria che
le hanno praticate che il prefetto di Siirt (che ha proceduto alla
sepoltura dei cadaveri di Sibel Sartik e Nergiz Ozer in maniera contraria
alla volontà delle famiglie delle vittime), che altre autorità pubbliche a
quelle collegate”.
Yalcindag ha fatto anche riferimento alle dichiarazioni secondo le quali le
5 persone sarebbero state uccise dopo esser state torturate: “Stiamo
facendo ricerche volte ad accertare tali dichiarazioni; finora non abbiamo
trovato nessun indizio che consenta di dimostrare che sono state praticate
torture. Il rapporto autoptico non è molto dettagliato e quel che da esso
abbiamo capito è che queste persone sono state uccise tutte con armi di
fuoco”.
Dopo Yalcindag ha preso la parola l’avvocato Selahattin Demirtas,
Presidente della Sezione IHD di Diyarbakir, che ha reso noto il contenuto
del rapporto. I fatti di cui si parla sono avvenuti due chilometri a sud di
Toptepe, in una zona vicina a un corso d’acqua. La zona è vicina a
insediamenti militari e molti sono i gruppi militari in essa presenti. Le
persone uccise indossavano abiti civili d’uso comune. Sia prima che dopo le
cinque uccisioni non è stata fatta alcuna perquisizione di case del
villaggio. Il procuratore non si è mai recato sul luogo dell’accaduto e non
ha svolto il ruolo che in una fase d’indagine compete al procuratore. Nel
dossier preparato dalla procura non c’e la definizione del luogo
dell’accaduto, né il dossier contiene appunti su rilievi fatti sul posto,
né fotografie o disegni relativi al luogo;  sul luogo sono stati girati
nemmeno dei filmati. Le impronte sono state prese dalla gendarmeria, alla
quale appartengono le persone sospettate di aver fatto le uccisioni.
Riguardo alle persone uccise sono da tener presenti le date del loro
allontanamento da casa e il fatto che è contrario a un normale percorso di
crescita personale che persone in quell’età abbiano la predisposizione ad
apprendere come usare quel tipo di armi.
Nel rapporto sono stati elencati alcuni punti che devono ancora esser
chiariti: 1) come è avvenuto che le cinque persone, provenienti da diverse
città, si siano ritrovate insieme nell’area di Sirnak per partecipare a
un’organizzazione guerrigliera? 2) Si dice che è stata presa un’arma a
canna lunga di marca BIXI rinvenuta sul luogo dopo l’uccisione; sarà vero?
Coloro che hanno visto l’arma dicono che era priva del caricatore, rovinata
e non funzionante dall’umidità. 3) I gendarmi che hanno partecipato
all’operazione, tralasciando per il momento la questione se siano o meno
colpevoli, sono comunque sospettati eppure hanno proceduto a raccogliere
impronte e indizi sul luogo; inoltre la perizia balistica risulta bloccata;
e anziché inviare per la perizia gli elementi di prova a una struttura
pubblica della sanità generale, si è provveduto a inviarli al laboratorio
criminologico della gendarmeria stessa. 4) Non si sa, non essendovi chiari
indizi al riguardo, se i gendarmi abbiano intimato ai cinque di fermarsi e
arrendersi, prima di sparare.

La madre di Sartik: mia figlia è stata uccisa, MHA – Sirnak 24 gennaio 2005
(estratti)
Nell’area di Sirnak, nel villaggio di Toptepe, il 19 gennaio cinque persone
(tra le quali 4 donne) sono state uccise. La madre di una delle vittime ha
dichiarato: dopo averlo torturato, lo hanno portato sulla montagna e lì
hanno simulato che fosse avvenuto uno scontro tra militari e guerriglieri.
Ci sono stati sviluppi nelle ricerche sulle circostanze della morte delle
cinque persone. Dopo l’uccisione da parte dei militari, sui corpi della
16enne Nergiz Ozer e di Hamdullah Cinar sono stati rinvenuti segni di
percosse e di bruciature sulla pelle praticate mediante sigarette.
Fotografie che sono state scattate durante il lavaggio dei cadaveri che
precede la sepoltura risultano essere molto raccapriccianti. Le famiglie
che non hanno potuto ricevere I rapporti balistici e autoptici, nonostante
i loro sforzi, hanno dichiarato che si rivolgeranno alla Corte di
Strasburgo e alla Procura della Repubblica di Siirt.

Quelli che hanno visto: erano in abiti civili
I contadini che hanno dovuto assumersi la responsabilità di trasportare i
cadaveri dei giovani uccisi hanno dichiarato che si trattava di civili.
Quel giorno a causa della pioggia le AUTO non potevano accedere all’area di
Toptepe, per via del fango; pertanto i militari si sono recati in un
paesino, Cemilli, e hanno prelevato alcuni asini assieme ai loro padroni,
affinché trasportassero i cadaveri. Un contadino, che non vuol svelare il
suo nome, dice che i militari gli hanno richiesto di aiutare a trasportare
i cadaveri. “Un gruppo militare, nel primo pomeriggio,  è giunto in paese e
ha voluto tre asini; noi siamo partiti con i nostri asini perché ci avevano
detto che erano stati uccisi cinque guerriglieri e che dovevamo
trasportarne i cadaveri. Quando siamo arrivati al luogo, abbiamo visto che
vi erano cinque persone morte, ma nessuna di esse indossava divise da
guerriglia. Ho potuto osservare bene solo le due ragazze che ho
trasportato; entrambe indossavano jeans ed erano in abiti normali: nulla
nel loro aspetto faceva pensarE che fossero guerrigliere; i loro abiti
erano persino assai colorati. Abbiamo caricate le persone sui tre asini e
siamo ripartiti per portarle alla caserma. Tutti sanno, ma per paura dei
militari nessuno vuol raccontare”.
Zeki Idin ha anche lavato il cadavere di Cinar prima della sepoltura; ha
riferito che sul corpo del giovane erano presenti, ben visibili,  segni di
bruciature fatte sul petto con sigarette, e che anche dalle fotografie si
capisce abbastanza chiaramente che si tratta di bruciature procurate con
sigarette. Zeki Idin aggiunge “In totale ho visto che vi erano 11 segni di
bruciature provocate con sigarette, sul petto e sulla gamba sinistra, sul
palmo della mano vi erano tagli inferti con coltello. C’erano anche
numerosi fori di proiettile; le ferite indicavano che i proiettili erano
penetrati nel corpo, lo avevano perforato ed erano poi fuoriusciti,
lasciando fori. Questo dimostra che i colpi erano stati sparati da distanza
ravvicinata. Anche le fotografie dimostrano tutto ciò.

La madre di Sartik : mia figlia è stata torturata
“Mia figlia da 15 giorni non si sapeva dove fosse; poiché prima di
allontanarsi mi aveva detto che andava a far visita al padre a Mersin, non
mi ero preoccupata di cercarla. Due giorni prima della sua morte sono
venute delle persone, che si sono definite militari, e hanno fatto una
perquisizione in casa, qui a Izmir. Mi hanno anche chiesto dove fosse mia
figlia e io ho detto che non sapevo dove si trovasse. Mi hanno detto,
prendendomi in giro, che forse era a Sirnak o a Van. Il giorno dopo i miei
vicini di casa hanno detto che la televisione aveva fatto il nome di mia
figlia, dicendo che era stata uccisa. Pertanto sono giunta qui a Sirnak per
stabilire se si trattasse di mia figlia o meno. Durante l’identificazione
non ho riconosciuto mia figlia: la ricordavo grassottella, come l’avevo
vista 15 giorni prima, e invece quella che mi veniva mostrata era una
ragazza il cui corpo presentava lividi ovunque (segno delle percosse
subite) e potevo anche vederne sporgere le ossa. Sono sicura che è stata
sottoposta a tortura. Non ci è stato dato alcun rapporto balistico o di
un’autopsia; ma non lasceremo perdere: andremo avanti per chiarire; abbiamo
del resto già presentato un ricorso giudiziale e presenteremo il caso anche
alla Corte di Strasburgo.

MHA – Siirt 27 gennaio 2005 (estratti)
A Siirt ancora continuano i disordini. I feriti sono circa 100 (tra i quali
anche dei poliziotti). Proseguono anche i fermi e gli arresti all’interno
della città. La popolazione invoca la “SERHILDAN” contro i comportamenti
antidemocratici e irresponsabili della polizia.
In città la tensione è ancora alta. Nelle strade vi sono mezzi blindati,
carri armati, e squadre speciali viaggiano con essi, imbracciando armi
Kanas a canna lunga. Si effettuano perquisizioni nelle case, svengono
infrante vetrate, le automobili sono danneggiate e bossoli di proiettili
sono rinvenibili nelle strade. Tutto ciò fa sì che la popolazione si senta
in stato di guerra.
Il presidente dell’Ufficio IHD di Siirt afferma, Vetha Aydin: “Questore e
prefetto hanno dato ordine al comune; ormai da un anno il prefetto non
lascia entrare i cadaveri a Siirt. È quel che abbiamo saputo da familiari
di persone morte che si sono rivolti a noi. Per questo ci adoperiamo. Su
quanto è successo ultimamente abbiamo udito alcune dichiarazioni, in base
alle quali vi sono stati ordini impartiti da questore e prefetto al
sindaco; ma certamente anche questore e prefetto hanno ricevuto ordini da
autorità più in alto. Se il questore di un luogo dice “Non sono stato
eletto dal popolo, ma sono stato nominato dallo stato e farò tutto quel che
lo stato mi dice di fare” e i poliziotti usano le armi senza alcuna misura,
tutto ciò fa sì che in quel luogo la situazione peggiori; e di conseguenza,
in situazioni come quelle attuali a Siirt e a Sirnak, avviene che le
necessità della popolazione restino inascoltate. Nelle vie di Siirt sono
stati lanciati gas lacrimogeni e sembrava di assistere a scene di guerra,
in cui si ricorre alla forza senza misura. I feriti non riuscivano a
recarsi in posti dove poter essere curati ed erano fermati dalla polizia.
Sono scene del periodo in cui vigeva l’OHAL (stato di emergenza), eppure
nemmeno allora tali scene erano visibili così frequentemente come ora. E
attualmente nessuna autorità si sta adoperando per fermare questa
situazione”.
Il presidente del THAY-DER di Siirt afferma: “Responsabile di tutto quel
che è accaduto è il comune di Siirt (il sindaco di Siirt è membro del
partito AKP), dato che il comune di Gokcebag aveva già inviato la macchina
scavatrice per aprire nuove tombe, ma tale macchina è stata bloccata e il
sindaco di Siirt, come per provocare, ha mandato la sua autovettura. In
questo caso si assiste a una provocazione da parte del comune e della
polizia. Nello stesso giorno in cui ciò è avvenuto un funzionario della
questura ha gridato, intimando a donne e bambini di venir fuori dalle case.

Il DEHAP e la popolazione di Siirt hanno congiuntamente protestato per
quanto è accaduto finora alla popolazione stessa e dichiarato che la
risposta del popolo è da intendersi come SERHILDAN ai comportamenti
antidemocratici.