Ancora istanbul




22-9
Istanbul
Andiamo a cena a casa di Ludwig? Ci ha invitato...
Sono tutti stanchi.
Le fatiche del viaggio si fanno sentire. Qualcuno deve
andare. Abbiamo
invitato anche il direttore dell'Istituto Culturale
Italiano. Formiamo
una delegazione: io, Roland il nostro tedesco come
Ludwig, Fausto,
Giorgio e Violetta gli argentini. Portiamuna tanica di
20 litri di vino
bianco italiano. Spariranno nel corso della serata.
Arranco per i vicoli
della vecchia Istanbul con il peso sulle spalle.
Arriviamo in un vecchio
palazzo. Ma non e' finita. Quarto piano. Arrivo
sfinito... Ma che
sorpresa. Che casa. Un nido di una persona creativa.
Tutto e' curato nei
minimi dettagli. Arazzi indiani, porte di legno
intarsiate, mattonelle
dipinte a mano e il terrazzo. Un terrazzo che si
affaccia sul mondo.
Istanbul e' tutta sotto i nostri piedi. Le torri, i
minareti, la moschea di
Agia Sofia, il porto, i canali e un cielo stellato
impreziosito da una
mezza luna che sa tanto di medio Oriente. Ludwig e' un
padrone di casa
impeccabile. Il suo buffet e' discreto ma ricercato
come la selezione
dei suoi ospiti che mano a mano giungono. Sono poeti,
musicisti e
artisti provenienti da tutto il mondo: c'e' un
compositore jazz di Istanbul
dalle fattezze indiane e decisamente effemminato, ci
sono tre pittrici
della Germania est, bionde intellettuali, c'e'
Mohamed, musicista
iraqeno di Bassora con la moglie francese di
Marsiglia, c'e' un
percussionista turco di darbouka e tamburi a cornice,
c'e' un suonatore di violino
iraniano di Teheran, c'e' una ragazza iraniana non
meglio identificata
ma semplicemente bellissima accoccolata sopra il suo
bull terrier, c'e'
Pinar la turca che fa politica, responsabile del
Comitato dei diritti
delle donne turche, c'e' il direttore dell'Istituto
Italiano e ci siamo
noi. Serata bellissima, discreta senza eccessi. Si
chiacchiera, ci si
conosce incuriositi seduti attorno ai tavolinetti
disposti nel
bellissimo terrazzo panoramico. Ognuno proveniente da
posti e culture diverse
eppure cosi' vicini l'un l'altro molto piu' della
gente che spesso
incontri tutti i giorni nella tua citta'. Il nostro
vino, l'intimita' del
terrazzo tutto illuminato a candele, i nostri
discorsi, tutto concorre per
generare una fratellanza vera. Mohamed l'iraqeno tira
fuori il suo
strumento, l'oud, un liuto arabo e accompagnato dal
violinista iraniano e
dal percussionista turco, comincia a cantare canzoni
in arabo della sua
terra. E' incanto, la stanchezza e' volata via. La
musica, Istanbul, la
luna... Tutto sembra armonizzarsi in una melodia
divina. A stento
trattengo l'emozione.





22/9
Partiamo
> per la Turchia nel primo pomeriggio. Passiamo la
> frontiera che e' notte. Siamo stanchi e affamati.
> Decidiamo di fermarci al primo villaggio che
> incontriamo. Una piazzetta, un bar\ristorantino, una
> ventina di uomini (dove sono le donne?) seduti ad
> oziare. Impatto incredibile. Facce esterrefatte nel
> vedere il nostro bizzarro bus. Mano a mano il gelo
> si scioglie e prende piede la curiosita'. Ci
> tempestano di domande. Un pullman che va in India?
> Siete matti. Artisti di strada? Che significa? Ci
> fanno mangiare e bene. Ci offrono del te'. Dalle
> case circostanti sono usciti altri uomini, altri
> curiosi. Si forma un crocchio di un centinaio di
> persone attorno a noi. Ne approfittiamo per tirare
> fuori il nostro strampalato circo. Dal bus delle
> meraviglie i mangiatori di fuoco, i giocolieri, i
> musici, i mangiatori di spade. Risate e applausi
> fragorosi. Inimmaginabile. Poi tutto finisce. Tutti
> vogliono le foto insieme a noi. Non vogliono piu'
> mandarci a dormire. Alla fine ce la facciamo.
>
> 22\9
> Finalmente Istanbul, porta d'Oriente. Incontriamo
> Giorgio e Violetta, gli argentini. Sono qua da
> quattro giorni. Per risparmiare le burocrazie di
> frontiera sono giunti qua direttamente dall'Italia
> in nave. Hanno preso i contatti giusti.Siamo ospiti
> nel parcheggio privato, proprio nel cuore della
> citta', dell'Istituto Culturale Italiano che ci
> mette a disposizione anche i bagni. Il Direttore, ex
> viaggiatore, e' molto carino con noi. Sale sul bus e
> ci da buoni consigli per il proseguio del viaggio.
> Stasera verra' a cena con noi a casa di Ludwig, un
> tedesco trapiantato, organizzatore del festival
> Tunel, uno dei piu' grandi d'Europa di artisti di
> strada. Anche lui si sta dando da fare per noi e ci
> ha rimediato i permessi per fare il nostro
> spettacolo in strada. A cena verra' anche Pinar,
> ragazza 25enne, responsabile turca del Social Forum
> Internazionale e del Comitato di emancipazione delle
> donne turche. Ne approfitto per fare un giro in bici
> e mi immergo in un'enorme fiumana umana. Istanbul e'
> una megalopoli bella e ben tenuta come una citta'
> europea ma dal sapore d'Oriente. Ragazze vestite
> interamente di nero passeggiano accanto ad altre in
> minigonna e con i piercing ostentati. Negozi di alta
> tecnologia accanto a bancarelle di artigianato e di
> fronte ai centri commerciali ancora gli ambulanti
> pasticceri. Resteremo qua fino a lunedi. Metteremo a
> posto uno spettacolo che ancora vive di numeri
> isolati e che ha bisogno di trovare un'unita' di
> intenti. Ora che siamo tutti potremo mettere insieme
> le singole e disparate esperienze artistiche. Domani
> mattina cominceremo le prove in una sala che ci
> mette a disposizione l'Istituto Culturale Italiano.
>
> FRONTIERE
> Strade anonime,
> tutte uguali,
> degrado e sporcizia:
> si annuncia la frontiera.
> E' un esodo di disperati,
> sfruttati e male accolti.
> Si rappresenta la differenza.
> La frontiera.
> Passaggio obbligato
> della cultura dell'odio.
> Io, che amo,
> accolgo con strade
> assolate e fiorite.
> Io, che amo,
> apro con gioia
> la porta della casa.
> Io, che amo,
> al distacco
> piango di nostalgia.
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