tribunale sull'iraq



Il  gruppo di coordinamento per il Tribunale Mondiale
sull'Iraq-Genova (Serena Giordano, Alessandro Dal Lago, Antonio
Bruno, Mariangela Mozzone, Ugo Beiso, Fernanda La Camera, Norma
Bertulacelli, Jean Visconti, Carlo Coffaro, Patrizia Poselli, Paola
Manduca,  Sergio Tedeschi, Haidi Gaggio-Giuliani, Giovanna
Caviglione, Edda Cicogna, Gianni Ferretti)
con questa lettera chiede la vostra adesione ed il sostegno alla
iniziativa. Vi preghiamo di mandare le adesioni personali (indicando
la professione) e quelle delle organizzazioni a
tribunaleitalianoiraq at yahoo.it

Il nostro sito: www. tribunaleitalianoiraq.org

e per contribuire alle spese   cc postale  57093080 intestato La
Camera Fernanda

Sotto sono inclusi una descrizione del progetto internazionale,
nazionale e l'appello già firmato da cittadini genovesi che sono il
nostro gruppo di sostegno. Il percorso versos il tribunale inizia in
Ottobre con una serie di eventi collaterali di cui vi informeremo .


Allegato 1
World Tribunal on Iraq
Tribunale Mondiale sull'Iraq
Sessione italiana: "La politica dell'informazione di guerra"


Il World Tribunal on Iraq (WTI) è un'iniziativa internazionale dal
basso, che si propone di cercare la verità sulla guerra e
l'occupazione in Iraq allo scopo di emettere un giudizio complessivo
sui fatti. Il WTI si situa nel solco dei tribunali morali come il
tribunale Russell, il tribunale dell'International action center, il
tribunale giapponese sui crimini della guerra in Afghanistan e nasce
nell'ambito dei movimenti di opposizione alla guerra cresciuti in
tutto il mondo. L'istituzione del Tribunale è stata approvata dai
movimenti mondiali contro la guerra nelle riunioni di Giacarta
(maggio 2003) e della fondazione Russell (giugno 2003), nelle
assemblee del Forum sociale europeo a Parigi (novembre 2003) e del
Forum sociale mondiale a Mumbay (gennaio 2004). Le sessioni del WTI
sono organizzate da un coordinamento internazionale e si svolgono in
diversi paesi a cura di gruppi locali di volontari.
Il WTI valuta i crimini di guerra e dell'occupazione, le violazioni
delle legislazioni internazionali e dei diritti umani,  le premesse
teoriche e politiche della guerra e dell'occupazione, la
manipolazione mediale dell'opinione pubblica e le ragioni addotte per
giustificare la guerra. Esso utilizza in ciascuna sessione approcci
diversi (informativi, legali, etici, politici) ed è un procedimento
di ricerca di verità e giustizia. Finora ha coinvolto molti gruppi in
diversi paesi e culminerà in una Sessione Finale ad Istanbul, il 20
Marzo del 2005. Sessioni sono già state tenute a Londra, Tokyo,
Mumbay, Copenhagen, Bruxelles , Berlino e New York e altre sono in
preparazione, a Hiroshima, Stoccolma, Parigi e Tunisi.
www.worldtribunal.org

Proposta  di una sessione italiana, da tenersi a Genova, su
"La Politica dell' Informazione di guerra"

La guerra contro l'Iraq è stata giustificata dagli Stati Uniti e dal
Regno Unito con motivazioni risultate clamorosamente false.
Nonostante l' opposizione della maggioranza dei membri delle Nazioni
Unite e dello stesso Consiglio di sicurezza e la protesta, senza
precedenti, dei movimenti pacifisti, è stato sostenuto che
l'invasione dell'Iraq era una "nobile" violenza per il bene comune e,
in particolare, per il bene degli Iracheni. Da parte dei governi
americano, inglese, italiano e dei loro alleati si continua a
sostenere la "necessità" della continuazione dell'occupazione con la
motivazione di "salvare" l'Iraq, di prevenire il "male primario del
terrorismo", di condurre l'Iraq alla "democrazia".
Anche se visibilmente menzognero, questo messaggio viene riproposto
quotidianamente, direttamente o indirettamente, da gran parte dei
mezzi di comunicazione di massa. L'opinione pubblica ha dato troppo
spesso per scontata l'indipendenza e la credibilità delle istituzioni
e dell'informazione pubblica: governi, servizi segreti e mezzi di
comunicazione. La guerra in Iraq ha reso manifesto che, per
conseguire i loro interessi ed obiettivi, i padroni dell'informazione
sono disponibili a tutto.
La sessione Italiana del WTI intende ristabilire la verità sulla
guerra e sull'occupazione e svelare i meccanismi della
disinformazione utilizzando alcuni casi esemplari. Intende mostrare
non solo che la pretesa indipendenza dei media è stata spesso
sacrificata da chi doveva praticarla e tutelarla, ma anche che la
manipolazione dell'opinione pubblica attraverso i media  è stata un
obiettivo strategico dei pianificatori militari. Grazie alla
subordinazione dell'informazione, è stato perpetrato il massacro di
decine di migliaia di civili iracheni, mentre le infrastrutture, la
vita civile e soprattutto il futuro di un intero paese venivano
distrutti.
La sessione sarà costruita intorno alla raccolta di documenti
ufficiali e del mondo della comunicazione, e alle testimonianze di
informatori e testimoni diretti. Tra le fonti dirette, nazionali e
internazionali, saranno ascoltati: giornalisti indipendenti, che
hanno verificato la realtà irachena, prima e durante la guerra e nel
corso dell'occupazione; analisti dei servizi segreti e dei mezzi di
comunicazione; giornalisti accreditati e associati alle forze armate
(embedded); consulenti nelle "pubbliche relazioni" e
nell'informazione, volontari e così via. Nel corso della sessione
sarà inoltre data voce alle vittime della guerra, irachene ma non
solo, perché la loro verità sia confrontata con quella distorta della
comunicazione asservita.
	La proposta di una sessione italiana del WTI, da tenersi a
Genova i giorni 8 e 9 gennaio 2005, nasce per volontà di un gruppo di
cittadini genovesi - scienziati contro la guerra, docenti
universitari, attivisti per la pace, artisti, intellettuali,
insegnanti, operatori sociali, ecc. - a cui si sono unite voci da
tutta Italia.
Noi, promotori dell'iniziativa, chiediamo il vostro sostegno per
realizzare questa sessione del WTI. Il vostro aiuto può prendere
varie forme, a seconda delle competenze e disponibilità. Sono tutte
necessarie e gradite.


  Allegato 2
APPELLO
PER UNA SESSIONE ITALIANA DEL TRIBUNALE MONDIALE SULL'IRAQ
DA TENERSI A GENOVA I GIORNI 8 E 9 GENNAIO 2005.


Negli ultimi anni in tutto il mondo si sono levate milioni di voci di
opposizione alla strategia di guerra permanente condotta dagli USA e
dai loro alleati. Una strategia che ha non solo portato la
devastazione nei paesi coinvolti, ma sospetto, incertezza e crescente
povertà in tutta la terra. Se in Afghanistan e Iraq la guerra ha
provocato decine di migliaia di morti, soprattutto civili, e sta
minacciando vita e futuro di altri milioni, nel resto del mondo sta
compromettendo le libertà individuali e di associazione, in nome
della lotta contro il terrorismo. La guerra ha dato impulso
all'aggressione e al razzismo verso stranieri e immigrati,
soprattutto se islamici o provenienti da paesi arabi. Inoltre, sta
dirottando risorse sempre più imponenti verso il settore militare,
sottraendole alle attività da cui dipende la sopravvivenza di gran
parte dell'umanità.

Gli Usa e gli alleati  hanno giustificato la guerra con motivazioni
del tutto infondate, per ammissione delle commissioni di inchiesta da
loro stessi promosse. Ma milioni di abitanti del mondo, offrendo una
notevole prova di maturità e coscienza collettiva, hanno subito
interpretato questa guerra come frutto di politiche egemoniche e di
appropriazione delle risorse primarie. Fin dal primo momento, milioni
e milioni di persone hanno compreso la realtà eticamente perversa,
pervasiva e coloniale di questa guerra, anche se le informazioni
disponibili erano parziali e largamente distorte dai media dominanti.
Di conseguenza, milioni di cittadini del mondo si sono mobilitati
contro l'invasione militare di stati sovrani e la guerra permanente.

Da questo movimento è nato più di un anno fa il progetto di un
Tribunale morale internazionale sui crimini di guerra in Iraq (il
"World Tribunal on Iraq") che si propone (oltre all'informazione e
alla discussione collettiva sulla guerra) di offrire testimonianze
dirette e formulare delle raccomandazioni che raccolgano, mediante
tribunali regionali e locali, i contributi del numero più ampio di
persone nel mondo. L'istruttoria finale si terrà ad Istanbul il 20
marzo 2005.

E' nata così anche in Italia la decisione di partecipare al tribunale
mondiale.  Alla sezione italiana è affidato il compito di indagare
sul comportamento dei media in occasione della scatenamento della
guerra e durante la sua conduzione.

Milioni di cittadini ritenevano, d'accordo con gli ispettori ONU, che
l'Iraq non possedesse armi di distruzione di massa e la capacità di
costruirle. Milioni di cittadini si sono chiesti perché tanta parte
della stampa mondiale abbia sottoscritto, senza prove, le "verità"
del governo americano, inglese e degli altri paesi aggressori. Quando
poi la motivazione ufficiale della guerra è divenuta la "libertà" e
la "democrazia" in Iraq, si sono chiesti se sia giusto, in nome di
questi slogan, uccidere decine di migliaia di civili e condannarne
altri milioni alla fame. E hanno risposto di no.

Milioni di persone si sono si sono chieste come mai, se la guerra era
condotta in nome della libertà, l'informazione sulla guerra si sia
assoggetta al volere delle forze d'invasione e abbia accettato
limitazioni e censure. Si sono chieste inoltre quale fosse l'etica
professionale di media che prima hanno accettato tutto questo, e poi
hanno ammesso disinvoltamente di non aver dato informazioni corrette
sulle motivazioni della guerra (un pentimento tardivo e di maniera,
poiché un'informazione indipendente avrebbe cambiato le sorti degli
Iracheni e di tutto il mondo). Si sono chieste infine perché,
nonostante scuse e pentimenti, i media continuino, durante la
presente occupazione dell'Iraq, a svolgere un ruolo spesso in
conflitto con un'informazione veritiera.

Di queste domande largamente inevase si vuole fare carico il
Tribunale Italiano del WTI. Partendo dalla constatazione che il
quinto potere si è mostrato largamente servile nei confronti dei
paesi invasori, nonostante le pretese etiche della professione
(sancite dagli UNESCO International Principles of Professional Ethics
in Journalism), esso vuole accertare se il comportamento dei media
sia parte integrante dei progetti di guerra.

In base a queste considerazioni, noi sottoscritti, donne e uomini di
pace e abitanti di una città che nei giorni del G8 ha sperimentato
come un'informazione distorta possa contribuire ad alimentare la
violenza istituzionale, condividiamo la proposta di tenere a Genova,
i giorni 8 e 9 gennaio 2005, una sessione del Tribunale Mondiale
sull'Iraq, dedicato al ruolo dell'informazione sulla guerra, e ci
impegniamo a sostenerla e diffonderla.


  Primi firmatari
Angelo Abbondandolo, docente Facoltà SMFN, Università di Genova
Franco Ajmar, docente, Facoltà di Medicina, Università di Genova
Simonetta Astigiano, Dirigente Istituto Nazionale per la Ricerca sul
Cancro , Genova
Loredana Astigiano
Don Antonio Balletto, sacerdote, teologo
Ottavia Barbieri, Docente Facoltà di Medicina, Università di Genova
Amedeo Benedetti, saggista
Norma Bertulacelli, insegnante
Francesca Biasetton, artista
Ugo Beiso, tecnico Ansaldo
Stefania Bonatti, ex ricercatrice CNR, Genova
Luca Boni
Angel Brancati
Antonio Bruno, Insegnante
Carlo Buzzo, impiegato
Luca Burgazzoli, consulente aziendale
Aurelio Caminati, pittore
Giuliano Carlini, docente, Facoltà di Scienze Politiche, Università di Genova
Giovanna Caviglione, CNR, Genova
Edda Cicogna, insegnante
Pino Ciurlo, oculista, docente università di Genova
Carlo Coffaro, operatore sociale
Monica Colombo, insegnante
Giuseppe Coscione, insegnante.
Lorenzo Costa, Operatore sociale
Alessandro Dal Lago, docente, Università di Genova
Fernanda Della Camera , pensionata
Danilo Di Termini, Teatro dell'Archivolto, Genova
Alessandra Fava, giornalista
Maria Teresa Facco, architetto
Sergio Fedriani, artista
Guido Frosina, Dirigente, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro
Guido Frumento, Dirigente Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro , Genova
Graziella Gaggero, consulente del lavoro
Heidi Gaggio, insegnante
Don Andrea Gallo, sacerdote
Valerio Gennaro, Medici per l'Ambiente, Istituto Nazionale per la
Ricerca sul Cancro
Paola Giacalone
Antonio Giacalone
Serena Giordano, artista
Giuseppe Gonella, impiegato
Caterina Gualco, gallerista
Lucio Luzzatto, docente, Università di Genova
Emanuele Luzzati, artista
Aurelio Macciò
Maurizio Maggiani, scrittore
Graziella Mancinelli, Docente Biologia, Università di Genova, Genova
Paola Manduca. Docente Genetica, Università di Genova
Max Manfredi, musicista
Fulvio Magurno, fotografo
Gianni Martini, musicista
Agusta Molinari, docente Università di Genova
Luca Moro, Educatore
Mariangela Mozzone, Impiegata
Stefania Opisso, Teatro dell'Archivolto, Genova
Salvatore Palidda, docente Università di Genova
Gino Paoli, musicista
Filippo Parodi, cartolaio
Marzia Perera, Dr. Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova
Patrizia Poselli, Insegnante
Gabriella Petti, ricercatrice, Università di Genova
Maria Pezzano, pensionata
Claudio Pozzani, poeta
Max Manfredi, musicista
Mario Rocca, docente, Università di Genova
Guido Rodriguez, docente Università di Genova
Marina Rui, docente, Università di Genova
Edoardo Sanguineti, scrittore
Attilio Sartori, insegnante, ex assessore  alla cultura Comune di Genova
Giorgio Scaramuzzino, attore
Sandra Solimano,  direttrice Museo di arte contemporanea
Marco Spiccio, Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro, Genova
Sergio Tedeschi, pensionato
Mons. Piero Tubino, ex direttore Caritas



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Paola Manduca