accordo Iraq



Questa mattina in Aula il Governo risponderà all'Interpellanza urgente da
me presentata sull'accordo firmato segretamente a Roma il 5 dicembre
sull'Iraq.
Vi sarei grata se divulgaste la notizia
cari saluti
On. Laura Cima Verdi











Interpellanza urgente al Ministro per le Attività Produttive e al Ministro
degli Affari Esteri


Per sapere, premesso che:

dalle agenzia di stampa è stata diffusa la notizia che il 5 dicembre scorso
a Roma, sedici Paesi (Italia, Australia, Spagna, Giappone, Stati Uniti,
Austria, Repubblica Ceca, Belgio, Danimarca, Svizzera, Svezia, Lussemburgo,
Polonia, Olanda, Germania e Regno Unito) si sono riuniti segretamente,
presso il Ministero dell'Economia, ed hanno firmato un accordo per la
garanzia dei finanziamenti per esportazioni di beni e servizi a breve
termine verso l'Iraq per due miliardi di euro, come misura per assistere
nella ricostruzione e rilanciare l'economia del Paese;

l'accordo è stato firmato dall'Autorità provvisoria alleata, dalle Agenzie
per i crediti di esportazione dei sedici Paesi coinvolti e dalla Trade Bank
dell'Iraq (creata per facilitare gli investimenti nel paese in assenza di
una vera banca centrale irachena);

a richiedere l'incontro l'Eximbank americana, che il 16 settembre si era
impegnata per 500 milioni di dollari, che aspettava però che si muovessero
anche gli alleati, in particolare l'Italia con la Sace che l'11 settembre
scorso ha già ricevuto un'autorizzazione a procedere fino ad assicurazioni
per 250 milioni di euro dal Comitato interministeriale per la
programmazione economica, e con un plafond complessivo di 1 miliardo di
euro per l'anno in corso;

in una sua dichiarazione, il ministro delle finanze olandese, Gerrit Zalm,
che ha ritenuto opportuno informare formalmente dell'incontro il parlamento
dell'Aja, ha affermato che la possibilità di coperture assicurative
pubbliche accelererà la ricostruzione e l'export delle imprese olandesi e
degli altri paesi presenti in Iraq, tra cui l'Italia;

serve infatti l'afflusso di capitali stranieri per la ricostruzione delle
grandi infrastrutture energetiche e le grandi banche vedono ancora rischi
troppo elevati che non possono coprire da sole, mentre la copertura
assicurativa statale le invoglierebbe a prestare agli esportatori
occidentali;

l'accordo non è collegato alla Conferenza dei donatori di Madrid, nella
quale erano stati raccolti 33 miliardi di dollari per la ricostruzione: la
cifra non includeva crediti per l'esportazione, assistenza tecnologica od
altri aiuti non in valuta;

tutto questo viene promosso nell'interesse della popolazione irachena senza
che in Iraq ci sia un governo democraticamente eletto, con una situazione
drammatica di guerra in corso e con una guerriglia che ha iniziato ad
attaccare proprio il personale delle imprese straniere;


l'accordo è stato firmato nonostante gli stessi governi sappiano bene che
un esecutivo democratico iracheno non ci sarà per diversi mesi, e quindi
nell'eventualità probabile che le compagnie chiedano indennizzi, i governi
avrebbero con questo accordo-quadro la sicurezza di essere subito ripagati,
o con la vendita delle proprietà di Saddam o, soprattutto, con le risorse
accumulate nel Fondo di sviluppo per l'Iraq (ossia quel fondo che,
alimentato con i proventi delle vendite del petrolio iracheno una volta
sospeso il programma Onu Oil for Food dei tempi dell'embargo, era stato
destinato alla ricostruzione ed allo sviluppo in favore delle popolazioni
irachene);
questo accordo arriverebbe dopo mesi di dibattito senza soluzione
sull'ingente debito, pari ad almeno 127 miliardi di dollari, di cui 20
miliardi verso le Agenzie di credito all'esportazione (almeno 1.3 verso la
Sace), che il popolo iracheno si ritrova verso i paesi donatori dopo la
caduta di Saddam;

a questo debito vanno aggiunte anche le enormi compensazioni di guerra
imposte dall'Onu all'Iraq dopo la prima guerra del Golfo, per un totale
intorno agli 80 miliardi di dollari, di cui almeno 3.4 miliardi ancora da
pagare all'Italia con i proventi del petrolio;

senza dimenticare che i 33 miliardi di dollari per la ricostruzione
approvati dalla conferenza dei donatori di Madrid in ottobre saranno
concessi soltanto come prestiti, e non doni, e quindi in qualche modo il
futuro governo iracheno li dovrà ripagare.


quali siano i motivi che hanno impedito al Governo italiano di informare
anticipatamente il Parlamento della riunione del 5 dicembre, se non ritenga
opportuno ora rendere noto quali operazioni siano state assicurate dalle
agenzie di credito all'esportazione italiane e quali siano state quelle
finanziate dall'Italia nell'era di Saddam Hussein, e come intenda
intervenire in ambito internazionale affinché il debito dell'Iraq verso i
Paesi donatori venga cancellato.

Laura Cima

Mauro Bulgarelli

Paolo Cento

Marco Boato