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simbolo eterno di libertà fraterna
- Subject: simbolo eterno di libertà fraterna
- From: "giovanni colombo" <giovanni.colombo at fastwebnet.it>
- Date: Wed, 29 Oct 2003 22:11:26 +0100
Che sia un integralista islamico ad elevarsi a difensore della laicità dello Stato è francamente paradossale. E spiega, a mio avviso, la reazione - in alcuni casi altrettanto integralista - di quanti, difendendo l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, ritengono di proteggere se stessi, le proprie abitudini, la propria civiltà, che è civiltà, non dimentichiamolo, dalle radici cristiane (non solo ma soprattutto cristiane): da queste radici l'Europa ha tratto linfa per elaborare il concetto di persona e per affermare il principio di tolleranza. "Soltanto una cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire e un Nietzsche" (T. S. Eliot., citato nel libro di G. Reale, Radici culturali e spirituali dell'Europa, Raffaello Cortina Editore). In una fase come questa di grande sbandamento etico e culturale - prima ancora che politico e giuridico -, io fisserei due punti (il primo da cittadino, il secondo da credente). 1. Lo Stato può imporre la presenza nei locali pubblici dei simboli dell'identità nazionale italiana; può imporre la presenza della bandiera tricolore o del ritratto del Presidente della Repubblica che "rappresenta - come la Costituzione stabilisce - l'unità nazionale"; ma non può imporre la presenza di un simbolo religioso, senza contraddire la sua laicità. Può accettarne la presenza quando essa esprima un sentimento condiviso o quanto meno rispettato anche dal non credente. Vige in questo caso la regola dell'unanimità: se qualcuno si oppone, lo si toglie. 2. La trasmissione del Vangelo non avviene per imposizione e il rispetto dell'altro appartiene, prima che al politically correct, al mistero stesso di Dio. I cristiani ormai sanno che il pluralismo religioso dell'Europa di oggi e di domani non è una provvisoria sfortuna da cui pregare di essere liberati, ma la condizione concreta entro cui dar ragione della propria speranza. Sanno, insomma, che alla spada sguainata da Pietro, Gesù preferì il cammino verso la Croce: voler di nuovo rendere obbligatorio ciò che è il segno radicale della gratuità, delle braccia spalancate verso tutti, sarebbe profondamente anti-evangelico. La Croce non va dunque imposta sul muro delle classi e degli edifici pubblici, e si può anche togliere senza tragedie laddove c'è. In ogni caso, rimane simbolo eterno di libertà fraterna, così eloquente da accogliere il bisogno di misericordia di chiunque. Giovanni Colombo Presidente nazionale della Rosa Bianca Consigliere comunale di Milano - indipendente Ds * Chi non vuol ricevere questi messaggi me lo segnali e verrà subito cancellato dalla lista *
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