simbolo eterno di libertà fraterna



Che sia un integralista islamico ad elevarsi a difensore della laicità
dello Stato è francamente paradossale. E spiega, a mio avviso,  la reazione
- in alcuni casi altrettanto integralista - di  quanti, difendendo
l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, ritengono di proteggere
se stessi, le proprie abitudini, la propria civiltà, che è civiltà, non
dimentichiamolo, dalle radici cristiane (non solo ma soprattutto
cristiane): da queste radici l'Europa ha tratto linfa per elaborare il
concetto di persona e per affermare il principio di tolleranza. "Soltanto
una cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire e un Nietzsche"
(T. S. Eliot., citato  nel libro di G. Reale, Radici culturali e spirituali
dell'Europa, Raffaello Cortina  Editore).
In una fase come questa di grande sbandamento etico e culturale - prima
ancora che politico e giuridico -, io fisserei due punti (il primo da
cittadino, il secondo da credente).
1. Lo Stato può imporre la presenza nei locali pubblici dei simboli
dell'identità nazionale italiana; può imporre la presenza della bandiera
tricolore o del ritratto del Presidente della Repubblica che "rappresenta -
come la Costituzione stabilisce - l'unità nazionale"; ma non può imporre la
presenza di un simbolo religioso, senza contraddire la sua laicità. Può
accettarne la presenza quando essa esprima un sentimento condiviso o quanto
meno rispettato anche dal non credente. Vige in questo caso la regola
dell'unanimità: se qualcuno si oppone,  lo si toglie.
2. La trasmissione del Vangelo non avviene per imposizione e il rispetto
dell'altro appartiene, prima che al politically correct, al mistero stesso
di Dio. I cristiani ormai sanno che il  pluralismo religioso dell'Europa di
oggi e di domani non è una provvisoria sfortuna da cui pregare di essere
liberati, ma la condizione concreta entro cui dar ragione della propria
speranza. Sanno, insomma, che alla spada sguainata da Pietro, Gesù preferì
il cammino verso la Croce: voler di nuovo rendere obbligatorio ciò che è il
segno radicale della gratuità, delle braccia spalancate verso tutti,
sarebbe profondamente anti-evangelico. La Croce non va dunque imposta sul
muro delle classi e degli edifici pubblici, e si può anche togliere senza
tragedie laddove c'è. In ogni caso, rimane simbolo eterno di libertà
fraterna, così eloquente da accogliere il bisogno di misericordia di
chiunque.

Giovanni Colombo
Presidente nazionale della Rosa Bianca
Consigliere comunale di Milano - indipendente Ds

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