Per il futuro dell'Onu un seggio all'Ue



dalla rubrica "Europa federale" del quotidiano Europa di mercoledì 22
ottobre.
Nicola Vallinoto

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Per il futuro dell'Onu un seggio all'Ue 

di LUCIO LEVI

L'approvazione unanime della risoluzione sull'Iraq restituisce un ruolo
all'Onu dopo la ferita inferta dagli Stati uniti con la decisione di
attaccare quel paese anche senza un voto del consiglio di sicurezza. Quale
lezione se ne può trarre? Poiché hanno bisogno della copertura dell'Onu, gli
Stati uniti sono stati costretti a edulcorare l'unilateralismo.
Però viene legittimata la presenza delle truppe di occupazione sotto la
guida americana. Francia, Germania e Russia, che avevano contestato la
legittimità dell'attacco all'Iraq senza il voto del consiglio di sicurezza,
ora non solo accettano lo stato di fatto, ma concorrono in modo decisivo ad
apporre il sigillo dell'Onu all'occupazione dell'Iraq, alla quale però si
astengono dal partecipare.
In definitiva, se tutti riconoscono che la costruzione della pace deve
passare attraverso le Nazioni unite, è confermato però il primato americano,
al quale né la Francia, né la Germania, né la Russia sanno offrire
un'alternativa.
Solo un'Europa capace di parlare con una sola voce, dotata di una politica
estera e di sicurezza unica, può condizionare le iniziative unilaterali
degli Stati uniti e riportarle nell'alveo dell'Onu. Per avviare il mondo
verso un nuovo ordine più flessibile, giusto e pacifico, bisogna riformare
il consiglio di sicurezza. Non è accettabile che il potere di decisione sia
attribuito, come nel 1945, a 5 Stati (i membri permanenti) su 191. L'assetto
del potere mondiale ha subito profondi cambiamenti. Alcuni stati membri del
consiglio sono in declino, come la Francia, il Regno unito, la Russia, altri
in ascesa, come l'India o il Brasile, che però sono esclusi dal consiglio di
sicurezza.
Ci sono due approcci alla riforma del consiglio. Il primo consiste
nell'aprire le porte del consiglio agli stati che sono saliti nella
gerarchia mondiale del potere e affidare loro la rappresentanza degli stati
più piccoli appartenenti alla stessa regione. Così il Brasile
rappresenterebbe l'America latina, il Giappone l'Asia orientale e così via.
E' una soluzione avversata dagli Stati più piccoli.
Il secondo è quello di trasformare progressivamente il consiglio di
sicurezza nel consiglio delle grandi regioni del mondo, a partire
dall'ingresso dell'Unione europea. Quest'ultima può avviare la riforma
trasmettendo alle altre regioni, che sono ancora divise in stati sovrani,
l'impulso all'unificazione. Così tutti gli stati sarebbero rappresentati nel
consiglio attraverso le rispettive organizzazioni regionali.
E' diffusa l'opinione che la Germania avrebbe i titoli per diventare membro
permanente del consiglio di sicurezza. Lo ha sostenuto anche il presidente
francese Jacques Chirac all'assemblea generale dell'Onu. Proprio mentre la
costituzione europea getta le basi per una più forte coesione delle
istituzioni europee e apre la prospettiva all'ingresso dell'Unione europea
nel consiglio di sicurezza, l'ammissione della Germania in questo organismo
rappresenterebbe per i tedeschi un incentivo a promuovere una politica
estera indipendente e in definitiva una spinta alla divisione dell'Unione.
Attribuire un seggio all'Unione europea non sarà una decisione facile,
perché Francia e Regno unito non sono per ora disponibili a rinunciare a
quello che è l'ultimo segno distintivo della loro passata grandezza. Ma non
c'è altra via.

(in collaborazione con il Movimento Federalista Europeo) 
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