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10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia
- Subject: 10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia
- From: info at forosocialmadrid.org
- Date: Thu, 23 Oct 2003 10:53:38 +0200
In occasione della Conferenza di Donatori per l'Iraq 10 premesse per la Ricostruzione dell'Iraq con Giustizia Foro Social de Madrid 1. - La distruzione dell'Iraq è conseguenza di una guerra di occupazione. La quantificazione dei danni prodotti in Iraq non deve realizzarsi solo considerando quelli causati dalla guerra di occupazione dell'inizio di quest' anno, ma devono aggiungersi quelli causati dalle azioni militari durante la Guerra del Golfo del 1991 (stimati dalle Nazioni Unite in 22.000 milioni di dollari), e le ripercussioni delle sanzioni economiche decretate dall' l'ONU che hanno causato più di un milione e mezzo di morti (centinaia di migliaia di bambini). Inoltre all'Iraq è richiesto il pagamento del debito esterno, compreso il debito di guerra che il G8 ha stabilito in 400 mila milioni di dollari. A tutto questo bisogna sommare le indennità alle vittime civili. 2. - la guerra fu illegale Le ragioni che utilizzò la coalizione occupante fu l'ipotetico pericolo che rappresentava l'esistenza di armi di distruzione di massa in mano del governo dell'Iraq e le relazioni anch'esse ipotetiche che questo governo manteneva con reti terroristiche. Le armi di distruzione di massa che portarono alla guerra, non sono state rinvenute. Il Gruppo di Riconoscimento dell'Iraq il cui compito consisteva in cercare tali armi, non ha trovato nessun arsenale, né si é dimostrato che armi di distruzione di massa siano uscite dall'Iraq via mare verso paesi come la Siria, prima della guerra. Dello stesso modo si sono smentite le ipotetiche relazioni con reti terroristiche, dato facilitato per fonti vicine alle proprie forze occupanti. 3. - Il governo spagnolo non può rimanere al margine della responsabilità di avere appoggiato la guerra illegale e partecipato nell'occupazione. Il Governo di Aznar è l'unico che ha ridotto al minimo le sue apparizioni pubbliche per spiegare la decisione aggressiva contro l'Iraq. Ha mentito in maniera reiterata su: le cause della guerra, le fonti di informazione che assicuravano l'esistenza di armi di distruzione di massa e sul mandato che guida i soldati spagnoli in Iraq. La decisione politica di appoggiare la guerra non ha avuto consenso, né la legalità esigibile ad un'azione di guerra, non di pacificazione, né dell'appoggio della popolazione. I 300 milioni di euro che, come si è annunciato, saranno donati per la ricostruzione, non esime al governo spagnolo dalla responsabilità dell'aggressione e dell'occupazione. 4. - La ricostruzione non può essere un commercio. La responsabilità della distruzione dell'Iraq coinvolge direttamente ai paesi che scatenarono la guerra contro l'Iraq, principalmente agli USA e Gran Bretagna ed ad altri che appoggiarono in diversi modi l'occupazione come nel caso della Spagna. Sono questi paesi i causanti della distruzione di obiettivi civili durante le operazioni e pertanto è loro responsabilità farsi economicamente carico della ricostruzione e delle indennizzazioni. I fondi per la ricostruzione non possono essere amministrati dalle forze occupanti, né queste ultime possono utilizzare le risorse proprie del paese iracheno per ottenerne beneficio proprio. Il sollevamento delle sanzioni contro l'Iraq ha significato che imprese statunitensi controllino le attività economiche vincolate con la ricostruzione dell'Iraq, ha significato anche che tutti gli attivi del governo dell'Iraq all'estero e che durante più di dodici anni erano stati congelati, siano stati "scongelati". Ció permette, secondo il Financial Times, che gli Stati Uniti li userá come rimborso delle spese di guerra e diricostruzione: questi attivi non torneranno piú in mano del popolo iracheno. Il sottosegretario del Dipartimento del Tesoro nordamericano, John Taylor, ammetteva che gran parte della cooperazione economica statunitense con l'Iraq si realizzerá "attraverso gli aiuti bilaterali", un modello di aiuto che la legislazione del paese prvede per i contratti con compagnie statunitensi. 5. - Non condizionalità della cooperazione con l'Iraq. Nelle stesse date che si celebrerà la Conferenza di Donatori i prossimi 23 e 24 di ottobre, si è convocato un vertice per imprenditori che tratterrá del ruolo del settore privato nel futuro sviluppo iracheno dopo che l'Iraq annunciasse un ampio programma di liberalizzazione della sua economia. Programma che permette la proprietà straniera in tutti i settori, eccetto in quello del petrolio. Questo piano di riforme economiche si presentò inizialmente a Dubai al Fondo Monetario Internazionale (FMI), e come assicurò il ministro di Finanze del gabinetto imposto pdalle truppe di occupazione, Kamel Al-Kilani. "Queste riforme faranno progredire di forma significativa gli sforzi per costruire un'economia di mercato libero ed aperto" Le nuove regole autorizzeranno alle banche straniere ad aprire filiali in Iraq, o formare alleanze con gli enti locali. Nei prossimi cinque anni, si autorizzerà a sei banche straniere l'acquisto del 100 percento delle banche locali. Il direttore del FMI, Horst Koehler, salutò il progetto, che qualificò di "un enorme passo avanti." La cooperazione con l'Iraq non può significare l'introduzione di un Piano di Aggiustamento Strutturale né la privatizzazione delle sue imprese. 6. - Le potenze offensive devono pagare per la distruzione dell'Iraq. La Conferenza convocata per i prossimi giorni 23 e 24 di ottobre a Madrid, pretende riscuotere 56.000 milioni di dollari per far fronte agli investimenti necessari per i prossimi quattro anni in Iraq, inizialmente si calcola ottenerne circa 7.500 milioni per il primo anno. La Ministra degli Affari Esteri spagnola si accontenta con una cifra minore ai 4.000 milioni. I donatori internazionali, il gruppo "Core", per la cosiddetta ricostruzione irachena, si riunirono previamente a Madrid ed accordarono stabilire un fondo per l'Iraq fuori dal controllo diretto di Washington per amministrare parte dei fondi che si donino. In questa riunione previa furono presenti la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, le Nazioni Unite, gli Stati Uniti, la Unione Europea, il Giappone, gli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio di Governo Iracheno designato dagli USA e l'autorità provvisoria dell'USA in Iraq. In questa riunione si stabilì che i donatori potrebbero scegliere tra i progetti che volevano finanziare, cosa che spiega perché accordarono di stabilire un fondo separato, controllato dalle NN.UU e dalla Banca Mondiale oltre a quello esistente utilizzato dall'autorità provvisoria statunitense in Iraq. Posteriormente il Senato statunitense ha approvato una proposta per trasformare in prestiti e non in aiuti a fondo perduto, la metà dei 20.000 milioni di dollari che il Governo ha chiesto per la ricostruzione dell'Iraq. Fatto che comporterebbe che la Conferenza dei Donatori può aumentare il debito esterno iracheno. 7. - Le forze occupanti devono garantire la sicurezza in Iraq per che l'aiuto di emergenza sia possibile. Gli Stati Uniti ed il resto dei paesi occupanti, come Forza di Occupazione, hanno obblighi specifici secondo gli Accordi di Ginevra, come quello di garantire che gli alimenti e medicine arrivino alla popolazione civile dei territori che sono sotto il loro controllo militare. In Iraq non c'è nessun sistema che permetta di denunciare un delitto nel momento in cui si commette, ed esistono seri dubbi che la situazione migliori in un'atmosfera di caos. Dall'inizio le forze d'occupazione hanno favorito questa situazione di impunità se non di complicità. Casi tristemente famosi furono i saccheggi "spontanei" del Museo di Baghdad o l'incendio della biblioteca. Gli aiuti che stanno arrivando in Iraq stanno significando un aumento degli affari, la speculazione e dei benefici per le imprese nordamericane. Alcuni senatori democratici hanno denunciato recentemente che Halliburton, l'impresa che diresse il vicepresidente nordamericano Dick Cheney e che ha ottenuto la maggioranza di contratti in Iraq, ha gonfiato in 249 milioni di dollari i prezzi del combustibile. Come denunciava Amnesty International, "per il momento non esiste nessun sistema che permetta di identificare alle popolazioni particolarmente vulnerabili che necessitano ricevere aiuto umanitario speciale e far arrivare loro l'assistenza necessaria" e "fino a che non si ristabilisca la sicurezza in Iraq, né gli sforzi degli USA né quelli delle organizzazioni umanitarie potranno riuscire che gli aiuti si canalizzino rapidamente ed efficacemente." Queste difficoltà, potenziate dalle forze d'occupazione, non invalidano la necessità dell'aiuto di emergenza, che dovrebbe centrarsi piú che nella quantitá economicá, nel consolidamento di una situazione di sicurezza che è direttamente vincolata all'uscita delle truppe occupanti. Finch'é non si ristabilirá una sicurezza effettiva, non potrá svilupparsi nessun sistema per aiutare le persone vulnerabili. 8. - Il ruolo delle Nazioni Unite. Il ruolo delle Nazioni Unite è stato discutibile: sanzioni genocide, ispezioni abusive e legittimazione dell'occupazione. La recente decisione del Consiglio di Sicurezza di approvare retroattivamente l'occupazione, una violazione diretta alla Carta costitutente delle Nazioni Unite, è riuscita solo ad aumentare la sfiducia in questa istituzione. Qualunque nuova decisione deve rompere il discredito dell'organizzazione in Iraq. L'unico modo chiaro di farlo è assumendo pienamente l'amministrazione del paese e la transizione verso un sistema democratico, dove la sicurezza sia garantita da una forza armata realmente rappresentativa della comunità internazionale. D' accordo con la Risoluzione 1511, recentemente promossa dalle Nazioni Unite, corrisponde al Segretario Generale il protagonismo nel processo di elaborazione della nuova costituzione irachena. Nell'aspetto economico le Nazioni Unite devono amministrare le donazioni che si realizzeranno, visto l'attuale malessere e d' accordo a quello che denunciava Julia Taft, Aiutante del Segretario Generale del Programma di Sviluppo di NN.UU, in una conferenza stampa, "E' esistito un certo malessere da parte di alcuni donatori che non vogliono mettere denaro in un conto misto maneggiato dall'autorità provvisoria statunitense in Iraq, e hanno preferito identificare i settori e le istituzioni che vorrebbero aiutare" 9 - La sovranità deve essere ridata immediatamente al popolo iracheno Le Nazioni Unite hanno stabilito che il mandato della forza multinazionale autorizzata dalla risoluzione, si esaurirà quando la popolazione dell'Iraq scelga il suo governo. Questa affermazione non è altro che un modo di giustificare e legittimarele truppe d'occupazione. Peró la situazione politica in Iraq é precaria e la soluzione non sta in un aumento del numero di truppe, nell'uso della forza o in responsabilizzare a paesi vicini come la Siria. La soluzione poggia in che le Nazioni Unite devono stabilire un tempo limite breve per la ritirata delle forze d'occupazione dell'Iraq e nella restituzione della sovranità al popolo iracheno. Qualsiasi altro compromesso politico pretenderebbe legalizzare l'aggressione militare e istituzionalizzare l'occupazione. 10. - Diritto alla resistenza Finché queste premesse non si compiano e le truppe occupanti controllino un paese in base alla repressione ed a gabinetti fantasma ubicati nelle stesse installazioni che usa la CIA; finché le immagini ci mostrano detenzioni in massa, persone con le teste messe in borse di plastica e mani legate, mentre i rapporti degli organismi indipendenti ci parlino di detenzioni senza giudizi, senza accuse concrete, senza termini di detenzione, senza garanzie processuali, al popolo iracheno spetta esercitare il diritto a resistere l'occupazione a tutti i costi. La resistenza irachena non è un caso di pazzia fanatica, è la conseguenza diretta dell'occupazione. www.forosocialmadrid.org Foro Social Madrid http://www.forosocialmadrid.org
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