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da on. Grandi
- Subject: da on. Grandi
- From: "Comm. Finanze - Gruppo Democratici di Sinistra l'Ulivo - Camera dei Deputati" <finanze_ds at camera.it>
- Date: Thu, 5 Jun 2003 13:02:04 +0200
Ecco l'intervento e la dichiarazione di voto dell'on. Alfiero Grandi (DS) nella discussione del disegno di legge per la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa (compresi i sei emendamenti presentati). Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra la Repubblica francese, la Repubblica federale di Germania, la Repubblica italiana, il Regno di Spagna, il Regno di Svezia e il Regno Unito della Gran Bretagna e dell'Irlanda del Nord relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa, con allegato, fatto a Farnborough il 27 luglio 2000, nonché modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185 (approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1927-B) PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà. ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace non poter condividere l'opinione del rappresentante del Governo Berselli. Spero che questa legge non sia approvata dalla Camera e del resto anche il passaggio tra Camera e Senato, con una nuova lettura alla Camera, confermano le ragione di un voto contrario su una legge di questo tipo. Non è in discussione l'accordo di Farnborough, perché che ci sia bisogno in Europa di un accordo in materia di produzione in grado di essere un supporto, anche produttivo, alla possibilità di avere in Europa un'iniziativa militare autonoma con una sua identità, è una questione sulla quale si può e si deve convenire. La verità è che la traduzione di quell'accordo sarebbe stata rapidamente approvata, come avviene in genere per gli accordi internazionali, tranne rari casi, se non fosse stata inserita in quella normativa l'occasione per modificare la legge n. 185 del 1990. Quindi qui non è in discussione la ratifica, perché il Governo o il presidente della Commissione, relatore, potrebbero, ancora in questo momento proporre di stralciare tutta la parte che non c'entra nulla con la semplice ratifica dell'accordo. Sulla ratifica, infatti, non ci sono problemi. Stiamo parlando, invece, di ciò che dall'accordo viene tradotto in modifiche di una legge molto importante per il nostro paese, appunto la legge n. 185 del 1990, che ha consentito di portare in Italia un grado di trasparenza, non dico invidiabile, ma certamente molto maggiore di quella che c'è in altri paesi attorno alla produzione e al commercio delle armi. Il punto centrale - lo dico subito - riguarda la questione di chi produce e per chi lo fa. Perché il vero e grande problema non è soltanto la produzione delle armi sulla quale si è aperto, anche in occasione del vertice di Evian, una discussione molto interessante introdotta dal presidente Lula sul rapporto tra armamenti e politica in favore dei paesi poveri. Stiamo parlando di qualcosa che precede questa ottima idea, che ricorda un po' la frase di Pertini: "Riempire i granai, vuotare gli arsenali", ossia dell'esigenza di fare in modo che quello che viene effettivamente prodotto non diventi oggetto di traffici e di iniziative illecite e vada a finire esattamente nella direzione sbagliata. Contro l'approvazione di questa legge per la parte che modifica la legge n. 185, si sono pronunciati in molti, organizzazioni e singoli, e meriterebbe che queste istanze fossero adeguatamente ascoltate. Lo abbiamo detto nel primo passaggio alla Camera ed è stato ripetuto al Senato. Lo ripetiamo ancora perché, se ci fosse mai stata qualche distrazione, dovrebbe essere chiaro che c'è un'opinione pubblica, cattolica e laica - ci tengo a precisarlo - che è contraria ad un'idea nel nostro paese, seppure in rapporto con altri, di produzione senza controllo delle armi. La licenza di progetto non esime da controlli rigorosi sull'uso finale delle parti e del complesso degli armamenti di cui stiamo ragionando. Evitando l'eccezione, perché sappiamo che le eccezioni sono sempre il veleno per i meccanismi che, peraltro, come la legge n. 185, hanno dato buona prova dei controlli, sia pure con un unico, vero e grande nemico: i soggetti che sono interessati alla produzione, purché sia di armi, alla loro esportazione, al loro commercio e, magari, anche a qualche commercio che può essere - come si dice - un favore politico fatto a qualche amico sotto banco. Del resto, il passaggio che è stato fatto al Senato conferma che abbiamo ragione. Perché una delle modifiche introdotte riguarda esattamente la non liceità prevista, in nome della licenza globale di progetto, in deroga alla legge n. 185 del 1990. Debbo dire che ho presentato un emendamento per chiedere che sia ricordato esplicitamente che ciò non si può fare in deroga alla legge n. 185, ma anche così il testo della legge è meno peggio di quello approvato alla Camera. Basterebbe espungere tutte le parti che hanno appunto ad oggetto e come caratteristica la deroga alla legge n. 185 per ritornare nell'ambito dell'attuazione piena di una buona legge, che sicuramente avrà qualche ruga dovuta all'età, ma ne avrebbe molte di più, anzi avrebbe dei veri e propri difetti e stravolgimenti, ove fosse approvata. Qual è la preoccupazione? È molto semplice. Quando, nell'ambito dei sei paesi, per la differenza di normative ed per una maggiore leggerezza nei controlli, vi fosse la possibilità, per via NATO, di affidare sistemi d'arma qui previsti a paesi che non rispettano i diritti, che facciano parte della NATO, che siano semplicemente in predicato di intrattenere buoni rapporti con la NATO o addirittura con i singoli paesi in via bilaterale, non avremmo la possibilità di avere un controllo effettivo della destinazione finale dei sistemi d'arma; ci sembra che, in questo settore, non vi sia interesse concreto (diciamo pure di guadagno) che possa menomare il diritto di sapere dove vadano a finire, il diritto di conoscere il rispetto dei diritti che devono essere garantiti, ossia una delle condizioni fondamentali di principio posta proprio dalla legge n. 185 del 1990. Non a caso, nel primo passaggio alla Camera, il Governo ed il relatore, non accettarono di inserire una nostra proposta emendativa che consentiva anche alla struttura civile dello Stato (in questo caso, le dogane) di effettuare i controlli sui container destinati al commercio finale delle arti. PRESIDENTE. Onorevole Grandi... ALFIERO GRANDI. Per questa la ragione, non siamo d'accordo con questo provvedimento. Riteniamo che vada mantenuta la trasparenza obbligatoria prevista dalla legge n. 185 del 1990. Non ci bastano le poche chiacchiere che verrebbero fatte in Parlamento nell'ambito di relazioni del tutto incomprensibili. È necessario che, proprio in una fase difficile come questa, in cui si parla di guerra preventiva, di controllo militare sui processi economici e civili del mondo, vi sia, da parte dell'Italia, una risposta nella direzione del mantenimento di una legge importante come la n. 185 del 1990, respingendo un provvedimento che, in questo momento, ne fa effettivamente strame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Si riprende l'esame del disegno di legge n. 1927-B (ore 17,50). PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Grandi 10.01. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà. ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, siamo di fronte al cuore del problema perché la Camera ha approvato un testo che aveva già in qualche modo manomesso il ruolo della legge n. 185 del 1990. Era stato previsto in sostanza che le operazioni che avvengono in utilizzo della licenza globale di progetto non fossero sottoposte ai vincoli, ai controlli previsti dalla legge n. 185 del 1990. Successivamente il Senato, almeno su tale punto, ha avuto un evidente ripensamento ed ha cancellato la norma introdotta dalla Camera. In questo modo, il Senato ha messo in evidenza due questioni: la prima, di carattere generale, è che non vi è alcun bisogno, attraverso la strada della licenza globale di progetto, di prevedere la modifica della legge n. 185 del 1990, vale a dire delle forme di controllo sulla produzione e sul commercio dei sistemi di arma previsti in quella normativa. La seconda attiene allo specifico problema di tale norma; conviene inserire chiaramente nell'ambito del provvedimento che il controllo è previsto per evitare che vi siano errori e per rendere esplicito a questo punto il parere del Parlamento perché, nel momento in cui è stata sollevata la questione dal Senato, si è reso del tutto evidente che il problema in effetti esiste. Questo è il motivo per cui chiedo che venga approvata tale modifica perché, altrimenti, ci troveremmo di fronte al tentativo, del resto evidente, di agganciare al recepimento di un accordo internazionale la modifica adottata dal nostro paese nel 1990 di una legge che regola il commercio e la produzione delle armi in termini estremamente positivi, comunque nei termini più positivi oggi noti anche in Europa. PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà. Onorevole Grandi, le ricordo che il tempo a disposizione del suo gruppo è esaurito; tuttavia, potrà parlare per un minuto. Prego, onorevole Grandi. ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, vorrei ricordare che il titolo della legge è significativo. Si parla di ratifica ed esecuzione dell'accordo (ed è la parte che conosciamo), "nonché di modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185". Perfino nel titolo la proposta di legge chiarisce che la ratifica di un accordo non ha un rapporto di causa ed effetto con la modifica della legge n. 185 del 1990. La modifica della legge n. 185 del 1990 è un errore che non discende dall'accordo e dalla sua ratifica. È una specie di coda dell'asino che si è voluta appiccicare dietro all'accordo, perché probabilmente non si aveva il coraggio di andare contro quell'opinione pubblica molto diffusa, cattolica e laica, che considera la legge del 1990 un punto di arrivo importante per il controllo dei sistemi di produzione e dei sistemi di commercio delle armi. Peraltro, ci siamo arrivati dopo una lunga discussione, con un Parlamento che ha votato ampiamente il consenso a quella normativa. Oggi, di soppiatto, quasi senza voler dare l'impressione di farlo, si mette mano ad una legge molto importante senza valutarne gli effetti fino in fondo. Gli effetti sono molto semplici: attraverso questo grimaldello della licenza globale di progetto (non si tratta di un grimaldello in sé, ma per le conseguenze che se ne vogliono trarre sulla legge del 1990) troveremo una grande difficoltà a controllare gli effettivi destinatari per i sistemi d'arma di cui si sta ragionando e, di conseguenza, saremmo complici della produzione e dell'esportazione, molte volte illegale, verso i paesi che non rispettano i diritti e verso i paesi che pure nei principi sacrosanti ribaditi dovrebbero garantire il rispetto della legge del 1990. È un errore; basterebbe stralciare il "nonché" e gli articoli ad esso relativi e tutti approveremmo il trattato di Farnborough. EMENDAMENTI PRESENTATI DALL'ON. ALFIERO GRANDI AL DISEGNO DI LEGGE 1927-B. All'articolo 13, sostituire nel testo "2003" con: "2004" GRANDI All'articolo 13, sostituire nel testo "2003" con: "2005" GRANDI All'articolo 13, sostituire nel testo "2003" con: "2006" e "2003-2005" con: "2006-2008" GRANDI All'articolo 13, sostituire nel testo "2003" con: "2007" e "2003-2005" con: "2006-2008" GRANDI All'articolo 13, sostituire nel testo "2003" con: "2008" e "2003-2005" con: "2006-2008" GRANDI Dopo l'articolo 10, inserire il seguente: "Articolo 10.bis 1. Al comma 1, dell'articolo 27 della legge 9 luglio 1990, n. 185, dopo le parole: "dell'articolo 2" inserire le seguenti: "comprese le operazioni in utilizzo di licenza globale di progetto". GRANDI
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