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Comunicato Stampa
- Subject: Comunicato Stampa
- From: "Calvi" <mau.calvi at libero.it>
- Date: Mon, 31 Mar 2003 17:33:19 +0200
COMUNICATO Stampa L'inadeguatezza delle strategie è dovuta al fatto che non si è compreso l'Iraq lA CARENZA E' CULTURALE, NON MILITARE Maurizio Calvi, Presidente del Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo e alla violenza politica, sostiene che le difficoltà, che la Coalizione militare impegnata in Iraq ha trovato e trova in campo militare, dipendono dall'inadeguatezza dell'approccio culturale in base al quale sono state fatte le scelte di natura strategica. «Le menti che hanno pianificato le operazioni militari in Iraq - puntualizza Maurizio Calvi - non avevano conoscenza della società irachena, della sua cultura, del suo modo di funzionare e di essere». «Il potere politico di Saddam Hussein trae origine e formale legittimità dal Partito Ba'ath - prosegue il Presidente del CeAS - ma si è radicato profondamente nella realtà del Paese attraverso il coinvolgimento della preesistente struttura tribale, che non genera solo consenso, ma un vero e proprio strutturato sistema di solidarietà e coesione sociale, di cui l'Occidente, individualista e utilitarista, non riesce a comprendere la profonda diversità». «A volere coniare uno slogan - puntualizza il senatore Maurizio Calvi - potremmo dire che Saddam Hussein ha tribalizzato lo Stato e statalizzato le tribù. In realtà le vere asimmetrie di questa guerra non sono dovute al profondo divario tecnologico che separa i contrapposti eserciti, ma alla filosofia di fondo che caratterizza i sistemi politici contrapposti. Il modello occidentale, individualista e utilitarista, che ha ispirato la filosofia della guerra, non ha consentito di comprendere il modello iracheno che, in conformità alla concezione islamica, presenta un evanescente confine tra religioso, civile e militare. Da questa divaricazione di fondo tra concezioni culturali e di vita, derivano le attuali difficoltà che la Coalizione incontra sul campo di battaglia. Esse nascono da una erronea chiave di lettura della società irachena e dei suoi modelli culturali. La Coalizione non ha capito il "codice culturale" della parte contrapposta e ora si trova a misurarsi con un nemico sconosciuto, diverso da quello che i propri modelli culturali potevano fare immaginare». «Per queste ragioni di fondo, che ci sono chiare sin dall'inizio della nostra attività di Centro studi, - conclude il Presidente del CeAS Maurizio Calvi - abbiamo sempre, nell'approccio metodologico del CeAS, premesso allo studio "tecnico" dei conflitti l'aspetto culturale e umano che caratterizza le parti in causa. Contando solo sulla forza della tecnologia e non tenendo conto di altri determinanti fattori, la Coalizione potrebbe vincere il conflitto sul piano strettamente militare del campo di battaglia, ma perderlo - e catastroficamente - sul piano politico, in particolare nel contingente del dopoguerra». Particolareggiate informazioni sul CeAS e la sua attività sono reperibili sul sito: www.1ceas.org <http://www.1ceas.org> Roma 31 marzo 2003 Responsabile Stampa per il CeAS: Angelo Sessa Cell. 333/6320969
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