IRAK-CARITAS E CURIA DI BOLOGNA-LETTERA APERTA A DON GIOVANNI NICOLINI



LETTERA A PERTA A DON GIOVANNI NICOLINI -  DIRETTORE DELLA CARITAS DI BOLOGNA

Bologna, sabato 22 marzo 2003

Caro don Giovanni,

                               il Presidente della Caritas diocesana di
Bologna (di cui tu sei Direttore) credo sia il card. Giacomo Biffi.
Nonostante ciò, tu hai scritto parole molto belle, affettuose, (cristiane,
direi) al popolo iracheno così duramente colpito in questi giorni.

UN PLAUSO, caro don Giovanni, UN PLAUSO SINCERO E DI TUTTO CUORE!

Circa le ignobili parole nei tuoi riguardi del berlusconiano Fabio
Garagnani (vedi qui di seguito e anche in allegato) e il silenzio della
"gerarchia" della chiesa cattolica bolognese riguardo questo triste
episodio (quasi che la Curia lo abbia approvato!), sono certo che hai la
solidarietà della maggior parte di quel "popolo di Dio" che è poi la vera
Chiesa.

Domenico Manaresi

Mitt. Domenico Manaresi - e-mail: bon4084 at iperbole.bologna.it





Da "la Repubblica" di venerdì 21 marzo 2003 - CRONACA DI BOLOGNA



La Curia attende cinque giorni per muoversi contro la guerra. Don Ciotti:
"Il Papa non ha taciuto"

"Don Nicolini è pro Saddam, pensi a predicare e non alla politica
internazionale"



Lunedì processione a San Luca

Garagnani attacca la Caritas

 MICHELE SMARGIASSI




LA GUERRA suona le sue trombe, ma la Chiesa di Bologna esita a suonare le
sue campane. Da ieri notte i vescovi di tutta Italia lanciano appelli,
scendono nei cortei pacifisti, organizzano veglie di preghiera, ma - quelli
di Bologna, che sono tre di cui uno cardinale, attenderanno cinque giorni
dallo scoppio del primo missile prima di manifestare concretamente la loro
adesione al grido di dolore del papa. Solo lunedì sera, infatti, la diocesi
bolognese si riunirà per salire in processione al santuario della Madonna
di San Luca, dove il vicario monsignor Ernesto Stagni reciterà un rosario e
celebrerà una messa «per la pace e la riconciliazione dei popoli», mentre
la guerra starà devastando e uccidendo ormai da centodieci ore.

Lungo il silenzio ieri, primo giorno dell'attacco all'Iraq, nella Curia che
è stata finora avara di messaggi contro la guerra (ma che ha sgridato i
parroci che espongono la bandiera della pace «di sinistra»). Fin dal
mattino nelle chiese della Penisola risuonano gli appelli dei vescovi: a
Milano Tettamanzi invita i cristiani a manifestare il loro dissenso «in
tutti i modi democratici», i vescovi di Firenze, Belluno, Treviso, Torino,
Venezia fanno suonare le campane delle loro cattedrali, quello di Savona
guida assieme al sindaco un corteo pacifista, anche chi non sceglie gesti
clamorosi fa comunque sentire la sua voce per invitare i fedeli alla
preghiera e al digiuno. Da via Altabella, invece, non arriva sillaba,
neppure dietro richiesta di commento. La Chiesa delle parrocchie e delle
associazioni ecclesiali, in realtà, è in pieno movimento: gruppi
parrocchiali si riuniscono, discutono, organizzano veglie. Il direttore
della Caritas diocesana, don Giovanni Nicolini, che ha appena  scritto una
lettera di affettuosa e dolente solidarietà ai cristiani di Bagdad, fa
appello ai soldati cristiani dell'esercito Usa: «State coi più deboli, le
parole del papa chiamano all'obiezione di coscienza». Apriti cielo:
l'onorevole forzista Fabio Garagnani, «come cattolico», gli si avventa
addosso con la stessa foga con cui ha approvato l'adesione di Berlusconi
alla guerra: Nicolini «sta con Saddam», «è subalterno al luogocomunismo», e
dopo averlo cristianamente invitato a «non perdere di vista i nemici
autentici» lo esorta a occuparsi «più di predicazione del Vangelo che di
politica internazionale». Ma neppure per difendere un suo sacerdote così
ferocemente attaccato si è udita ieri la voce della Curia.

Intanto i cattolici vanno in piazza coi sindacati. «Non è vero che qui con
noi non c'è la Chiesa», dice Alessandro Alberani dirigente Cisl, «eccola
lì»: e indica don Sandro Ciotti, il sacerdote anti-mafle, che però è
torinese. Perché la Curia di Bologna tace, don Ciotti? «Non mi permetto
giudizi. Siamo chiamati a riflettere e a pregare, c'è il digiuno e anche il
silenzio. Ma c'è anche la responsabilità di saldare la terra con il cielo.
Non dobbiamo temere di sporcarci le mani. Il papa non ha taciuto in questi
giorni, e il suo è stato un grido forte, che ha aiutato tutti».

Passano le ore, continuano ad arrivare notizie dalle chiese d'Italia: a
Rimini la comunità di don Benzi va in piazza con il nastro a lutto sulle
bandiere della pace, a Ravenna il cardinale Ersilio Tonini sbotta: «Tutti a
riverire il Papa, tutti a ossequiare, applaudire, poi a ridurlo a nulla,
proprio a nulla...». E a Bologna i movimenti cattolici più impegnati contro
la guerra scalpitano, le telefonate s'intrecciano, alla fine ottengono la
convocazione della commissione diocesana «Pace e giustizia». Alle sette di
sera, finalmente,i cattolici bolognesi vengono invitati «a raccogliersi in
fervente preghiera» e chiamati a invocare assieme la pace, purché abbiano
la pazienza di aspettare ancora qualche giorno, fino a lunedì.

Quando il cardinale Biffi non sarà in città, impegnato a Roma per l'annuale
assemblea della Cei.




Da "la Repubblica" sabato 22 marzo 2003 - CRONACA DI BOLOGNA



Ardigò: Biffi non ci dimentichi

Ma Forza Italia scatena la rissa con la Caritas

Cattolici spaccati sulla guerra. Garagnani attacca don Nicolini.Il
sociologo chiede al cardinale di parlare ai pacifisti.

LUCIANO NIGRO


UN SACERDOTE invita i giovani americani a fare «obiezione di coscienza» e
un deputato cattolico attacca con violenza accusandolo di stare con Saddam.
Il cardinale Giacomo Biffi sceglie ili silenzio e l'arcivescovo di Modena
Benito Cocchi invita «ad avere il coraggio del Papa che denuncia questa
guerra». Ma Isabella Bertolini di Forza Italia lo iscrive d'ufficio al
partito «antiamericano, anti-occidentale e filo-arabo». E, mentre i
cattolici impegnati in politica si schierano, il professore Achille Ardigò
si augura che «nell'ultimo tratto del suo alto mandato, l'arcivescovo di
Bologna ricordi la lezione di Lercaro, Dossetti e Poma e quella grande
parte di fedeli che per troppo tempo ha trascurato».

Le bombe su Bagdad non spaccano solo gli equilibri internazionali, non
abbattono soltanto palazzi e seminano sgomento tra gli iracheni. Lacerano
anche le coscienze, aprono ferite nel mondo cattolico, creano
contrapposizioni tra falchi e colombe, sostenitori del Pontefice e
giustificatori dell'inevitabilità del conflitto. E mettono a nudo due
atteggiamenti radicalmente diversi nella gerarchia ecclesiale su pace e
guerra.

E' il parlamentare di Forza Italia Fabio Garagnani a creare l'ultimo caso.
Legge una lettera del direttore della Caritas di Bologna don Giovanni
Nicolini al patriarca di Bagdad accompagnata dall'invito ai giovani
americani a fare «obiezione di coscienza in fedeltà alle parole del Papa».
E parte con una raffica di accuse. «Questo è subalternità alla sinistra -
tuona - antiamericanismo del mondo cattolico, perché non rivolge l'invito
all'obiezione di coscienza agli sgherri di Saddam? Perché don Nicolini non
ha mai sprecato parole per i martiri cristiani nel mondo o contro il
comunismo?»

Una reazione così sopra le righe non poteva non provocare la  scesa in
campo di molti a favore; del direttore della Caritas. Per, Matteo Festi
della Margherita il «pesante e ingiustificato attacco a don Nicolini
nasconde l'enorme disagio di chi ha detto sì all'attacco all'Iraq
dimenticando che il Papa ha parlato di responsabilità di fronte a Dio di
chi ha deciso la guerra». Il senatore Ds Walter Vitali definisce
«offensive» le parole di Garagnani. Anche nel centro destra c'è chi prende
le distanze. E' il caso di Cristina Marri dell'Udc che considera «le parole
di Nicolini coerenti con il Papa e con la Chiesa». La voce più autorevole,
però, è quella di monsignor Benito Cocchi, Arcivescovo di Modena e
presidente nazionale della Caritas che, senza citare il caso, in un
incontro in duomo sulla pace e la lotta alla mafia ha definito la guerra
«un'assurdità» ed esortato a «mettere i panni di chi si sente arrivare
addosso le bombe e pensa che arrivano dai cristiani». Poi ha concluso:
«Dobbiamo avere il coraggio del papa che denuncia questa guerra».

Garagnani però contrattacca. «Io sono allibito- dice l'esponente di Forza
Italia - dalla facilità con cui certi uomini di chiesa hanno sposato
posizioni della sinistra» e aggiunge di «condividere totalmente
l'atteggiamento del cardinale Biffi». Poche ore dopo Isabella Bertolini
attacca monsignor Cocchi con termini altrettanto violenti di quelli usati
da Garagnani contro Nicolini. Un vescovo amico e uno nemico, per Forza
Italia.

Resta in silenzio, però, la Curia di Bologna in vista dea processione per
la pace, lunedì sera a San Luca. «La Chiesa non parla con i comizi, non lo
ha mai fatto - osserva il portavoce di Biffi, Adriano Guarnieri - non c'è
un centro che parla per tutti, ma un invito alle parrocchie a intensificare
la preghiera». Ma se si obietta che il Papa parla eccome, il portavoce del
Cardinale risponde che «appunto, parla il Papa. E certamente l'autorevole
magistero ecclesiale andrebbe ascoltato e letto nella sua interezza».

Una posizione che, però, non convince tutti i cattolici. «Questa guerra
preventiva sta sconvolgendo tutto - è la tesi del sociologo dossettiano
Achille Ardigò - la forza di un discorso come quello del papa non consente
più linee di mediazione tra diavolo e acqua santa. E se una parte dei
cattolici segue Bossi, faccia pure ma questa non è la strada del cattolico
coerente». Per Ardigò, Garagnani «ha sempre assunto posizioni troppo
estremiste». Mentre il silenzio della Chiesa bolognese crea disagio. «Dov'è
finito il cardinale Biffi della stupenda omelia per don Giuseppe
Dossetti?», si chiede Ardigò. «La nostra speranza è che nell'ultimo tratto
del suo grande ufficio il Cardinale trovi il modo di recuperare quel
momento. C'è un trenta-quaranta per cento dei fedeli che è stato trascurato
per troppi anni e non ha avuto il beneficio della sua alta funzione e il
conforto del sapere di uno straordinario uomo di cultura».

LUCIANO NIGRO