Assemblea "Veneto contro la guerra" a Padova 6 febbraio 2003



Si invia in allegato anche il documento "Medici per la pace" letto
nell'assemblea
di "No alla guerra", tenutasi a Padova, il 6 febbraio 2003.
Si prega di dare diffusione ai due documenti inviati
Grazie
"Veneto contro la guerra"

MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA A PADOVA
Resoconto dettagliato dell'assemblea convocata il 6 febbraio 2003 alla Fornace
Carotta di Padova, da "Padova contro la guerra" aderente a "Veneto contro
la guerra";  "Fermiamo la guerra"; "A.N.S.W.E.R."

L'assemblea di Padova contro la guerra, convocata per il 6 febbraio, si
è tenuta regolarmente alla ex  Fornace Carotta, alle ore 21, con buona
partecipazione,
un centinaio di persone e molti interventi, anche di studenti universitari
e di lavoratori.
Ha presieduto e coordinato l'assemblea Curzio Bettio di Soccorso Popolare,
che ha messo in evidenza ai presenti la necessità di mettere in azione a
Padova un percorso simile a quello che ha permesso ai cittadini di Vicenza
di costruire la manifestazione del 18 gennaio, per dire "No alla guerra"
imperialista, e di innescare il processo di sviluppo dell'organizzazione
"Veneto contro la guerra".

Interventi:

Per primo ha preso la parola Fausto Schiavetto che ha voluto subito mettere
in risalto il collegamento di "Veneto contro la guerra"  con l'organizzazione
nazionale "Fermiamo la guerra", promotrice della manifestazione con carattere
ormai mondiale del 15 febbraio a Roma, e con l'organizzazione internazionale
ANSWER. Evidenziando il valore simbolico di un presidio permanente contro
la Caserma Ederle di Vicenza, punto di riferimento della volontà imperialistica
Statunitense, ha invitato i partecipanti all'assemblea ad aderire, come
cittadini del Veneto e italiani, a dire "no alla guerra" davanti alla Caserma,
unendosi con i cittadini di Vicenza che hanno deciso così in merito, creando
un presidio ogni giovedì (con modalità che sono state di seguito illustrate
in un altro intervento). Schiavetto ha sottolineato il carattere di guerra
genocida, ha illustrato le attuali condizioni di miseria del popolo Iracheno,
che ha potuto constatare di persona in una visita all'Iraq con organizzazioni
a carattere umanitario, che dovrebbero indurre il mondo ad una solidarietà
con questa gente, e non a preventivare ulteriori bombardamenti, magari con
armi ad uranio o addirittura con la bomba atomica. Inoltre ha evidenziato
la necessità di una più estesa mobilitazione, anche a livello universitario,
e perciò ha proposto una assemblea per giovedì 13 febbraio presso la sede
di Scienze Politiche, a Padova, in via del Santo. Per quel che riguarda
la manifestazione del giorno 15 febbraio, Schiavetto ha denunciato il tentativo
di boicottaggio da parte della Direzione delle Ferrovie dello Stato, che
ha messo a disposizione un esiguo numero di treni speciali (solo 15 treni
concessi dopo settimane di trattative, e dati in gestione non al movimento
"Fermiamo la guerra", ma a singole sue organizzazioni istituzionalizzate).

Roberto Verdi ha puntualizzato il proprio intervento sul carattere di "follia"
di tutte le guerre, invitando ad una mobilitazione più ampia possibile di
tutte le realtà cittadine che si battono contro questa guerra.

Francesco Brunello, presidente di al Quds, istituto di cultura Italo
Palestinese,
ha evidenziato come sia in atto un processo di ribaltamento, se non addirittura
di annullamento, dei principi che hanno informato il diritto internazionale
di convivenza e di rispetto fra i popoli e le varie nazioni. Viene cancellato
il principio di sovranità nazionale e di autodeterminazione dei popoli,
con la formulazione di una teoria di "guerra preventiva". Si avvalla inoltre
la pratica dell'omicidio di Stato "preventivo" a supposti attacchi
terroristici,
contro esponenti della resistenza palestinese, che può comunque essere
esportato
in tutto il mondo. Se non si ha più certezza del diritto, come sta avvenendo
per tanti cittadini del mondo, tutti noi, come cittadini e uomini liberi,
vedremo stravolta la nostra vita. Bisogna impedire tutto questo!

Silvia Cortese affida all'assemblea il seguente intervento a nome di "Medicina
per la Pace" di Padova, un'associazione che si occupa di documentare ed
informare sugli effetti delle moderne guerre sulle popolazioni.
"Abbiamo studiato e visto anche di persona, nel corso di un viaggio in Iraq
che si è svolto nell'aprile scorso con una delegazione composta da medici
di 17 Paesi, le conseguenze della guerra e dell'embargo sulla popolazione
civile Irachena. Siamo contrari ad una nuova guerra, e anche alla prosecuzione
delle sanzioni che producono solo fame, aumento delle malattie e morte.
In questi 10 anni, per chi non lo sapesse, 1.600.000 civili iracheni sono
morti per le conseguenze della guerra e dell'embargo, e l'incidenza dei
tumori è aumentata del 50%.
I dati epidemiologici confermati dall'OMS, Organizzazione Mondiale per la
Sanità, indicano che
1. oggi in Iraq nella stessa famiglia ci si ammala di 4-5 specie di tumori
diversi;
2. l'incidenza del cancro nel 1988 era di 11 casi su 100.000 abitanti e
nel 2001 di 116;
3. a Bassora nel 1988 ci sono stati 45 morti per tumore e nel 2001 i morti
per la stessa causa sono diventati 600;
4. i nati malformati nel 1990 erano pari al 3,4 per mille e nel 2001
raggiungevano
il 22 per mille.
 Per fortuna l'aborto terapeutico è consentito dalle leggi di quel Paese.
ma per le donne la gravidanza è diventata una disgrazia: nove mesi di incubo!
Perché? Perché, per diagnosticare le malformazioni, è necessaria l'ecografia,
e gli ecografi non possono essere importati in quanto potrebbero essere
utilizzati come?sonar a scopo bellico.
Per lo stesso motivo anche gli apparecchi radiologici, e molti farmaci sono
sottoposti ad embargo; farmaci come i nitroderivati utili per i cardiopatici,
gli antitumorali, i reagenti per gli esami di laboratorio e per gli esami
colturali indispensabili per diagnosticare le malattie parassitarie, prima
debellate ed ora causa di morte, soprattutto per i bambini, data
l'impossibilità
di potabilizzare le acque. "Tutto questo potrebbe servire per la guerra
chimica e batteriologica!". E questo vale anche per gli insetticidi e i
fertilizzanti, e per l'ossigeno e i disinfettanti e per gli anestetici.
Come medici siamo disperati all'idea di una nuova guerra, e siamo solidali
con i colleghi Iracheni e con il personale sanitario di quel Paese, che
abbiamo conosciuto e apprezzato come veri eroi di una resistenza quotidiana
contro la disperazione e l'impotenza.
Veder morire una persona, e non poter fare niente, è un'esperienza durissima
che ogni medico prima o poi fa, ma vederla morire e sapere che basterebbero
interventi medici modesti, come somministrazione di antibiotici, plasma,
antitumorali, antiparassitari, acqua pulita, ecc., e in qualunque altro
posto disponibili, è intollerabile.
Siamo disperati, ma urleremo forte!
E saremo a Roma, e in ogni altro luogo, con chiunque altro non voglia questa
guerra.

Gianfranco Coccoli, operaio metalmeccanico, della Segreteria provinciale
della FIOM-CGIL, dichiara ufficialmente la decisione dei metalmeccanici
di entrare in sciopero immediatamente allo scatenarsi della guerra; la
distruzione
del diritto dei popoli è assolutamente intrecciata al tentativo di distruzione
liberista dei diritti dei lavoratori. I lavoratori italiani e del Veneto
sono chiamati a far fronte per reclamare la pace e per la salvaguardia
conseguente
del loro stato di diritto.

Enzo Pernigotti invita alla riflessione critica su evidenti contraddizioni
dell'imperialismo: il "bombardamento etico", l'"interventismo umanitario",
l'"embargo terapeutico", e la "menzogna evidente"; richiama alla memoria
i disastri della guerra alla Yugoslavia e sottolinea con rammarico che non
si sentono in giro molte autocritiche da parte di coloro che in Italia hanno
accettato i bombardamenti e le distruzioni causate da quella guerra.

Uno studente universitario, rappresentante del CPO Gramigna di Padova,
stigmatizza
la guerra contro l'Iraq come espressione di questa società capitalistica
fondata sulla globalizzazione geografica, imposta a forza. Il nostro governo
partecipa attivamente a questo conflitto, e nel contempo distrugge lo stato
sociale, sottraendo risorse ai servizi essenziali, come il diritto allo
studio e al lavoro; le tasse universitarie aumentano esponenzialmente, le
spese per le mense sono insostenibili, bisogna lottare per il diritto alla
casa, e noi mandiamo gli "alpini" alla guerra!

Sara, del Centro di Documentazione "Comandante Giacca" di Padova, analizza
come la guerra contro l'Iraq non sia solo una guerra per il petrolio, il
petrolio non è il fine ultimo, è solo un mezzo per imporre una egemonia
imperialista. Individua in una cultura di resistenza il presupposto necessario
per una futura costituzione di forze politiche e sociali, per il momento
non ancora esistenti, in grado di sostenere il confronto futuro.

Beppe Mosconi individua la possibilità di sconfiggere la guerra solo cambiando
i sistemi di produzione e utilizzando diversamente le risorse del pianeta.
L'opinione pubblica risulta immune dall'operazione propagandistica della
costruzione di un "nemico interno"; sente invece in modo consapevole la
minaccia di un conflitto fra culture diverse e fra diverse etnie, scatenato
per interessi di centri di potere mondiali. Dopo una chiara esposizione
geopolitica, viene fatta risaltare la strategia imperialista di Bush, che
tende a creare una cortina aggressiva attorno al probabile nemico ultimo,
la Cina, e questo crea una tensione, forse insanabile, con gli alleati Europei.

Anna, del Collettivo Spartakus di Vicenza, centra il suo intervento su positive
considerazioni su quello che è avvenuto dopo la manifestazione di Vicenza
del 18 gennaio scorso. Molti dichiarano apertamente il "no alla guerra!"
e il coordinamento di Vicenza contro la guerra ha aderito al presidio davanti
alla Caserma Ederle tutti i giovedì, a partire dal giorno 20 febbraio, dalle
ore 20 alle ore 22. Il presidio deve assumere una grande valenza simbolica
per fare sentire alta la voce del dissenso contro il conflitto da parte
dei cittadini di tutto il Veneto. Molte organizzazioni insieme stanno agendo
nei confronti dell'Amministrazione Comunale di Vicenza per una netta e continua
presa di posizione contro la guerra.

Un Iraniano, con un discorso assolutamente franco individua nella presenza
in Medio Oriente di Europei e Americani la causa dei tanti mali di quei
popoli; l'ingerenza indebita degli stranieri in quei Paesi impedisce il
realizzarsi dei desideri di auto governo dei popoli Arabi.

Aldo, dell'area del PRC "Progetto Comunista", vede un approfondirsi della
crisi economica, politica e sociale del sistema del capitale; le contraddizioni
tra i centri imperialisti si accentuano, palese esempio è lo scontro aperto
tra USA e i paesi Europei, come Francia e Germania, per il controllo e il
dominio sulle risorse energetiche senza esclusione di una guerra generalizzata.
Contemporaneamente si fa anche più violenta la repressione dei movimenti
sociali e politici che in tutto il mondo rivendicano libertà e
autodeterminazione.
Inoltre bisogna tenere ben presente che l'opposizione alla guerra non è
generalizzata, e da qui la necessità di manifestare con decisione e in modo
fermo e consapevole.

Flora, una attenta analista dei siti internazionali soprattutto di area
anglosassone, dimostra, portando informazioni attuali ricavate da
Internet-news,
come il movimento internazionale contro la guerra in Iraq veda i cattolici
in prima fila, con azioni che risultano sì illegali, e che li sottopongono
a repressione poliziesca, ma decisamente efficaci nel contrastare sul terreno
pratico il contributo logistico alla guerra. Ha parlato di blocco di aeroporti
e di aerei. Per conoscere in dettaglio queste informazioni basta consultare
il sito www.venetocontroguerra.net.
Perciò desta stupore che certe aree del cattolicesimo nostrano facciano
dei distinguo nel dare adesioni a movimenti che stanno impegnandosi in modo
netto, e non strumentale, contro la guerra.

Uno studente universitario afferma che molti giovani sentono la necessità
e il desiderio di manifestare, ed auspica una stretta collaborazione fra
tutte le associazioni ed organizzazioni a creare una rete unica di
contrapposizione.

Per ultimo è intervenuto un Palestinese dell'associazione al Quds di Padova
e della Mezzaluna Rossa; l'attacco americano all'Iraq riverberà i suoi effetti
su tutto il Medio Oriente e in particolare sui Territori palestinesi occupati.
La guerra servirà al premier israeliano Sharon per dimostrare di avere il
pieno controllo della situazione in casa palestinese, accentuando la
repressione
della popolazione e conculcandone i diritti civili. L'esecrabile ed atroce
politica israeliana nei confronti dei palestinesi servirà come modello per
gli Stati Uniti nei confronti di tante popolazioni arabe. Ecco perché bisogna
mettere in atto tutti gli strumenti di opposizione a questa guerra, che
vede sionismo ed imperialismo USA strettamente alleati.

Conclusioni e decisioni assembleari

SCIOPERO CONTRO LA GUERRA
Un compagno della Fiom ha annunciato che i metalmeccanici hanno deciso lo
sciopero nel momento in cui inizierà l'attacco. Questa decisione era già
stata assunta anche dai Cobas. L'assemblea si impegna a dare opportuna
propaganda
allo sciopero, ad allargare il più possibile la protesta, e di scendere
in tanti in piazza, in quanto si ritiene quello della mobilitazione di massa
il metodo più incisivo.

IN CASO DI ATTACCO, A PADOVA TUTTI IN PIAZZA DELLE ERBE
L'assemblea ha deciso che, in caso di attacco all'Iraq, ci si troverà nel
pomeriggio a Padova in Piazza delle Erbe per una manifestazione spontanea.


UNIVERSITA' CONTRO LA GUERRA
Giovedì prossimo, 13 febbraio 2003, alle ore 16, viene convocata una  riunione
a Scienze Politiche di lavoratori e studenti: "Università contro la guerra",
per vedere quali azioni è possibile intraprendere contro la guerra, nell'ambito
Universitario.

SCRITTE, RIUNIONI, MANIFESTI
Intensificare la campagna "controguerra" con manifesti, mostre, piccole
riunioni, ecc.

TUTTI A ROMA IL 15 FEBBRAIO
Per il 15 febbraio a Roma, visto il boicottaggio operato dalle ferrovie,
si invita all'organizzazione di pullman. Per il momento sono in fase
organizzativa
pullman da Vicenza e da Padova.

RIUNIONE SETTIMANALE DI ORGANIZZAZIONE IL VENERDI'
L'assemblea ha deciso di fissare un giorno di incontro pubblico alla settimana,
il venerdì dalle ore 18 alle ore 22 in Piazzetta Toselli (via Palestro)
individuata come "Piazza di Padova contro la guerra." (questo Toselli era
un caduto delle disgraziate e criminali imprese coloniali italiane in
Abissinia,
 tanto per restare in tema!). I cittadini hanno così la possibilità di
scambiarsi
informazioni e opinioni sulla successione degli avvenimenti, su manifestazioni,
e per la preparazione di materiali opportuni, volantini, mostre, locandine,
manifesti, striscioni e quant'altro. "Scateniamo la fantasia!"

MANIFESTAZIONE CONTRO LA GUERRA, A PADOVA,  IL 1 MARZO ALLE ORE 15
L'assemblea ha lanciato una manifestazione cittadina a Padova, per sabato
1 marzo alle ore 14,30. Punto di concentramento il piazzale della Stazione
Ferroviaria, e corteo fino a Prato della Valle, attraversando il centro
cittadino.

TUTTI I GIOVEDÌ, PRESIDIO CONTRO CAMP EDERLE -VICENZA
Partecipazione alla mobilitazione contro la grande base americana, centro
di produzione di morte, di Camp Ederle a Vicenza: ogni giovedì, presidio
con torce dalle ore 19, a partire da giovedì 20 febbraio.

Per informazioni e prenotazioni su pullman scrivete a noallaguerra at libero.it

del sito
http://www.venetocontroguerra.net





Intervento contro la guerra a nome di "Medicina per la Pace" di Padova,
un'associazione che si occupa di documentare ed informare sugli effetti
delle moderne guerre sulle popolazioni.

"Abbiamo studiato e visto anche di persona, nel corso di un viaggio in Iraq
che si è svolto nell'aprile scorso con una delegazione composta da medici
di 17 Paesi, le conseguenze della guerra e dell'embargo sulla popolazione
civile Irachena. Siamo contrari ad una nuova guerra, e anche alla
prosecuzione delle sanzioni che producono solo fame, aumento delle malattie
e morte.

In questi 10 anni, per chi non lo sapesse, 1.600.000 civili iracheni sono
morti per le conseguenze della guerra e dell'embargo, e l'incidenza dei
tumori è aumentata del 50%.
I dati epidemiologici confermati dall'OMS, Organizzazione Mondiale per la
Sanità, indicano che
1. oggi in Iraq nella stessa famiglia ci si ammala di 4-5 specie di tumori
diversi;
2. l'incidenza del cancro nel 1988 era di 11 casi su 100.000 abitanti e nel
2001 di 116;
3. a Bassora nel 1988 ci sono stati 45 morti per tumore e nel 2001 i morti
per la stessa causa sono diventati 600;
4. i nati malformati nel 1990 erano pari al 3,4 per mille e nel 2001
raggiungevano il 22 per mille.

Per fortuna l'aborto terapeutico è consentito dalle leggi di quel Paese. ma
per le donne la gravidanza è diventata una disgrazia: nove mesi di incubo!
Perché? Perché, per diagnosticare le malformazioni, è necessaria
l'ecografia, e gli ecografi non possono essere importati in quanto
potrebbero essere utilizzati comeŠsonar a scopo bellico.
Per lo stesso motivo anche gli apparecchi radiologici, e molti farmaci sono
sottoposti ad embargo; farmaci come i nitroderivati utili per i
cardiopatici, gli antitumorali, i reagenti per gli esami di laboratorio e
per gli esami colturali indispensabili per diagnosticare le malattie
parassitarie, prima debellate ed ora causa di morte, soprattutto per i
bambini, data l'impossibilità di potabilizzare le acque. "Tutto questo
potrebbe servire per la guerra chimica e batteriologica!". E questo vale
anche per gli insetticidi e i fertilizzanti, e per l'ossigeno e i
disinfettanti e per gli anestetici.

Come medici siamo disperati all'idea di una nuova guerra, e siamo solidali
con i colleghi Iracheni e con il personale sanitario di quel Paese, che
abbiamo conosciuto e apprezzato come veri eroi di una resistenza quotidiana
contro la disperazione e l'impotenza.
Veder morire una persona, e non poter fare niente, è un'esperienza
durissima che ogni medico prima o poi fa, ma vederla morire e sapere che
basterebbero interventi medici modesti, come somministrazione di
antibiotici, plasma, antitumorali, antiparassitari, acqua pulita, ecc., e
in qualunque altro posto disponibili, è intollerabile.

Siamo disperati, ma urleremo forte!
E saremo a Roma, e in ogni altro luogo, con chiunque altro non voglia
questa guerra.

"Medicina per la Pace" di Padova