LA SICILIA, RE RUGGERO E LA GUERRA



La Sicilia che non vuole la guerra

QUEL GRAN PETO DI RUGGERO IL NORMANNO

CHE PRESERVO' LA SICILIA DALLA GUERRA



di  Agostino SPATARO



Il governo ha autorizzato i comandi delle forze armate Usa ad usare, oltre
allo spazio aereo, le basi

ubicate in Italia in vista dell'attacco militare contro l'Iraq, anche senza
l'avallo dell'Onu.

Tale, avventata decisione riguarda evidentemente anche le basi e le
infrastrutture esistenti in Sicilia (Sigonella, Birgi, ecc). Aerei
statunitensi potranno fare scalo negli aeroporti siciliani, usufruire dei
sistemi di comunicazione e di altri importanti servizi logistici (compreso
il rifornimento di carburante e, a Sigonella, anche di bombe) e da qui
ripartire o partire per andare a bombardare gli obiettivi iracheni.

Questa guerra- è stato preventivato- provocherà centinaia di migliaia di
vittime irachene, soprattutto civili, e milioni di profughi.

I siciliani devono sapere che, nel momento in cui scatterà (speriamo mai)
l'attacco militare nord-americano, anche la Sicilia sarà ritenuta
coinvolta, più o meno direttamente, nelle operazioni belliche e quindi
potrà divenire bersaglio di eventuali azioni di rappresaglia da parte
irachena.

Allarmismo? Nient'affatto. Questo, semmai, è uno degli scenari possibili,
una logica conseguenza di questa decisione così improvvida, quanto
illegittima.

D'altra parte, il "pasticciaccio" dell'invio degli alpini in Afghanistan è
davvero illuminante della disinvoltura con cui il governo Berlusconi e il
suo ministro siciliano della Difesa, maneggiano materie così delicate che
mettono a rischio il ruolo internazionale di pace dell'Italia e la vita dei
nostri soldati.

Per altro tale, forzato coinvolgimento, non solo contrasta col sentimento
pacifista dei siciliani, ma anche con una certa tradizione storica della
Sicilia che, fin dall'antichità, quasi mai ha visto di buon occhio le
guerre espansionistiche dell'Occidente contro i territori dell'Oriente
islamico e ha fatto di tutto per evitare di parteciparvi.

Celebre è rimasto il comportamento, esemplare per saggezza e per spirito di
tolleranza reciproca, di Federico II, re di Sicilia e imperatore del Sacro
Romano Impero, il quale, giunto in Terra Santa (nel 1228) a capo della IX
crociata, "conquistò" Gerusalemme senza colpo ferire, sulla base di un
accordo, lungamente e piacevolmente negoziato, con Malik al Kamil, sultano
musulmano.

Addirittura, Qirtay Al-Izzi nel suo "Gotha" (manoscritto arabo del 1655)
rileva che : "Quando l'imperatore, principe dei Franchi, aveva lasciato la
Terra Santa e si era congedato da Al-Malik Al-Kamil ad Ascalona, i due
monarchi si erano abbracciati promettendosi mutua amicizia, assistenza e
fraternità".

Prima di questo evento memorabile, accadde a Palermo un altro episodio di
uguale valenza che vide protagonista un illustre avo del grande Federico,
Ruggero I, il normanno, il quale riuscì a preservare la Sicilia dal
coinvolgimento diretto nella prima Crociata, anche per non inimicarsi i
vari regni del nord-Africa con i quali i normanni intrattenevano ottime
relazioni politiche ed economiche.

L'episodio è riportato nella cronaca musulmana della prima Crociata, dallo
storico arabo Ibn Al-Athir che, nel suo "Kamil" (Edizione Torneberg),
scrive, fra l'altro:

"Nel 484/1091, i franchi portarono a termine la conquista della SiciliaŠNel
490/1097, essi invasero la Siria ed eccone i motivi: il loro re Baldovino
era imparentato con Ruggero il Franco (il normanno n.d.r.) che aveva
conquistato la Sicilia, e gli mandò a dire che, avendo riunito un grande
esercito, sarebbe venuto nel suo paese e da là sarebbe poi passato in
Africa (in Tunisia) per conquistarlaŠ

Ruggero convocò i suoi fedeli e chiese loro consiglio in merito a questo
problemaŠ

"Per il Vangelo- risposero- ecco un'occasione eccellente per loro come per
noi, l'Africa sarà terra cristianaŠ"

"Allora- annota lo storico arabo con disarmante naturalezza- Ruggero
sollevò l'anca, fece un gran peto (sic!) e disse: Affè mia, questa è buona.
Come? Se essi verranno dalle mie parti, andrò incontro a spese enormi per
equipaggiare le naviŠ"

Quindi convocò l'ambasciatore di Baldovino per notificargli la sua
contrarietà acché l'esercito crociato attraversasse la Sicilia per
raggiungere l'Africa e gli disse le testuali parole: "Per quanto concerne
l'Africa, tra me ed i suoi abitanti ci sono impegni di fiducia e trattati"

Com'è noto, i crociati raggiunsero la Palestina per altre vie, e la Sicilia
non fu coinvolta in quella guerra disastrosa che, sotto le bandiere della
religione di Cristo, nascondeva ingordi propositi di conquista dei
territori e degli opulenti mercati orientali.

Un po' come oggi contro l'Iraq: si dice che la guerra è per la "libertà" e
contro "il terrorismo", in realtà è per il controllo militare e politico di
un paese ricchissimo di giacimenti petroliferi (le riserve accertate
ammontano a 122 miliardi di barili) che consentiranno ai nuovi padroni di
garantirsi un approvvigionamento continuato e a costi competitivi e di
condizionare il mercato petrolifero mondiale, quasi interamente in mano
delle grandi multinazionali Usa.

La guerra di Bush è anche contro la nascente Unione europea che
l'establishment Usa teme possa diventare la prima potenza economica del
Pianeta. Tuttavia, l'UE accusa un vistoso handicap poiché non è riuscita ad
affrancarsi da un'eccessiva dipendenza energetica.

Le analisi più attendibili ci dicono che basterebbe un aumento del prezzo
del barile oltre i 30 dollari, per un periodo medio- lungo, per mettere in
ginocchio l'economia di molti paesi europei, primi fra tutti di quelli più
dipendenti dal petrolio quali sono Italia e Spagna.

Da notare che l'unico paese dell'UE che gode di un'ampia autosufficienza
energetica è la Gran Bretagna e questo spiega il bellicoso attivismo del
signor Tony Blair.



                                       Agostino SPATARO

                                   (Direttore www.infomedi.it)

5/2/03



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