[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
E. Deiana-dichiarazione voto Prc
- Subject: E. Deiana-dichiarazione voto Prc
- From: "Forum delle Donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Sat, 5 Oct 2002 16:52:35 +0200
Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 197 del 3/10/2002 ... (Dichiarazioni di voto) PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà. ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, signor ministro, esprimo, a nome del mio gruppo, il «no» più deciso non alla guerra genericamente, ma alla forma specifica in cui l'Italia è oggi chiamata ad essere coinvolta, e cioè nell'invio del contingente di alpini in Afghanistan. Questa è oggi la forma che assume la partecipazione dell'Italia alla nuova guerra globale, e contro questa scelta specifica noi diciamo «no», ribadendo le numerose ragioni che ci hanno indotto, fin dall'inizio di questa terribile avventura militare, a dire «no». Diciamo «no», perché i fatti di questo ultimo anno confermano - a chi li vuole vedere ed a chi non si ferma al set virtuale delle buone ragioni, di cui il ministro Martino è maestro - la giustezza della nostra opposizione alla partecipazione all'operazione Enduring Freedom un anno fa. Esprimemmo, allora, un netto giudizio negativo perché non si trattava, già da allora, di una guerra al terrorismo, ma di una guerra a un regime non più amico degli Stati Uniti e di conseguenza ad un paese, l'Afghanistan, che non rientrava più nel novero di quelli che, per decreto imperiale, gli USA ritengono fedeli, affidabili, malleabili. Dicemmo «no» allora, e lo ribadiamo adesso, perché il terrorismo non si combatte con la guerra, ma si combatte in altri modi, con altri strumenti e, soprattutto, con altre logiche. Invece, riteniamo che una guerra, come quella che è stata condotta in Afghanistan e come quella che si sta preparando in Iraq, non faccia altro che alimentare e fomentare le ragioni del terrorismo. Dicemmo «no» allora - ed in maniera particolare, ribadiamo il nostro «no» oggi - perché il contesto politico della guerra, il piano vero della discussione, non il set virtuale e cioè il piano sul quale si dovrebbe veramente svolgere la discussione in questa sede, si è definitivamente chiarito con la pubblicazione del documento degli Stati Uniti sulla nuova strategia difensiva di quel paese e con l'affermazione della dottrina militare sulla guerra preventiva. Dalla lotta al terrorismo, siamo arrivati al conflitto preventivo, questa nuova dottrina, che rischia ormai di essere irreversibile, annienta il contesto giuridico e politico-istituzionale che faticosamente, ma proficuamente, regolava, fino ad alcuni anni fa, le relazioni internazionali tra i paesi del mondo, individuando nel rifiuto della guerra e nella ricerca della pace gli strumenti principali per mantenere le relazioni tra i popoli. E diciamo «no» perché questa strategia pone gli interessi economici e geopolitici della nazione americana al di sopra di ogni altro diritto, gettando un'ombra terribile sul corso futuro e sulla democrazia di quel paese e consegnando il mondo ai signori della guerra, ai predatori delle risorse del pianeta, agli interessi di coloro che governano la globalizzazione capitalistica e che, con tanta forza, si sono insediati alla guida dell'Amministrazione statunitense. Diciamo «no» perché l'Afghanistan e l'Iraq stanno insieme, signor ministro, sono un unico teatro di guerra, come emerge continuamente - l'ho ricordato stamattina - da tutti i documenti, da tutte le affermazioni dei generali del Pentagono e dall'ossessiva ripetizione del Presidente Bush; stanno insieme perché collegati alla strategia della lotta al cosiddetto asse del male. Anche lei, signor ministro, ha avuto modo di ribadirlo più volte, spiegando perché le cose stanno insieme e spiegando anche che condivide il conflitto preventivo, che condivide la dottrina americana sulla necessità di sparare il primo colpo (l'ha dichiarato in un'intervista rilasciata al Giornale di Sicilia). Lei fa cenno di no, ma io seguo le sue elucubrazioni! La guerra in Afghanistan, cari colleghi, signor ministro, ha rappresentato la prova generale di questa nuova strategia militare degli Stati Uniti: la guerra preventiva, la guerra ad libitum. Tutto ciò costituisce il cardine della nuova strategia militare con la quale oggi dobbiamo fare i conti e di cui credo che dovremmo discutere veramente anziché raccontarci le favole belle sulla pacificazione, sulla democratizzazione e sul ruolo democratico delle Forze armate che lì vengono inviate. Tutte favole! Le cose stanno in maniera affatto diversa! Noi diciamo «no» a questa guerra, infine, perché ci sentiamo parte di quel vasto popolo democratico che si sta muovendo per trovare il modo di far sentire la propria voce: è un popolo democratico e costituzionalmente orientato sulle questioni della pace che, in questi giorni, cerca in tutti i modi di far sentire la propria voce. Voglio aggiungere un'ultima ragione a questi «no» di Rifondazione comunista. Noi diciamo «no» perché, se i nostri alpini andranno in quella zona terribile del sud est dell'Afghanistan, dove, con la connivenza, la complicità e, forse, l'impulso delle Forze armate occidentali, si sono consumate tragedie infinite come quella di Mazar-el-Sharif, credendo alla favola bella della pace e del proprio ruolo pacificatore e scoperto invece (pochi o molti non interessa: ne basterebbe uno) l'orrore della guerra chiederanno di tornare in Italia, sappiano che una parte del Parlamento è con loro, per la pace e contro la guerra. Noi invitiamo tutte le colleghe ed i colleghi che vogliono esprimere un «no» deciso all'invio del contingente italiano a votare la risoluzione Bertinotti ed altri n. 6-00032. Preannunciamo, altresì, che voteremo a favore anche della risoluzione Rizzo ed altri n. 6-00034 (Nuova formulazione), che esprime un orientamento altrettanto netto contro l'invio del contingente italiano in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani). Forum delle donne di Rifondazione comunista Viale del Policlinico 131 - CAP 00161 - Roma Tel. 06/44182204 Fax 06/44239490
- Prev by Date: (Fwd) [bilanci-di-giustizia] Appello all'ONU di Ramsey Clark per fermare la guerra contro l'IRAQ
- Next by Date: Continua l'occupazione del consolato inglese
- Previous by thread: (Fwd) [bilanci-di-giustizia] Appello all'ONU di Ramsey Clark per fermare la guerra contro l'IRAQ
- Next by thread: Continua l'occupazione del consolato inglese
- Indice: