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Liberato il pacifista arrestato a Ramallah
- Subject: Liberato il pacifista arrestato a Ramallah
- From: "ARCI Sassari" <sassari at arci.it>
- Date: Sat, 6 Jul 2002 10:30:23 +0200
Massimo Mele, il pacifista di Sassari arrestato ieri a Ramallah, non appena liberato ha spedito questa mail che vi inoltro. Testimonia un'esperienza molto forte (e in alcuni tratti anche molto pericolosa). Gli ho calorosamente raccomandato di usare la massima prudenza e di tornare non appena gli verrà concesso. Franco Uda. ********************************************************** Presidente provinciale ARCI Nuova Associazione - Sassari V.le Umberto I, 119 - 07100 Sassari Tel./fax: 079.270637 E-mail: <mailto:uda at arci.it>uda at arci.it ********************************************************** Ciao a tutti/e, mi trovo ora nel mio ostello dove sono stato portato dalla polizia alle ore 4:30 del mattino, dopo circa 13 ore dentro carri armati, jeep e carceri israeliane. Andiamo con ordine. Mercoledi 3, mentre mi trovavo a Ramallah per lavorare come volontario all'UPMRC (Union of Palestinian Medical Relief Committees), dove accompagnavo le ambulanze nella consegna dei medicinali e dei viveri durante il coprifuoco, garantendo con il mio passaporto che l'ambulanza non venisse sequestrata, decido di andare nella sede del Governo Palestinese, guardata a vista dai militari. Ho tempo sino alle due, ora di inizio del coprifuoco. Arrivo alla sede e la prima volta riesco ad entrae accodandomi ad una troup televisiva. Li' incontro Claude, una donna francese da mesi asseragliata con i soldati di Arafat come garanzia internazionale, Will, un altro internazionale dal Canada, e diversi soldati, la cui eta' varia dai 15 ai 30 anni. Loro non possono uscire per niente ed hanno bisogno delle cose piu' elementari, dalle sigarette alle carte telefoniche ecc. decido di uscire e fare un po' di spesa. Rientrero' poi saltando da un'apertura laterale perche' mi vietano di entrare la seconda volta, ma i controlli non sono esagerati. Faccio conoscenza con gran parte delle persone all'interno, che vivono da settimane in condizioni disumane in mezzo alle macerie (e' rimasto in piedi, per modo di dire, un solo palazzo) e quasi senz'acqua, visto che gli israeliani hanno sparato anche alle cisterne sopra i tetti. Alcuni di loro sono malati ma non c'e' possibilita' di assistenza. Ci salutiamo dandoci appuntamento al giorno dopo, per portargli medicinali e altre cose stupide ma, in quella situazione, decisamente importanti, come assorbenti, birre, carte telefoniche ecc. Passo al Medical Relief e faccio il carico dei medicinali e parto alla volta di Gerusalemme per prendermi il cambio dall'ostello (e'da tre giorni che vado avanti con lo stesso cambio che lavo la notte!!). La mattina ritorno a Ramallah verso le 11, passando tranquillamente tutti i check point, faccio la spesa e mi dirigo alla sede. Arrivo e noto che i controllo sono aumentati enormemente. ci sono almeno tre carri armati grandi e una decina di quelli piccoli, piu' diverse jeep. Tutti i buchi, i posti dove e' possibile saltare, sono protetti dai carri che ci puntano sopra i cannoni. No, meglio evitare. Vado allora dai soldati all'ingresso principale, consegno il passaporto e aspetto l'autorizzazione: "solo 5 min. consegno le medicine ed esco, vi lascio anche il passaporto". Dopo 30/40 min. la risposta negativa. Nuovi ordini, non entra nessuno. La mattina e' stata bloccata persino la delegazione con Fassino, ed e' stato permesso l'ingresso solo al console e a Fassino mentre tutti gli altri sono rimasti fuori. Vado via incazzato nero. Dopo 15 minuti mi decido: "Perche' devo andare via? Perche' non posso consegnare le medicine e le altre stronzate che ho con me? No, non e' giusto". Ritorno indietro dal soldato e gli dico che ci ho pensato e che tutto questo non ha senso. Gli lancio il passaporto (lui sta in alto sul carro armato) e gli dico "Di' ai miei genitori che gli voglio bene" e entro velocemente con le mani alzate. Il soldato grida forte, ne escono altri, non mi giro e continuo a camminare in un bagno di sudore. Appena dentro mi diranno che i soldati avevano le mitragliatrici puntate su di me, ma fortunatamente nessuno ha sparato. Mi accolgono in festa, sono tutti contentissimi, non solo per le medicine, ma perche' ho sfidato il divieto e questo, ai loro occhi, e' una cosa fantastica. Vengono tutti a congratularsi e andiamo a berci delle birre insieme e a festeggiare. E si, perche' ora ottenere il passaporto indietro sara' un problema. Giro per il centro, e tra le macerie, trovo tutto l'opposto di quello che si puo' pensare. Ragazzini di tutte le eta' che cercano di passare il tempo distraendosi il piu' possibile, con il calcio, il ping pong, i canali satellitari, le carte e cosi' via. Monther Amin, il soldato con cui faccio amicizia piu' di tutti, mi porta in giro e mi presenta a tutti. Sono quello che ha sfidato i soldati e per loro vale piu' di qualsiasi presentazione. Dopo le foto di rito, Monther mi regalera' una pallotola del suo fucile e un ciondolo "per non dimenticarmi" mi dice. "Non ti dimentichero'" e ci abbracciamo, certi che sara' l'ultima volta che ci vediamo. Saluto tutti e, accompagnato da Claude e Will che riprende tutta la scena, mi dirigo dai militari per richieder il passaporto. "Un momento, stai fermo li'...ok, entra nel carro You are under arrest". Urlo verso Claude dell'arresto, faccio lo spelling del cognome e lei mi dice di non preoccuparmi, chiamera' l'ambasciata. Rimango circa tre ore chiuso dentro il carro. Faccio amicizia con i militari, con i quali parlo della situazione palestinese, ma anche del pride di Tel Aviv e di quello di Gerusalemme. Mi insegnano alcune frasi in israeliano e continuano a chiedermi di non scrivere niente di brutto su di loro, non ne hanno colpa, e' solo il loro dovere. "Ok, non ti preoccupare, eppoi sei proprio carino". Verso le 19:00 arrivano tre jeep della polizia e da li' comincia il calvario. Staro' ore, in manette, sballotato tra Ramallah, Bet El e Gerusalemme, senza bere e magiare, per finire poi, dopo essere stato minuziosamente controllato piu' volte, nel carcere di Bet El. Da qui usciro' solo dopo alcune ore quando, scoperto che sono gay o chissa' cos'altro, vengono a prendermi "con i guanti di lattice", e nessuno mi tocchera' piu' fino a quando mi toglieranno le manette una volta scaricatomi in ostello. "E non muoverti perche' se ti troviamo in giro senza documenti (ce li hanno loro) ti mettiamo dentro per mesi". Ok capito. Oggi ancora non e' chiaro cosa succedera', ma credo che non avro' problemi a ripartire. Spero che non ci siano problemi nel controllo delle pellicole fotografiche o nel materiale che ho raccolto in giro per la Palestina, certo anti israeliano e come potrebbe essere altrimenti? Ora aspetto e nel frattempo vengono a trovarmi alcuni compagni palestinesi ma anche israeliani, e gia' perche' non tutti gli israeliani sostengono la politica di Sharon e dei suoi scagnozzi, anzi. Ma purtroppo la loro voce e' soffocata dagli avvenimenti, ma su questo ci riflettero' poi, per ora meglio pensare a come riottenere i documenti. Ciao a tutti/e e ci vediamo presto. Massimo Mele Da Gerusalemme, Petra Hostel, Jaffa Gate info: MOS Via Rockfeller, 16/c tel 079/219024 Paolo 329/6236048 Guido 349/5211737
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