poveri noi!



Ieri due febbraio 2002 Enrico Peyretti ha scritto: "Cari compagni antimperialisti, che il movimento no-global "respinga chiunque faccia ricorso alle armi" è una sua ottima 
e necessaria qualità. L'imperatore Bush in questo non c'entra niente, anzi.
Lui vorrebbe che i suoi avversari fossero tutti violenti, perché ciò gli darebbe ragione e gli faciliterebbe la vittoria.
La lotta alla violenza o è positivamente, attivamente, nonviolenta, oppure non fa altro che riprodurre la violenza.
Non c'è violenza giusta. Ogni violenza offende tutti."

Invidiando Enrico per come sa esprimere pacatamente ma con grande fermezza le sue opinioni, che condivido pienamente, aggiungo un mio pensierino.
Molti a sinistra credono che inunciare alla violenza contro i violenti sia una mossa suicida perchè pensano al nonviolento come ad un candidato al martirio.
Per questo a volte qualcuno utilizza l'esempio "se mi sparano io rispondo"! o "se ti ammazzano la famiglia.." eccetera. 
Io sto camminando sulla strada della nonviolenza, ma certamente non accetterei il martirio, né mi illudo di trattenere un uso emotivo della violenza vedendo un bandito 
sparare a mio figlio. Ma ragazzi, sono certo che non chiederei la forca per un assassino, in quanto pena inutile e neppure educativa verso gli altri, ne' andrei a compiere 
violenza ad un altro ESSERE VIVENTE per un ideale.
Io solitamente propongo ai miei compagni in politica il metodo della concertazione e della condivisione.
Percio', non condividendo l'uso della violenza, escludo ed invito ad escludere - qualsiasi partecipazione ad iniziative o forum in cui vi siano componenti che assumono 
la violenza come un mezzo di lotta. 
Rifiutare di utilizzare le "armi"  che usano i violenti del mondo - da Bush al rapinatore di strada - significa possedere altre armi. Migliori.
Federico Fiandro