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Re: poveri noi!
- Subject: Re: poveri noi!
- From: "Associazione Culturale Mediterraneo" <ass.cult.mediterraneo at katamail.com>
- Date: Sun, 3 Feb 2002 21:12:27 +0100
Federico Fiandro ha scritto tra l'altro in commento ad uno scritto di Enrico Peyretti: "Molti a sinistra credono che rinunciare alla violenza contro i violenti sia una mossa suicida perché pensano al nonviolento come ad un candidato al martirio". Premettendo che condivido in pieno i ragionamenti, sulla risposta nonviolenta, che hanno scritto Enrico Peyretti e Federico Fiandro. Non capisco, però, questo attacco alla sinistra. Se vogliamo discutere dei contenuti della nonviolenza, forse è meglio evitare di farne una questione di trincea. Faremmo molto male a noi stessi; perché la lotta nonviolenta è una lotta culturale e non ideologica. Ad ogni caso anche se volessimo essere concreti e pragmatici, dovremmo constatare che nella sinistra sicuramente ci sono molto più nonviolenti che nei ranghi della destra. Sono un uomo di sinistra, vicino alla lotta per l'indipendenza del popolo palestinese e sono per la nonviolenza. E se qualche parlamentare di sinistra ha votato per la partecipazione italiana alla guerra, lo critico ma non gli sputo in faccia, come ha fatto qualcuno. Non possiamo limitare il dibattito solo alla critica alla sinistra. Così ci pestiamo i piedi. Noi dobbiamo portare dalla nostra parte il maggior numero possibile di persone; dobbiamo diventare una maggioranza politica tra la gente, al di là del voto che esprime. Questo significa poi che non dobbiamo fare della fede nonviolenta il discrimine per il confronto. Altrimenti parliamo solo tra di noi, escludendoci. Non voglio fare l'eremita, voglio vivere in questa società e cercare di cambiarla verso il meglio. Se non vedessimo anche la violenza originaria (del colonialismo, dell'imperialismo, delle multinazionali capitalistiche...) che ha provocato la violenza palese (dei palestinesi, degli africani, dei diseredati...) non avremmo capito nulla della storia e non lavoreremmo per l'instaurazione della Pace e della nonviolenza. Se ai palestinesi non prospettassimo la possibilità di una via d'uscita verso la loro indipendenza, tramite l'intervento dell'ONU e l'affermazione della legalità internazionale, come potremmo dirci nonviolenti? Se evitassimo di parlare con i cattolici irlandesi oppure con i baschi, lavoreremmo per superare il terrorismo in Europa? Sono questioni che non possiamo liquidare solo con un diniego, dobbiamo confrontarci e confutare ed aiutare materialmente chi è oppresso perché possa uscire dalla condizione di oppressione per poter vivere una vita dignitosa. Cordialmente. Farid Adly direttore "ANBAMED, notizie dal Mediterraneo" ----- Original Message ----- From: "Verde Canavese" <verdecanavese at supereva.it> To: "Peacelink - Pace" <pck-pace at peacelink.it> Sent: Sunday, February 03, 2002 1:39 PM Subject: poveri noi! Ieri due febbraio 2002 Enrico Peyretti ha scritto: "Cari compagni antimperialisti, che il movimento no-global "respinga chiunque faccia ricorso alle armi" è una sua ottima e necessaria qualità. L'imperatore Bush in questo non c'entra niente, anzi. Lui vorrebbe che i suoi avversari fossero tutti violenti, perché ciò gli darebbe ragione e gli faciliterebbe la vittoria. La lotta alla violenza o è positivamente, attivamente, nonviolenta, oppure non fa altro che riprodurre la violenza. Non c'è violenza giusta. Ogni violenza offende tutti." Invidiando Enrico per come sa esprimere pacatamente ma con grande fermezza le sue opinioni, che condivido pienamente, aggiungo un mio pensierino. Molti a sinistra credono che inunciare alla violenza contro i violenti sia una mossa suicida perchè pensano al nonviolento come ad un candidato al martirio. Per questo a volte qualcuno utilizza l'esempio "se mi sparano io rispondo"! o "se ti ammazzano la famiglia.." eccetera. Io sto camminando sulla strada della nonviolenza, ma certamente non accetterei il martirio, né mi illudo di trattenere un uso emotivo della violenza vedendo un bandito sparare a mio figlio. Ma ragazzi, sono certo che non chiederei la forca per un assassino, in quanto pena inutile e neppure educativa verso gli altri, ne' andrei a compiere violenza ad un altro ESSERE VIVENTE per un ideale. Io solitamente propongo ai miei compagni in politica il metodo della concertazione e della condivisione. Percio', non condividendo l'uso della violenza, escludo ed invito ad escludere - qualsiasi partecipazione ad iniziative o forum in cui vi siano componenti che assumono la violenza come un mezzo di lotta. Rifiutare di utilizzare le "armi" che usano i violenti del mondo - da Bush al rapinatore di strada - significa possedere altre armi. Migliori. Federico Fiandro
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