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interpellanza e int. in aula di E. Deiana
- Subject: interpellanza e int. in aula di E. Deiana
- From: "Forum delle Donne" <forumdonne.prc at rifondazione.it>
- Date: Thu, 13 Dec 2001 19:17:50 +0100
Legislatura: XIV Ramo: Camera Tipo Atto: INTERPELLANZA Numero atto: 2/00172 Data presentazione: 10-12-2001 Presentatore: DEIANA Elettra RIF.COMUMINSTA Cofirmatari: MANTOVANI Ramon RIF. COMUNISTA - GIORDANO Francesco RIF.COMUNISTA Destinatari MINISTERO DELLA DIFESA INTERPELLANZA URGENTE A RISPOSTA ORALE Premesso che: * dalle dichiarazioni rese dal Ministro è noto che i contingenti italiani impiegati nella guerra contro l'Afghanistan risultano essere sotto la direzione del comando degli Stati Uniti d'America; * il nostro Paese ha sottoscritto tutti i trattati internazionali riguardanti il diritto internazionale umanitario; * la più completa raccolta delle norme che governano la condotta delle ostilità nei conflitti armati internazionali è contenuta nel Primo Protocollo Addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 1949 relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali; * questo protocollo, adottato nel 1997, è stato ratificato da oltre 150 Stati, compresa l'Italia, ma non è stato sottoscritto dagli Stati Uniti, Francia e Turchia; * il Protocollo tra l'altro prevede la proibizione di attacchi diretti contro i civili e di attacchi indiscriminati e misure per la protezione della popolazione civile, dei beni di carattere civile, gli attacchi mediante bombardamento che trattino come obiettivo miliare una zona ad alta concentrazione di civili e di beni di carattere civile; * sono considerati crimini di guerra le violazioni a detto protocollo quando esse sono commesse volontariamente o causano morti o feriti gravi (art. 85); * * Per sapere: * * - quale sarà il comportamento del contingente militare italiano in caso di disposizioni che violino i trattati internazionali sottoscritti, come è avvenuto a Mazar-i-Sharif; * se non ritenga necessario impartire precise disposizioni al nostro contingente affinché questo non sia coinvolto in azioni di guerra che prevedano la violazione dei trattati e convenzioni sottoscritti dall'Italia. Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 72 di lunedì 10 dicembre 2001 Disegni di legge: Legge finanziaria 2002 (approvato dal Senato) (A.C. 1984); Bilancio di previsione dello Stato per il 2002 e bilancio pluriennale 2002-2004 (approvato dal Senato) (A.C. 1985); Note di variazioni (A.C. 1985-bis e 1985-ter) PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà. ELETTRA DEIANA. Signori rappresentanti del Governo, la vostra finanziaria fa il paio degnamente con le micidiali scelte antisociali, antidemocratiche e anticivili che la vostra maggioranza parlamentare ha adottato in questi mesi e con i collegati alla finanziaria già pronti, come quello sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, relativo alla giusta causa nei licenziamenti. Si tratta di un articolo che intendete togliere di mezzo, in quanto fa da residuo ingombro allo strapotere dell'impresa. La vostra finanziaria fa il paio, degnamente, con gli altri collegati da voi annunciati sullo stato sociale e sulla riforma fiscale, con i quali volete definitivamente ridurre il problema del welfare ad una dimensione puramente caritatevole, enfatizzando, conseguentemente, il ruolo sussidiario, privato e domestico della famiglia nell'assicurare cura e servizi alla persona: gli esiti saranno pesantissimi per la parte femminile della società. Tuttavia, nella vostra cultura, famiglia e donna sono la stessa cosa ed è per voi del tutto naturale che le donne si occupino della famiglia e dei compiti domestici. Pertanto, è prevedibile che la parte femminile della società, che ancora subisce il peso e le discriminazioni del doppio lavoro, sempre più lo subirà, nell'assenza di un sistema di Stato sociale degno di questo nome e nella dismissione di tutto ciò che è dello Stato e dell'apparato pubblico. Il nostro dissenso, per tutti questi motivi, non potrebbe essere più netto e radicale. Ma non è soltanto su questi aspetti, per noi pure così importanti, che vogliamo concentrare la nostra critica e la nostra opposizione in Parlamento e nel paese. Vogliamo dire, innanzitutto, che la vostra è proprio una finanziaria di guerra: e non parlo soltanto di guerra fredda, ma di guerra vera, come hanno detto innumerevoli voci di pacifisti, di donne e di uomini che in questi mesi di guerra hanno speso una parte del loro tempo a suscitare clamori di popolo ed azioni di pace contro i bombardamenti e contro l'inaudita violenza militare che gli Stati Uniti ed i loro alleati - e il nostro paese, purtroppo, è tra questi - hanno scatenato contro l'Afghanistan. La vostra è una finanziaria di guerra non soltanto perché prevede un incremento delle spese militari - e trattandosi di uno dei pochi incrementi di spesa, ciò rappresenta un indicatore estremamente importante della logica che sottende le vostre scelte -, ma anche perché è segnata da un contesto di legittimazione della guerra, da una dinamica, prodotta ad arte, di assuefazione alla guerra. La vostra finanziaria, perciò, fa il paio con la sciagurata adesione alla guerra, approvata da questo Parlamento l'8 novembre; fa il paio con il finanziamento della missione bellica in Afghanistan e con l'avventura della squadra navale italiana spedita a partecipare alle operazioni di guerra contro il terrorismo o contro il regime dei taliban o contro gli amici sostenitori di Osama Bin Laden in giro per il mondo: scegliete un po' voi. Oltretutto, la squadra navale italiana è stata inopinatamente trasferita sotto il comando americano. Lo ripeto: sotto il comando americano. C'è da restare interdetti per il risvolto preso dalla vicenda militare e per l'improvvisa dismissione di sovranità nazionale da parte del nostro paese: ciò sarebbe grottesco, se già non fosse tragico, perché così intrinsecamente connesso alla guerra. Siamo in attesa di sapere come stiano effettivamente le cose. Siamo in attesa di sapere come e perché le navi siano passate sotto il comando americano: si tratta di una portaerei, di una nave appoggio e di due fregate, il fior fiore della flotta militare italiana. E ci chiediamo per quanto tempo ciò debba avvenire, con quali regole, a quali condizioni e con quali spese aggiuntive per il bilancio del nostro paese. Stiamo perseguendo un Risiko made in USA a mappa variabile che individua il nemico, di volta in volta, secondo il calcolo del comando strategico del Pentagono e che, dopo l'Afghanistan, punta le armi contro un paese dissanguato come la Somalia e contro un paese massacrato da dieci anni di embargo come l'Iraq. Ci chiediamo quali altre spese aggiuntive tutto questo comporterà. Oltretutto, le spese militari sicuramente sono già superiori rispetto a quanto risulta dai dati ufficiali della manovra finanziaria: una volta di più, sono escluse numerose voci, come le missioni militari all'estero che, soltanto in minima parte, sono previste a carico del bilancio del Ministero della difesa e che vengono finanziate con leggi speciali o con fondi tratti da altri ministeri. E ancora, sappiamo che il bilancio del Ministero della difesa non include neanche tutti i costi sostenuti per l'acquisto di armamenti che, spesso, sono finanziati attraverso il bilancio del Ministero dell'industria. La fluidità degli obiettivi che sono in gioco in questa guerra non è senza ragione. Essa permette di mantenere in vigore quella logica di guerra costituente che si è affermata nel mondo dopo la guerra nei Balcani, che continua a riscrivere le Costituzioni europee, a modificare in itinere il diritto internazionale, a partire dai superiori interessi strategici degli Stati Uniti, e può convertirsi in ogni momento nell'arbitrio di una nuova guerra contro il paese che gli Stati Uniti decidano di colpire. La vostra finanziaria di guerra è perciò rivelatrice di una più generale idea della società e del mondo contro cui noi ci opponiamo e ci opporremo strenuamente. Essa ci parla di quella catastrofe dell'intelligenza sociale e del linguaggio del diritto internazionale, che rendono oggi possibile accettare in questo Parlamento l'idea che le controversie internazionali possono essere risolte con le cannoniere, i diritti umani difesi con i bombardamenti, il terrorismo snidato con la guerra globale: enduring freedom, ovvero guerra infinita come Bush ogni giorno ripete; la libertà e la guerra sono ormai la stessa cosa. Dunque, come si fa a parlare di spese per la difesa? Comincia anche da qui quella catastrofe del linguaggio che legittima la guerra. Difesa è una parola nobile, iscritta in una grande Costituzione democratica, come quella italiana del 1948, che quando parlava di difesa intendeva proprio questo e non invece invasioni di campo, protettorato o guerra contro altri paesi, come fate voi quando parlate di nuovo concetto di difesa e invece dovreste avere il coraggio di dire «rinnovata idea della guerra». Ma non siete soltanto voi, signori della maggioranza, responsabili della guerra. Il voto è stato quasi unanime, lo sappiamo bene, ma alla pattuglia di parlamentari del «no» alla guerra fa riscontro una grande parte dell'opinione pubblica del nostro paese contraria o fortemente dubbiosa sulla validità della scelta bellica per gli obiettivi che si dice di voler perseguire, cioè la lotta al terrorismo. Allora, la critica alla finanziaria è anche l'occasione che vogliamo cogliere per un richiamo all'opposizione di centrosinistra affinché ripensi al suo voto di guerra e rimetta seriamente in discussione quella vocazione bipartisan su un terreno, come quello bellico, che rischia di vanificare ogni possibilità di costruire una reale opposizione alternativa alla maggioranza di centrodestra: chiediamo al centrosinistra di smetterla di competere con voi su chi è più bravo a immaginare scenari militari che abbiano al centro l'Europa e il modello europeo di nuova difesa e di un nuovo esercito. La guerra oggi è soltanto quella made in USA, violenta, sanguinosa, foriera di altri disastri, fuori da ogni legittimità assicurata dal diritto internazionale, da ogni trattato, convenzione o regolazione minimamente decente dei conflitti. Cosa vi dice l'eccidio di Mazar-i-Sharif? Non parla alla vostra coscienza di occidentali? Bisognerà chiamarlo un disastro infinito, che rischia di alimentare e legittimare all'infinito il terrorismo: non ci stancheremo di ripeterlo. Dire «no» all'aumento delle spese destinate alla difesa nel disegno di legge finanziaria è dunque per noi il primo segnale che possiamo lanciare per obbligare tutti noi a ridiscutere seriamente del malefico vaso di Pandora che il voto dell'8 novembre ha scoperchiato. Forum delle donne di Rifondazione comunista Viale del Policlinico 131 - CAP 00161 - Roma Tel. 06/44182204 Fax 06/44239490
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