la polemica con Fulvio Grimaldi, il mio invito a sanare una piccola ferita



Cari amici,
ho visto con dispiacere che nei giorni scorsi si e' creata su PeaceLink una polemica con Fulvio Grimaldi. Ho telefonato oggi a Fulvio cercando - con il contatto umano - di andare oltre le incomprensioni e l'asprezza della polimica. Credo che a volte una mezz'ora di chiacchierata e una comunicazione sinceramente voluta serva più di un mese di dibattito via email. Conosco il valore giornalistico di Fulvio da quando in TV faceva un servizio eccezionale e coraggioso di informazione, scomodissimo quanto prezioso. Non condivido di Fulvio alcune prese di posizione. Non condivido un certo atteggiamento tagliente che non predispone bene. Ma il dialogo in questa rete deve rimanere aperto e continuare sui binari della tolleranza e dell'apertura, del resto se dialoghiamo con i militari non vedo perche' non si debba dialogare con Fulvio. Ho concordato con Fulvio che in questo momento e' preminente la lotta alla guerra sulle nostre polemiche e che - se qualcuno lo vorra' - il confronto non si svolgera' piu' su questa lista ma verranno appiccicate sul web di PeaceLink le due diverse opinioni a confronto - con riserva di una replica da entrambe le parti - e ognuno potrà valutare. Con questo non intedo lavarmi le mani e voglio esprimere il mio apprezzamento per Alberto L'Abate, che alcuni amici di Lugo mi fecero conoscere nel lontano 1982 a San Gimignano al tempo della lotta contro gli euromissili. Persone pazienti e intelligenti come Alberto sono una risorsa per tutto il movimento nonviolento; per me e' stata una tra le prime persone che mi hanno traghettato verso il pensiero di Gandhi. Ritendo indispensabile costruire un'immagine positiva dell'altro, priva di pregiudizi o di prevenzioni e pertanto mi piacerebbe che la piccola ferita aperta su PeaceLink sia rimarginata, indipendentemente dal giudizio su chi ne è responsabile o maggiormente responsabile. So che sul piano del metodo di risoluzione nonviolenta dei conflitti questa e' una procedura che non va alle fonti del conflitto ma lo "scansa", ma non credo che oggi - di fronte all'orrore della guerra - gli afghani abbiano pazienza per aspettarci. Abbiamo di fronte un popolo che sta per essere macellato e dei parlamentari che hanno replicato il voto per i crediti di guerra del 1914 in nome della medesima Internazionale. Se non rimarginiamo queste piccole ferite di parole non vedo come potremo rimarginare le grandi ferite dell'odio e del fuoco che oggi questa guerra produce.
Un cordiale saluto a tutti

per PeaceLink - Alessandro Marescotti