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Il "Prof." Palazzi - Re: Ma cosa vuol dire sceicco islamico e giornalista in kefiah?
- Subject: Il "Prof." Palazzi - Re: Ma cosa vuol dire sceicco islamico e giornalista in kefiah?
- From: "glr" <glr.y at iol.it>
- Date: Wed, 24 Oct 2001 17:15:10 +0200
- Priority: normal
* On: 23 Oct 01, at 15:32 * Subject: PALAZZI Ma cosa vuol dire sceicco islamico e... * Associazione Culturale Mediterraneo <pck-pace at peacelink.it> wrote: > Mi meraviglio di trovare messaggi del genere su una mailing list > pacifista. Cari amici, la lingua non è neutrale. L'uso dei termini > denota molte volte non solo una violenza verbale. Per caso, è un > assassino feroce un giornalista in kefiah? La kefiah è un simbolo > negativo? da quando? Io sono arabo, sono giornalista e per di più mi > metto la kefiah. Questo, per caso, offende qualcuno o sminuisce il mio > operato. Il buonsenso dice di no. Poi il termine sceicco ha diverse > accezioni. Una anche di valenza negativa, a causa anche della ricchezza > petrolifera e la vita da ricchi senza merito che alcuni regnanti hanno. > Una traduzione più corretta sarebbe stata uomo di religione, teologo, > religioso ecc... Ecco, appunto: evitiamo gli stereotipi. Già li usano abbastanza sia chi lancia che chi giustifica le bombe. E vediamo anche chi sia in realtà questo "Professor" Palazzi che spunta fuori da ogni dove, "eminenza islamica" e "indiano buono" di turno. Buona lettuta. Giorgio Ellero <glr.y at iol.it> ------ La triste storia del Prof. (???) Palazzi (anche presente sul sito http://digilander.iol.it/glry , pagina "Manhattan Project") Scontri di civilta', e un musulmano enologo "Se io sono un Imperatore, devo poter colpire a mio arbitrio i sudditi ribelli, e questi sudditi ribelli non devono a loro volta potermi colpire in risposta. In caso contrario, che Imperatore sarei?" Costanzo Preve, "Il Bombardamento etico", p. 92 _______________________________________________ Ieri l'ineffabile Massimo D'Alema, in televisione, ha ricordato agli ascoltatori che non dobbiamo pensare alla Guerra che lui e i suoi amici stanno per fare come ad una crociata contro l'islam perché "non sarebbe prudente fare la guerra contro un miliardo di persone". Nel suo radicale cinismo, la frase ci spiega, innanzi tutto, a cosa serve oggi la sinistra; ma poi svela un importante mistero del potere. Ci sono due immense forze all'opera nell'attuale processo di globalizzazione - per usare i peggiori luoghi comuni, possiamo chiamarle, "Scontro di civiltà" e "Political correctness". "Scontro di civiltà" Lo "scontro di civiltà" ci racconta l'epopea dell'ineluttabile guerra tra Noi e Loro. Siccome siamo tutti, per definizione, dei "noi", ci identifichiamo abbastanza facilmente nel racconto, che parla di un ibrido mostro occidentale - greco-cristiano-liberalcapitalista- giudaico-democratico-marxista-hollywoodiano-razionalista- tecnoecologista - alle prese con un mostro altrettanto ibrido, ma costituito da persone che non si vestono come noi, non ascoltano la nostra musica e usano anche caratteri buffi quando scrivono. Per cui è facile scontrarsi con Loro. La sostanza del discorso non è molto diverso da tutti i simili racconti di "noi" contro di "loro", dal Deuteronomio ai fumetti dei supereroi (compresi quelli di certi rancorosi islamisti), anche se viene legittimato dal nome di Samuel Huntington, tuttologo statunitense. Le opere di Samuel Huntington sono state sinteticamente riassunte in un limpido italiano, anche se senza note e apparato critico, da un anonimo sul newsgroup it.cultura.religioni: " Mussulmani di merda. La guerra santa ? Gliela do io ! Gli sfondo il culo con un aereo grande il doppio di quelli che sono atterrati sulle Twin ammazzando tanti poveri innocenti. E poi vengono in Italia e vogliono le moschee? Le bombardo tutte ! A natale non si puo' festeggiare nelle classi perche' ci sono bimbi mussulmani ? Ma vaff ... Quando noi andiamo nei loro paesi di merda, pieni di poverta' a causa degli embargo che si sono cercati, dobbiamo attenerci alle loro usanze ! Ma dove siamo ! E i bimbi che vivono li'? (…) Tutti quei bimbi che vivono in Iraq? Ci odiano. Gli hanno inculcato nella mente che la loro poverta' e' a causa nostra. Ma nessuno gli ha mai detto cosa c'e' veramente fuori da quei postacci. Leggevo le FAQ proprio ieri sera. In Afghanistan e in altri paesi, che ora non ricordo, e' addirittura proibita la diffusione satellitare ... ecco a cosa porta l'ignoranza! Scusatemi lo sfogo ma ho una rabbia dentro ... sono andato a fare la spesa e ho incontrato un mussulmano che stava entrando ... l'ho guardato talmente male che ha abbassato gli occhi e se ne e' andato ... Ho sbagliato lo so (...) ma e' la sua religione che odio ... non lui ... anzi si ... in questo momento lo odio perche' lui rappresenta quello che oggi ha ucciso migliaia di persone. ISLAM DI MERDA !!! MUSSULMANI DEL CAZZO !!! " Chiedo scusa della lunga citazione (non delle parole, che ovviamente non sono mie). Essa meriterebbe un gran numero di commenti, perché esprime in maniera molto lucida e con uno stile agile i pensieri più profondi di questo momento. La citazione conferma anche che per essere occidentali, non è affatto necessario avere duemila anni di cultura alle spalle. Basta il luogo di nascita. Costanzo Preve ci ricorda che noi non viviamo nel mondo postmoderno ma nel mondo postoccidentale, perché mentre abbiamo giustamente chiesto tutti perdono per Auschwitz, non abbiamo affatto rinnegato Hiroshima. Cioè la nozione che il più forte ha il diritto di nominarsi Dio, fulminando dal cielo tutti coloro che osano ribellarsi al suo potere, vecchi, bambini e gattini compresi. Il contrario quindi di tutte le cose meravigliose che l'Occidente realmente ha, o aveva - dai diritti umani alla disponibilità a ragionare e ricredersi, dal rispetto per le persone al senso di giustizia e di misura. Socrate, l'umorismo di Aristofane o di Giuliano Imperatore, gli scritti sulla cavalleria di Ramon Llull, Voltaire, l'umanità dei grandi romanzi, l'onestà di Darwin, l'interesse per il prossimo dei grandi cristiani, la capacità di vedere attraverso le illusioni di Marx. E' criminale sfruttare tutto ciò per promuovere la cultura fallica dei missili. O almeno è da cretini (e non da veri occidentali) cascarci quando succede. Comunque, quando l'interprete italiano del pensiero di Huntington sostiene che la televisione satellitare e l'ignoranza sarebbero in qualche modo inconciliabili, vale la pena di ricordargli che in tutti i villaggi afghani non si parla di altro che della strage di New York, tant'è che un milione di afghani - che sembrano conoscere la Realpolitik molto meglio di noi - hanno già capito e si sono messi in marcia per uscire dal paese; mentre i padroni della televisione - cioè le stesse persone che in questi giorni ci stanno propinando retorica senza informazioni - hanno deciso di non avvertire di ciò che è successo i concorrenti in una trasmissione simile a quella del nostro Grande Fratello, in corso negli Stati Uniti, per non interferire con lo spettacolo. Anche se una dei concorrenti, a quanto pare, ha perso un cugino nel massacro. The show goes on... "Political Correctness" La seconda, grande corrente dei nostri tempi è il Political Correctness. Cioè la teoria espressa in maniera brillante da D'Alema, secondo cui non è prudente insultare le persone che lavorano per te; oppure per dirla con Benetton, se anche i senegalesi possono comprarsi i nostri vestiti, perché non sorridergli quando entrano nel negozio? Le due correnti comunque vivono in costante tensione: tutti conosciamo i piccoli industriali del Nord che si lamentano del governo che fa entrare tutti questi stranieri e poi si lamentano che dovranno chiudere la fabbrica se il governo non fa entrare subito più extracomunitari. Il modello americano L'altro giorno è stata riaperta la Borsa di New York. I borsisti, i borseggiatori, i borsaioli - insomma, la crema dei cannibali del pianeta, tutti impettiti in giacca e cravatta. Il coro dei pompieri canta "GOD BLESS AMERICA" in toni strazianti; poi il capoborsa dice, "schiacciate il pulsante verde". A schiacciarlo sono in due. Due pompieri, uno bianco e uno cinese. Questo è il vero political correctness, in cui tutti possono partecipare allo spettacolo, tutti possono sentirsi amati da Dio, ma a qualcuno tocca guadagnare un milione di dollari e a qualcun altro tocca morire spegnendo gli incendi. Non è un caso che i due modelli dello Scontro delle Civiltà e del Political Correctness provengano entrambi dagli Stati Uniti, perché riflettono esattamente la doppia natura di quello straordinario fenomeno - non paese - che sono gli USA. Infatti, il termine "paese" sarebbe corretto solo se parlassimo di una nazione con confini, mentre la natura americana è di avere sempre una "frontier", non un "border". Cioè la frontiera degli Stati Uniti è necessariamente un avamposto in terra nemica, e avanza continuamente (alla faccia, ovviamente, di qualunque legalità internazionale). Due secoli fa, la frontiera era sul fiume Ohio, poi è dilagata oltre il Mississippi, ha strappato via mezzo Messico, ha toccato il mare, ha cacciato la regina dell'Hawaii. E poi è semplicemente straripata, senza preoccuparsi più nemmeno di estendere i propri "confini", quelli che appaiono come colori sulla mappa: già agli inizi dell'Ottocento, ha decretato che tutta l'America Latina, fino all'Antartico, fosse terra sua; ha cacciato i giapponesi dal Pacifico, ha cercato di impossessarsi dalla Cina. Ha occupato mezza Europa. E oggi la frontiera degli Stati Uniti coincide con i confini di due o tre bizzarre isole, sopravvissute non si sa come alla conquista planetaria - Cuba, l'Iraq e poco altro. Quindi la cultura della conquista, dello scontro incessante tra Noi e Loro, è intrinseca al modello statunitense. Come d'altra parte lo è la cultura dell'integrazione: cioè della concessione estesa gradualmente a un numero crescente di gruppi etnici di concorrere ai premi economici che il capitalismo mette a disposizione, tramite il famoso modello della success story. Ecco spiegato perché il sistema ha bisogno sia dell'indiano irrimediabilmente cattivo, sia dello scout indigeno buono, che aiuta a catturare (o meglio ancora uccidere) proprio il cattivo. Per conciliare le due correnti dei nostri tempi, ci vuole quindi un indiano buono. Un indiano buono: il "Professor" Palazzi L'indiano buono esiste anche in Italia. Si chiama Massimo Palazzi, ma è meglio noto come Shaykh Abdul Hadi Palazzi. E' con questo titolo che il TG3 del 15 settembre ha presentato quello che il giornalista ha definito "il leader dei musulmani italiani". Lo shaykh, con voce acuta e accento romano, ha denunciato "terroristi" e "complici dei terroristi" in tutto il mondo islamico. Nel febbraio del 2001, il presidente d'Israele, Moshe Katsav, ha ricevuto il Palazzi, definito "segretario dell'Associazione dei musulmani italiani e anche condirettore dell'Islam-Israel Fellowship of the Root and Branch Association," un'associazione che - come chiarisce il nome - sostiene che gli ebrei sono la radice, gli altri tutt'al più rami. Palazzi era il principale relatore a un convegno organizzato in pieno Intifada per sostenere la proprietà ebraica di Gerusalemme. Non era la prima volta. Già nel luglio del 1996 il ministero di giustizia d'Israele aveva organizzato un convegno sul tema "Gerusalemme: Città di legge e giustizia". Tra i relatori, informa il Jerusalem Post, "il Prof. Abdul Hadi Palazzi, direttore dell'Istituto Islamico di Roma", che sostenne che l'islam non ha alcuna obiezione alla sovranità ebraica sui luoghi santi della città di Gerusalemme, e affermò che la maggioranza dei "chierici" musulmani in Italia era d'accordo con lui. La notizia ha subito fatto il giro del circuito dei fanatici protestanti americani, per cui il trionfo militare dello Stato d'Israele è il segno che permetterà a Gesù di sbaragliare i nemici di Dio (e dell'America) ad Armageddon. Su Twentieth Century Watch (sett.-ott. 1996), il discorso di Palazzi (diventato un "chierico islamico altamente rispettato") si è trasformato infatti in segno apocalittico. Se poi apriamo il sito dei coloni religiosi di Hebron - fanatici armati, quasi tutti provenienti dagli Stati Uniti, che hanno spesso e volentieri fatto strage dei loro vicini palestinesi - scopriamo che il nostro indiano buono frequenta alcuni dei peggiori cacciatori d'indiani del West: infatti si fa fotografare fieramente a fianco dei terroristi di destra (<http://www.hebron.org.il/pics/shechpalazzi.htm>). Palazzi ne ha fatta davvero di strada da quando lavorava presso l'ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran a Roma. In realtà, Massimo Palazzi ha sempre fatto strada. A quindici anni era un "anziano" dei mormoni. Passò a frequentare ambienti dell'estrema destra evoliana, per poi entrare nel culto dei Bambini di Dio e nel gruppo di Rajneesh, prima di diventare musulmano. In ambito islamico, Palazzi è stato criticato anche per la sua adesione alla Massoneria, dove però non ha mai superato il grado di "Maestro Perfetto" e dove era addetto semplicemente alla riscossione delle quote in una piccola loggia romana. Palazzi raggiunse una certa notorietà quando alcuni militanti di Rifondazione Comunista scovarono su una sua fanzine un articolo che sosteneva la falsità dei Diari di Anna Frank. Durante la campagna elettorale che agli inizi degli anni Novanta contrappose Rutelli a sinistra e Fini e a destra per il posto di sindaco di Roma, Palazzi ha partecipato fino alle ultime settimane alla campagna per Rutelli, per poi lanciarsi nel sostegno al suo avversario, dopo aver scoperto che la destra aveva qualche possibilità di vincere ma nessuno che si occupasse della questione dell'immigrazione. Di che cosa sarebbe docente il "Prof. Palazzi"? Da un articolo carico di elogi pubblicato sul Jerusalem Post (il peggiore quotidiano dell'altrimenti vivace e intelligente stampa israeliana, ma l'unico in lingua inglese e quindi la sola fonte della maggior parte dei giornalisti in Medio Oriente), apprendiamo che Palazzi "insegna all'Istituto di studi antropologici di Roma, ed è stato docente di storia delle religioni all'università di Velletri". Stranamente, da una ricerca su Internet per il primo, compare solo una scuola di danza, mentre a Velletri si trova unicamente il corso di Enologia dell'Università della Tuscia, una specializzazione quantomeno curiosa per un musulmano. In un certo senso, possiamo dire che Palazzi rappresenta solo se stesso e la propria faccia tosta. In un altro, più profondo, possiamo dire che Palazzi rappresenta i valori fondanti del Terzo Millennio. Miguel Martinez http://www.kelebekler.co ----- Giorgio Ellero <glr.y at iol.it> - <glry at libero.it> http://digilander.iol.it/glry -----
- References:
- Ma cosa vuol dire sceicco islamico e giornalista in kefiah?
- From: "Associazione Culturale Mediterraneo" <ass.cult.mediterraneo at katamail.com>
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