trad, in italiano dell'art. di Pilger



Una guerra secondo la tradizione americana
Lo scopo ultimo degli attacchi all'Afganistan non è la cattura di un
fanatico, ma l'accelerazione del potere occidentale.
L'attacco anglo-americano sull'Afganistan attraversa nuovi confini.
Significa che le guerre economiche dell'America sono appoggiate dalla
minaccia perpetua di attacchi militari contro ogni paese, senza alcuna
pretesa di legalità. È inoltre il primo a mettere in pericolo la popolazione
all'interno. Lo scopo ultimo non è la cattura di un fanatico, ciò che non
sarebbe degno di molto più che un circo mediatico, ma l'accelerazione del
potere imperiale occidentale. Questa è una verità che i moderni imperialisti
e i loro compagni di viaggio non riveleranno e che il pubblico occidentale,
ora esposto ad una jihad su grande scala, ha il diritto di sapere.



Nel suo zelo, Tony Blair è giunto vicino più di ogni altro leader britannico
dopo Anthony Eden alla rivelazione delle intenzioni reali. Blair, che non è
semplicemente l'ancella di Washington, nella verbosità vittoriana del suo
straordinario discorso alla conferenza del Labour Party, ci mette al
corrente che il viaggio di ritorno dell'imperialismo verso la rispettabilità
è ben in corso. Ascoltate la visione di un gentiluomo-lancia-bombe cristiano
di un mondo migliore per "quelli che muoiono di fame, gli sventurati, gli
spossessati, gli ignoranti, quelli che vivono nel bisogno e nello squallore
dai deserti del Nord Africa alle catapecchie di Gaza alle catene montuose
dell'Afganistan". Ascoltate la sua preoccupazione ipocrita per i "diritti
umani delle donne afgane che soffrono" mentre si fa complice delle loro
sofferenze bombardandole ed impedendo che il cibo possa raggiungerne i figli
che muoiono di fame.

È uno scherzo di cattivo gusto tutto questo? Lungi dall'esserlo, come Frank
Furedi ci ricorda in La nuova ideologia dell'imperialismo, non molto tempo
fa "le rivendicazioni morali dell'imperialismo erano raramente messe in
discussione in occidente. L'imperialismo e l'espansione globale delle
potenze occidentali erano rappresentate in termini senza dubbio positivi
come uno dei maggiori contributi alla civilizzazione umana". La ricerca
fallì quando divenne chiaro che il fascismo, con tutte le sue idee di
superiorità razziale e culturale, era anch'esso imperialismo, e la parola
scomparve dal discorso accademico. Nella migliore tradizione stalinista,
l'imperialismo cessò di esistere.

A partire dalla fine della guerra fredda si è presentata una nuova
opportunità. Le crisi economiche e politiche nel mondo in via di sviluppo,
in gran parte risultato dell'imperialismo, come gli spargimenti di sangue in
Medio Oriente e la distruzione dei mercati delle merci in Africa, servono
ora come giustificazione retrospettiva all'imperialismo. Benché la parola
resti impronunciabile, l'intelligentsia occidentale, conservatori e liberali
indistintamente, oggi fa eco con forza all'eufemismo preferito di Bush e
Blair, "civilizzazione". Il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, e
l'ex redattore liberale Harold Evans condividono una parola il cui vero
significato poggia sul paragone con coloro che sono non civilizzati,
inferiori e potrebbero mettere in pericolo i "valori" dell'occidente,
specificamente il diritto di concessione divina di controllare e
saccheggiare i non civilizzati.

Se c'era un qualsiasi dubbio che gli attacchi al World Trade Center fossero
il risultato diretto dei saccheggi dell'imperialismo, Osama bin Laden, un
mutante dell'imperialismo, lo ha dissipato nella sua diatriba
videoregistrata riguardo alla Palestina, all'Iraq e alla fine
dell'inviolabilità americana. Ahimé, non ha detto nulla del suo odio per la
modernità e le minigonne, la spiegazione fornita da quelli intossicati e
castrati dal superculto dell'americanismo. Una valutazione della scala
completa e della continuità e delle conseguenze della violenza imperiale
americana è il tabù più resistente delle nostre elite. Contrariamente al
mito, anche l'invasione assassina del Vietnam era stata considerata dai
critici della sua tattica una "nobile causa" nella quale gli USA
"inciamparono" e "si impantanarono". Hollywood ha a lungo spurgato la verità
di quella atrocità, così come per molti di noi ha dato forma al modo in cui
percepiamo la storia contemporanea ed il resto dell'umanità. Ed ora una
parte così cospicua delle notizie stesse sono di marca hollywoodiana,
amplificate da una tecnologia terrificante e con la missione intrinseca di
minimizzare la responsabilità occidentale, che non sorprende affatto che
molti oggi non vedano la striscia di sangue.

Come è giusto che il bombardamento dell'Afganistan sia condotto, in parte,
da quegli stessi bombradieri B52 che 30 anni fa distrussero gran parte
dell'Indocina. Solo in Cambogia, 600 mila persone morirono sotto le bombe
americane, fornendo il catalizzatore dell'ascesa di Pol Pot, come
chiariscono gli archivi della CIA. Ancora volta, i commentatori si
riferiscono a Diego Garcia senza fornire spiegazione. È dove i B52 fanno
carburante. 25 anni fa, nella massima segretezza e in spregio alle Nazioni
Unite, il governo inglese di Harold Wilson espulse l'intera popolazione
dell'isola di Diego Garcia nell'Oceano Indiano allo scopo di affidarla agli
americani come deposito perpetuo di armi nucleari e come base da cui i suoi
bombardieri a grande autonomia potessero presidiare il Medio Oriente. Fino a
che gli abitanti dell'isola non vinsero una causa presso l'Alta Corte l'anno
scorso, quasi nulla di questo esproprio imperialista era mai apparso nei
media britannici.

Che felice combinazione che John Negroponte sia l'ambasciatore di Bush alle
Nazioni Unite. Questa settimana, ha trasmesso la minaccia dell'America al
mondo: potrebbe "dover" attaccare ancora altri paesi. Come ambasciatore USA
in Honduras agli inizi degli anni '80, Negroponte soprintendeva ai
finanziamenti americani agli squadroni della morte del regime, conosciuti
come Battaglione 316, che cancellarono l'opposizione democratica, mentre la
CIA conduceva la sua guerra di "contras" e di terrore contro il confinante
Nicaragua. Assassinare gli insegnanti e sgozzare le ostetriche era una
specialità. Questo era tipico del terrorismo che l'America Latina ha a lungo
sofferto, essendo i suoi principali torturatori e tiranni addestrati e
finanziazi dal grande combattente contro il "terrorismo globale", che
probabilmente ospita più terorristi ed assassini nella sola Florida di
qualunque altro paese della terra.

Ciò che non si dice nei notiziari di oggi è che la "guerra contro il
terrorismo" viene sfruttata allo scopo di raggiungere obiettivi che
consolidano il potere americano. Questi includono: la corruzione e il
soggiogamento di governi corrotti e vulnerabili nell'Asia centrale
ex-sovietica, cruciale per l'espansione americana nella regione e lo
sfruttamento dell'ultima riserva di petrolio e gas al mondo che non sia
stata ancora spillata; l'occupazione Nato della Macedonia, che marca uno
stadio finale della sua odissea colonia nei Balcani; l'espansione
dell'industria militare americana; e l'accelerazione della liberalizzazione
dei commerci.

Cosa intendeva Blair a Brighton, quando ha offerto ai poveri "l'accesso ai
nostri mercati cosicché pratichiamo il libero scambio che predichiamo così
appassionatamente"? Stava simulando empatia per il senso di ingiustizia e
rabbia di gran parte dell'umanità: il "sentirsi lasciati fuori". Così,
mentre le bombe cadono, "un maggiore inserimento", come la mette la World
Trade Organisation, viene offerto ai poveri--cioè maggiori privatizzazioni,
maggiori aggiustamenti strutturali, maggior furto di risorse e mercati,
maggiore distruzione dei dazi. Lunedì, il segretario di stato per il
commercio e l'industria, Patricia Hewitt, ha convocato un meeting delle
agenzie di assistenza volontaria per dir loro che "dall'11 settembre, ha una
importanza travolgente" che ai poveri sia data "una maggiore
liberalizzazione dei commerci". Avrebbe potuto usare l'esempio di quei paesi
impoveriti nei quali il Dipartimento, chiamato per ironia della sorte per lo
sviluppo internazionale, della sua collega Clare Short sostiene rapaci
campagne di privatizzazione per conto di multinazionali britaninche, come
quelle che gareggiano per fare una strage con una risorsa preziosa come
l'acqua.

Bush e Blair sostengono che "l'opinione mondiale" è con loro. No, con loro
hanno le elites, ciascuna con il suo programma: come lo schiacciare la
Cecenia per Vladimir Putin, cosa che ora può essere consentita, e il
rastrellamento da parte cinese di tutti i suoi dissidenti, anche questo ora
permissibile. In aggiunta, con ogni bomba che cade sull'Afganistan e forse
prossimamente sull'Iraq, la militanza islamica e araba crescerà e traccerà
le linee di uno "scontro di civiltà" che i fanatici da ambo le parti hanno a
lungo desiderato. Nelle società che ci vengono rappresentate solo
caricaturalmente, la politica del "due pesi, due misure" dell'occidente è
compresa così chiaramente che ciò scavalca, tragicamente, la solidarietà che
la gente comune ovunque ha provato per le vittime dell'11 settembre.

Ciò, unito al contributo che ha dato al riemergere della xenofobia in Gran
Bretagna, è l'unico risultato eccezionale del messianico Blair. Le sue
logore, bellicose certezze rappresentano una elite politica e mediatica che
non ha mai conosciuto la guerra. Il popolo, in contrasto, non gli ha dato
alcun mandato per uccidere gente innocente, come quegli afgani che
rischiavano la vita per eliminare le mine anti-uomo, uccisi nei loro letti
dalle bombe americane. Questi atti omicidi collocano Bush e Blair allo
stesso livello di quelli che organizzarono e sollecitarono gli assassini
delle Twin Towers. Forse mai un primo ministro è stato così sfalsato
rispetto all'umore pubblico, che è di difficoltà, preoccupazione e
moderazione per ciò che devrebbe essere fatto. Gallup riscontra che l'82
percento dice che "l'iniziativa militare dovrebbe essere assunta solo dopo
che l'identità degli esecutori sia stata chiaramente stabilita, anche se
questo processo dovesse richiedere mesi prima di concludersi".

Tra i membri di queste elite pagati e ritenuti degni di fiducia per dire le
cose chiaramente, c'è molto silenzio. Dove sono coloro che in Parlamento una
volta si fecero un nome parlando chiaro e ora si svergognano tacendo? Dove
sono le voci di protesta della "società civile", specialmente di quelli che
guidano le sempre più multinazionalizzate organizzazioni di assistenza e
ricevono le sovvenzioni del governo e ne accettano spesso la linea, poi
dichiarano il loro stato "a-politico" quando la loro sincerità per conto dei
depauperati e dei bombardati potrebbe salvere delle vite? L'instancabile
Chris Buckley di Christian Aid e pochi altri sono con onore esclusi. Dove
sono coloro che propongono la libertà accademica e l'indipendenza politica,
di sicuro uno dei "gioielli" della civilizzazione occidentale? Anni di
promozione del gergo del "realismo liberale" e di mascheramento
dell'imperialismo in forma di gestione delle crisi, piuttosto che come causa
delle crisi, hanno esatto il loro prezzo. Alzare la voce in favore del
diritto internazionale e della giusta ricerca di giustizia, finanche della
diplomazia, e contro il terrorismo potrebbe non far bene alla propria
carriera. O come la mise Voltaire: " È pericoloso avere ragione quando il
governo ha torto". Ciò non cambia il fatto di aver ragione.



Nello

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www.peacelink.it/tematiche/latina/latina.htm