31/05 Milano: Incontro pubblico con la giornalista turca Nadir Mater reporter di RSF



MILANO - GIOVEDI' 31 MAGGIO 2001 - Ore 18

"Terre di mezzo", il giornale di strada, Associazione "Papa Giovanni XXIII",
Editrice missionaria italiana presentano un

INCONTRO PUBBLICO

con Nadire Mater
giornalista e scrittrice turca,
membro di "Reporters sans frontieres"
e presentazione del suo libro "Il buon soldato Mehmet"

"Il buon soldato Mehmet", edito da Emi è un libro-intervista a 42  reclute
che hanno combattuto nella guerra in Kurdistan tra il 1984 e il 1998.
Un best seller di grande impegno civile, censurato in Turchia dove l'autrice
e il suo editore sono ancora sotto processo per vilipendio delle forze
armate e il libro messo al bando. Il libro viene pubblicato in Italia grazie
all'opera di associazione "Papa Giovanni XXIII", impegnata in progetti di
tutela dei diritti umani in Turchia e altri Paesi.

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Nadire Mater e il "Libro di Mehmet": una battaglia di libertà

Qualunque sia il loro nome li chiamano tutti "Mehmet". Ma anche i soldati
sono uomini con un nome ed un cognome; sono figli, fratelli, mariti,
fidanzati o padri di qualcuno. Il "Libro di Mehmet" è stato scritto da 42
giovani tra quelli che hanno svolto il servizio militare nella Regione in
Stato díEmergenza del sudest della Turchia (Kurdistan turco),  tra il 1984 e
il 1998. Nadire Mater, scrittrice, giornalista dell'agenzia di stampa I.P.S.
e membro di "Reporters Sans Frontieres", ha raccolto le loro testimonianze:
un lavoro prezioso e di grande valore civile per il quale sta ancor oggi
pagando di persona.
Tutto comincia, infatti, nell'aprile del 1999, quando in Turchia esce la
prima edizione del "Libro di Mehmet": è un successo, vengono vendute oltre
22.000 copie. Ma il 23 giugno dello stesso anno il libro viene messo al
bando e in Settembre la Corte Generale apre un procedimento contro Nadire
Mater e il suo editore, Semih Sokmen.
Nella sua autodifesa Nadire Mater cosìsi rivolge ai giudici:"Per quindici
anni questo Paese non è stato attento all'amore, alle paure, alla rabbia e
alla felicità, in breve, a tutte le emozioni e ai sentimenti dei giovani che
abbiamo mandato a combattere. Li abbiamo salutati come eroi quando partivano
ma gli abbiamo negato il diritto di parlare quando tornavano. Se saremo
condannati e il bando del libro confermato, il nostro processo rappresenterà
più che una drastica violazione della libertà di stampa, una negazione del
diritto dell'opinione pubblica di sapere. Come giornalista, donna e madre
che vive in questo Paese non vorrei mai augurarmi una cosa simile". Il 29
settembre scorso Nadire è stata assolta in primo grado ma la pubblica accusa
ha inoltrato la richiesta di ricorso alla Corte Suprema che nel giro di
qualche mese dovrebbe rispondere sull'accoglimento o meno del ricorso.

Dalla prefazione di Don Oreste Benzi

"Partire per il servizio militare nel Sudest del proprio paese. Fare uno
pseudo addestramento e via, ritrovarsi in guerra, una guerra in piena
regola. Dimenticata, come tante altre, dal resto del mondo, tenuta in vita
prevalentemente per interessi economici. I tanti Mehmet (giovani reclute)
del libro di Nadire Mater hanno un denominatore comune: partiti con un
bagaglio d'illusioni e speranze, tornati morti dentro. (...) Vivono
l'assurdità della guerra, la gratuita bestialità della violenza. E vivono la
morte: sono tanti i Mehmet che assistono all'agonia di un compagno,
dell'amico più caro, cui mancava magari Ouna settimana all'alba', al
congedo.
Tornare poi a casa, nella chiassosa e vivace Istanbul, o ad Ankara. E
ritrovarsi. (...) Ma il bisogno di parlare è enorme, e il libro di Nadire
Mater diventa il posto giusto per farlo. Una quarantina di voci; e tutte,
chi più, chi meno, dicono che anche in questa guerra, come in tutte le
guerre civili, a fare le spese, negli scontri tra esercito turco e PKK, sono
ancora una volta i civili. Vecchi, donne, bambini; costretti a fuggire dai
loro villaggi; bruciati e distrutti(...). Allora, se "Il buon soldato
Mehmet" è tutto questo, si capisce perchÈ abbia fatto tanto rumore in
Turchia, dove la casta militare è così potente e fare il servizio militare,
soprattutto fra le fasce più povere, è ritenuto un grande onore. Appena
uscito è andato a ruba, poi immediatamente (e tutt'ora) censurato: autrice
ed editore incriminati per "accusa e vilipendio alle forze militari", e
coinvolti in un processo ancora in corso.
Questa si chiama libertà di stampa negata. Così come ai Mehmet è negata la
propria giovinezza, e ai civili curdi un'esistenza pacifica".

PER OGNI INFORMAZIONE:
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Tel. 0541-75.36.19  fax 0541-75.16.24
goel.apg23 at libero.it

Disponibile su richiesta dei giornali l'immagine della copertina del libro
in formato jpg