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31/05 Milano: Incontro pubblico con la giornalista turca Nadir Mater reporter di RSF
- Subject: 31/05 Milano: Incontro pubblico con la giornalista turca Nadir Mater reporter di RSF
- From: Servizio OdC Pace <odcpace.apg23 at libero.it>
- Date: Fri, 25 May 2001 19:27:19 +0200
MILANO - GIOVEDI' 31 MAGGIO 2001 - Ore 18 "Terre di mezzo", il giornale di strada, Associazione "Papa Giovanni XXIII", Editrice missionaria italiana presentano un INCONTRO PUBBLICO con Nadire Mater giornalista e scrittrice turca, membro di "Reporters sans frontieres" e presentazione del suo libro "Il buon soldato Mehmet" "Il buon soldato Mehmet", edito da Emi è un libro-intervista a 42 reclute che hanno combattuto nella guerra in Kurdistan tra il 1984 e il 1998. Un best seller di grande impegno civile, censurato in Turchia dove l'autrice e il suo editore sono ancora sotto processo per vilipendio delle forze armate e il libro messo al bando. Il libro viene pubblicato in Italia grazie all'opera di associazione "Papa Giovanni XXIII", impegnata in progetti di tutela dei diritti umani in Turchia e altri Paesi. ---------------------------------------------------------------------------- Nadire Mater e il "Libro di Mehmet": una battaglia di libertà Qualunque sia il loro nome li chiamano tutti "Mehmet". Ma anche i soldati sono uomini con un nome ed un cognome; sono figli, fratelli, mariti, fidanzati o padri di qualcuno. Il "Libro di Mehmet" è stato scritto da 42 giovani tra quelli che hanno svolto il servizio militare nella Regione in Stato díEmergenza del sudest della Turchia (Kurdistan turco), tra il 1984 e il 1998. Nadire Mater, scrittrice, giornalista dell'agenzia di stampa I.P.S. e membro di "Reporters Sans Frontieres", ha raccolto le loro testimonianze: un lavoro prezioso e di grande valore civile per il quale sta ancor oggi pagando di persona. Tutto comincia, infatti, nell'aprile del 1999, quando in Turchia esce la prima edizione del "Libro di Mehmet": è un successo, vengono vendute oltre 22.000 copie. Ma il 23 giugno dello stesso anno il libro viene messo al bando e in Settembre la Corte Generale apre un procedimento contro Nadire Mater e il suo editore, Semih Sokmen. Nella sua autodifesa Nadire Mater cosìsi rivolge ai giudici:"Per quindici anni questo Paese non è stato attento all'amore, alle paure, alla rabbia e alla felicità, in breve, a tutte le emozioni e ai sentimenti dei giovani che abbiamo mandato a combattere. Li abbiamo salutati come eroi quando partivano ma gli abbiamo negato il diritto di parlare quando tornavano. Se saremo condannati e il bando del libro confermato, il nostro processo rappresenterà più che una drastica violazione della libertà di stampa, una negazione del diritto dell'opinione pubblica di sapere. Come giornalista, donna e madre che vive in questo Paese non vorrei mai augurarmi una cosa simile". Il 29 settembre scorso Nadire è stata assolta in primo grado ma la pubblica accusa ha inoltrato la richiesta di ricorso alla Corte Suprema che nel giro di qualche mese dovrebbe rispondere sull'accoglimento o meno del ricorso. Dalla prefazione di Don Oreste Benzi "Partire per il servizio militare nel Sudest del proprio paese. Fare uno pseudo addestramento e via, ritrovarsi in guerra, una guerra in piena regola. Dimenticata, come tante altre, dal resto del mondo, tenuta in vita prevalentemente per interessi economici. I tanti Mehmet (giovani reclute) del libro di Nadire Mater hanno un denominatore comune: partiti con un bagaglio d'illusioni e speranze, tornati morti dentro. (...) Vivono l'assurdità della guerra, la gratuita bestialità della violenza. E vivono la morte: sono tanti i Mehmet che assistono all'agonia di un compagno, dell'amico più caro, cui mancava magari Ouna settimana all'alba', al congedo. Tornare poi a casa, nella chiassosa e vivace Istanbul, o ad Ankara. E ritrovarsi. (...) Ma il bisogno di parlare è enorme, e il libro di Nadire Mater diventa il posto giusto per farlo. Una quarantina di voci; e tutte, chi più, chi meno, dicono che anche in questa guerra, come in tutte le guerre civili, a fare le spese, negli scontri tra esercito turco e PKK, sono ancora una volta i civili. Vecchi, donne, bambini; costretti a fuggire dai loro villaggi; bruciati e distrutti(...). Allora, se "Il buon soldato Mehmet" è tutto questo, si capisce perchÈ abbia fatto tanto rumore in Turchia, dove la casta militare è così potente e fare il servizio militare, soprattutto fra le fasce più povere, è ritenuto un grande onore. Appena uscito è andato a ruba, poi immediatamente (e tutt'ora) censurato: autrice ed editore incriminati per "accusa e vilipendio alle forze militari", e coinvolti in un processo ancora in corso. Questa si chiama libertà di stampa negata. Così come ai Mehmet è negata la propria giovinezza, e ai civili curdi un'esistenza pacifica". PER OGNI INFORMAZIONE: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII Tel. 0541-75.36.19 fax 0541-75.16.24 goel.apg23 at libero.it Disponibile su richiesta dei giornali l'immagine della copertina del libro in formato jpg
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