[Nonviolenza] Ebdomadario. 37



UN EBDOMADARIO DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 37 (speciale) del 21 novembre 2025
Notiziario settimanale della nonviolenza in cammino proposto dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Altre 41 testimonianze in ricordo di Alfio Pannega raccolte nei mesi di settembre-novembre 2025 (parte seconda e conclusiva)
2. La "Carta" del Movimento Nonviolento
3. Per saperne di piu'

1. MATERIALI. ALTRE 41 TESTIMONIANZE IN RICORDO DI ALFIO PANNEGA RACCOLTE NEI MESI DI SETTEMBRE-NOVEMBRE 2025 (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)

ALCUNI FRAMMENTI DEL RICORDO DI ALFIO PANNEGA DA PARTE DI LUCIANO BERNABEI IL 21 SETTEMBRE 2025 A PALAZZO DEI PRIORI

Sono contento di essere qui e vi giuro non e' stato per niente facile.
Ma ripercorrere a ritroso quegli anni mi ha ridato la forza per festeggiare il compleanno del mio piu' grande amico, fratello, padre, nonno, con qui ho vissuto i miei anni migliori.
Siamo stati politicamente un centro sociale antagonista che grazie ad Alfio ha modificato essenzialmente la natura stessa di come si intendeva la lotta politica a livello locale e globale, e lo rivendico a gran voce: lui ci insegno' per prima cosa a tenere aperti i nostri cancelli invece di serrarli, e ricordo la mitica scritta su di essi: "Benvenuti nel nostro cuore che sembra marcio ma batte e combatte", e batte ancora per Alfio, il nostro sindaco.
Era l'11 luglio del 1993, ore 4 di mattina, quando occupammo l'ex-gazometro da decenni abbandonato della Valle di Faul.
In quel momento buio nacque un grande movimento di lotta per la pace e la giustizia sociale, contro la guerra e ogni forma di violenza ed oppressione, un movimento tra i piu' significativi del mondo, poi represso brutalmente fino all'omicidio di Carlo Giuliani...
Dico solo questo per coloro che non sanno che il clima che si respirava era pesante ed anche a Viterbo si faceva sentire, siamo sopravvissuti quando tirarono la molotov alla casa di Alfio, quando ci hanno sparato, i tentativi di sgombero, il regime della corruzione che prezzolava la delinquenza locale per intimorirci...
Ma ricordo le lezioni della nonviolenza, i training per gestire il conflitto, che ci hanno formati comprendendo che non c'e' pace e civile convivenza senza la cultura e la comprensione, il rispetto dell'altro, l'aiuto all'oppresso e al sofferente. E la vera brutalita' e' abusare del potere per prevaricare il piu' debole, o non avere memoria di cio' che e' stato e credere ancora nelle guerre come risoluzione dei conflitti tra i popoli.
Viterbo, il cui sviluppo per molti versi non era granche' diverso da quello tipico del sud piu' profondo e depresso, ebbe incredibilmente il suo Centro sociale Valle Faul, cosi' chiamato perche' si trovava nell'omonima valle.
Cosi' cominciammo a cambiare il volto della citta' creando cultura solidale e difendendo uno dei territori piu' importanti d'Italia per vocazione paesaggistica, archeologica e storica, un territorio che ancora amo.
Ricordo le innumerevoli lotte con cui abbiamo evitato lo scempio dell'area del Bullicame. Ricordo le lotte insieme a Vito Ferrante per difendere i diritti dei sofferenti psichici...
Auguro a tutti, nella vita, di dedicare se stessi ad aiutare gli altri ed avere la fortuna di conoscere e vivere con chi, per le piu' disparate condizioni, non ha rifugio se non nella vera bonta' dell'animo umano.
Auguro a tutti di scegliersi tra le moltitudini che percorrendo un percorso incerto e tortuoso, si cercano e trovano compagni e fratelli nella estenuante lotta in difesa della biosfera e di chi la abita.
La bontà non e' solo dare la possibilita' di possedere almeno quel poco di bene materiale per garantire a tutte e tutti un'esistenza dignitosa, ma ricambiare il bene che si riceve dalle persone; con quel sentimento che si ha quando sei innamorato della natura, della vita, di tutti i fratelli e le sorelle che vivono la brutalita' di un mondo che non li sostiene, li abbandona a se stessi, non li riconosce e non li rappresenta.
Buon compleanno Alfietto mio, che insieme ci siamo tirati fuori dal baratro della solitudine.
Buon compleanno Alfietto mio, come sostituire questo amore cosi' profondo, aperto, nudo, senza meccanismo di difesa alcuno.
Buon compleanno Alfietto nostro, che oggi ci hai di nuovo riuniti.
Vedo in questa sala i miei migliori amici: Giselle, Antonietta, Arianna, Emilio, Francesca, Gigi, Lella...
Ma soprattutto ricordo chi non c'e' piu': i miei piu' grandi amici Claudio, Marietto, Maurizio, Roland, Salvatore ed altri ancora, e l'amico professore Osvaldo Ercoli, compagno di viaggio da Aviano fino alle giornate di Genova...
Alfio, dobbiamo a te la meraviglia di tutto cio' che ci hai insegnato, te ne saremo grati per tutta la vita: solo tu potevi unire le differenze di tutti noi e trasformarci in donne e uomini di pace.
Che regalo ci hai fatto di nuovo tu oggi, Alfio: pensa come ci saremmo divertiti tutti insieme oggi quando 'sti quattro politici e intellettuali che curano la tua immensa memoria finalmente ci lasciavano liberi nella nostra quotidianita' e cantando in ottava rima durante un bel pranzo sociale con un bel bicchiere di vino, anche due, finivamo cantando "Bella ciao" e le nostre urla di dolore e rabbia per il genocidio dei nostri fratelli di Gaza tra i piu' colpiti della nostra cara Palestina devastata: al mukawama al mukawama al mukawama, resistere resistere resistere.
Alfio lo conoscevo sin da bambino: lo rispettavo, mi incuteva timore, ma gia' ne intravedevo la dignita', l'essere un giusto; rimasi sconvolto quando, conoscendo la sua popolarita' nella citta', vidi che viveva ai margini della societa', in quella valle allora desolata dove si macellavano gli animali; mio padre mi ci porto' da bambino per far uccidere il mio povero cane ormai malato, e mi disse: "Luciano, non scendere mai nella valle: ci abitano delinquenti, quel poraccio di Alfio, zingari e drogati"; di fronte si faceva il gas, l'odore del catrame, i tetti in eternit, i pozzi chimici adiacenti la casa di Alfio ricavata fra le mura nei pressi della Porta opera del Vignola. Cosi' pochi giorni dopo andai col mio motorino da solo, malgrado mio padre, scesi nella valle e conobbi tutta quella gente strana; cosi' sono diventato grande tra di loro, e da spavaldo e impavido che ero, non riconoscendomi piu' nella "Viterbo bene" che frequentavo, diventai partecipe di quella sofferenza e sensibilita' dei diversi.
L'11 luglio del '93 vi fu l'occupazione e la nascita del centro sociale, finalmente qualcosa che avrebbe dato senso a quei giorni che diventano anni di noia, apatia senza senso che consuma l'animo delle persone fino a finire nel tritacarne della omologazione: e grazie ancora Alfio per la lezione che allora come oggi continui a darci e per la quale Viterbo ti e' riconoscente finalmente tutta.
La tua immensa umanita', la cultura, la poesia, l'amore incondizionato per tutte le forme di vita del creato, gia' consapevole di una ecologia circolare, l'antifascismo militante, oggi tutti hanno capito l'antieroe che sei stato ed il prezzo alto che hai dovuto pagare.
Quel giorno  entrammo nel gazometro e in quella tua piccola casetta con il giardino di catrame, da subito l'odore malsano, il secondo piano completamente adibito a discarica, le pulci, il letto ingiallito, gli altri emarginati che il primo del mese come sciacalli lo schernivano minacciavano e malmenavano e riscuotevano il loro tributo della pensione. Eppure tutti sapevano che Alfio avrebbe dato un rifugio anche ad un assassino dandogli sicuramente un pezzo di pane ed un bicchier di vino.
Ripensando all'area dell'ex-gazometro e alla storia di duro lavoro degli operai, e ripensando a Valle Faul nel suo insieme, dopo la fine dell'esperienza del centro sociale i progetti sono stati una riqualificazione senza socialita'; il simbolo: gli ascensori per salire piu' in fretta dalla valle alla Viterbo che conta e anch'essi ormai gia' abbandonati al degrado.
Come tutte le aree degradate dal processo industriale che ammala irreversibilmente la nostra terra diventano rifugio per chi distrugge se stesso e gli altri, non guarda a progetti di sostenibilita' rinnovabili, ma guarda allo scempio della speculazione per il profitto immediato. So bene di cosa parlo: come ci si puo' distruggere e come si puo' rinascere dalle ceneri di un posto abbandonato, restituendolo alla citta', ed offrire nuove alternative socio-culturali che diventano riconoscimento di umanita'.
Ecco come intendo, oggi piu' che mai, il ricordo di Alfio: spero che al piu' presto si collochi a Valle Faul la lapide in sua memoria che serva di monito, perche' Alfio rimanga il simbolo degli ultimi che sono parte integrante della societa' civile e la cui lotta, difesa e liberazione restituisce dignita' alla societa' intera.
A chi oggi lo commemora dopo avergli negato in vita i diritti fondamentali, questo posso dire: vergogna, vergogna e ancora vergogna.
Quello che ci resta e che rivendichiamo sono Alfio e i suoi ragazzi, oggi donne e uomini, che hanno condiviso il pane e la lotta: studenti, operai, emarginati, e le innumerevoli persone di Viterbo che ci hanno sostenuto e che in quegli anni hanno scritto una bella pagina di storia e solidarieta'.
Buon compleanno Alfietto, dal tuo vecchio amico e compagno
Lucianino

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TOMASSO SCOTOLATORI: UN COMMENTO AL CONVEGNO PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI ALFIO PANNEGA

Il convegno che si e' svolto a Palazzo dei Priori a Viterbo il 21 settembre 2025 in occasione del centenario della nascita di Alfio Pannega ha presentato numerose testimonianze su vari aspetti della figura e dell'opera del poeta antifascista nonviolento viterbese cui la citta' ha reso omaggio nel corso di quest'anno con molte iniziative, tra cui straordinaria quella del ricordo da parte dei facchini di Santa Rosa nel corso del trasporto della Macchina il 3 settembre dedicandogli la "girata" di piazza del Comune, un onore che il popolo di Viterbo, di cui i facchini sono genuina espressione, riserva ai piu' grandi dei suoi figli.
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Tre dettagli di quel convegno vorremmo preliminarmente sottolineare, che forse non sono stati messi abbastanza in rilievo: la lettera del Prefetto di Viterbo, la presenza dei due sindaci emeriti Giovanni Maria Arena e Giulio Marini.
La prefettura di Viterbo fu presente con un suo rappresentante che intervenne l'8 maggio in occasione dell'intitolazione ad Alfio Pannega dell'emporio solidale di Viterbo; la lettera inviata ai promotori del convegno del 21 settembre ha confermato l'attenzione e il sentimento di vicinanza della prefettura, istituzione che nell'articolazione del sistema rappresentativo democratico ha un ruolo peculiare e rilevante.
I sindaci emeriti Giovanni Arena e Giulio Marini avevano gia' espresso in passato rilevanti testimonianze di affetto e considerazione per Alfio Pannega, e un ricordo particolare va alla promozione della "lectio magistralis" di Alfio Pannega nella Sala Regia di Palazzo dei Priori nel 2010, poco tempo prima della scomparsa del poeta antifascista nonviolento.
Al prefetto, ai sindaci emeriti, e naturalmente anche alla sindaca attuale, va la gratitudine di tutte le persone amiche di Alfio.
La loro partecipazione e' stato segno del riconoscimento da parte delle istituzioni dell'ordinamento giuridico italiano del valore di un uomo che in vita aveva subito sfruttamento ed emarginazione, e che per tutta la vita aveva lottato per la democrazia e per i diritti umani di tutti gli esseri umani, da membro cosciente della classe operaia, da  militante antifascista, comunista e libertario, nonviolento.
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Nel convegno del 21 settembre molte voci hanno contribuito a ricostruire il volto di Alfio, e tra esse di particolare rilevanza quelle di Luciano Bernabei e di Arianna Marullo che con Alfio hanno vissuto l'esperienza del centro sociale Valle Faul, un'esperienza di solidarieta' concreta, di auto-aiuto, di profonda formazione morale e politica, di produzione e fruizione culturale non mercificata, e soprattutto di riflessione e di lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente; un'esperienza che ancora attende un'adeguata ricostruzione storica che renda giustizia e merito a una vicenda che con le sue luci e le sue ombre, le sue contraddizioni e i suoi conflitti, e' stata nel suo insieme uno splendido esempio di passione etica, di impegno civile, di riconoscimento di umanita', di promozione della dignita' di tutti e di ciascuno.
Nelle loro testimonianze Luciano Bernabei ed Arianna Marullo hanno espresso con parole illuminanti quella vicenda di vicinanza e di amore tra Alfio e gli innumerevoli giovani che si posero alla sua scuola di persona buona, che insieme a lui per anni ed anni lottarono nonviolentemente per il bene comune dell'umanita'.
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Una cosa ancora vorremmo evidenziare particolarmente del convegno del 21 settembre: la presenza nella sala del convegno di quell'unica bandiera dispiegata: la bandiera della nonviolenza, con i colori dell'arcobaleno e il disegno delle mani che spezzano un fucile. A ricordare l'impegno di Alfio per la pace e il disarmo, la solidarieta' e la riconciliazione, la nonviolenza che a tutte le violenze si oppone. Ed infatti, come e' stato ripetutamente e giustamente detto nel corso di questo anno di iniziative in sua memoria, ricordare Alfio Pannega significa in primo luogo proseguirne la lotta contro tutte le guerre e le uccisioni; ogni iniziativa in sua memoria e' un appello a salvare le vite, a costruire la pace, a contrastare il male facendo il bene, ad opporsi alla violenza con la scelta della nonviolenza.
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Alle tante testimonianze su Alfio ci piacerebbe aggiungere ancora una volta in particolare il ricordo della sua appassionata militanza comunista, libertaria ed antitotalitaria; come la sua scelta esistenziale e politica della nonviolenza abbia plasmato il comune sentire delle persone che hanno partecipato all'esperienza del centro sociale Valle Faul; come in lui la consapevolezza dell'ingiustizia sociale, la memoria della ferocia fascista, la denuncia del regime dello sfruttamento, della sopraffazione e della corruzione abbiano dato luogo a un impegno morale e politico caratterizzato dal rifiuto del risentimento come del fanatismo, dall'opposizione ad ogni menzogna e ad ogni violenza, dalla costante ricerca delle azioni piu' adeguate per affermare il bene comune dell'umanita' e la salvaguardia del mondo vivente; e ancora: l'amore per la cultura che degnifica e salva tutti gli esseri umani; la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; la decisivita' dell'impegno per la pace.
Ricordare Alfio Pannega e' rievocare le ragioni della dignita' umana, invitare all'impegno affinche' tutti gli esseri umani siano di aiuto a tutti gli esseri umani, chiamare ad inverare quello che un vecchio filosofo chiamo' "il sogno di una cosa": la convivenza fraterna e sororale dell'intera umana famiglia in armonia ed empatia, nell'eguaglianza di diritti fondata sul rispetto della diversita' di ogni persona, realizzando giustizia e liberta'.
Continua a scavare, vecchia talpa.

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LUCREZIO ARUETTI: LA VITERBO SOGNATA E INVERATA DI ALFIO PANNEGA

C'e' una Viterbo diurna e una Viterbo notturna: in quella notturna c'e' il mare. Come ne "I vitelloni" di Fellini. E il mare cominciava subito fuori la porta del Vignola che apre la cinta muraria cittadina a Valle Faul. E aggrappata alla porta del Vignola c'era la casa di Alfio, e aggrappato alla casa di Alfio l'ex-gazometro da decenni abbandonato, uno spazio vasto e prezioso che all'alba dell'11 luglio 1993 fu occupato per risanarlo e restituirlo alla citta' dai ragazzi che li' realizzarono il centro sociale Valle Faul: e del centro sociale Valle Faul Alfio fu il volto, la voce, il cuore.
Ricordo come un tempo magico i primi tempi dell'occupazione: la miriade d'iniziative culturali, le frotte di giovani e giovanissimi, la loro scoperta del mondo nell'esperienza piu' propria degli esseri umani: il dialogo, le infinite assemblee in cui tutte e tutti parlavano e si ascoltavano.
Ma ancora piu' straordinari furono gli sviluppi dei mesi e degli anni successivi: il centro sociale sempre piu' si caratterizzo' come un luogo in cui si garantiva "un letto e un piatto di minestra" per chiunque ne avesse bisogno; un luogo di solidarieta' e condivisione senza riserve e senza barriere; e un luogo di studio e di formazione: innanzitutto di accostamento teorico e pratico alla nonviolenza; poi anche di lettura e commento dei classici della letteratura, della filosofia, della morale e della politica; di preparazione a come si fa un discorso in pubblico, a come si scrive un comunicato stampa, a come si gestisce democraticamente un confronto d'idee, una ricerca condivisa e un consesso deliberativo; di conoscenza degli elementi fondamentali della Dichiarazione universale dei diritti umani e della Costituzione della Repubblica italiana, come anche di altri testi giuridici, dal codice penale e di procedura penale al codice civile e di procedura civile; di studio approfondito delle principali questioni sociali e politiche - prime fra tutte l'opposizione alla guerra e al razzismo -; di preparazione alla lotta per il bene comune con metodi coerenti con il fine del bene, cosi' come volevano Mohandas Gandhi e Martin Luther King, Aldo Capitini e Danilo Dolci, Lorenzo Milani e Franco Basaglia, Rosa Luxemburg e Marianella Garcia, Virginia Woolf e Simone Weil, Olympe de Gouges e Carla Lonzi, Laura Conti e Lidia Menapace, Hannah Arendt e Luce Fabbri.
E soprattutto fu il luogo in cui si prepararono, si organizzarono, si gestirono alcune grandi lotte nonviolente che ci portarono fino ad Aviano ad adoperarci per bloccare con la forza della nonviolenza il decollo dei bombardieri che di li', violando la Costituzione della Repubblica italiana, recavano strage al di la' dell'Adriatico.
L'esperienza del centro sociale di cui Alfio era anima e simbolo e' stata, nel vivo delle contraddizioni e dei conflitti e nel groviglio delle complessita', un'esperienza di convivenza e di solidarieta', di edificazione morale e civile, di speranza e di testimonianza che per chi vi ha preso parte resta una vicenda indimenticabile, un dono luminoso e nutriente, e un'interiore preziosa risorsa per affrontare il cammino della vita.
Alfio e il suo centro sociale sono stati insieme un sogno che si avvera e un appello a continuare ed estendere quella passione e quell'impegno affinche' ogni essere umano sia finalmente libero e felice.
La nonviolenza e' in cammino. La nonviolenza e' il cammino.

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TRISTANO TIMANDRI RICORDA ALFIO PANNEGA

A mia memoria, negli anni Settanta Alfio, che era allora un cinquantenne, appariva gia' come un monumento storico, la sopravvivenza pittoresca di una Viterbo ottocentesca, preindustriale, del lavoro manuale, delle abilita' artigiane e dell'appartenenza comunitaria, come certe figure del libro Cuore di Edmondo De Amicis.
Era circondato da un vasto affetto sincero e vibrante, ma anche chi gli voleva bene aveva nei suoi confronti un atteggiamento perlopiu' paternalista: da una parte ci si gloriava di una conoscenza intima, di parlarci spesso e di "prenderci insieme un caffe'" col figlio della Caterina (che era anch'essa una figura mitica), con "il nostro Alfio" che era insieme povero e poeta, emarginato ma buono come il pane; dall'altra non si voleva veramente sapere quali fossero le sue idee e quale fosse la sua vita una volta finito il giro delle vie cittadine col suo carretto e i suoi cani. Pochi, pochissimi andavano a trovarlo in fondo a Valle Faul; pochi, pochissimi volevano vedere le reali condizioni in cui viveva. Dignitoso com'era, Alfio non si commiserava mai, non chiedeva mai nulla per se'; militante com'era, Alfio si adoperava sempre per i diritti degli altri, per i diritti di tutti. E viveva nella poverta' e nella solitudine, in una parte della citta' - la Valle Faul di allora, che era sostanzialmente un'enclave di desolazione, miseria, degrado, squallore e sofferenza; come Alfio vi vivevano altri reietti, altre vittime della societa' dello sfruttamento e dell'emarginazione, e le relazioni tra loro erano talvolta di solidarieta' e generosita' e talaltra di conflitto e sopraffazione. I cittadini che vivevano nella Viterbo piu' in alto di quella scarpata preferivano perlopiu' non vedere e non sapere.
Pochi gli furono vicini con autentica profonda empatia, e tra loro almeno tre figure vorrei qui ricordare: Dante Bernini, Armando Marini, Bruno Marini; chi e' di Viterbo sa cosa significano questi nomi benedetti.
Alfio era gia' allora un segno di contraddizione. E un testimone cosciente e militante di quella "contraddizione principale" - non solo della societa' industriale, ma lungo l'intero corso della storia dell'umanita' - che gli esuli Carlo e Federico tematizzarono nel loro insuperato manifesto del 1848.
I suoi compagni di lotta del partito comunista avevano per lui un attaccamento profondo, ma poco lo ascoltavano quando Alfio proponeva di parlare della politica grande; non lo ascoltavano di piu' i giovani militanti dell'allora sinistra rivoluzionaria che pure anch'essi sentivano per lui un affetto verace. Una sola persona - militante della sinistra comunista antitotalitaria - a mia memoria lo senti' e lo seppe non solo compagno di lotta ma anche di riflessione, con lui molte ore ragionando insieme in quegli anni sui compiti dell'ora, sui massimi sistemi, sul presente e il futuro dell'umanita', sulla lotta principale e fondamentale e piu' urgente: quella contro la guerra che puo' annichilire l'intera umana famiglia.
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Negli anni Ottanta, poi, il venir meno delle speranze sia rivoluzionarie che riformiste (anche come esito della strategia della tensione da un lato e delle scellerate follie di giovani obnubilati dall'altro) ebbe come effetto che le classi subalterne subirono una virulenta controffensiva delle classi dominanti - e in Italia del regime della corruzione e della complicita' con i poteri criminali che ne era feroce e squallida espressione nel nostro paese - intesa per un verso a narcotizzarle attraverso l'ideologia degradante diffusa dai mass-media e per l'altro a toglierle sistematicamente tutte le conquiste di civilta' ottenute con le grandi lotte sociali dei decenni precedenti.
Per le persone le cui esistenze erano gia' precarie, fu come essere rigettate nell'abisso.
Anche Alfio subi' un accrescersi ed incrudelire dell'emarginazione, della solitudine, delle angherie. I pochissimi amici che lo conoscevano non superficialmente, lo stimavano veramente e gli volevano bene con tutto il cuore, si chiedevano se i tantissimi suoi piu' superficiali amici si rendessero conto della terribile condizione esistenziale in cui Alfio era stato progressivamente precipitato.
Furono anni durissimi.
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Principiando gli anni Novanta, in una societa' in cui si spegneva la speranza che la lotta delle oppresse e degli oppressi potesse realizzare giustizia e liberta', ormai pressoche' ovunque schiacciata dal trionfo del capitalismo (e dalla catastrofe dei regimi totalitari che si erano pretesi socialisti ed erano stati invece prevalentemente dittature militariste ottuse e alienanti, quando non folli e sanguinarie - non i soviet, ma i gulag le caratterizzavano), del neocapitalismo liberista e globalizzato a un tempo, del suo dominio sia pratico che ideologico che si pretendeva senza alternative, e delle nuove potentissime ed alienantissime tecnologie al suo servizio, del consumismo iperdistruttivo e del nuovo razzismo e schiavismo, sembrava che anche per Alfio, che ormai invecchiava nella solitudine e nella miseria, il destino fosse segnato: e fosse quello tremendo dei poveri derubati di tutto, quello di sua madre: un destino che terminava con il ricovero in istituto e li' l'attesa della morte nel vuoto, nel silenzio, nel dolore immedicabile, nella dimenticanza che uccide.
E invece.
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E invece nell'estate del 1993 avvenne un miracolo che ancora oggi mi commuove: un gruppo di ragazzi occupo' l'area da decenni abbandonata dell'ex-gazometro, adiacente alla povera casa di Alfio a Valle Faul, anzi: piu' che adiacente; poiche' passando dalla finestra del pianterreno della casa di Alfio (finestra sotto la quale erano ammucchiati alcuni materiali di scarto che lui raccoglieva per riciclarli, e che costituivano una sorta di scalino per cui la finestra era da lui usata abitualmente come una seconda porta su un altro lato dell'abitazione) si era gia' all'interno dell'area dell'ex-gazometro, oltre la recinzione.
In quella prima mattina dell'occupazione quando Alfio senti' le voci e la presenza dei ragazzi fu proprio passando dalla finestra che venne loro incontro: e fu amore a prima vista.
Fu amore a prima vista.
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Il "centro sociale Valle Faul" realizzato nell'ex-gazometro abbandonato trovo' in Alfio il suo volto e il suo cuore.
Per Alfio esso fu la famiglia che dopo la morte dell'amatissima madre non aveva piu' avuto; fu l'agora' in cui la sua voce trovo' finalmente ascolto e le sue idee discussione e condivisione; fu la scuola in cui fu educatore ed insegno' la verita' degli ultimi, l'ideale comunista e libertario, la nonviolenza come forma di lotta e come scelta di vita.
I ragazzi del centro sociale da Alfio appresero cose che divennero carne della loro carne, tessuto delle loro vite: l'accudimento reciproco; l'amore e la cura per gli animali, per le piante, per la terra; le tecniche dell'orto e l'amore per i libri; la generosita' senza riserve e la piena condivisione di tutto il bene e tutti i beni; la gioia infinita della musica e della danza, della poesia improvvisata e declamata; la passione morale e civile per il bene comune, la militanza politica e la coscienza di classe delle oppresse e degli oppressi; la passione per la storia vissuta, per la cultura materiale, per le tradizioni popolari, per la lotta contro ogni violenza ed ogni menzogna, per la verita' che libera; la nonviolenza gandhiana intimamente sentita, pensata e vissuta.
Il centro sociale fu una immensa scuola di democrazia, un'immensa esperienza di educazione morale e civile, il luogo di incontro e l'officina di grandi lotte nonviolente.
Le assemblee in cui a tutte e tutti era riconosciuto che la loro parola aveva valore; gli incontri di studio e di formazione; le innumerevoli iniziative culturali (la musica colta e quella popolare, la poesia, le arti visive: innumerevoli furono le iniziative dal quartetto d'archi di musica classica al concerto punk, dalla declamazioni dantesche ai "contrasti" in ottava rima dei poeti a braccio, dalle mostre fotografiche a quelle grafiche e pittoriche...: il centro sociale fu un laboratorio straordinariamente prolifico).
E soprattutto le iniziative di pace e di solidarieta', ospitando testimoni e compagni di lotte di ogni parte del mondo, organizzando iniziative di rilevanza locale, nazionale, internazionale; soprattutto contro la guerra, contro il razzismo, contro il maschilismo, contro il fascismo che torna, dalla parte di tutte le vittime, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, a sostegno di tutti i popoli oppressi, in difesa dell'intero mondo vivente.
Con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Con la scelta concreta e coerente della nonviolenza.
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Nel centro sociale Alfio trovo' i suoi compagni di riflessione e di lotta, trovo' la sua famiglia, trovo' le persone che volevano ascoltarlo: e seppe essere uno straordinario educatore al vero e al bene, alla solidarieta' e alla liberazione, alla comprensione e alla responsabilita', alla giustizia e alla misericordia.
Un esempio tra molti: ogni volta che qualcuno in citta' propose lo sgombero del centro sociale, il centro sociale lo invito' a passarvi una giornata, a condividere il pasto, a ragionare insieme; ogni volta le persone che avevano chiesto lo sgombero, dopo avere passato alcune ore con Alfio e con i ragazzi del centro ne divennero sostenitrici.
Non furono solo rose e fiori: il centro sociale subi' anche aggressioni squadristiche e persino attentati; ma tenne sempre ferma la scelta di essere un luogo che accoglieva chiunque avesse bisogno di aiuto; come si amava dire: "qui chiunque puo' trovare un tetto sotto cui dormire e un piatto di minestra per vivere". E cosi' e' stato.
A un certo punto fu necessario lasciare quel sito e trasferirsi in un altro capannone abbandonato, questa volta in aperta campagna. Il trasferimento non fu facile. Alfio non volle abbandonare i suoi compagni. E le iniziative ripresero, sebbene il trovarsi non piu' entro la cinta delle mura cittadine ma lontani alcuni chilometri dalla citta' inevitabilmente rese piu' difficile l'impegno.
Nel frattempo col passare degli anni arrivarono anche i lutti, dolorosi, strazianti.
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Alfio continuo' ad essere la voce e il volto del centro sociale, il suo cuore pulsante, fino alla fine dei suoi giorni.
Quando mori' era impegnato con tutto se stesso in una iniziativa nonviolenta per il diritto alla casa per tutte le persone che a Viterbo una casa non avevano.
Mori' il 30 aprile 2010 e i funerali si tennero il primo maggio. Fu salutato con il canto corale di "Bella ciao" e dell'"Internazionale".
Dopo il funerale tornando al centro sociale col cuore gonfio tutti i suoi amici sentivano che con Alfio era finito un tempo, ed era finito un mondo.
Resta la sua testimonianza di umanita', di dignita', di generosita', d'impegno intellettuale, morale e civile per il bene comune.
Resta il suo appello alla lotta nonviolenza per la salvezza e la liberazione dell'umanita' intera, contro tutte le guerre e le uccisioni, contro tutte le menzogne e le violenze, contro tutte le oppressioni e le vilta'.

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BASTIANO CHITONI RICORDA ALFIO PANNEGA

Subi' tante ingiustizie Alfio Pannega, e visse una vita travagliata. I lavori piu' faticosi, la poverta' piu' estrema, la solitudine che piega le ossa. Ma era un resistente, e resistette. Tante volte mi sono chiesto come ci riusciva, ma a lui non lo chiesi mai.
Ma seppe anche essere felice Alfio Pannega, e gli bastava poco. Il ricordo luminoso della madre, il vortice della danza, la poesia che sana le ferite e che chiama alla lotta, l'amicizia per chiunque incontrava, l'affetto accudente per gli animali, aiutare la terra a fare frutti, la lotta politica per il bene comune dell'intera umanita', condividere il pasto con gli amici, la sua grande famiglia del centro sociale Valle Faul. Gli bastava poco per essere felice, non sapeva cosa fosse il risentimento.
Era un proletario e un antifascista. Comunista libertario nonviolento. Un militante politico e un educatore. Un sapiente e un saggio. Un combattente nonviolento per la pace e la liberazione dell'umanita' intera.
A quindici anni dalla morte, a cento dalla nascita, in questo 2025 la citta' in cui visse gli ha reso un omaggio sincero e corale, appassionato e unanime. Ma quel che piu' conta, che piu' gli stava a cuore, e' che si prosegua la lotta cui dedico' l'intera sua vita: contro tutte le guerre e contro tutte le uccisioni; affinche' ogni essere umano possa vivere una vita degna, solidale, gioiosa.

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TESEO SCARAMACCHI RICORDA ALFIO PANNEGA

Tutte le persone che conoscevo a Viterbo conoscevano Alfio Pannega.
Lo conoscevo anch'io. Chi non lo conosceva?
Ma cosa significa conoscere?
Se significa saper indicare qualcuno o qualcosa e dirne il nome e' un certo tipo di conoscenza.
Se significa averci condiviso il pane e il vino, e' un altro.
Io ci condivisi il pane e il vino.
Ma non solo il pane e il vino ci condivisi, ci condivisi anche le lotte che era necessario fare: contro la guerra che non finisce mai, contro il fascismo che ritorna sempre, contro l'ingiustizia che ammorba e abbrucia il mondo, contro la barbarie che trasforma le persone in mostri.
Era un ottimo compagno di lotta Alfio Pannega. Un comunista di quelli di una volta che si sarebbero strappati il cuore per dare da mangiare agli affamati.
Ed era un amico della nonviolenza. Perché se in testa hai un cervello lo sai che l'unico modo per fermare l'orrore e' la nonviolenza.
La lotta nonviolenta che ogni violenza contrasta.
La lotta nonviolenta che tutte le vite rispetta ed onora.
La lotta nonviolenta che sola puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe in corso.
Amava la vita Alfio Pannega, e combatteva affinche' tutti potessero vivere una vita degna.
Mi hai chiesto di dire due parole per ricordarlo. Eccole qua.

*

ULISSE UTISSI RICORDA ALFIO PANNEGA

Tutto trascina il tempo e nell'abisso
della morte precipita ogni cosa
finisce il pane la seta la rosa
finisce quel ch'e' unito e quel ch'e' scisso

quel che era mobile e quel ch'era fisso
resta soltanto questa dolorosa
memoria la memoria luminosa
con Fedro lungo il corso dell'Ilisso

andando e conversando pianamente
nell'amicizia che salva e che lega
con la parola che si oppone al niente

e che preserva il mondo e lo dispiega
resta il ricordo vivo nella mente
del mio vecchio compagno Alfio Pannega

*

GIULIANA ROSSI RICORDA ALFIO PANNEGA

Porto un caro ricordo di Alfio Pannega nel cuore; quello che piu' mi colpiva di Alfio era anche la sua grande forza d'animo nel superare le difficolta'.
Porto nel cuore la sua grande umanita', la generosita', considero una fortuna aver potuto conoscere Alfio, aveva un profondo rispetto anche per la natura e gli animali e anche in questo mi sono ritrovata a condividere il suo pensiero.
Tengo a condividere questo ricordo che ho di Alfio con mia figlia perche' il suo cammino non venga dimenticato.

*

LUCA SERAFINI RICORDA ALFIO PANNEGA

Alfio Pannega. Sono grato di averlo potuto conoscere. Se le persone fossero come lui, il mondo sarebbe un posto migliore.
Era uno spirito libero, con un grande amore per la vita e per la natura di cui aveva una profonda conoscenza. Era senza pregiudizi, e per quanto povero sia stato, ha sempre aiutato chiunque si sia presentato davanti la porta di casa.
Nonostante fosse pieno di dolori fisici a causa della vita difficile e di tutto quello che aveva passato, non si e' mai perso d'animo e non si e' mai fermato col suo bastone di legno (che quando ero ragazzo e' stato per me uno strumento di amorevole educazione).
Grazie Alfio, la tua forza interiore e' e sara' per me un esempio da seguire; sei la prova che la razza umana ha sbagliato strada: invece di puntare all'evoluzione spirituale, ha puntato tutto sul progresso tecnologico... grave errore...

*

GIROLAMO ULLIUSI RICORDA ALFIO PANNEGA

Sapeva ricucire ogni ferita
la vita tante gliene aveva inferte

sempre lotto' contro fascismo e guerra
sempre volle giustizia e liberta'

amava il mondo ed aiutava tutti
provava compassione per chiunque

fu affanno la sua vita e fu una danza
in quella valle visse a lungo solo

era gia' vecchio quando una mattina
lo sveglio' il chiasso dell'occupazione

fu un attimo e fu subito con loro
di quei ragazzi fu padre e compagno

fu vivo fino all'ultima sua ora
allora che senti' di morte il gelo

Nota: il verso finale e' una citazione dantesca, Par., XIII, 15.

*

ERASMO BACCAGLIONI

In questo anno in cui ricorre il centenario della sua nascita, molte iniziative commemorative si sono svolte e molte persone che gli sono state amiche hanno ricordato Alfio Pannega con affetto sincero e profonda commozione.
Alle tante rievocazioni e riflessioni che sono gia' state dette e scritte vorrei aggiungere queste poche parole.
Era un uomo generoso ed ospitale, come gli eroi omerici per i quali l'ospite era sacro e veniva sempre accolto, e piu' una persona era straniera, piu' era bisognosa, e piu' ci si prodigava per essa. Alfio era cosi', accoglieva chiunque ed a chiunque dava tutto cio' che poteva dare. Quando l'intera umanita' sapra' essere come era lui, non ci saranno piu' guerre, ne' ingiustizie.

*

FEDELE PANCIAFICHI RICORDA ALFIO PANNEGA

Ho letto quello che hanno detto o scritto su Alfio Pannega tante persone che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. E mi pare che sia stato detto tutto, e con parole giuste, sincere e appassionate; cosa posso aggiungere?
Cosi' diro' soltanto che hanno ragione quelli che hanno ricordato la sua generosita'; che hanno ricordato come i ragazzi del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul" furono la sua grande famiglia che lui amo' di un amore infinito, lo stesso amore con cui aveva amato sua madre il cui ricordo sempre gli faceva sgorgare le lacrime dagli occhi; che hanno ricordato il suo impegno morale e civile, il suo antifascismo, la sua lotta nonviolenta contro tutte le guerre e le ingiustizie, il suo amore accudente per l'intero mondo vivente. Ed anche il suo amore per la poesia, per la cultura, per i libri, per ogni opera che nutre l'umanita' e la esorta al bene.
Mi ha dato una grande gioia in particolare che sia stato ricordato dai Facchini di Santa Rosa che gli hanno dedicato la "girata" della Macchina il 3  settembre di quest'anno, credo che ne sarebbe stato immensamente felice.
E mi ha dato una gioia altrettanto grande che l'epigrafe della lapide che si spera di riuscire a collocare sulla casa di due sole stanze in cui a lungo visse a Valle Faul sia stata scritta collettivamente dai suoi amici del centro sociale e dai suoi amici dell'Afesopsit (l"Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia" animata da Vito Ferrante).
Anche questo e' stato gia' detto, ma giova ripeterlo una volta di piu': chi vuole ricordare ed onorare Alfio Pannega ne prosegua la lotta nonviolenta contro tutte le guerre e le uccisioni, per salvare tutte le vite, soccorrendo e accogliendo ogni persona bisognosa di aiuto, condividendo tutto il bene e tutti i beni, proteggendo quest'unico mondo vivente unica casa comune dell'intera famiglia umana.

*

TERENZIO SCATOLARI RICORDA ALFIO PANNEGA

Di prima del 1993, degli anni Settanta e Ottanta, di Alfio ho ricordi che ormai tendono a confondersi.
Lo ricordo col carretto carico di cartoni e il corteo dei suoi cani per le strade di Viterbo.
Lo ricordo a Valle Faul dove abitava quando ci vivevano ancora anche alcune famiglie sinte, che poi furono brutalmente allontanate. E qui voglio ricordare anche il mio amico Giovanni Caldaras, deceduto da molti anni, e forse sono l'unico che ancora ne ricorda il nome.
Lo ricordo alle feste dell'Unita' a Pratogiardino, e ricordo le nostre lunghe conversazioni notturne quando ormai restavano pochi compagni e tiravamo tardi a ragionare delle lotte da condurre a Viterbo, in Italia e nel mondo per realizzare giustizia e liberta' per tutti gli esseri umani.
*
Ma nella vita di Alfio Pannega l'evento capitale e' stata l'occupazione da parte di un gruppo di giovani dell'impianto da decenni abbandonato dell'ex-gazometro a Valle Faul, adiacente alla casa di Alfio, e la nascita del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul". Era l'11 luglio 1993.
Fare la storia degli ultimi due decenni di vita di Alfio, dal 1993 al 2010, e' fare la storia del centro sociale. Poiche' del centro sociale Alfio fu luminoso il simbolo e pulsante il cuore, ed i ragazzi furono la sua famiglia e i suoi compagni di vita, di riflessione e di lotta. A quei giovani Alfio insegno' molto, dono' tutto se stesso, con la parola con l'agire con l'esempio li formo' all'amore per la verita', alla scelta della nonviolenza, alla lotta concreta e coerente contro tutte le guerre tutte le uccisioni tutte le oppressioni, alla condivisione e alla solidarieta' con ogni essere umano e con l'intero mondo vivente. Li formo' all'antifascismo piu' nitido e piu' intransigente che sempre si oppone ad ogni violenza, ad ogni iniquita', ad ogni abuso, ad ogni vilta', ad ogni indifferenza, e che sempre chiama a soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
*
Alcuni dei protagonisti dell'esperienza del centro sociale, come Alfio, sono ormai gia' scomparsi: Claudio, Mario, Roland, altri ancora; altri sono invecchiati e in non buone condizioni di salute; altri si sono dispersi in luoghi lontani; sarebbe necessario che si procedesse presto a raccogliere le testimonianze di chi a quella storia di amore e di lotta prese parte, a raccogliere la documentazione delle innumerevoli iniziative culturali e militanti, a raccogliere le tracce nelle cronache cittadine delle vicende di cui il centro sociale fu protagonista - le tante iniziative nonviolente realizzate, ma anche le non poche aggressioni subite -, a raccogliere le memorie di chi ne ha scritto. E' una storia, quella del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul", che merita di essere scritta e tramandata, cosi' come merita di essere scritta e tramandata l'intera vita e la preziosa testimonianza di Alfio, che di quell'esperienza fu l'anima, il volto, la voce. Una voce che grida e che chiama alla lotta nonviolenta per la pace, la liberazione, la salvezza dell'umanita' intera.

*

BERTO TRESSORDI RICORDA ALFIO PANNEGA

"e di retro da tutti un vecchio solo"
(Purg., XXIX, 143)

Alfio Pannega era un uomo antico
sceso con una corda dalla luna
per tutti volle essere un amico
per tutti volle il bene e la fortuna

Lungo il cammino della schiera bruna
talora accade appaia palma o fico
a dare tregua a chi sempre digiuna
cosi' Alfio soccorse ogni mendico

In questo mondo in cui nulla perdura
e dove regna ovunque la paura
e tutto prima o poi la morte schiaccia

Alfio si prese di ogni vita cura
si oppose a ogni violenza e ogni minaccia
accolse ogni persona tra le braccia.

*

OTTAVIANO FOCARONI RICORDA ALFIO PANNEGA

Ripenso oggi a quel mio vecchio amico
ed alle quattro vite che lui visse

Gli anni del collegio in cui apprese
di Dante i versi e ne serbo' memoria
fiorendo poi come poeta a braccio
di rime e ritmi limpida sorgente

Gli anni con la madre che adorava
e che gli fu maestra forte e saggia
vissuti in una grotta mentre intorno
prima il fascismo lordava e bruciava
ogni bene ogni amore ogni virtu'
finche' la guerra divoro' ogni cosa
e poi cresceva il consumismo e tutto
inaridiva cio' che era gentile
con il benessere per chi arraffava
e le ferite per i derubati

Vennero gli anni senza piu' la madre
gli anni del lavoro senza requie
della fatica e della solitudine
la citta' intera si' lo conosceva
chiunque gli voleva un vero bene
ma dopo attraversata la citta'
tornato dal travaglio quotidiano
nella sua abitazione di due stanza
solo restava esposto alle angherie
e raramente qualche amico caro
veniva a fargli visita a passare
con lui le ore in cui si e' piu' fragili

Lungo una vita di lotte e di stenti
conobbe la violenza del fascismo
conobbe della guerra la ferocia
e sempre fu un fiero antifascista
un avversario di tutte le guerre
fu sempre un militante comunista
un difensore dei diritti umani
e un amico della nonviolenza
schierato dalla parte delle vittime
compagno di ogni umiliato e offeso
e sempre fu amorevole custode
della natura ed accudente amico
degli animali come delle piante
sapendo che dell'umanita' il bene
si realizza proteggendo il mondo

Poi nel '93 l'undici luglio
gli cambio' un miracolo la vita
l'occupazione del vecchio gazometro
la nascita di quel centro sociale
che fu per lui la casa e la famiglia
la cattedra da cui dono' saggezza
la barricata per le giuste lotte
che ancora e ancora sono da condurre
per abolire ogni guerra e strage
per la salvezza di tutte le vite
perche' vi sia giustizia e liberta'
e di ogni essere umano sia difesa
la dignita' la vita e ogni diritto

Di sofferenze e gioia fu tessuta
la vita sua di lotte e di passione
fu un animo gentile e generoso
esempio della nonviolenza in marcia

Tra storia e mito la sua intera vita
illumina la via all'umanita'

*

LUCIANO BONFRATE RICORDA ALFIO PANNEGA

E' il giorno dei morti e tra i morti
io oggi ricordo il mio amico Alfio Pannega

da quando ci ha lasciato anni e anni
sono passati e la memoria mia si offusca

ma il suo volto la sua voce la sua figura
li serbo ancora vivi e luminosi

mi dice ancora continua la lotta
contro tutte le guerre e le oppressioni

mi dice ancora condividi tutto
accogli tutti difendi ogni persona

mi dice ancora gioisci della vita
e fa' che tutti possano gioirne

E' il giorno dei morti e tra i morti
io oggi ricordo il mio amico Alfio Pannega

*

GALLIANO SCARCASSACCI RICORDA ALFIO PANNEGA

Erano cosi' quei vecchi comunisti
ogni ingiustizia li faceva infuriare

s'intenerivano per ogni gentilezza
ogni cosa volevano capire e contrastare tutte le violenze

se sul tavolo il cibo era poco dicevano di non avere fame
e aspettavano che tutti avessero mangiato per consumare di nascosto gli avanzi

se avevano quattro soldi due li regalavano per strada
la mano di un mendicante mai lasciavano vuota

non erano mai soddisfatti di se' borbottavano sempre
ogni notte lottavano con l'angelo

incoraggiavano tutti alla tenacia e alla lotta
non permettevano a nessuno di rassegnarsi al male

vivevano vite precarie e non riconosciute
erano timidi e senza corteccia

soffrivano di sapere che il loro stesso nome di comunisti
era insozzato dai fascisti che avevano preso il potere dicendosi tali

sapevano che dove la rivoluzione era stata fatta con le armi
non ne sarebbe scaturita giustizia e liberta'

di tutte le vittime si sentivano fratelli e sorelle
e di nessun potente impennacchiato

se gli si offriva un qualche privilegio
scappavano con gli stivali delle sette leghe

non cedevano a nessuna lusinga
rispondevano sempre preferirei di no

non si arrendevano mai non mentivano mai
di nulla si illudevano e continuavano a lottare

feriti nel cuore e di ferro nelle braccia
amavano l'umanita' per quello che era

neppure la tortura li piegava
morivano piuttosto che tradire un amico

vivevano nel fango e vedevano il cielo
a tutti donavano qualcosa fosse solo una parola o un sorriso

volevano abolire tutte le guerre
volevano salvare tutte le vite

erano cosi' quei vecchi comunisti
come il mio vecchio amico Alfio Pannega


*

ALCESTE STRAPPONI RICORDA ALFIO PANNEGA

In questo anno 2025, che sta ormai per concludersi, a Viterbo si sono svolte molte iniziative per ricordare Alfio Pannega, ricorrendone il centenario della nascita (era nato a Viterbo il 21 settembre 1925, e sempre a Viterbo e' deceduto il 30 aprile 2010).
Molti appassionati ricordi sono stati pronunciati e scritti: testimonianza di quanto fosse amato dall'intera citta', di quanti lo ricordano con vivo affetto. A cosi' tanti e commossi ricordi cosa si puo' aggiungere che non sia stato gia' detto? Temo quindi che queste mie parole saranno una ripetizione forse anche noiosa, e tuttavia non vorrei far mancare il mio modesto omaggio alla memoria di un vecchio amico e compagno di lotte.
Direi quindi innanzitutto questo: che Alfio era un uomo buono e ne diede infinite prove; che amava immensamente la poesia, ed era felice quando declamava i versi dei classici (Dante sopra tutti) come quando improvvisava i suoi; che era - e ne aveva fiera coscienza - un militante politico del movimento dei lavoratori, di tutti gli sfruttati e di tutti gli oppressi, in lotta contro tutte le ingiustizie e le violenze; che difendeva non solo i diritti umani di tutti gli esseri umani ma anche i diritti degli animali non umani, e si adoperava per la salvaguardia dell'intero mondo vivente.
E direi anche che nella sua visione del mondo non solo, come e' ovvio, le dolorose esperienze esistenziali, ma anche una profonda cultura morale, sociale, civile e politica - conquistata da autodidatta -, gli avevano chiarito i compiti propri di ogni essere umano persuaso della dignita' di tutti gli esseri umani; e fra le grandi tradizioni di pensiero e di lotta che per lui ebbero grande importanza vi furono il marxismo, il femminismo e la nonviolenza: il marxismo vissuto anche nell'esperienza della militanza nel partito comunista italiano; il femminismo appreso innanzitutto dall'esempio di sua madre Giovanna detta Caterina che senza essere un'intellettuale fu una fiera antesignana del movimento di liberazione delle donne (e per Alfio la prima e piu' importante maestra); la nonviolenza vissuta, meditata e testimoniata nel corso dell'intera sua vita e soprattutto nell'esperienza e nelle lotte dei suoi ultimi vent'anni.
Aggiungerei anche, ed anche questo e' gia' stato detto molte volte, che Alfio fu il cuore dell'esperienza del "centro sociale occupato autogestito Valle Faul" e che li' educo' - con le parole, con i gesti, con l'esempio della sua intera vita - alla verita' e alla comprensione, alla generosita' e alla lotta nonviolenta contro tutte le oppressioni, gli innumerevoli giovani che a quella esperienza presero parte.
Essergli stato amico e' un privilegio ma anche un impegno: perche' so che avrebbe voluto che noi si continuasse la lotta comune contro tutte le guerre e le uccisioni, in difesa di ogni persona bisognosa di aiuto, contro tutte le ingiustizie e le violenze, per il bene comune dell'umanita'. Mi chiedo se ho saputo onorare adeguatamente il suo legato morale e civile.

*

CLEMENTINO CUCCHIARONI RICORDA ALFIO PANNEGA

Me lo ricordo bbene 'r poro Alfietto
quanno ggirava a rriccoje 'r cartone
inzieme a' cani e a tira' 'r carretto
ch'adera propio 'na tribbolazione

e mm'aricordo quanto adera schietto
bono de core e core de leone
e je piaceva da parla' diretto
e nun ciaveva gnuna soggezzione

adera poveraccio e communista
nun abbozzava mai a le 'ngiustizzie
e difenneva e aiutava tutte

nun je piaceveno le cose brutte
come la guerra e tutte le malizzie
era poveta e era antifascista.

2. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

3. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

UN EBDOMADARIO DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 37 (speciale) del 21 novembre 2025
Notiziario settimanale della nonviolenza in cammino proposto dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
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