[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Nonviolenza] Telegrammi. 5569
- Subject: [Nonviolenza] Telegrammi. 5569
- From: Centro di ricerca per la pace Centro di ricerca per la pace <centropacevt at gmail.com>
- Date: Sat, 17 May 2025 12:42:42 +0200
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5569 del 18 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Una partita a scacchi con Ali Rashid
2. Un crowdfunding per il libro di e su Alfio Pannega (e nove ricordi di alcuni suoi amici - don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi - che anch'essi ci hanno lasciato)
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. AMICIZIE. UNA PARTITA A SCACCHI CON ALI RASHID
Saranno passati piu' di quarant'anni, non ricordo l'anno preciso.
Era venuto a Viterbo per non ricordo piu' quale iniziativa di solidarieta', pranzammo insieme e poi avendo ancora un po' di tempo giocammo a scacchi nel monolocale colmo soltanto di libri e giornali che era allora casa mia.
Ci conoscemmo cosi', ma essendo compagni di lotte era come se ci conoscessimo da sempre: vi era allora un sentimento di profonda e immediata fraternita' fra tutti coloro che si riconoscevano nell'impegno comune di giustizia e liberta' (compagni e' un'antica parola che originariamente designa "chi condivide il proprio pane con chiunque abbia fame", e noi abbiamo voluto essere compagni, si').
Nel corso di questo mezzo secolo ci siamo visti raramente - e sempre con viva commozione -, talvolta ci siamo scritti, ha generosamente contribuito con alcuni suoi interventi al notiziario telematico quotidiano che redigo da un quarto di secolo.
Oltre che storico rappresentante palestinese in Italia, uomo di pace, antirazzista e amico della nonviolenza, e' stato parlamentare italiano, pubblico amministratore, e lo scorso anno e' stato candidato al Parlamento Europeo nella lista pacifista promossa da Raniero La Valle "Pace Terra Dignita'"; mi rammarico assai che non sia stato eletto in quel consesso: avrebbe dato un contributo grande a contrastare la prolungata e attuale e crescente ed infame deriva dell'Unione Europea nella barbarie razzista e schiavista, bellicista e neocolonialista.
Ora Ali Rashid e' morto.
Il popolo palestinese non e' ancora libero in un suo stato indipendente, e sta subendo un massacro indicibile sotto gli sguardi attoniti o morbosi del mondo.
Israele e' nelle mani di un governo scellerato, che ha strumentalizzato il crimine orrendo ed infame commesso dai nazisti di Hamas per scatenare una vera e propria guerra contro la popolazione inerme di Gaza, doppiamente vittima: del totalitarismo sanguinario di Hamas e della sterminatrice guerra asimmetrica decisa dal governo israeliano della destra piu' estremista.
Per noi che abbiamo a cuore tutti gli esseri umani, e quindi entrambi i popoli, che in entrambi i popoli abbiamo amici, e maestri, e compagni che molto amiamo ed ammiriamo, che da sempre siamo impegnati affinche' i due popoli in due stati liberi e democratici possano finalmente vivere in pace e fraternita', questa mole di male e di morte e di orrore ci lascia sgomenti, e le nostre lacrime si fanno fiume e mare. E insieme sentiamo il dovere di continuare se non altro a dire alto e forte: che cessino tutte le uccisioni, che si salvino tutte le vite.
Nel mondo la prospettiva socialista e libertaria si allontana; su noi vecchi militanti che osammo pensare che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', e che per questo valesse la pena di dedicare intera la nostra vita alla lotta nonviolenta che fu di Spartaco, come della Rosa Rossa e della Rosa Bianca, di tutti i resistenti a tutti i fascismi, pesa la condanna alla damnatio memoriae da parte dei poteri dominanti e dei loro pervasivi apparati ideologici; l'umanita' s'inabissa nella guerra e nell'annichilimento di ogni bene e di ogni verita'.
Ma resistere occorre, ancora e ancora. Per fermare tutte le guerre, tutti gli eserciti e tutte le armi. Per contrastare tutte le violenze e le oppressioni, le rapine e le devastazioni, le dominazioni e le schiavitu'. Per liberare tutti i popoli e tutte le persone. Per salvare quest'unica umana famiglia in quest'unico mondo vivente.
Anche e ancora nel ricordo del nostro compagno e fratello Ali Rashid.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
2. INIZIATIVE. UN CROWDFUNDING PER IL LIBRO DI E SU ALFIO PANNEGA (E NOVE RICORDI DI ALCUNI SUOI AMICI - DON DANTE BERNINI, CLAUDIO DIAN, OSVALDO ERCOLI, GIANNI FIORENTINI, ROLAND KRAPPMANN, DON BRUNO MARINI, LUISA MOGLIA, MARIO ONOFRI, GIUSEPPE TACCONI - CHE ANCH'ESSI CI HANNO LASCIATO)
La casa editrice Davide Ghaleb ha avviato la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
*
Di seguito il comunicato diffuso dalla casa editrice:
Davide Ghaleb Editore: Apertura prevendita - sottoscrizione popolare "Alfio 100"
La Casa Editrice Davide Ghaleb è lieta di annunciare l'apertura ufficiale della prevendita/sottoscrizione di "Alfio 100", iniziativa inserita nel programma delle celebrazioni per il centenario della nascita di Alfio Pannega (Viterbo, 1925–2025).
Il volume offre ai sostenitori l'opportunità esclusiva di acquistare in anteprima un'opera ricca e corale dedicata alla figura di Alfio Pannega. Il libro includerà sia Allora ero giovane pure io. Travagliata e poetica vita di Alfio Pannega - il fortunato titolo che inaugurò la collana "La Banda del Racconto" - sia una vasta selezione di nuovi materiali: rassegna stampa; galleria fotografica degli eventi; immagini d'epoca; fotoriproduzioni dei racconti poetici; aneddoti biografici narrati dai "ragazzi" del centro sociale Valle Faul, oltre che da amici, conoscenti e rappresentanti delle istituzioni; versi dialettali dedicati da Emilio Maggini a Giovanna Pannega, madre di Alfio, detta "La Caterina".
Il tutto sarà curato da Marco D'Aureli, Alfonso Prota e Antonello Ricci.
Chiude il volume il copione teatrale Allora ero giovane pure io, portato in scena dal 2010 da Pietro Benedetti.
La prevendita sarà attiva dal 15 maggio al 30 giugno 2025.
Chi aderirà potrà:
Vedere il proprio nome inserito nella Tabula gratulatoria in fondo al volume
Acquistare il libro al prezzo di:
25 euro per una copia
20 euro a copia per acquisti multipli
Il volume sarà consegnato ai sottoscrittori in occasione della presentazione ufficiale, prevista per il 21 settembre 2025, oppure sarà ritirabile presso la sede della Casa Editrice.
Dopo tale data, il volume sarà acquistabile al prezzo di 25 euro + 5 euro per spese di spedizione.
La sottoscrizione potrà essere effettuata direttamente online, sul sito ufficiale www.ghaleb.it, seguendo pochi e semplici passaggi.
Davide Ghaleb Editore
Via Roma 41, 01019 Vetralla VT
www.ghaleb.it
tel: 0761 461258
cell: 320 0897221
*
In calce aggiungiamo anche alcuni ricordi di alcune persone amiche di Alfio che anch'esse ci hanno lasciato negli scorsi anni ma la cui testimonianza resta in noi viva ed altrice.
*
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 17 maggio 2025
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
* * *
Nove brevissimi ritratti di alcuni amici di Alfio che anch'essi ci hanno lasciato: don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi (scritti da un vecchio amico e compagno di lotte di Alfio e di tutti loro)
Alfio Pannega e don Dante Bernini
Altre persone hanno gia' raccontato l'amicizia che ha legato per decenni e decenni Alfio e don Dante, il proletario comunista che raccoglieva il cartone e il vescovo dai prestigiosi incarichi internazionali che papa Wojtyla chiamava "il mio vescovo".
Pietro Benedetti ne ha rievocato anche drammaturgicamente l'affettuosa vicinanza, il consonante sentire, profonda la comprensione reciproca; Antonella Litta, che a entrambi e' stata vicina negli ultimi anni delle loro vite, ha testimoniato piu' volte la luminosa umanita' di entrambi.
Non altro vorrei aggiungere che questo: entrambi ho conosciuto ed amato, entrambi sono tra gli esempi cui cerco di ispirare quotidianamente la mia condotta.
* * *
Alfio Pannega e Claudio Dian
Claudio, con Antonietta e Giselle bambina, venne al centro sociale poco dopo la sua creazione.
Con Alfio fu amore a prima vista, in una convivenza che diede ad Alfio quello che aveva sempre desiderato e non aveva mai piu' avuto dopo la morte dell'amata sua madre Caterina: una famiglia.
E' morto ancor giovane Claudio, ma del centro sociale e' stato per anni ed anni - gli anni decisivi - uno dei pilastri, e tutte le persone che a quell'esperienza hanno preso parte lo ricordano con struggente nostalgia.
Nella chiesa colma di giovani in cui si svolse il suo funerale don Alberto Canuzzi, amico di entrambi, che officiava il rito, mi chiese di essere io a leggere i brani del testo sacro dal rito previsti; dissi di si' e lo feci: ogni volta che ho ricordato quel giorno mi e' sempre sembrato che fosse una cosa bella che per ricordare Claudio un ateo comunista leggesse quel passo dell'Apocalisse in cui e' detto che la tenda dell'autentico bene, della verita' che non delude, non e' in una siderale lontananza, ma e' proprio qui, tra noi, nella nostra sollecitudine che riconosce e difende e sostiene e accudisce ogni altra persona bisognosa di aiuto, nel nostro amore reciproco, nel nostro condividere tutto il bene e tutti i beni.
* * *
Alfio Pannega e Osvaldo Ercoli
C'e' una fotografia di Mario Onofri, scattata una sera al centro sociale: Alfio Pannega e Osvaldo Ercoli seduti fianco a fianco che parlano tra loro, le braccia sulle spalle, sorridenti: due vecchi amici, due vecchi saggi.
Ricordo il giorno dell'occupazione del centro sociale: Alfio che usci' dalla finestra al pianterreno della sua abitazione, che dava nello spazio dell'ex-gazometro, e vide quei ragazzi sconosciuti che strappavano erbacce e ripulivano il terreno, e vide me e subito ci salutammo e mi chiese cosa stesse accadendo. Glielo dissi e mi disse che era con noi. Era cosi', Alfio. E del centro sociale e' poi stato il simbolo, il testimone, la voce autorevole ogni volta che occorreva levare la voce.
Ricordo il giorno dell'occupazione del centro sociale: telefonai da una cabina telefonica che era subito al di la' di Porta Faul a Osvaldo: gli descrissi la situazione e lo invitai a venire. Venne subito. Era cosi', Osvaldo.
Perche' sia Alfio che Osvaldo non avevano esitazioni: quando pensavano che una cosa era giusta, accorrevano subito a dare una mano. Quando vedevano un'ingiustizia, insorgevano subito. Quando vedevano che qualcuno aveva bisogno di aiuto, chiunque fosse, loro erano li' con il braccio e ancor piu' col cuore.
Con Alfio e con Osvaldo ho vissuto alcune delle esperienze piu' felici della mia vita.
Con Alfio le tante lotte del centro sociale e la fatica di operare per risolvere conflitti e contraddizioni e problemi sia classici che imprevedibili - che non mancarono mai - nel centro sociale, per formare i piu' giovani alla nonviolenza che e' il contrario della passivita', ma la lotta piu' nitida e piu' intransigente contro tutte le violenze, le oppressioni, le vilta' e le menzogne. Un ricordo fra mille: la manifestazione dinanzi alle sorgenti del Bulicame per salvare quel bene comune dell'intera umanita' dal pericolo di irreversibile devastazione che poteri stoltissimi volevano imporre, e in quella manifestazione il discorso sommesso e possente di Alfio che parlo' come parla un roveto ardente.
Con Osvaldo per cinque anni per sei giorni alla settimana dalla mattina alla sera ho vissuto fianco a fianco l'esperienza nel Consiglio provinciale di Viterbo, e sia in quegli anni, che negli anni precedenti e successivi ho condiviso tante lotte necessarie e tante esperienze decisive: una per tutte, quando durante la guerra dei Balcani, in cui anche l'Italia fu coinvolta per decisione illegale e criminale del governo di allora in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana, andammo ad Aviano, da dove partivano i bombardieri stragisti, a cercar di ostruirne il decollo occupando lo spazio aereo con le nostre mongolfiere della pace; eravamo li' con Osvaldo e con le compagne e i compagni del centro sociale ad agire la nonviolenza, assumendoci la responsabilita' dei nostri atti, rompendo l'implicita complicita' che i governi pretendono dai cittadini quando violano la legge e uccidono degli esseri umani come nel caso di tutte le guerre.
Alfio ci ha lasciato improvvisamente nel 2010, Osvaldo nel 2022 dopo una lunga e dolorosa malattia. Il mio mondo si vuota delle amicizie piu' grandi, resta la luce del loro ricordo.
* * *
Alfio Pannega e Gianni Fiorentini
Ricordo che il giorno che accompagnammo Alfio alla sepoltura poi andammo al centro sociale e sostammo a lungo conversando fra noi, smarriti, debilitati: la morte improvvisa di Alfio tutti ci aveva gettati in un'immedicabile tristezza, sentivamo che era finito un mondo.
E non solo perché Alfio era davvero l'ultimo della Viterbo di un tempo, della Viterbo popolare orgogliosa della sua storia di lotte e del suo proprio ricco sapere; e non solo perche' valeva per Alfio quello che Amadou Hampate' Ba dice della morte degli anziani in Africa, che quando muore uno di loro e' come se bruciasse un'intera biblioteca e le opere in essa custodite vanno perse per sempre: Alfio conosceva tutto di Viterbo, ed aveva fatto tante e tali esperienze, che era una fonte di storia orale inesauribile, un'enciclopedia vivente, e resta in noi suoi vecchi amici il rammarico ancora di non aver saputo preservare che poche gocce della conoscenza e della sapienza depositate nella sua memoria.
Quel giorno sapevamo anche che l'esperienza del centro sociale sarebbe si' proseguita, ma non sarebbe piu' stata la stessa senza Alfio ma solo col ricordo di Alfio. Sentivamo quel sentimento del passare irreversibile del tempo che Borges nell'incipit dell'Aleph tematizza con un correlativo oggettivo stupendo che qui non diro'.
Quel giorno credo che con Gianni parlammo forse ancora una volta dell'apocatastasi di Origene, della concezione figurale che Auerbach dimostro' presiedere alla Commedia dantesca, della morale kantiana, in una girandola di pensieri che tutti facevano perno sulla tristezza per la scomparsa di Alfio e sul dovere di continuarne la lotta per il bene comune dell'umanita'.
In un'altra occasione, sempre dopo un'iniziativa di commemorazione di Alfio, forse un anno dopo, forse nel quartiere popolare di Pianoscarano, se non ricordo male, parlammo ancora della perdita e del lutto, delle dialettiche della memoria e dell'oblio, del senso della vita e della morte. Era cosi' parlare con Gianni: nella concretezza delle situazioni esistenziali, dell'empirico fare solidale e nonviolento, emergevano sempre anche le ultime cose, le fondamenta invisibili del Dasein, l'intreccio vivo tra etica e politica, il bisogno di quella riforma intellettuale e morale di cui scriveva Gramsci nei quaderni del carcere, la "crisi della presenza" demartiniana, le meditazioni estreme di Bonhoeffer consegnate alle ultime lettere e raccolte poi in Resistenza e resa.
Gianni aveva una eccezionale formazione teologica e filosofica, aveva collaborato con padre Balducci, aveva fatto scelte di verita' che avevano implicato dover affrontare prove impegnative che aveva sostenuto con la forza e la semplicita' della persona buona, della persona magnanima. Non aveva mai neppure un filo di risentimento, non era mai subalterno alle aggressioni e alle contrarieta', sempre conservava e donava una mitezza pacificatrice, umanizzante, che favoriva la comprensione, il dialogo, l'empatia, la ricerca comune del bene comune.
Anche Gianni ormai da anni ci ha lasciato.
Antonella Litta, la sua sposa, ne continua la lotta nonviolenta per la liberazione e la salvezza comune dell'umanita' intera.
* * *
Alfio Pannega e Roland Krappmann
La storia di vita di Roland la racconto' lui stesso in una lunga intervista apparsa agli inizi del millennio su "La critica sociologica", la bella rivista di Franco Ferrarotti, disponibile anche nella rete telematica.
Giunse col suo carrozzone di artista di strada al centro sociale di Viterbo. Sono molti gli artisti di strada, i circensi, i giocolieri, i clown, che al centro sociale hanno fatto sovente tappa o vi si sono fermati per qualche tempo. Roland e' restato, e del centro sociale e' stato per molti anni uno dei saggi cui tutti si rivolgevano per consiglio.
Ad Alfio lo accomunavano i profondi saperi botanici, la capacita' di fare mille cose, l'aver conosciuto la vita nei luoghi in cui veramente apprendi cosa sia l'umanita', senza maschere, senza menzogne: i luoghi che ricorda anche George Orwell a cominciare da Senza un soldo a Parigi e a Londra.
Era un uomo di una gentilezza cosi' profonda che parlare con lui rasserenava anche il piu' esacerbato degli animi.
Ed era un uomo di una generosita' impareggiabile: veramente era un altro Alfio.
Insieme animammo anche, con altri amici ancora, gli incontri di accostamento alla nonviolenza in un ecovillaggio nella campagna viterbese.
Tra altre esperienze, era stato amico di un dakota esule in Europa, ed aveva una profonda conoscenza della visione del mondo dei nativi americani.
Trovarsi insieme con Roland e con Alfio era come sentirsi nel cuore, nel centro del mondo. Come disse Alce Nero: ogni luogo e' il centro del mondo. Lo e' ogni volta che degli esseri umani vi s'incontrano e si scambiano il dono dell'amicizia e condividono fra loro e con chiunque tutto il bene e tutti i beni.
* * *
Alfio Pannega e don Bruno Marini
Chi fra gli amici di Alfio ha conosciuto don Bruno Marini ne ricorda l'immensa bonta', la stessa bonta' che aveva Alfio.
E ricorda che ad Alfio don Bruno fu legato da un'amicizia di piena reciprocita', affettuosa e generosa di pensieri e parole ed azioni, che perduro' fino alla morte.
E ricorda sicuramente anche che, come Alfio, anche don Bruno dovette affrontare prove impegnative, sempre testimoniando la verita' senza mai perdere la tenerezza.
Prete operaio in Italia, missionario profondamento coinvolto con la chiesa popolare in America Latina, a Viterbo e nel viterbese fu - come anche suo fratello don Armando Marini - un punto di riferimento per tante persone bisognose di aiuto e per innumerevoli giovani che seppe educare al bene e al vero.
Io che scrivo queste righe lo conobbi in anni ormai lontanissimi, e particolarmente negli anni forse piu' aspri ma anche piu' felici delle nostre vite condividemmo un comune impegno nei movimenti di liberazione degli oppressi, di solidarieta' concreta, di lotta per la giustizia e la liberta' con la forza della verita' e della misericordia, con quella tensione morale e quella fermezza di condotta che fu di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci, come di Helder Camara e di Giulio Girardi, di Luce Fabbri e di Ernesto Balducci.
Lo rividi l'ultima volta quando lui gia' duramente colpito da una malattia inesorabile contro cui lungamente lotto', prese parte come me a un incontro nella sala d'Ercole di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo, un incontro non banale ed anzi finanche fortemente conflittuale nel nome e nel ricordo di Alfio, poco dopo la morte del nostro indimenticabile comune amico e compagno di lotte.
Oggi, rivedendo i loro volti nella mia memoria, mi sembra di vederli sorridere ed abbracciarsi ancora.
* * *
Alfio Pannega e Luisa Moglia
Luisa parlava con gli alberi. Sentiva le vibrazioni del mondo vivente, ne coglieva la venusta', ne udiva la voce che convoca al rispetto e all'accudimento per tutto il creato. Amava gli animali e le piante cosi' come amava le persone.
E come Luisa era Alfio.
Antonella Litta me la fece conoscere, ed io feci conoscere loro Alfio e il centro sociale: non fu un conoscere, ma un riconoscere e riconoscersi, un riconoscimento e una riconoscenza. Come voleva Platone, conoscere e' sempre anche reminiscenza.
L'ultima volta che parlai a lungo con Luisa fu durante un lungo viaggio in cui ragionando dei nostri doveri verso gli altri esseri viventi sovente ci sovvenne di Alfio e di come lui sapesse adempiere spontaneamente a questa fondamentale esigenza morale di rispettare tutti i viventi, una consapevolezza che ogni giorno di piu' si impone con compiuta evidenza a tutte le persone senzienti e pensanti dinanzi alla catastrofe della biosfera provocata da poteri dominanti stoltissimi e sciaguratissimi.
Luisa, come Alfio, era una consapevole amica della nonviolenza ("persuasa", avrebbe detto Aldo Capitini) e partecipava a molte iniziative che in quegli anni insieme realizzavamo per la pace, contro il razzismo, di solidarieta' concreta con le persone ridotte a "scarti" dalla violenza dei potenti, e ovviamente in difesa dell'intero mondo vivente.
Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati dalla malattia, dalla sofferenza, temo anche da una profonda solitudine quando lascio' l'Alto Lazio per tornare nella sua terra d'origine.
Ogni volta che mi torna alla mente il suo volto dolce, la sua voce sommessa, la sobrieta' della sua presenza, l'eleganza dei suoi gesti morbidi e misurati, penso che veramente era l'umanita' come dovrebbe essere. Come Alfio.
* * *
Alfio Pannega e Mario Onofri
Se Alfio del centro sociale e' stato la voce, Mario ne e' stato l'occhio; quello che Alfio faceva con lo strumento della poesia, Mario faceva con lo strumento della luce. E' stato un grande artista visivo Mario Onofri, ed e' non piccolo rammarico di noi che gli siamo stati amici che la gran parte del suo immenso e prezioso archivio fotografico giaccia ancora pressoche' inesplorato.
A Roma aveva collaborato con prestigiose gallerie d'arte; a Viterbo era stato anche apprezzato artigiano: sapeva e sapeva fare molte cose, con la semplicita' di chi non ha bisogno di esibire la sua bravura, con la precisione e l'estro dell'artista che - come i grandi del Rinascimento - era anche un tecnico rifinito ed insieme alla costante ricerca di qualcosa di ulteriore; si interessava di tutto, ed aiutava tutti: mai parlava del bene che faceva, ma chi gli era amico lo sapeva e lo amava ancor piu' anche per questo.
Negli ultimi anni si divideva tra Viterbo e una casetta sul mare vicino Civitavecchia in cui passava mesi e mesi in una solitudine contemplativa; quando era a Viterbo la maggior parte del tempo era al centro sociale, a risolvere problemi, a colloquiare con tutti, ad aiutare a pensare, a conoscere, ad agire; ad aiutare ad accostarsi alla nonviolenza, a scegliere la nonviolenza.
Ricordava Tiziano Terzani: nell'amore per l'India che aveva piu' volte visitato conoscendola sia negli slums che nella sua realta' rurale, l'India profonda, sofferente, saggia, gandhiana; nell'impegno contro la guerra e nella solidarieta' con tutte le vittime; nella lotta nonviolenta contro tutte le ingiustizie.
Conservo ancora in casa alcuni suoi libri che lui mi ha donato: tra essi una vetusta edizione dalle pagine ormai fragilissime della Vita nova di Dante (al centro sociale pare quasi che avessimo il culto di Dante: Alfio ne declamava a memorie interi canti, io vi tenevo ogni domenica degli incontri di lettura e commento della Divina commedia cui partecipavano persone di ogni provenienza e di ogni eta': per noi Dante era - ed e' - l'esule condannato a morte che continuava la lotta per l'umanita' intera, un nostro compagno: come Giacomo Leopardi, come Primo Levi).
Del centro sociale Mario e' stato una delle persone piu' rappresentative, delle piu' impegnate: come Alfio, cui era legato da un'amicizia tenerissima fatta anche di scherzi e sproloqui e trovate rabelaisiane.
Come me, Mario apparteneva a una generazione di vent'anni piu' vecchia della maggior parte dei "ragazzi" del centro sociale; piu' di me riusciva ad essere con loro e come loro anche nei tratti giocosi e burleschi, negli atteggiamenti festosi e bizzarri, nella gioia che prefigura qui e adesso l'umanita' liberata che con la nostra lotta cerchiamo di fare in modo che possa esistere un giorno, se prima i poteri folli e scellerati che governano il mondo non ci massacreranno tutti con le loro guerre e le loro rapine che tutto a deserto riducono, con i loro veleni e le loro bombe atomiche la cui verita' nessuno descrisse con altrettanta precisione di Guenther Anders, alcuni cui scritti tante volte leggemmo insieme al centro sociale.
* * *
Alfio Pannega e Giuseppe Tacconi
La prima volta che Giuseppe Tacconi venne al centro sociale (per una delle primo riunioni del comitato che si opponeva al mega-aeroporto che avrebbe devastato irreversibilmente la preziosa area d'immenso valore archeologico, naturalistico e culturale del Bulicame cantato da Dante) poi mi disse che le persone che animavano quell'esperienza di solidarieta' e di condivisione gli sembravano essere come i cristiani delle prime comunita': che tutto condividevano e che ad ogni persona davano aiuto, tutto donando senza alcuna riserva.
Era proprio cosi'.
E Giuseppe Tacconi, antifascista che aveva conosciuto la violenza e l'infamia del regime mussoliniano, intellettuale raffinato, architetto di grande rigore e creativita', militante del movimento operaio, riconosceva immediatamente di essere tra persone amiche, tra persone che condividevano il pane: compagni, quindi. E ne era insieme sorpreso e felice.
Era un uomo colto ed elegante Giuseppe Tacconi, ironico ed autoironico, garbato ed accudente, di una cortesia squisita; ed insieme fermo nelle convinzioni e nell'impegno; tanto amabile nelle relazioni umane quanto indignato ed in rivolta di fronte alle ingiustizie; intransigente nell'antifascismo che per lui era non solo esperienza vissuta di un tempo ormai lontano ma quotidiana fedelta' alle vittime, a tutte le vittime, ed alle ragioni della lotta per la liberta' contro la schiavitu', per la civilta' contro la barbarie, per la bellezza che e' nel bene contro la brutalita' e l'ignominia del male; la lotta nonviolenta che prosegui' per l'intera sua vita.
Cosi' diversi e cosi' affini nel sentire, nelle scelte decisive, nella testimonianza al vero e al giusto, Alfio Pannega e Giuseppe Tacconi s'incontrarono al centro sociale e si riconobbero subito compagni di lotta.
Anche Giuseppe Tacconi anni fa ci ha lasciato. Anche per lui, come per Alfio, dissi alcune parole dinanzi al feretro. Entrambi restano vivi nel mio cuore, di entrambi penso che ancora e ancora lottano insieme a noi per il bene comune dell'umanita' intera.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO
Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Mario Jose' Cereghino, Giovanni Fasanella, La maledizione italiana, Rcs, Milano 2025, pp. 288, euro 16,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Susan Bassnett, La traduzione. Teorie e pratica, Bompiani, Milano 1993, 1999, pp. VIII + 184.
*
Strumenti
- Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Einaudi, Torino 2004, 2007, pp. XXXIV + 934.
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5569 del 18 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
Numero 5569 del 18 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/
Sommario di questo numero:
1. Una partita a scacchi con Ali Rashid
2. Un crowdfunding per il libro di e su Alfio Pannega (e nove ricordi di alcuni suoi amici - don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi - che anch'essi ci hanno lasciato)
3. Ripetiamo ancora una volta...
4. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
5. Segnalazioni librarie
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'
1. AMICIZIE. UNA PARTITA A SCACCHI CON ALI RASHID
Saranno passati piu' di quarant'anni, non ricordo l'anno preciso.
Era venuto a Viterbo per non ricordo piu' quale iniziativa di solidarieta', pranzammo insieme e poi avendo ancora un po' di tempo giocammo a scacchi nel monolocale colmo soltanto di libri e giornali che era allora casa mia.
Ci conoscemmo cosi', ma essendo compagni di lotte era come se ci conoscessimo da sempre: vi era allora un sentimento di profonda e immediata fraternita' fra tutti coloro che si riconoscevano nell'impegno comune di giustizia e liberta' (compagni e' un'antica parola che originariamente designa "chi condivide il proprio pane con chiunque abbia fame", e noi abbiamo voluto essere compagni, si').
Nel corso di questo mezzo secolo ci siamo visti raramente - e sempre con viva commozione -, talvolta ci siamo scritti, ha generosamente contribuito con alcuni suoi interventi al notiziario telematico quotidiano che redigo da un quarto di secolo.
Oltre che storico rappresentante palestinese in Italia, uomo di pace, antirazzista e amico della nonviolenza, e' stato parlamentare italiano, pubblico amministratore, e lo scorso anno e' stato candidato al Parlamento Europeo nella lista pacifista promossa da Raniero La Valle "Pace Terra Dignita'"; mi rammarico assai che non sia stato eletto in quel consesso: avrebbe dato un contributo grande a contrastare la prolungata e attuale e crescente ed infame deriva dell'Unione Europea nella barbarie razzista e schiavista, bellicista e neocolonialista.
Ora Ali Rashid e' morto.
Il popolo palestinese non e' ancora libero in un suo stato indipendente, e sta subendo un massacro indicibile sotto gli sguardi attoniti o morbosi del mondo.
Israele e' nelle mani di un governo scellerato, che ha strumentalizzato il crimine orrendo ed infame commesso dai nazisti di Hamas per scatenare una vera e propria guerra contro la popolazione inerme di Gaza, doppiamente vittima: del totalitarismo sanguinario di Hamas e della sterminatrice guerra asimmetrica decisa dal governo israeliano della destra piu' estremista.
Per noi che abbiamo a cuore tutti gli esseri umani, e quindi entrambi i popoli, che in entrambi i popoli abbiamo amici, e maestri, e compagni che molto amiamo ed ammiriamo, che da sempre siamo impegnati affinche' i due popoli in due stati liberi e democratici possano finalmente vivere in pace e fraternita', questa mole di male e di morte e di orrore ci lascia sgomenti, e le nostre lacrime si fanno fiume e mare. E insieme sentiamo il dovere di continuare se non altro a dire alto e forte: che cessino tutte le uccisioni, che si salvino tutte le vite.
Nel mondo la prospettiva socialista e libertaria si allontana; su noi vecchi militanti che osammo pensare che tutti gli esseri umani hanno diritto alla vita, alla dignita' e alla solidarieta', e che per questo valesse la pena di dedicare intera la nostra vita alla lotta nonviolenta che fu di Spartaco, come della Rosa Rossa e della Rosa Bianca, di tutti i resistenti a tutti i fascismi, pesa la condanna alla damnatio memoriae da parte dei poteri dominanti e dei loro pervasivi apparati ideologici; l'umanita' s'inabissa nella guerra e nell'annichilimento di ogni bene e di ogni verita'.
Ma resistere occorre, ancora e ancora. Per fermare tutte le guerre, tutti gli eserciti e tutte le armi. Per contrastare tutte le violenze e le oppressioni, le rapine e le devastazioni, le dominazioni e le schiavitu'. Per liberare tutti i popoli e tutte le persone. Per salvare quest'unica umana famiglia in quest'unico mondo vivente.
Anche e ancora nel ricordo del nostro compagno e fratello Ali Rashid.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.
2. INIZIATIVE. UN CROWDFUNDING PER IL LIBRO DI E SU ALFIO PANNEGA (E NOVE RICORDI DI ALCUNI SUOI AMICI - DON DANTE BERNINI, CLAUDIO DIAN, OSVALDO ERCOLI, GIANNI FIORENTINI, ROLAND KRAPPMANN, DON BRUNO MARINI, LUISA MOGLIA, MARIO ONOFRI, GIUSEPPE TACCONI - CHE ANCH'ESSI CI HANNO LASCIATO)
La casa editrice Davide Ghaleb ha avviato la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
*
Di seguito il comunicato diffuso dalla casa editrice:
Davide Ghaleb Editore: Apertura prevendita - sottoscrizione popolare "Alfio 100"
La Casa Editrice Davide Ghaleb è lieta di annunciare l'apertura ufficiale della prevendita/sottoscrizione di "Alfio 100", iniziativa inserita nel programma delle celebrazioni per il centenario della nascita di Alfio Pannega (Viterbo, 1925–2025).
Il volume offre ai sostenitori l'opportunità esclusiva di acquistare in anteprima un'opera ricca e corale dedicata alla figura di Alfio Pannega. Il libro includerà sia Allora ero giovane pure io. Travagliata e poetica vita di Alfio Pannega - il fortunato titolo che inaugurò la collana "La Banda del Racconto" - sia una vasta selezione di nuovi materiali: rassegna stampa; galleria fotografica degli eventi; immagini d'epoca; fotoriproduzioni dei racconti poetici; aneddoti biografici narrati dai "ragazzi" del centro sociale Valle Faul, oltre che da amici, conoscenti e rappresentanti delle istituzioni; versi dialettali dedicati da Emilio Maggini a Giovanna Pannega, madre di Alfio, detta "La Caterina".
Il tutto sarà curato da Marco D'Aureli, Alfonso Prota e Antonello Ricci.
Chiude il volume il copione teatrale Allora ero giovane pure io, portato in scena dal 2010 da Pietro Benedetti.
La prevendita sarà attiva dal 15 maggio al 30 giugno 2025.
Chi aderirà potrà:
Vedere il proprio nome inserito nella Tabula gratulatoria in fondo al volume
Acquistare il libro al prezzo di:
25 euro per una copia
20 euro a copia per acquisti multipli
Il volume sarà consegnato ai sottoscrittori in occasione della presentazione ufficiale, prevista per il 21 settembre 2025, oppure sarà ritirabile presso la sede della Casa Editrice.
Dopo tale data, il volume sarà acquistabile al prezzo di 25 euro + 5 euro per spese di spedizione.
La sottoscrizione potrà essere effettuata direttamente online, sul sito ufficiale www.ghaleb.it, seguendo pochi e semplici passaggi.
Davide Ghaleb Editore
Via Roma 41, 01019 Vetralla VT
www.ghaleb.it
tel: 0761 461258
cell: 320 0897221
*
In calce aggiungiamo anche alcuni ricordi di alcune persone amiche di Alfio che anch'esse ci hanno lasciato negli scorsi anni ma la cui testimonianza resta in noi viva ed altrice.
*
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 17 maggio 2025
Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, crpviterbo at yahoo.it
* * *
Nove brevissimi ritratti di alcuni amici di Alfio che anch'essi ci hanno lasciato: don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi (scritti da un vecchio amico e compagno di lotte di Alfio e di tutti loro)
Alfio Pannega e don Dante Bernini
Altre persone hanno gia' raccontato l'amicizia che ha legato per decenni e decenni Alfio e don Dante, il proletario comunista che raccoglieva il cartone e il vescovo dai prestigiosi incarichi internazionali che papa Wojtyla chiamava "il mio vescovo".
Pietro Benedetti ne ha rievocato anche drammaturgicamente l'affettuosa vicinanza, il consonante sentire, profonda la comprensione reciproca; Antonella Litta, che a entrambi e' stata vicina negli ultimi anni delle loro vite, ha testimoniato piu' volte la luminosa umanita' di entrambi.
Non altro vorrei aggiungere che questo: entrambi ho conosciuto ed amato, entrambi sono tra gli esempi cui cerco di ispirare quotidianamente la mia condotta.
* * *
Alfio Pannega e Claudio Dian
Claudio, con Antonietta e Giselle bambina, venne al centro sociale poco dopo la sua creazione.
Con Alfio fu amore a prima vista, in una convivenza che diede ad Alfio quello che aveva sempre desiderato e non aveva mai piu' avuto dopo la morte dell'amata sua madre Caterina: una famiglia.
E' morto ancor giovane Claudio, ma del centro sociale e' stato per anni ed anni - gli anni decisivi - uno dei pilastri, e tutte le persone che a quell'esperienza hanno preso parte lo ricordano con struggente nostalgia.
Nella chiesa colma di giovani in cui si svolse il suo funerale don Alberto Canuzzi, amico di entrambi, che officiava il rito, mi chiese di essere io a leggere i brani del testo sacro dal rito previsti; dissi di si' e lo feci: ogni volta che ho ricordato quel giorno mi e' sempre sembrato che fosse una cosa bella che per ricordare Claudio un ateo comunista leggesse quel passo dell'Apocalisse in cui e' detto che la tenda dell'autentico bene, della verita' che non delude, non e' in una siderale lontananza, ma e' proprio qui, tra noi, nella nostra sollecitudine che riconosce e difende e sostiene e accudisce ogni altra persona bisognosa di aiuto, nel nostro amore reciproco, nel nostro condividere tutto il bene e tutti i beni.
* * *
Alfio Pannega e Osvaldo Ercoli
C'e' una fotografia di Mario Onofri, scattata una sera al centro sociale: Alfio Pannega e Osvaldo Ercoli seduti fianco a fianco che parlano tra loro, le braccia sulle spalle, sorridenti: due vecchi amici, due vecchi saggi.
Ricordo il giorno dell'occupazione del centro sociale: Alfio che usci' dalla finestra al pianterreno della sua abitazione, che dava nello spazio dell'ex-gazometro, e vide quei ragazzi sconosciuti che strappavano erbacce e ripulivano il terreno, e vide me e subito ci salutammo e mi chiese cosa stesse accadendo. Glielo dissi e mi disse che era con noi. Era cosi', Alfio. E del centro sociale e' poi stato il simbolo, il testimone, la voce autorevole ogni volta che occorreva levare la voce.
Ricordo il giorno dell'occupazione del centro sociale: telefonai da una cabina telefonica che era subito al di la' di Porta Faul a Osvaldo: gli descrissi la situazione e lo invitai a venire. Venne subito. Era cosi', Osvaldo.
Perche' sia Alfio che Osvaldo non avevano esitazioni: quando pensavano che una cosa era giusta, accorrevano subito a dare una mano. Quando vedevano un'ingiustizia, insorgevano subito. Quando vedevano che qualcuno aveva bisogno di aiuto, chiunque fosse, loro erano li' con il braccio e ancor piu' col cuore.
Con Alfio e con Osvaldo ho vissuto alcune delle esperienze piu' felici della mia vita.
Con Alfio le tante lotte del centro sociale e la fatica di operare per risolvere conflitti e contraddizioni e problemi sia classici che imprevedibili - che non mancarono mai - nel centro sociale, per formare i piu' giovani alla nonviolenza che e' il contrario della passivita', ma la lotta piu' nitida e piu' intransigente contro tutte le violenze, le oppressioni, le vilta' e le menzogne. Un ricordo fra mille: la manifestazione dinanzi alle sorgenti del Bulicame per salvare quel bene comune dell'intera umanita' dal pericolo di irreversibile devastazione che poteri stoltissimi volevano imporre, e in quella manifestazione il discorso sommesso e possente di Alfio che parlo' come parla un roveto ardente.
Con Osvaldo per cinque anni per sei giorni alla settimana dalla mattina alla sera ho vissuto fianco a fianco l'esperienza nel Consiglio provinciale di Viterbo, e sia in quegli anni, che negli anni precedenti e successivi ho condiviso tante lotte necessarie e tante esperienze decisive: una per tutte, quando durante la guerra dei Balcani, in cui anche l'Italia fu coinvolta per decisione illegale e criminale del governo di allora in flagrante violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica italiana, andammo ad Aviano, da dove partivano i bombardieri stragisti, a cercar di ostruirne il decollo occupando lo spazio aereo con le nostre mongolfiere della pace; eravamo li' con Osvaldo e con le compagne e i compagni del centro sociale ad agire la nonviolenza, assumendoci la responsabilita' dei nostri atti, rompendo l'implicita complicita' che i governi pretendono dai cittadini quando violano la legge e uccidono degli esseri umani come nel caso di tutte le guerre.
Alfio ci ha lasciato improvvisamente nel 2010, Osvaldo nel 2022 dopo una lunga e dolorosa malattia. Il mio mondo si vuota delle amicizie piu' grandi, resta la luce del loro ricordo.
* * *
Alfio Pannega e Gianni Fiorentini
Ricordo che il giorno che accompagnammo Alfio alla sepoltura poi andammo al centro sociale e sostammo a lungo conversando fra noi, smarriti, debilitati: la morte improvvisa di Alfio tutti ci aveva gettati in un'immedicabile tristezza, sentivamo che era finito un mondo.
E non solo perché Alfio era davvero l'ultimo della Viterbo di un tempo, della Viterbo popolare orgogliosa della sua storia di lotte e del suo proprio ricco sapere; e non solo perche' valeva per Alfio quello che Amadou Hampate' Ba dice della morte degli anziani in Africa, che quando muore uno di loro e' come se bruciasse un'intera biblioteca e le opere in essa custodite vanno perse per sempre: Alfio conosceva tutto di Viterbo, ed aveva fatto tante e tali esperienze, che era una fonte di storia orale inesauribile, un'enciclopedia vivente, e resta in noi suoi vecchi amici il rammarico ancora di non aver saputo preservare che poche gocce della conoscenza e della sapienza depositate nella sua memoria.
Quel giorno sapevamo anche che l'esperienza del centro sociale sarebbe si' proseguita, ma non sarebbe piu' stata la stessa senza Alfio ma solo col ricordo di Alfio. Sentivamo quel sentimento del passare irreversibile del tempo che Borges nell'incipit dell'Aleph tematizza con un correlativo oggettivo stupendo che qui non diro'.
Quel giorno credo che con Gianni parlammo forse ancora una volta dell'apocatastasi di Origene, della concezione figurale che Auerbach dimostro' presiedere alla Commedia dantesca, della morale kantiana, in una girandola di pensieri che tutti facevano perno sulla tristezza per la scomparsa di Alfio e sul dovere di continuarne la lotta per il bene comune dell'umanita'.
In un'altra occasione, sempre dopo un'iniziativa di commemorazione di Alfio, forse un anno dopo, forse nel quartiere popolare di Pianoscarano, se non ricordo male, parlammo ancora della perdita e del lutto, delle dialettiche della memoria e dell'oblio, del senso della vita e della morte. Era cosi' parlare con Gianni: nella concretezza delle situazioni esistenziali, dell'empirico fare solidale e nonviolento, emergevano sempre anche le ultime cose, le fondamenta invisibili del Dasein, l'intreccio vivo tra etica e politica, il bisogno di quella riforma intellettuale e morale di cui scriveva Gramsci nei quaderni del carcere, la "crisi della presenza" demartiniana, le meditazioni estreme di Bonhoeffer consegnate alle ultime lettere e raccolte poi in Resistenza e resa.
Gianni aveva una eccezionale formazione teologica e filosofica, aveva collaborato con padre Balducci, aveva fatto scelte di verita' che avevano implicato dover affrontare prove impegnative che aveva sostenuto con la forza e la semplicita' della persona buona, della persona magnanima. Non aveva mai neppure un filo di risentimento, non era mai subalterno alle aggressioni e alle contrarieta', sempre conservava e donava una mitezza pacificatrice, umanizzante, che favoriva la comprensione, il dialogo, l'empatia, la ricerca comune del bene comune.
Anche Gianni ormai da anni ci ha lasciato.
Antonella Litta, la sua sposa, ne continua la lotta nonviolenta per la liberazione e la salvezza comune dell'umanita' intera.
* * *
Alfio Pannega e Roland Krappmann
La storia di vita di Roland la racconto' lui stesso in una lunga intervista apparsa agli inizi del millennio su "La critica sociologica", la bella rivista di Franco Ferrarotti, disponibile anche nella rete telematica.
Giunse col suo carrozzone di artista di strada al centro sociale di Viterbo. Sono molti gli artisti di strada, i circensi, i giocolieri, i clown, che al centro sociale hanno fatto sovente tappa o vi si sono fermati per qualche tempo. Roland e' restato, e del centro sociale e' stato per molti anni uno dei saggi cui tutti si rivolgevano per consiglio.
Ad Alfio lo accomunavano i profondi saperi botanici, la capacita' di fare mille cose, l'aver conosciuto la vita nei luoghi in cui veramente apprendi cosa sia l'umanita', senza maschere, senza menzogne: i luoghi che ricorda anche George Orwell a cominciare da Senza un soldo a Parigi e a Londra.
Era un uomo di una gentilezza cosi' profonda che parlare con lui rasserenava anche il piu' esacerbato degli animi.
Ed era un uomo di una generosita' impareggiabile: veramente era un altro Alfio.
Insieme animammo anche, con altri amici ancora, gli incontri di accostamento alla nonviolenza in un ecovillaggio nella campagna viterbese.
Tra altre esperienze, era stato amico di un dakota esule in Europa, ed aveva una profonda conoscenza della visione del mondo dei nativi americani.
Trovarsi insieme con Roland e con Alfio era come sentirsi nel cuore, nel centro del mondo. Come disse Alce Nero: ogni luogo e' il centro del mondo. Lo e' ogni volta che degli esseri umani vi s'incontrano e si scambiano il dono dell'amicizia e condividono fra loro e con chiunque tutto il bene e tutti i beni.
* * *
Alfio Pannega e don Bruno Marini
Chi fra gli amici di Alfio ha conosciuto don Bruno Marini ne ricorda l'immensa bonta', la stessa bonta' che aveva Alfio.
E ricorda che ad Alfio don Bruno fu legato da un'amicizia di piena reciprocita', affettuosa e generosa di pensieri e parole ed azioni, che perduro' fino alla morte.
E ricorda sicuramente anche che, come Alfio, anche don Bruno dovette affrontare prove impegnative, sempre testimoniando la verita' senza mai perdere la tenerezza.
Prete operaio in Italia, missionario profondamento coinvolto con la chiesa popolare in America Latina, a Viterbo e nel viterbese fu - come anche suo fratello don Armando Marini - un punto di riferimento per tante persone bisognose di aiuto e per innumerevoli giovani che seppe educare al bene e al vero.
Io che scrivo queste righe lo conobbi in anni ormai lontanissimi, e particolarmente negli anni forse piu' aspri ma anche piu' felici delle nostre vite condividemmo un comune impegno nei movimenti di liberazione degli oppressi, di solidarieta' concreta, di lotta per la giustizia e la liberta' con la forza della verita' e della misericordia, con quella tensione morale e quella fermezza di condotta che fu di Rosa Luxemburg e di Antonio Gramsci, come di Helder Camara e di Giulio Girardi, di Luce Fabbri e di Ernesto Balducci.
Lo rividi l'ultima volta quando lui gia' duramente colpito da una malattia inesorabile contro cui lungamente lotto', prese parte come me a un incontro nella sala d'Ercole di Palazzo dei Priori, sede del Comune di Viterbo, un incontro non banale ed anzi finanche fortemente conflittuale nel nome e nel ricordo di Alfio, poco dopo la morte del nostro indimenticabile comune amico e compagno di lotte.
Oggi, rivedendo i loro volti nella mia memoria, mi sembra di vederli sorridere ed abbracciarsi ancora.
* * *
Alfio Pannega e Luisa Moglia
Luisa parlava con gli alberi. Sentiva le vibrazioni del mondo vivente, ne coglieva la venusta', ne udiva la voce che convoca al rispetto e all'accudimento per tutto il creato. Amava gli animali e le piante cosi' come amava le persone.
E come Luisa era Alfio.
Antonella Litta me la fece conoscere, ed io feci conoscere loro Alfio e il centro sociale: non fu un conoscere, ma un riconoscere e riconoscersi, un riconoscimento e una riconoscenza. Come voleva Platone, conoscere e' sempre anche reminiscenza.
L'ultima volta che parlai a lungo con Luisa fu durante un lungo viaggio in cui ragionando dei nostri doveri verso gli altri esseri viventi sovente ci sovvenne di Alfio e di come lui sapesse adempiere spontaneamente a questa fondamentale esigenza morale di rispettare tutti i viventi, una consapevolezza che ogni giorno di piu' si impone con compiuta evidenza a tutte le persone senzienti e pensanti dinanzi alla catastrofe della biosfera provocata da poteri dominanti stoltissimi e sciaguratissimi.
Luisa, come Alfio, era una consapevole amica della nonviolenza ("persuasa", avrebbe detto Aldo Capitini) e partecipava a molte iniziative che in quegli anni insieme realizzavamo per la pace, contro il razzismo, di solidarieta' concreta con le persone ridotte a "scarti" dalla violenza dei potenti, e ovviamente in difesa dell'intero mondo vivente.
Gli ultimi anni della sua vita furono rattristati dalla malattia, dalla sofferenza, temo anche da una profonda solitudine quando lascio' l'Alto Lazio per tornare nella sua terra d'origine.
Ogni volta che mi torna alla mente il suo volto dolce, la sua voce sommessa, la sobrieta' della sua presenza, l'eleganza dei suoi gesti morbidi e misurati, penso che veramente era l'umanita' come dovrebbe essere. Come Alfio.
* * *
Alfio Pannega e Mario Onofri
Se Alfio del centro sociale e' stato la voce, Mario ne e' stato l'occhio; quello che Alfio faceva con lo strumento della poesia, Mario faceva con lo strumento della luce. E' stato un grande artista visivo Mario Onofri, ed e' non piccolo rammarico di noi che gli siamo stati amici che la gran parte del suo immenso e prezioso archivio fotografico giaccia ancora pressoche' inesplorato.
A Roma aveva collaborato con prestigiose gallerie d'arte; a Viterbo era stato anche apprezzato artigiano: sapeva e sapeva fare molte cose, con la semplicita' di chi non ha bisogno di esibire la sua bravura, con la precisione e l'estro dell'artista che - come i grandi del Rinascimento - era anche un tecnico rifinito ed insieme alla costante ricerca di qualcosa di ulteriore; si interessava di tutto, ed aiutava tutti: mai parlava del bene che faceva, ma chi gli era amico lo sapeva e lo amava ancor piu' anche per questo.
Negli ultimi anni si divideva tra Viterbo e una casetta sul mare vicino Civitavecchia in cui passava mesi e mesi in una solitudine contemplativa; quando era a Viterbo la maggior parte del tempo era al centro sociale, a risolvere problemi, a colloquiare con tutti, ad aiutare a pensare, a conoscere, ad agire; ad aiutare ad accostarsi alla nonviolenza, a scegliere la nonviolenza.
Ricordava Tiziano Terzani: nell'amore per l'India che aveva piu' volte visitato conoscendola sia negli slums che nella sua realta' rurale, l'India profonda, sofferente, saggia, gandhiana; nell'impegno contro la guerra e nella solidarieta' con tutte le vittime; nella lotta nonviolenta contro tutte le ingiustizie.
Conservo ancora in casa alcuni suoi libri che lui mi ha donato: tra essi una vetusta edizione dalle pagine ormai fragilissime della Vita nova di Dante (al centro sociale pare quasi che avessimo il culto di Dante: Alfio ne declamava a memorie interi canti, io vi tenevo ogni domenica degli incontri di lettura e commento della Divina commedia cui partecipavano persone di ogni provenienza e di ogni eta': per noi Dante era - ed e' - l'esule condannato a morte che continuava la lotta per l'umanita' intera, un nostro compagno: come Giacomo Leopardi, come Primo Levi).
Del centro sociale Mario e' stato una delle persone piu' rappresentative, delle piu' impegnate: come Alfio, cui era legato da un'amicizia tenerissima fatta anche di scherzi e sproloqui e trovate rabelaisiane.
Come me, Mario apparteneva a una generazione di vent'anni piu' vecchia della maggior parte dei "ragazzi" del centro sociale; piu' di me riusciva ad essere con loro e come loro anche nei tratti giocosi e burleschi, negli atteggiamenti festosi e bizzarri, nella gioia che prefigura qui e adesso l'umanita' liberata che con la nostra lotta cerchiamo di fare in modo che possa esistere un giorno, se prima i poteri folli e scellerati che governano il mondo non ci massacreranno tutti con le loro guerre e le loro rapine che tutto a deserto riducono, con i loro veleni e le loro bombe atomiche la cui verita' nessuno descrisse con altrettanta precisione di Guenther Anders, alcuni cui scritti tante volte leggemmo insieme al centro sociale.
* * *
Alfio Pannega e Giuseppe Tacconi
La prima volta che Giuseppe Tacconi venne al centro sociale (per una delle primo riunioni del comitato che si opponeva al mega-aeroporto che avrebbe devastato irreversibilmente la preziosa area d'immenso valore archeologico, naturalistico e culturale del Bulicame cantato da Dante) poi mi disse che le persone che animavano quell'esperienza di solidarieta' e di condivisione gli sembravano essere come i cristiani delle prime comunita': che tutto condividevano e che ad ogni persona davano aiuto, tutto donando senza alcuna riserva.
Era proprio cosi'.
E Giuseppe Tacconi, antifascista che aveva conosciuto la violenza e l'infamia del regime mussoliniano, intellettuale raffinato, architetto di grande rigore e creativita', militante del movimento operaio, riconosceva immediatamente di essere tra persone amiche, tra persone che condividevano il pane: compagni, quindi. E ne era insieme sorpreso e felice.
Era un uomo colto ed elegante Giuseppe Tacconi, ironico ed autoironico, garbato ed accudente, di una cortesia squisita; ed insieme fermo nelle convinzioni e nell'impegno; tanto amabile nelle relazioni umane quanto indignato ed in rivolta di fronte alle ingiustizie; intransigente nell'antifascismo che per lui era non solo esperienza vissuta di un tempo ormai lontano ma quotidiana fedelta' alle vittime, a tutte le vittime, ed alle ragioni della lotta per la liberta' contro la schiavitu', per la civilta' contro la barbarie, per la bellezza che e' nel bene contro la brutalita' e l'ignominia del male; la lotta nonviolenta che prosegui' per l'intera sua vita.
Cosi' diversi e cosi' affini nel sentire, nelle scelte decisive, nella testimonianza al vero e al giusto, Alfio Pannega e Giuseppe Tacconi s'incontrarono al centro sociale e si riconobbero subito compagni di lotta.
Anche Giuseppe Tacconi anni fa ci ha lasciato. Anche per lui, come per Alfio, dissi alcune parole dinanzi al feretro. Entrambi restano vivi nel mio cuore, di entrambi penso che ancora e ancora lottano insieme a noi per il bene comune dell'umanita' intera.
3. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...
... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
4. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO
Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.
5. SEGNALAZIONI LIBRARIE
Letture
- Mario Jose' Cereghino, Giovanni Fasanella, La maledizione italiana, Rcs, Milano 2025, pp. 288, euro 16,50 (in supplemento al "Corriere della sera").
*
Riletture
- Susan Bassnett, La traduzione. Teorie e pratica, Bompiani, Milano 1993, 1999, pp. VIII + 184.
*
Strumenti
- Walter Laqueur (a cura di), Dizionario dell'Olocausto, Einaudi, Torino 2004, 2007, pp. XXXIV + 934.
6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.
7. PER SAPERNE DI PIU'
Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5569 del 18 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
*
Nuova informativa sulla privacy
Alla luce delle nuove normative europee in materia di trattamento di elaborazione dei dati personali e' nostro desiderio informare tutti i lettori del notiziario "La nonviolenza e' in cammino" che e' possibile consultare la nuova informativa sulla privacy: https://www.peacelink.it/peacelink/informativa-privacy-nonviolenza
Per non ricevere piu' il notiziario e' sufficiente recarsi in questa pagina: https://lists.peacelink.it/sympa/signoff/nonviolenza
Per iscriversi al notiziario, invece, l'indirizzo e' https://lists.peacelink.it/sympa/subscribe/nonviolenza
*
L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e' centropacevt at gmail.com
- Prev by Date: [Nonviolenza] Un crowdfunding per il libro di e su Alfio Pannega (e nove ricordi di alcuni suoi amici - don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi - che anch'essi ci hanno lasciato)
- Next by Date: [Nonviolenza] Telegrammi. 5570
- Previous by thread: [Nonviolenza] Un crowdfunding per il libro di e su Alfio Pannega (e nove ricordi di alcuni suoi amici - don Dante Bernini, Claudio Dian, Osvaldo Ercoli, Gianni Fiorentini, Roland Krappmann, don Bruno Marini, Luisa Moglia, Mario Onofri, Giuseppe Tacconi - che anch'essi ci hanno lasciato)
- Next by thread: [Nonviolenza] Telegrammi. 5570
- Indice: