[Nonviolenza] Telegrammi. 5570



TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5570 del 19 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com, sito: https://lists.peacelink.it/nonviolenza/

Sommario di questo numero:
1. Teresa Vergalli
2. Alcuni altri amici - Silvio Cappelli, Alfonso Prota, un commerciante viterbese, Federico Usai (2022), Daniela Bizzarri (2010), Antonello Ricci (2010) - ricordano Alfio Pannega
3. Luisa Morgantini: Sto partendo per Rafah con te nel cuore
4. Alfonso Maurizio Iacono: La parola poetica, inno alla vita
5. Giovanni Russo Spena: Dignità e orgoglio, con te l'incontro con Arafat
6. Zvi Schuldiner: La stagione del dialogo
7. Gad Lerner: Continueremo nel suo ricordo
8. Sveva Haertter: La memoria della casa di pietra bianca
9. Michele Nardelli: Quell'ulivo che brucia
10. Ripetiamo ancora una volta...
11. Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno
12. "Tavolo per la pace" di Viterbo: Resoconto del convegno per la pace svoltosi a Viterbo il 16 maggio 2025
13. Segnalazioni librarie
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. LUTTI. TERESA VERGALLI

E' deceduta Teresa Vergalli, partigiana.
Con gratitudine la ricordiamo.

2. MEMORIA. ALCUNI ALTRI AMICI - SILVIO CAPPELLI, ALFONSO PROTA, UN COMMERCIANTE VITERBESE, FEDERICO USAI (2022), DANIELA BIZZARRI (2010), ANTONELLO RICCI (2010) - RICORDANO ALFIO PANNEGA

Proponiamo alcuni altri ricordi di Alfio Pannega, il poeta antifascista nonviolento di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita.
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Ricordiamo anche le prossime iniziative pubbliche in sua memoria: il 25 e il 31 maggio.
- Domenica 25 maggio nel corso del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" per iniziativa di "Viterbo con amore" sara' allestito uno stand dedicato, esposta una mostra fotografica e realizzata un'iniziativa in memoria di Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Domenica 25 maggio, nell'ambito del festival del volontariato "Viterbo citta' a colori" con inizio alle ore 11 a Valle Faul presso il Bic Lazio (ex-mattatoio, via Faul n. 20-22) "Viterbo con amore" propone varie attivita' dedicate al ricordo di Alfio: da una mostra multimediale a un reading di poesia, a un incontro di testimonianza.
- Sabato 31 maggio nel corso del consueto incontro settimanale dell'Afesopsit ("Associazione familiari e sostenitori sofferenti psichici della Tuscia") presso la "Fattoria di Alice" (strada Tuscanese n. 20, Viterbo) sara' ricordato Alfio Pannega.
Diamo il dettaglio dell'iniziativa: Dalle ore 13 alle ore 15 si terra' una riunione per organizzare le prossime iniziative promossa dalle amiche e dagli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita. L'incontro conviviale e di solidarieta' si prolunghera' per l'intera giornata.
A tutti gli incontri ogni persona interessata e' invitata a partecipare.
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Ricordiamo anche che la casa editrice Davide Ghaleb ha avviato la raccolta di fondi per pubblicare la nuova edizione (molto ampliata) del libro di e su Alfio Pannega che usci' in prima edizione nel 2010.
Invitiamo tutte le persone interessate a ricordare (o a conoscere) il nostro compagno di riflessioni e di lotte nonviolente ad acquistare una o piu' copie del libro.
Per accedere direttamente alla pagina del sito della casa editrice attraverso cui effettuare l'acquisto il link e' il seguente:
https://www.ghaleb.it/pannega_prevendita.htm
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Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta contro la guerra, contro la militarizzazione, contro il riarmo.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta in difesa di ogni essere vivente e dell'intero mondo vivente.
Nel ricordo e alla scuola di Alfio Pannega proseguiamo nell'azione nonviolenta per la salvezza, la liberazione, il bene comune dell'umanita' intera.
Ogni vittima ha il volto di Abele.
Pace, disarmo, smilitarizzazione.
Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'.
Prendersi cura tutte e tutti di quest'unico mondo vivente, casa comune dell'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.
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Le amiche e gli amici di Alfio Pannega impegnati nelle commemorazioni in occasione del centenario della nascita
Viterbo, 18 maggio 2025
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Silvio Cappelli ricorda Alfio Pannega

Con Alfio Pannega, a metà degli anni settanta, avevo contatti quasi quotidiani perché aiutavo mio padre nell'officina di fabbro in via Faul 10.
Alfio passava tutti i giorni, e si fermava anche per un saluto, col suo carrettino trainato a mano per andare a raccogliere il cartone che poi rivendeva alla raccolta di carta da macero gestita da Ferdinando Puccioni detto "Fiore".
Lo ricordo come un grande lavoratore, libero, pieno di energie e sempre sereno accompagnato dai suoi cani che lo seguivano affettuosi in ogni suo spostamento.
Quando io l'ho conosciuto, a metà degli anni Sessanta, abitava con la madre Caterina in una casa fuori Porta Faul alla quale era ovviamente molto legato dal punto di vista affettivo. Di suo padre non parlava mai.
Lo ricordo come un uomo tranquillo e pacifico. La parolaccia più brutta che gli ho sentito dire è stata: "Porca miseriaccia cane!". Era amico e benvoluto da tutti.
Sul suo carrettino riusciva a fare carichi di cartone anche alti circa quattro metri da terra, per cui con equilibro precario e pesanti. Ogni tanto qualche saldatura del telaio cedeva rompendosi e per questo veniva nella nostra officina per farselo riparare. Sapeva che glielo avremmo riparato volentieri e anche gratis.
Alfio viveva con pochi soldi, nella vita andava avanti con le cose che gli altri scartavano. E questo succedeva, fino al 1985, anche con gli amici del mattatoio che gli regalavano sempre un piccolo ritaglio di carne di bassa macelleria.
Alfio era un uomo leale e onesto. Ogni tanto qualcuno, nella valle di Faul, gli concedeva anche di raccogliere frutta di stagione. Fu per questo che, una volta, per arrampicarsi e andare a raccogliere una manciata di noci, cadde e si fratturò un piede con conseguente ricovero nel vicino Ospedale Grande degli Infermi.
I capperi era solito raccoglierli nel muro di contenimento dell'orto della Trinità in via San Giovanni decollato.
Conosceva molto bene la Divina Commedia e ogni tanto mi declamava qualche canto.
All'inizio degli anni '90 divenne il punto di riferimento del centro sociale occupato nelle ex officine del gas che lui conosceva come le sue tasche.

Silvio Cappelli
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Alfonso Prota: Alfio 100 volte Sindaco!

In ecologia non esistono confini ma gradienti e transizioni, e la matematica che regge questi spazi di passaggio non è lineare. Gli ecotoni, così si chiamano i paesaggi fra i paesaggi, sono i luoghi della differenza. Qualcuno li chiamerebbe Terzo Paesaggio, ma sarebbe più giusto dire "subalterno". Lì, in quel coacervo di relazioni, in quel "luogo" che non è "non-" ma "ultra-", la diversità esplode, si manifesta e si espande. I "Paesaggi subalterni" sono una culla di potenza ma mai di potere, tutto è possibile e nulla è ontologico; trattengono ciò che sta fuori (ciò che non è in loro li mette in-forma), e aggiungono un resto che è il frutto di un'infinita rete di relazioni, è un disavanzo inafferrabile fatto di "solo" movimento, calmo e inesorabile, è la viandanza, la diserzione dal climax, del compiuto. I "Paesaggi subalterni" o Terzi sono i nodi più luminosi della Rete del dio Idra: un sistema di preziosi diamanti, tenuti assieme da quanti di luce, che essi riflettono e ne diventano riflesso, dentro un lucore che rende accettabile al nostro sguardo la complessità del reale.
Cosa dovrebbe entrarci questo con Alfio?
Molto.
Tutto.
Perché?
Perché Alfio è il Syndicus di ogni Paese e Università libera, Alfio è il genius di ogni "Paesaggio subalterno", Alfio è Mag(n)us della Rete di Indra; Alfio sente e ci in-forma sulla vita di QUEL topinambur, di QUEL cane randagio, di QUELLA poesia improvvisa; Alfio incarna la matematica degli ecotoni; Alfio è tutto quello che l'Homo sapiens non ha mai saputo essere, pensandosi uomo e dimenticandosi animato.
Ho conosciuto Alfio veramente troppo tardi e troppo poco. Non ho molti aneddoti o ricordi su di lui. E non ho voglia di raccontare quanto sia stata forte per me l'esperienza del primo libro, che tanto mi ha fatto gioire e altrettanto soffrire. Solo so che Alfio e i compagni del CSOA Valle Faul mi hanno permesso di entrare nelle loro vite con magnifica generosità.
Quando penso a lui, poi, quasi subito ricordo Mario Onofri, e mi commuovo, e mi viene da piangere, e mi faccio il sangue amaro perché so che animali così sono sicuro di non riuscire a riconoscerne più.
Per fortuna, però, ho la voce di Alfio nel mio archivio sonoro. L'ascolto. Nelle ultime registrazioni, dalla sua gola saliva una doppia esposizione sonora: parole e vibrazioni, e il racconto diventava (ed è ogni volta che lo ascolto) una canzone.
Alla fine di ogni lettura e presentazione del suo libro, io, Antonello, Sara, Michela, Pietro e Olindo gridavamo, col pugno alzato:
Alfio Sindaco!
Ecco, questo vorrei: Alfio Sindaco!

Alfonso Prota
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Un commerciante viterbese ricorda Alfio Pannega
[dal profilo Facebook di "Viterbo con amore" riprendiamo questa testimonianza]

Negli anni novanta avevo un piccolo negozio di giocattoli e un mondo variopinto per il Natale.
Era una giornata rigida di dicembre, Alfio entrò e mi comprò tantissime cose natalizie e quando  gli feci lo scontrino mi disse: "passerò a pagarti quando prenderò la pensione".
L'ammontare era di circa duecentomila lire. Telefonai a mio padre che lavorava nel suo negozio in via Cairoli, preoccupata per il mancato pagamento.
Lui mi disse di stare tranquilla, perché Alfio era una persona di parola.
Infatti dopo una ventina di giorni mi saldò il conto, ringraziandomi.
Non è mai stato ricco, ma era un uomo ricco di valori.
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Federico Usai ricorda Alfio Pannega
[Dal sito d'informazione "TusciaTimes" riprendiamo queste parole con cui Federico Usai, giornalista eccellente e caro amico, presentava alcune poesie di Alfio Pannega il 26 aprile 2022]

Continuo a pubblicare sul nostro giornale le poesie scritte da Alfio Pannega.
Spero che i nostri lettori continuino ad apprezzare questi ricordi nel nome di uno dei più grandi personaggi della nostra città.

Federico Usai
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Daniela Bizzarri: Viterbo piange Alfio (2010)
[dal sito di "Uno Notizie" riprendiamo il seguente articolo li' pubblicato il 30 aprile 2010]

E' morto Alfio Pannega. Da oggi Viterbo ha una leggenda in più
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Viterbo: è morto Alfio, una leggenda - Se ne è andato un uomo che è storia di questa città. E lo ha fatto con la dignità che lo ha sempre caratterizzato. Quella che gli derivava da una vita fatta di sofferenze e povertà. Alfio Pannega per noi viterbesi era e resterà sempre un personaggio legato inscindibilmente a tutti noi, come lo fu la mamma Caterina.
Ricordo perfettamente l'ultima volta che l'ho incontrato. E' stato pochissimo tempo fa quando insieme agli altri candidati del Pd siamo andati a consegnargli 6.500 euro. Soldi raccolti per la sua futura casa.
In quell'occasione Alfio non mancò di raccontarci episodi tristi, ma anche alcuni felici della sua vita, tanto tribolata, e la sua grande gioia di stare insieme ai ragazzi del Centro Sociale che lo accudivano come un loro anziano genitore.
Ci regalò il suo libro di poesie con una dedica speciale. Fu una giornata davvero commovente. Che nessuno di noi dimenticherà mai.
Il mio affetto e il mio ringraziamento va proprio a quei giovani, che oggi si sentiranno sicuramente orfani, ma debbono essere fieri per aver dato ad Alfio una vera famiglia.
Oggi Viterbo ha perso qualcosa di speciale, ma sarà sempre presente nei nostri cuori.

Daniela Bizzarri
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Antonello Ricci: Addio piccolo poeta appassionato della vita (2010)
[Dal sito di "Tusciaweb" riprendiamo questo necrologio scritto il 30 aprile nell'immediatezza della morte e li' pubblicato alle ore 3 del primo maggio 2010]

Il sole scala veloce il cielo, stamattina. Sembra aver fretta. Questa primavera che non voleva più arrivare.
Lo so, lo so, non è ancora il tempo dei tuoi topinambur.
Ma il tuo sorriso dolcissimo.
Luciano, Alessio, Gigi ti vestono, con tenerezza di figli.
Il limpido silenzio di queste campagne intorno Castel d'Asso è rotto, a tratti, solo dai loro singhiozzi. Ti hanno lavato. Ti tagliano le unghie. Ti fanno bello. Per l'ultima avventura. Bello come non mai. Come solo tu sapevi essere.
Oggi non ci si vergogna di piangere. Peppe, Osvaldo, Lella.
I compagni del Centro Sociale passeggiano sul piazzale. Chi fuma, chi avvisa qualcun altro col telefonino.
La morte stessa ci protegge. Perché ci affida, accanto a pensieri altissimi, affanni materiali per distrarci: certificati di morte, moduli delle pompe funebri, il testo da scrivere sulle "carte". Così va la vita. La vita di cui tutti siamo servitori. Ora tristi ora lieti.
Ecco che arriva Antonella. Non riesce neanche a farsi abbracciare.
Arrivano gli altri. Gli amici che ti hanno amato. Sinceramente. Semplicemente. Infinitamente. Per tutto ciò che sei stato.
Il piccolo poeta appassionato della vita.
Il figlio della Caterina.
L'innamorato di questa tua città-madre e matrigna (lo so, lo so, amore controverso il tuo, ma ineluttabile. Assoluto).
Il custode delle storie, l'ultimo testimone di una Viterbo paesana e dialettale, precipitata da tempo nelle fauci di un falso quanto sciagurato progresso.
Ma anche il compagno, il fiero antifascista, alfiere testardo di umana solidarietà.
Così che proprio di un'altra Viterbo (più civile e felice) un giorno ti sognammo sindaco. Solo per gioco, è vero. Ma a ripensarci oggi...
Stanotte nel sonno. Stanotte si è chiusa la tua travagliata e poetica vita. Sei partito per il viaggio senza ritorno.
Ma il tuo sorriso dolcissimo.
Ce ne ricorderemo, Alfio.

Antonello Ricci
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Appendice: Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna a ridosso ed entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci, Alfonso Prota e Valentino Costa): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha con forte empatia sovente rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, 4452, 4455-4458, 4599-4601, 4819-4821, 4962-4965, 5184-5187, 5328, 5331, 5470, 5477, 5485, 5487, 5489, 5501-5503, 5505, 5507, 5513-5514, 5516-5518, 5523, 5526, 5528, 5530-5531, 5534, 5538, 5540-5543, 5545-5569, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446, i fascicoli de "La biblioteca di Zorobabele" nn. 430-433.

3. LUTTI. LUISA MORGANTINI: STO PARTENDO PER RAFAH CON TE NEL CUORE
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Ciao Ali, non saro' al tuo funerale, detesto i funerali, ma con te avrei voluto esserci, so che capirai la mia assenza. Siamo in partenza per cercare di entrare a Gaza, lo so ci fermeranno a Rafah, ma saremo li', 60 persone tra Ong, Movimenti, giornalisti e parlamentari, il nostro messaggio sara' chiaro: stop genocidio, basta occupazione illegale, basta complicita' con Israele e altro. Ero a Monteverde, quando e' arrivata la notizia: Ali se ne e' andato. Saresti stato contento di vedere quanta gente del quartiere fosse presente per parlare di Palestina e delle nostre responsabilita'. Ali anche tu te ne sei andato, devo parlare di te, vorrei restare in silenzio ma non posso. E' stato il massacro di Sabra e Chatila che ci ha fatto incontrare, era il settembre del 1982 vivevo a Milano ed ero a nella segreteria della Flm, avevo scritto come sindacato Vita Terra Liberta': siamo tutti palestinesi. Mi hai cercata e proposto di partecipare al Consiglio Nazionale Palestinese che si teneva ad Amman, non ho saputo dire di no, cosi' come non ho detto no quando mi raccontavi di Abu Jehad e dell'impegno per la sollevazione nei territori occupati palestinesi ma anche della necessita' di unire i palestinesi cittadini israeliani alla lotta comune. E cosi' siamo partiti in 65 per andare a Taybe nel triangolo, per costruire un asilo. Anni intensi quelli della prima Intifadah... A Roma abitavamo accanto, poi ve ne siete andati ad Orvieto, e quando eri a Roma, eri ospite da me, ricordi come Aida la tua bambina ti sgridava perche' temeva che ti portassi via? Quando tornero' in Palestina, andro' ancora a Lifta, il tuo villaggio di origine, che pur deserto dei suoi nativi, e' ancora li', difeso dalla finale distruzione, andro' con Naila, Jacob e tanti altri, ti penseremo ed in una delle case rimaste pianteremo un fico ed un ulivo. Lifta, una storia speciale come la tua. Che dire di te? Mancheranno la tua fermezza, dolcezza e capacita' di riconoscere l'altro. Sei rimasto umano. Grazie. Un grande abbraccio ad Aida e a tutti e tutte quelli e quelle che ti sono stati Vicini.

4. LUTTI. ALFONSO MAURIZIO IACONO: LA PAROLA POETICA, INNO ALLA VITA
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Ho incontrato Ali Rashid circa alcuni mesi fa a Massa insieme a Tommaso Di Francesco. C'era la mostra fotografica "Qui resteremo" che documenta la devastazione del territorio palestinese e Kufia, matite italiane per la Palestina. Massa e' una delle citta' toscane che piu' delle altre si e' battuta e si batte per far conoscere l'attuale tragedia palestinese. Abbiamo presentato la riedizione di "La terra piu' amata". Poesie che in mezzo alla morte sono un inno alla vita, poesie che non contengono odio, ma dolore struggente. Con Ali avevamo parlato a lungo della possibilita' di presentare libri e fare iniziative culturali a Pisa come a Firenze. Pensavo a lui per presentare un altro libro appena uscito di poesie palestinesi, "Il loro grido e' la mia voce. Poesie da Gaza". Non riesco separare emotivamente ma anche razionalmente le poesie palestinesi da Ali. Dolce, affettivo e affettuoso. Si entrava in comunicazione con lui in modo diretto. Guardava negli occhi ma non per indagare o per aggredire. Al contrario per trovare un legame, un'intesa, un collegamento. Era come le poesie palestinesi. Niente odio, ma struggimento, dolore. Nessuna arroganza, nessuna distanza. C'e' una poesia di Heba Abu Nada, uccisa nel 2023, che si trova in "Il loro grido e' la mia voce" e che suona cosi': "Non c'e' tempo per grandi funerali e addii adeguati, non c'e' molto tempo: un razzo furioso sta arrivando, ci accontenteremo di un bacio veloce sulla fronte. Non c'e' tempo per l'addio". Si', non c'e' tempo per l'addio. Gaza continua a bruciare. Contro quella prosa del mondo che si nutre della colpevole indifferenza occidentale di fronte alla devastazione della Palestina, avrei voluto parlare con Ali della poesia che cerca la vita con la dignita' di chi non si piega. Lo faremo con lui e per lui.

5. LUTTI. GIOVANNI RUSSO SPENA: DIGNITA' E ORGOGLIO, CON TE L'INCONTRO CON ARAFAT
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Sono affranto. E' morto mio fratello Ali. Un dolcissimo fratello rivoluzionario. Un fine, struggente poeta delle tragedie ma anche della dignita', dell'orgoglio, della ribellione del popolo palestinese, di cui e' stato autorevole e amato dirigente. Ali soffriva tanto per il massacro del suo popolo da parte di un governo assassino ed era addolorato per il complice silenzio dei governi europei e per il cinismo del governo italiano. Ali, ne sono certo, e' stato stroncato da una sofferenza fisica ed emotiva. Un fratello. Abbiamo vissuto cinquanta anni di vita e di politica, gia' dalla meta' degli anni settanta in Democrazia Proletaria, quando ottenemmo dal Parlamento il riconoscimento di una sede istituzionale per la Palestina in Italia, primo paese europeo. Fu, poi, uno splendido parlamentare di Rifondazione. Ali mi ha insegnato la bellezza del popolo palestinese, il significato di difendere gli ulivi dal fuoco dei coloni come identita', vissuta quotidianamente, di un popolo senza Stato, che non ha mai accettato di essere rinchiuso in un bantustan. Con Ali ho incontrato Arafat; intervenni al Consiglio Nazionale Palestinese dopo il mio arresto, in Israele. Abbiamo insieme incontrato studenti palestinesi in lotta nelle Universita' israeliane contro la discriminazione e l'apartheid. Ci siamo commossi nell'incontro con le splendide donne e mamme Palestinesi. Mi fermo. Troppi ricordi si agitano confusamente nella mia mente. Non dimenticheremo il suo sguardo triste, acuto, fiero. Ricordo il suo ultimo appello per la pace: "la ragione, l'umanita', la vita ci supplicano a dire no alla guerra! Non siamo condannati a farci a pezzi". Ali ci manca tanto. Ma, ancor piu' e sempre piu', oggi siamo tutte e tutti Palestinesi! Abbracci fraterni a Cristina e ad Aida.

6. LUTTI. ZVI SCHULDINER: LA STAGIONE DEL DIALOGO
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Come si contano i morti oggi? Una israeliana uccisa ieri pomeriggio e il nostro grande premier ci annuncia che questo dimostra ancora una volta il valore della vita ai nostri occhi, a differenza dei palestinesi... Forse non lo hanno informato che a Gaza ieri abbiamo ucciso tante persone e questa mattina sicuramente abbiamo proseguito nella stessa direzione. Gli incontri di Venezia, ormai molti anni fa - non ricordo la data esatta. Nel "dialogo israelo-palestinese" organizzato dai nostri amici italiani, la voce della Palestina fu quella calda di Ali Rashid. A molti sembrava difficile conciliare i rispettivi punti di partenza. Oggi, mentre il sangue scorre a fiumi, sembrano impossibili perfino da immaginare. Invece allora, con semplicita', senza accordi preliminari, sapevamo discutere, ci riuscivamo: come per arrivare, chissa', a un'altra realta'. L'Olp era diversa da quella di oggi, anche Israele era un po' diverso da oggi. Hamas? Non faceva parte del processo. O meglio, non era una parte conosciuta. Nel 1978 un amico, palestinese comunista con il quale mi incontravo spesso, tornando da una visita a Gaza mi diceva che l'esercito israeliano preferiva reprimere i comunisti e la gente dell'Olp, senza toccare i gruppi fondamentalisti, dai quali si sarebbe in seguito sviluppato Hamas. Ali era la possibilita' di comunicare fra noi, non solo davanti al pubblico. Tanti incontri, anche dopo Venezia. Arrivavo a Napoli e dalla stazione mi portava in un bar a bere il caffe' che mi sembrava il migliore del mondo. A Napoli fu necessario accettare anche le nostre divergenze in materia di pizza e mozzarella. Tutto questo puo' apparire molto banale, ma la possibilita' di incontrarci come amici mi sembrava una parte fondamentale nelle nostre discussioni. Grazie alla sua generosita' soggiornai con la mia compagna a Orvieto. La bellezza del luogo era piu' grande quando allora Ali e Cristina ci tenevano compagnia in un'ottima trattoria, senza impegni pubblici. Ali, sempre bello. Era la voce che spesso rappresentava la linea politica impegnata nella possibilita' di un dialogo.

7. LUTTI. GAD LERNER: CONTINUEREMO NEL SUO RICORDO
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Ho appreso con dolore che e' morto improvvisamente Ali Rashid, palestinese naturalizzato italiano, militante da sempre per l'autodeterminazione del suo popolo e per il dialogo con chi nel mondo ebraico-israeliano si batte contro l'occupazione militare. E' stato anche parlamentare di Rifondazione Comunista. Ci siamo trovati fianco a fianco innumerevoli volte nell'impegno per la convivenza pacifica fra i due popoli. Scattammo una bella foto di gruppo soltanto venerdi' scorso a Milano al termine di un'affollata manifestazione comune al cinema Anteo di Milano in cui aveva tenuto un bellissimo discorso di amicizia e comprensione reciproca fra dissidenti che rifiutano il fanatismo di una guerra insensata. Proiezione di episodi di "No other land" e interventi alternati di ebrei e palestinesi. Fumava parecchio, aveva l'aria stanca ma era venuto apposta dall'Umbria. Ci manchera' ma continueremo nel suo ricordo.

8. LUTTI. SVEVA HAERTTER: LA MEMORIA DELLA CASA DI PIETRA BIANCA
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Tanti anni fa Ali mi racconto' della casa di pietra bianca della sua famiglia a Lifta. Ne avevamo riparlato anche poco tempo fa prendendo spunto dalle pagine dedicate al suo villaggio di origine in un libro che stavo leggendo. A lui mi legano tanti ricordi, troppi per raccontarli in questo momento in cui riesco solo a piangere. Con chi se non con lui, in questo ultimo anno e mezzo di buio pesto e di dolore e disperazione, insieme a un piccolo gruppo di persone sparse per l'Italia e per il mondo potevamo creare momenti di incontro in cui cercare di (ri)costruire un filo di dialogo tra diaspora palestinese ed ebraica? Con Ali non ho perso solo un amico, un compagno di strada e di lotta, un riferimento, un punto fermo nella mia vita, un fratello maggiore di infinita dolcezza al quale chiedere consiglio quando mi mancava la terra sotto i piedi. Mi e' venuta a mancare l'ancora alla quale potevo aggrapparmi per poter continuare a credere che un futuro diverso di giustizia e parita' di diritti sia ancora possibile. La prima cosa che ho pensato quando ho avuto la notizia, e' che con Ali se n'e' andato un altro po' di speranza. Ma come lui stesso ha detto concludendo un bellissimo intervento in cui raccontava la sua storia, "la speranza e' un dovere morale". Ora piu' che mai. Anche se mai e' stato cosi' difficile. Caro amico, che la tua anima possa riposare e ritrovare le pietre bianche e gli alberi d'ulivo della cui mancanza ha sofferto per tutta la vita.

9. LUTTI. MICHELE NARDELLI: QUELL'ULIVO CHE BRUCIA
[Dal quotidiano "Il manifesto", sotto il titolo complessivo "La fermezza e la dolcezza di riconoscere l'altro. L'ultimo saluto Addio a Ali Rashid. Una figura di riferimento per la sinistra italiana e per il popolo palestinese"]

Il mio amico Ali, mio fratello Ali, non e' piu' fra noi. Il suo cuore malandato si e' fermato, non ce l'ha fatta a reggere oltre il dolore di una terra, la Palestina, per la quale aveva speso una vita. Qualche giorno fa Ali mi aveva inviato le immagini di un ulivo millenario che bruciava da ore alimentato dal vento, anch'esso vittima designata della tragedia che si andava consumando nella Mezzaluna fertile per togliere di mezzo, con il genocidio della sua gente, anche le tracce della sua storia. Quell'immagine rappresentava, non so quanto inconsapevolmente, il suo ultimo atroce messaggio, un editoriale senza parole perche' tutte quelle possibili erano gia' state consumate. Il mio dolore e' grande, caro Ali, alleviato solo dall'immaginare che il tuo corpo stanco ha finalmente trovato pace.

10. REPETITA IUVANT. RIPETIAMO ANCORA UNA VOLTA...

... ripetiamo ancora una volta che occorre un'insurrezione nonviolenta delle coscienze e delle intelligenze per contrastare gli orrori piu' atroci ed infami che abbiamo di fronte, per affermare la legalita' che salva le vite, per richiamare ogni persona ed ogni umano istituto ai doveri inerenti all'umanita'.
Occorre opporsi al maschilismo, e nulla e' piu' importante, piu' necessario, piu' urgente che opporsi al maschilismo - all'ideologia, alle prassi, al sistema di potere, alla violenza strutturale e dispiegata del maschilismo: poiche' la prima radice di ogni altra violenza e oppressione e' la dominazione maschilista e patriarcale che spezza l'umanita' in due e nega piena dignita' e uguaglianza di diritti a meta' del genere umano e cosi' disumanizza l'umanita' intera; e solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale si puo' sconfiggere la violenza che opprime, dilania, denega l'umanita'; solo abolendo la dominazione maschilista e patriarcale l'umanita' puo' essere libera e solidale.
Occorre opporsi al razzismo, alla schiavitu', all'apartheid. Occorre far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani; semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro. Occorre abolire la schiavitu' in Italia semplicemente riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio "una persona, un voto"; un paese in cui un decimo degli effettivi abitanti e' privato di fondamentali diritti non e' piu' una democrazia. Occorre abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese: si torni al rispetto della legalita' costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani. Occorre formare tutti i pubblici ufficiali e in modo particolare tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza: poiche' compito delle forze dell'ordine e' proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza e' la piu' importante risorsa di cui hanno bisogno.
Occorre opporsi a tutte le uccisioni, a tutte le stragi, a tutte le guerre. Occorre cessare di produrre e vendere armi a tutti i regimi e i poteri assassini; abolire la produzione, il commercio, la disponibilita' di armi e' il primo necessario passo per salvare le vite e per costruire la pace, la giustizia, la civile convivenza, la salvezza comune dell'umanita' intera. Occorre abolire tutte le organizzazioni armate il cui fine e' uccidere. Occorre cessare immediatamente di dissipare scelleratamente ingentissime risorse pubbliche a fini di morte, ed utilizzarle invece per proteggere e promuovere la vita e il benessere dell'umanita' e dell'intero mondo vivente.
Occorre opporsi alla distruzione di quest'unico mondo vivente che e' la sola casa comune dell'umanita' intera, di cui siamo insieme parte e custodi. Non potremo salvare noi stessi se non rispetteremo e proteggeremo anche tutti gli altri esseri viventi, se non rispetteremo e proteggeremo ogni singolo ecosistema e l'intera biosfera.
Opporsi al male facendo il bene.
Opporsi alla violenza con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nella lotta per la comune liberazione e la salvezza del'umanita' intera.
Salvare le vite e' il primo dovere.

11. L'ORA. VOTIAMO "SI'" AI REFERENDUM DELL'8-9 GIUGNO

Per i diritti dei lavoratori.
Per il diritto alla cittadinanza.
Votiamo "si'" ai referendum dell'8-9 giugno.

12. INCONTRI. "TAVOLO PER LA PACE" DI VITERBO: RESOCONTO DEL CONVEGNO PER LA PACE SVOLTOSI A VITERBO IL 16 MAGGIO 2025
[Riportiamo ampi stralci del comunicato diffuso dal "Tavolo per la pace" di Viterbo sul convegno del 16 maggio 2025]

Venerdi' 16 maggio si e' svolto a Viterbo il convegno "Se il piu' forte detta legge - Costruire l'alternativa alla guerra totale", organizzato dal Tavolo per la pace e MEIC - Lo Studiolo.
In un'aula piena di gente si sono succeduti, in presenza e a distanza, alcuni tra i personaggi piu' noti del pacifismo italiano; iniziato con la proiezione di un breve video di una bambina palestinese sullo sfondo delle macerie di Gaza, accompagnata dalla poesia dedicata da Giovanni Gulino - un pacifista disabile di Ragusa - alle piccole vittime di tutte le guerre, e' stata data la parola a Moni Ovadia...
Dopo di lui, Matteo Taucci, un ricercatore dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (APS fondata nel 1982 che, in collegamento con diversi organismi nazionali ed esteri, favorisce la conoscenza scientifica su sicurezza, disarmo, intercultura, diritti umani, gestione e risoluzione nonviolenta dei conflitti), ha tracciato un excursus storico che ha portato nel mondo bipolare alla crisi delle regole: caduta del muro di Berlino, allargamento della Nato, 11 settembre 2001, guerra al terrore, invasione dell'Afghanistan, invasione dell'Iraq, ascesa di Cina e Russia, interventi russi in Georgia, Crimea e Siria, guerra del Donbass, invasione dell'Ucraina, nascita e crescita dei Brics, invasione di Gaza. Sia le grandi potenze che gli stati europei hanno sempre applicato la politica dei due pesi e due misure, ignorando progressivamente le conquiste del diritto internazionale dalla creazione dell'ONU in poi e arrivando sempre più vicino al rischio di conflitto nucleare.
E' stata poi la volta di Francesco Vignarca, analista esperto di spesa militare e coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo, che ha messo in discussione il progetto europeo di riarmo e il ruolo che l'Italia sta assumendo nella militarizzazione del continente, facendo tra l'altro capire che gli 800 miliardi previsti sono stanziati a debito, porteranno un effetto modesto sull'occupazione nazionale e toglieranno risorse a settori fondamentali come la sanita' e l'istruzione.
Sulla stessa linea Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci e Ferma Il riarmo che, proseguendo il discorso di Vignarca, ha denunciato come l'Italia stia vendendo armi a Israele e a altri Paesi in guerra come l'Arabia saudita, violando la legge 185 sul commercio delle armi, arrivando di fatto a usare la guerra come strumento di politica internazionale, al servizio dei grandi poteri economici. Ha infine ricordato che il 21 giugno ci sara' a Roma una grande manifestazione contro il riarmo e, a ottobre, la marcia Perugia-Assisi.
Terminato il suo intervento, si è aperto un collegamento con il convegno nazionale dell'Osservatorio Nazionale contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Universita', da dove la portavoce Roberta Leoni ha denunciato il lento ma sistematico inserimento del pensiero bellico nel sistema educativo italiano, che, in certi casi, e' arrivato anche a proporre giochi di ruolo in ambito militare a ragazzi delle scuole medie inferiori; su questa linea e' una recente raccomandazione della Commissione europea.
Poi, a sorpresa, e' entrato "Alfio Pannega", interpretato dal noto attore Pietro Benedetti, che ha fatto rivivere alcuni degli episodi piu' noti del nostro conterraneo (e di sua madre), icona di umanita', impegnato con la vita per la pace e la giustizia sociale, valori che, ricorda, gli aveva trasmesso anche don Dante Bernini, che lo andava a trovare. Pur constatando il peggioramento dei rapporti umani "Alfio" ha concluso con un messaggio di speranza.
Uno degli aspetti meno conosciuti delle guerre e' quello delle conseguenze ambientali, trattato da
Antonella Litta, medico e rappresentante dell'ISDE - Medici per l'Ambiente, e del Tavolo di studio sulla Custodia del Creato della CEI. Partendo dalla disastrosa condizione di Gaza, dove le bombe hanno distrutto strutture sanitarie, sistemi fognari, risorse alimentari non solo a breve ma anche a lungo termine in quanto molti campi agricoli, contaminati dalle scorie di bombe e munizioni, non si potranno piu' utilizzare, ha mostrato vari studi scientifici in cui si dimostra che gli effetti dei vari conflitti in corso stanno contribuendo fortemente alla distruzione degli ecosistemi e delle biodiversita', al cambiamento climatico e addirittura alla salute mentale della gente: "con i conflitti e i bombardamenti in corso in queste regioni, i civili, i primi soccorritori e gli operatori sanitari sono esposti a livelli elevati di inquinanti e particolato, simili o peggiori di quelli che si sono verificati dopo gli attacchi dell'11 settembre. I potenziali effetti a lungo termine di questa esposizione intensa, non cronica, sulla salute cognitiva non possono essere sottovalutati".
Infine don Tonio Dell'Olio, presidente della Pro Civitate Christiana, gia' coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, ricordando come si stia tornando al vecchio principio "si vis pacem para bellum", nonostante gli stessi partigiani abbiamo approvato il ripudio della guerra sancito dall'art. 11 della Costituzione, ha lanciato un segnale di speranza "dal basso" dicendo che sempre piu' la gente comune sta acquisendo coscienza dell'importanza della pace. Ci sono esempi anche nelle zone di conflitto, come nel caso di Parents Circle Families Forum, un gruppo di 700 famiglie israeliane e palestinesi che, dopo aver perso un figlio o una figlia nei vari scontri, nel 1995 hanno iniziato a incontrarsi, a parlarsi per capirsi e vincere l'odio. Ebbene, questa organizzazione opera ancora oggi...
Le conclusioni al professor Aurelio Rizzacasa (MEIC e Tavolo per la pace) che ha invitato tutti a "non aver paura della diversita', perche' e' questa paura che crea il nemico e quindi incoraggia le guerre".
Tavolo per la pace, MEIC – Lo Studiolo

13. SEGNALAZIONI LIBRARIE

Riletture
- Guido Calogero, Filosofia del dialogo, Edizioni di Comunita', Milano 1962, 1977, pp. 414.
- Guido Calogero, Le regole della democrazia e le ragioni del socialismo, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1968, pp. XVI + 176.
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Classici
- Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Einaudi, Torino 1971, pp. XIV + 222.
- Mose' Maimonide, La guida dei perplessi, Utet, Torino 2003, De Agostini, Novara 2013, pp. 804.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo i siti del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org e www.azionenonviolenta.it ; per contatti: azionenonviolenta at sis.it
Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 5570 del 19 maggio 2025
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XXVI)
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt at gmail.com , sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/
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Nuova informativa sulla privacy
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